Spinaceto? Pensavo peggio...
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L'esperienza della realizzazione dei primi quartieri 167 pose con grande evidenza la questione della difficoltà di coordinare procedure e flussi di finanziamento che consentissero di costruire, insieme agli edifici residenziali, anche le attrezzature di servizio.

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Informazioni

Editore
Bordeaux
Anno
2021
ISBN
9791259630971
Il workshop internazionale “Roma 20-25. Nuovi cicli di vita per la metropoli”
Nel 2015, per iniziativa di Giovanni Caudo, Assessore alla Trasformazione urbana della Giunta guidata da Ignazio Marino, l’Amministrazione di Roma Capitale e la Fondazione MAXXI organizzarono una consultazione internazionale sul tema “Roma 20-25. Nuovi cicli di vita della metropoli” che aveva l’obiettivo di raccogliere idee e riflessioni sul futuro della città assumendo come orizzonte temporale il decennio successivo, anche in previsione del prossimo Giubileo: Roma nel 2025, appunto1. Il workshop di progettazione – perché di questo si trattava – impegnò per alcuni mesi venticinque Scuole di Architettura di tutto il mondo (dodici italiane e tredici straniere2) e faceva parte di un programma dell’Amministrazione che prevedeva di mettere a confronto tre diverse indicazioni sulle strategie da adottare per la città: quelle che sarebbero emerse da “Roma 20-25”, quelle definite nelle conferenze urbanistiche con i quindici Municipi e quelle proposte dal progetto “Roma resiliente” messo a punto nell’ambito del programma “100 Resilient Cities” della Fondazione Rockefeller. Come è noto questa agenda fu bruscamente interrotta dalla crisi politica che ha portato allo scioglimento di quell’Amministrazione nell’ottobre di quello stesso 2015.
Voglio riproporre una lettura sintetica e una riflessione sugli esiti di quel workshop3 visti non solo con la necessaria distanza critica, ma anche alla luce dell’attuale emergenza sanitaria; ritengo infatti che alcune delle indicazioni emerse in quell’occasione possano assumere particolare importanza proprio se osservate con lo sguardo inquieto e problematico che la pandemia di Covid-19 ha trasmesso nel nostro Paese e in tutto il mondo.
Il dispositivo di “Roma 20-25” (l’idea di partenza fu dello stesso Giovanni Caudo) è stato costruito con l’obiettivo di intercettare una Roma “esterna”, di dimensioni molto più ampie di quelle del territorio di Roma Capitale: un quadrato di 50 x 50 chilometri (2.500 kmq4), isorientato rispetto alla linea di costa, in grado di restituire la ricchezza di potenzialità e di problematiche urbane che la Roma-metropoli, nella sua dimensione più ampia, è in grado di generare. È una Roma che forse non si è ancora radicata nella mappa mentale dei suoi abitanti ma che emerge in filigrana nell’immaginario dei cittadini così come nei flussi che l’attraversano e nei comportamenti di chi vive nei suoi territori. Alla base di questo dispositivo interpretativo c’è la volontà di mettere in discussione il concetto stesso di periferia che, come abbiamo già accennato, presuppone la presenza di un centro geografico denso, compatto e attrattore di flussi e di un insieme di parti labili che gli ruotano intorno.
La mappa di Roma-metropoli presenta invece una struttura diversa che suggerisce la lettura di una figura continua e non discreta, policentrica e non centripeta, tendenzialmente compatta ma nello stesso tempo porosa, nella quale gli spazi non costruiti non sono vuoti, ma potenziali elementi vitali di un sistema continuo nel quale la figura della spugna e quella dell’arcipelago si contrappongono e si confrontano.
24. La griglia di quadrati di 10x10 km sulla quale è stato costruito il dispositivo di “Roma 20-25”.
L’obiettivo dei gruppi di progettazione che hanno partecipato al workshop è stato quello di guardare Roma dal particolare punto di osservazione costituito dal quadrante di studio loro assegnato (venticinque quadranti per altrettante Università), gettando quindi su di essa uno sguardo orientato e parziale (in termini storici, geografici, urbani e sociali), certamente delimitato, ma costruito su uno specifico modo di abitare la città-metropoli e di esserne nello tesso tempo parte integrante.
Le venticinque Scuole hanno consegnato alla città un’articolata serie di spunti e di proposte che hanno in comune il tentativo di superare l’urbanistica come disciplina meramente tecnica e strettamente legata alla struttura amministrativa del territorio, per alzare lo sguardo alla ricerca di nuove idee per Roma (e talvolta di una nuova idea di Roma) e nello stesso tempo per ritrovare nel corpo vivo della città i fermenti e gli enzimi per attivare nuovi e differenti motori di sviluppo. È chiara la volontà di passare da un’urbanistica a carattere quantitativo ad un’urbanistica a carattere qualitativo, capace non solo di dimensionare, ma anche di prefigurare gli spazi della città, sia quelli più tipicamente urbani che quelli nei quali prevale la dimensione agricola e naturalistica.
Queste indagini, di volta in volta metodologiche, innovative, empiriche o sperimentali – come per altro si conviene a ricerche progettuali elaborate in ambito universitario – sono state portate avanti nella diffusa convinzione che, nel futuro immediato, il nodo cruciale sia proprio il superamento del modello di sviluppo che ha guidato la crescita della città durante il lungo periodo dell’espansione urbana senza misura e della dissipazione delle risorse naturali del territorio.
I principali temi che sono emersi dalla consultazione possono essere sintetizzati in cinque punti:
1. Re-cycle. Il titolo stesso del workshop introduce un tema di carattere programmatico, quello del ri-ciclo e quindi della costruzione di nuovi cicli di vita per intere parti di città o per elementi puntuali di essa che hanno esaurito il ciclo d’uso per il quale erano stati progettati e devono essere quindi proiettati in una diversa e più efficiente condizione urbana, modificando il loro stato e il lo...

Indice dei contenuti

  1. Roma nel 1944
  2. Il primo e il secondo settennio del Piano Ina-Casa, 1949-1956
  3. La legge 167. Il primo Piano per l’Edilizia Economica e Popolare, 1964
  4. La città abusiva
  5. Il secondo Piano per l’Edilizia Economica e Popolare, 1983-1987
  6. La facciata come corporate image
  7. Rigenerare... la street art
  8. Quali periferie?
  9. Un nuovo programma di edilizia residenziale di iniziativa pubblica?
  10. Il workshop internazionale “Roma 20-25. Nuovi cicli di vita per la metropoli”