Il serpente e la croce
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Il serpente e la croce

Duemila anni di gnosi: dai vangeli apocrifi ai catari, da Faust ai supereroi

  1. 336 pagine
  2. Italian
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Il serpente e la croce

Duemila anni di gnosi: dai vangeli apocrifi ai catari, da Faust ai supereroi

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Duemila anni fa alcune sette mediorientali sostenevano di essere depositarie di un insegnamento esoterico segreto, impartito da Gesù stesso ad alcuni eletti come Maria Maddalena, Giacomo, Tommaso e Giuda: nacquero così i vangeli gnostici, che rivoluzionavano radicalmente le dottrine del cristianesimo ufficiale. Il simbolo di questo movimento non era la croce, bensì il serpente, mitico portatore della Conoscenza.Nei secoli successivi il serpente gnostico è riuscito a mutare la propria pelle e a sopravvivere all'affermazione della Chiesa cattolica, assumendo nuove forme e ispirando movimenti religiosi come quello dei catari, opere come il Faust, poeti come William Blake e pensatori come Carl Gustav Jung.In particolare dopo la scoperta dei vangeli apocrifi di Nag Hammadi, nel 1945, lo gnosticismo ha continuato a esercitare un fascino potente e spesso segreto sull'immaginario contemporaneo. All'insaputa del grande pubblico – e anche di molti commentatori – le idee gnostiche permeano infatti svariati ambiti della cultura pop, dalla fantascienza di Philip K. Dick alla musica metal, dai fumetti di Alan Moore e Grant Morrison alle struggenti canzoni di Leonard Cohen, dal cinema (Matrix) alle serie tv (Dark, Westworld). Insomma, il serpente della Conoscenza, lungi dall'essersi estinto secoli fa, prosegue tuttora il proprio cammino.

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Informazioni

Editore
Lindau
Anno
2021
ISBN
9788833536842

1

Introduzione

1.1 Il serpente e la croce

Duemila anni fa, alcune sette religiose sostenevano di essere depositarie di un insegnamento segreto, che sarebbe stato impartito da Gesù Cristo in persona ad alcuni eletti come Maria Maddalena, Giacomo, Tommaso e Giuda Iscariota. Nacque così una dottrina esoterica alternativa a quella dei vangeli canonici, dottrina che riscriveva e stravolgeva completamente quella del cristianesimo ufficiale. Uno dei simboli più diffusi era il serpente, che veniva contrapposto alla croce cristiana.
Nonostante l’affermarsi della Chiesa, questo fenomeno religioso sopravvisse sotto nuove forme e identità, attraverso due millenni di storia.
In pieno Medioevo, nel cuore dell’Europa cristiana, un papa decise addirittura di indire una crociata per cercare di soffocare ogni traccia di questa minacciosa dottrina parallela. Ciò nonostante, nei secoli successivi, quest’ultima finì per esercitare una profonda influenza sotterranea sulle opere di alcuni dei maggiori intellettuali dell’età moderna.
A insaputa della stragrande maggioranza del mondo occidentale, questo pensiero esoterico riveste tuttora un ruolo di primissimo piano nell’identità culturale della società contemporanea, che si riflette tanto nella letteratura quanto nella più vasta «cultura pop», rappresentata – ad esempio – da cinema, fumetto e musica.
Sembrano gli ingredienti ideali per un thriller a sfondo storico, o per una delle tante fantasiose teorie del complotto che immancabilmente cercano di tracciare un filo rosso tra il mondo dei vangeli apocrifi1 e la contemporaneità, passando quasi sempre per i Templari, la Massoneria, gli Illuminati, nonché i circoli esoterici nazisti. Tesi che, per inciso, continuano a riscuotere un enorme successo nell’immaginario contemporaneo, malgrado un’attendibilità storica pressoché nulla.
Eppure, il suggestivo quadro appena delineato non ha nulla a che fare con tutto ciò. Al contrario, per quanto possa sembrare sorprendente, si sta parlando di fatti storici reali, ampiamente documentati: un filo rosso, insomma, esiste per davvero.
La storia è quella dello gnosticismo, un fenomeno filosofico-religioso di matrice esoterica che, a partire dai vangeli apocrifi, ha esercitato una profonda influenza sull’umanità intera nel corso degli ultimi due millenni. Provocatoriamente, si potrebbe addirittura parlare della gnosi come di una «quarta grande religione» dimenticata.
L’uso delle virgolette non è casuale: il lettore più attento avrà notato come, fino a questo punto, non si sia mai parlato di religione, ma soltanto di «pensiero», «dottrina» e «fenomeno religioso». Non si tratta di semplici giochi di parole. Diversamente dall’ebraismo, dal cristianesimo e dall’islam, lo gnosticismo non ha mai assunto la natura di religione istituzionale, ossia di un culto politicamente riconosciuto e gerarchicamente organizzato.
Negli ultimi due millenni non c’è mai stato un impero o un regno di fede gnostica, né una Chiesa gnostica. Di conseguenza, nessuna autorità ha mai dovuto fissarne dottrina e dogmi rigorosi. Da questo punto di vista, lo gnosticismo rappresenta un fenomeno molto simile al cristianesimo delle origini, in cui erano presenti molte correnti, idee e prospettive differenti. In quel caso, la pluralità venne poi a cristallizzarsi in una struttura coerente nel momento in cui si rafforzò l’autorità istituzionale della Chiesa. Eppure, la definitiva stabilizzazione giunse soltanto nel IV secolo d.C., con il riconoscimento politico da parte dell’impero romano. A quel punto divenne necessaria una definizione univoca del cristianesimo, esigenza che comportò la progressiva formulazione di un credo e di un rigido canone biblico, ossia di un gruppo di scritti sacri riconosciuti come ufficiali.
Al contrario, lo gnosticismo seguì un differente percorso evolutivo, e non andò mai incontro a un’affermazione di questo tipo. Nondimeno, esercitò – e continua a esercitare – un’influenza enorme sulla storia del pensiero occidentale, senza mai attenuarne la portata con il passare dei secoli.
Inevitabilmente, però, mentre le altre tre grandi religioni hanno visto riconoscere il proprio ruolo nei libri di storia, rivestendo un ruolo di primo piano nella successione degli eventi, la posizione dello gnosticismo resta relegata nell’ombra. Non qualificandosi mai espressamente come «religione gnostica», spesso questo movimento è sopravvissuto anche in forme molto differenti da quella di partenza, finendo così per passare inosservato.
Nel corso del libro, tuttavia, si cercherà di dimostrare quanto vasta sia stata la sua diffusione e perché abbia pienamente senso parlare di «duemila anni di gnosticismo», e non soltanto di «duemila anni di influenze gnostiche».
Insomma, un filo rosso tra i vangeli apocrifi e il mondo contemporaneo esiste sul serio, ma segue un percorso molto differente da quello inventato ad arte dagli amanti delle teorie del complotto.
La suggestione è indubbiamente molto forte, ed è ulteriormente arricchita dalla natura simbolica, esoterica e iniziatica dello gnosticismo, che afferma di essere depositario dell’insegnamento segreto di Gesù. Secondo i vangeli gnostici, Cristo avrebbe trasmesso due dottrine: una pubblica, rivolta alla moltitudine dei suoi discepoli e coincidente con il cristianesimo, e una segreta, trasmessa solo ad alcuni prescelti – Giacomo, Tommaso, Maria Maddalena, Salomè e Giuda – e destinata a un ristretto numero di eletti. «Ben poche sono le persone in grado di possedere questa Conoscenza: una ogni mille, due ogni diecimila»2, affermava il maestro gnostico Basilide nel II secolo d.C.
Da quel momento, il conflitto tra il pensiero esoterico delle sette gnostiche e il messaggio universale della Chiesa cristiana non scomparve mai del tutto, risorgendo sotto forme sempre nuove nei successivi duemila anni. Una sintesi efficace di questi due fenomeni religiosi è rappresentata dai simboli che fanno da titolo a questo libro: il serpente e la croce.
Non è il caso di ripercorrere i molti significati della croce, emblema che venne fatto proprio dalla Chiesa delle origini per indicare il cuore del messaggio cristiano, ossia l’espiazione dei peccati dell’umanità da parte di Dio stesso attraverso la sofferenza fisica, il dolore e la morte del Figlio-Gesù.
Al contrario, qualche parola in più la merita senz’altro il serpente, che nell’immaginario collettivo viene spesso associato al diavolo per via del suo ruolo archetipico di tentatore nel racconto biblico del mito dell’Eden. In realtà, si tratta di un’interpretazione del tutto estranea al mito ebraico originario, frutto della successiva rielaborazione giudaico-cristiana del testo della Genesi.
Molte sette gnostiche, invece, lo consideravano sacro, attribuendogli un ruolo di spicco nelle pratiche rituali. In greco gnosis significa «conoscenza segreta»: un sapere esoterico che, secondo una versione alternativa del mito, sarebbe giunto all’umanità proprio a partire dal frutto proibito dell’Eden consegnato ad Adamo ed Eva dal serpente. A partire da questa revisione della Genesi, alcuni gruppi gnostici assunsero addirittura il nome di «ofiti»3, adoratori del serpente (in greco ofis). Come si può ben immaginare, questi aspetti suscitarono condanna e indignazione da parte dei Padri della Chiesa:
Si chiamano ofiti a causa del serpente, che venerano. […] Ed osserva fino a che punto di fraudolenza sia giunto questo serpente che li ha ingannati: infatti come alle origini ingannò Adamo ed Eva, così ha fatto ora […]. Il loro serpente dice addirittura di essere Cristo! O meglio, non lo dice lui, che non parla, ma il diavolo che dispone la loro mente a pensare così […]. I nostri cosiddetti Ofiti hanno pure attribuito al serpente ogni conoscenza, proclamando che esso è stato per gli uomini il principio della Conoscenza […]. Il serpente persuase infatti l’uomo e la donna, e apportò loro la Conoscenza, insegnando loro tutta la Gnosi4 dei misteri supremi […]. Per questa Gnosi dunque lo venerano, e gli offrono il pane. Tengono infatti un serpente vero, che nutrono in una cesta. Al tempo dei loro misteri lo fanno uscire dal covo. Accumulano pani su di una tavola, e invitano il serpente. Quello, aperta la cesta, viene fuori. Si avvicina, astuto e maligno, sale sulla tavola e si avvoltola attorno ai pani. Questo è, a loro dire, un sacrificio perfetto. Poi, come ho sentito dire da qualcuno, non solo spezzano i pani attorno ai quali si è avvolto il serpente e li distribuiscono a chi li vuole, ma ciascuno addirittura bacia il serpente, dopo che la bestia sia stata affascinata e ammansita con qualche incantesimo o comunque resa innocua con qualche altra operazione. Insomma, venerano quell’animale e definiscono come Eucaristia questa che si celebra quando esso si è avvoltolato attorno ai pani, e ancora tramite esso elevano, come dicono loro, un inno al Padre sommo. Così compiono i loro misteri.5
Il medesimo autore riferisce anche di un Vangelo gnostico di Eva, oggi perduto, secondo cui la prima donna avrebbe trovato il «cibo della Conoscenza» proprio tramite una «rivelazione del Serpente»6. Tra i vangeli gnostici ritrovati nel 1945 a Nag Hammadi dopo duemila anni di oblio, troviamo una conferma di prima mano: nello scritto intitolato Origine del mondo si afferma che fu «il più saggio di tutti gli esseri»7 a istruire Eva, spiegandole come nutrirsi dell’albero della gnosi.
Un’analoga testimonianza verrà anche riferita, in epoca più tarda, dal vescovo Isidoro di Siviglia nelle sue Etymologiae: «Venerano infatti il serpente, dicendo che questi avrebbe introdotto il pensiero della Virtù nel Paradiso Terrestre»8.
Nel resoconto fornito da un altro Padre della Chiesa, apprendiamo che questi gnostici «ofiti» derivavano a loro volta da un’altra setta giudaica, quella dei cosiddetti naasseni (āsh, in ebraico, significa ancora una volta «serpente»). Anche costoro veneravano il rettile dell’Eden come fonte della conoscenza segreta:
Ora, il tempo ci sollecita a procedere alla trattazione di quanto esposto, iniziando da coloro che hanno osato celebrare il serpente – proprio quello che fu la causa dell’errore! – inventandosi certi discorsi riguardo alla sua forza. I sacerdoti, dunque, e i capi della setta si chiamarono dapprima naasseni, dandosi tale nome in lingua ebraica, dove appunto il serpente si dice naas. In seguito si chiamarono gnostici, sostenendo di essere loro i soli a conoscere le cose profonde. Da costoro, molti poi si distaccarono, rendendola un’eresia differenziata da varie scissioni, pur essendo unica.9
Una concezione analoga era diffusa anche nella setta gnostica dei Perati, che identificavano il serpente universale dell’Eden con la divinità che avrebbe guidato Mosè e il popolo ebraico durante la fuga dall’Egitto:
[Costoro] spiegano che, a coloro che furono morsi nel deserto, Mosè mostrò il Serpente vero, perfetto, e chi crede in esso non viene «morso nel deserto»10. Perciò nessuno, secondo loro, è in grado di salvare e liberare «i fuggitivi dall’Egitto» – ossia dal corpo e da questo mon...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Prefazione, di Domenico Devoti
  5. IL SERPENTE E LA CROCE
  6. 1. Introduzione
  7. 2. Gli gnostici e i vangeli apocrifi
  8. 3. Il crocevia della tarda antichità
  9. 4. Medioevo e Rinascimento
  10. 5. L’età moderna
  11. 6. La «gnosi pop», tra fantascienza e supereroi
  12. 7. Il serpente dai mille volti
  13. Glossario del «linguaggio gnostico»
  14. Ringraziamenti
  15. Bibliografia