I racconti della creazione
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I racconti della creazione

I miti della genesi fra paesaggio naturale e immaginazione umana

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I racconti della creazione

I miti della genesi fra paesaggio naturale e immaginazione umana

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Come nasce il mondo è un segreto, un segreto da tramandare nel tempo. All'origine di tutto era un uovo. Oppure il buio, o un corvo imbroglione, un pescatore di isole, una donna danzante, un concilio di dei intorno a un fuoco sacrificale. Uno stato informe in cui tutto era nel contempo in costante trasformazione e nella più totale assenza di movimento. Poi, d'improvviso, qualcosa si è spezzato: il verbo si è fatto luce, da un albero di mango è sgorgato il mare, un pesce gigante è stato fatto a pezzi e i suoi resti sono stati abitati dagli esseri umani; il cielo è stato strappato dalla terra, e ciò che sarebbe potuto essere è stato diviso per sempre da ciò che è.Anthony Aveni indaga le storie della creazione del cosmo secondo varie culture ed epoche per comprendere che cosa le accomuni e dove la scienza di oggi sfiori la mitologia del passato. Il suo è un viaggio tra montagne magiche e corsi d'acqua sacri, tra profonde caverne buie e isole scese dal cielo, dai maya agli aborigeni, dall'America Latina al Polo Nord, dalla Bibbia al Nihongi: una riflessione sul modo in cui abbiamo provato a spiegarci l'imperscrutabile passaggio dal nulla all'esistenza, e abbiamo trovato risposte nel paesaggio che ci circondava. Come la violenta battaglia tra Marduk e la madre Tiamat raccontata nel babilonese Enuma Elish, che rispecchia le trasformazioni climatiche e geografiche del territorio; o come le distruzioni (e successive rinascite) dell'azteco racconto dei Cinque soli, che mimano i frequenti terremoti e le eruzioni del Popocatépetl.I racconti della creazione è un'opera che si muove tra archetipo e fenomeno, tra simbolo e svelamento, tra superstizione e razionalità. Un mosaico di immagini, miti, frammenti e visioni, a ricordarci l'esistenza di una storia, sepolta nei nostri sogni più profondi, che contiene in sé tutto l'esistente; ma che può essere narrata solo attraverso la molteplicità.

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Informazioni

Anno
2021
ISBN
9788865769768

PARTE QUARTA

Le isole

14. Una storia della creazione
proveniente dalla Polinesia

La superficie terrestre è costituita per il 78 per cento dall’acqua, e le migliaia di minuscole isole che compongono la Polinesia nell’oceano Pacifico centrale e meridionale rappresentano solo il 2 per cento della componente di terra, se non si considera la Nuova Zelanda, che si trova all’estremità sudoccidentale. Quindi, non sorprende constatare che la tensione tra le forze della terra e quelle dell’acqua emerge quale tema chiave nei racconti polinesiani che narrano come, nell’esperienza degli isolani, è stato creato il mondo. Dalle Hawaii a nord all’Isola di Pasqua a sudest, le storie di creazione somigliano a quella che ho scelto di raccontare qui. Essa presenta una battaglia tra forze della natura notevolmente personificate, nate dalla terra femminile e dal cielo maschile, che sono state strettamente unite fino a quando i figli della creazione non hanno separato i loro genitori, i quali sono rimasti scissi nella luce del giorno che si stava facendo strada. Tra queste forze ci sono la foresta e i prodotti della terra. Ma il personaggio più minaccioso, che assume un ruolo di primo piano, è la Tempesta. Essa rappresenta una grave minaccia per la civiltà che cerca di sopravvivere nel bel mezzo di un vasto oceano, e divora eternamente i preziosi lembi di terra, provocando l’innalzamento del livello del mare. La Tempesta diventa particolarmente pericolosa quando assume la forma di eventi meteorologici estremi, come l’uragano. Il popolo della Terra sotto attacco deve trasformarsi nel combattente più determinato che ci sia pur di difendere il proprio habitat che si sta riducendo e di consentire al corpo della Madre Terra di continuare a nutrire la sua prole.
Luogo: una minuscola isola nel cuore dell’oceano Pacifico meridionale.
Epoca: prima che il mondo assumesse le caratteristiche che conosciamo ora.
Personaggi:
Rangi – Padre Cielo
Papa – Madre Terra
Figli di Rangi e Papa:
Tane – Custode della foresta e di tutto ciò che vi risiede
Tawhiri – Sovrano del vento e della tempesta
Rongo – Padre di tutti i cibi coltivati
Tangaroa – Dio dei pesci e dei rettili
Haumia – Sovrano dei cibi selvatici
Tū-matauenga – Dio e padre dei feroci esseri umani
C’era oscurità ovunque perché i due, il padre Rangi e la madre Papa, erano stretti l’uno all’altra. I figli che avevano generato giacevano incuneati tra i loro corpi, inconsapevoli che potesse esserci una differenza tra la luce e l’oscurità. Come aveva insegnato loro un vecchio karakia (incantesimo maori): «L’oscurità ha regnato dalla prima divisione del tempo, sino alla decima, alla centesima, alla millesima». I figli di Rangi e Papa, logorati da queste condizioni anguste, si chiedevano che cosa fare dei loro genitori così saldamente uniti. Avrebbero dovuto ucciderli o, più semplicemente, separarli? Tū-matauenga, il più feroce di tutti i figli, li esortò con le seguenti parole: «È opportuno ucciderli». Il fratello Tane non era d’accordo: «No, non dobbiamo fare così. È meglio strapparli uno dall’altra e lasciare che Rangi stia in alto, molto al di sopra di noi, e che Papa giaccia sotto i nostri piedi». Tutti i fratelli acconsentirono a eccezione di Tawhiri, che dissentì perché temeva che il suo regno venisse rovesciato a causa di questa separazione.1
Una volta definito il piano, Rongo si offrì volontario per districare i loro genitori da quell’eterno abbraccio. Incuneandosi fra di loro si spinse verso l’alto, ma non riuscì a raccogliere abbastanza forze per smuovere la coppia. Allora si fece avanti Tangaroa. Ma anch’egli fallì nell’impresa, come pure, dopo di lui, Haumia e Tū-matauenga. Ora era il turno di Tane. La divinità della foresta lottò, spingendosi verso l’alto con le braccia e puntellandosi in basso con le gambe; ma fu tutto inutile. Alla fine si capovolse e piantò la testa contro Papa, con i piedi sollevati contro Rangi. Fece un respiro profondo e distese la schiena e gli arti, spingendo e spingendo con sommo sforzo. I genitori gemettero con vigore: «Perché commettere un crimine così grave e arrivare a ucciderci separandoci, noi che siamo i tuoi genitori?» dissero mentre, gradualmente, cedevano e iniziavano a staccarsi. Tane non si fermò: spinse Papa sotto di lui e, nel contempo, spinse Rangi molto, molto al di sopra di lui. Come dice il canto del karakia: «Fu attraverso la decisa spinta di Tane che il cielo venne strappato dalla terra, così che furono squarciati, e l’oscurità fu resa manifesta, e così pure la luce».2
Ora le forze alleate del cielo esigevano vendetta per ciò che i figli di Rangi gli avevano fatto. Tawhiri, in particolare, era in collera con i suoi fratelli perché erano andati contro la sua volontà. Era consumato da un profondo desiderio di dichiarare loro guerra. Decise di abbandonare la madre e di seguire il padre nei cieli ormai sconfinati. Lì si consultò con Rangi e raccolse delle forze alleate che furono chiamate venti potenti. Ne inviò uno a est, uno a ovest, uno a nord e uno a sud. Quindi, mandò un esercito di altri figli: Forte burrasca, Turbine, Nuvola temporalesca, Nuvola che annuncia l’uragano, Cupa nuvola spessa, Nuvola infuocata, Nuvola che vaga senza meta, Nuvola del temporale e Nuvola che vola veloce.3 Alleati grazie alle sue bellicose forze, Tawhiri e la sua famiglia costituivano una costante minaccia per le minuscole isole. Il povero Tane lottò per resistere al potente respiro di Tawhiri. I suoi grandi alberi furono sradicati, i rami spezzati e frantumati, i loro frutti sparsi ovunque e lasciati a marcire.
Poi Tawhiri calò sul mare. Enormi vortici spaventarono il fratello Tangaroa, che fuggì negli angoli più profondi dell’ocea­no alla disperata ricerca di un luogo sicuro per la sua prole, i pesci e i rettili. Che fare? Dove andare? I figli erano preoccupati. Dobbiamo scappare nell’entroterra, dicevano i rettili. Sarebbe meglio dirigerci verso le profondità marine, risposero i pesci. Il karakia dice che quello fu il momento della grande separazione dei figli di Tangaroa, il quale rimase sconvolto dal fatto che lo avessero abbandonato per cercare rifugio nei territori di Tane. Per questo motivo, da allora mosse guerra contro il fratello. Ed è sempre per questa ragione che Tane provò il bisogno di fornire ai figli di suo fratello Tū-matauenga canoe, lance, ami da pesca ricavati dai suoi alberi e reti tessute con le sue piante fibrose, in modo che potessero distruggere la prole di Tangaroa. Tangaroa, dal canto suo, divorò i figli di Tane travolgendo le loro canoe con onde gonfie e devastando le coste delle isole con marosi che sciabordavano senza fine erodendo la costa.
Allora Tawhiri sferrò un attacco ai suoi fratelli Rongo e Haumia. Ma Papa giunse in loro difesa. Li prese e li nascose in un luogo sicuro dove non fosse possibile trovare né loro, né i loro figli e i loro nipoti. Poi Tawhiri si lanciò contro Tū-matauenga per sfidarlo in una gara di forza: una battaglia tra i due fratelli più forti. Tawhiri ci mise tutta la sua potenza, ma fu tutto inutile perché Tū-matauenga lo respinse. Egli rimase eretto e irremovibile sul petto di sua madre Papa finché il cuore del padre Rangi e del figlio Tawhiri non si placarono.
Tuttavia, Tū-matauenga continuò a rimuginare sul comportamento codardo dei suoi fratelli, che lo avevano abbandonato quando avrebbero dovuto dimostrare il proprio coraggio. Decise di vendicarsi di Tane. Raccolse alcune lame fibrose dell’albero wanaka del fratello.4 Le spezzò e le attorcigliò in cappi per costruire delle trappole che nascose nella foresta affinché i figli di Tane non potessero muoversi o volare senza correre rischi. Per punire Tangaroa, che lo aveva a sua volta abbandonato nel momento della lotta, Tū-matauenga tagliò numerose lame di lino, le divise in strisce e le annodò insieme formando delle reti. Poi le trascinò nell’acqua e riuscì a portare a riva molti figli di Tangaroa. Infine, Tū-matauenga si occupò di Rongo e Haumia. Raccolse alcune foglie molto resistenti dell’albero wanaka e ne fece degli attrezzi da scavo; intrecciò dei cesti; scavò nella terra e ne trasse ogni genere di pianta che avesse delle radici commestibili, e le lasciò appassire al Sole.
Dopo avere sconfitto i fratelli, Tū-matauenga e i suoi futuri figli, uomini feroci, avrebbero dovuto combattere da soli contro Tawhiri. Da allora, la tempesta sarebbe diventata l’eterno nemico dell’uomo e, con i suoi incessanti uragani, lo avrebbe attaccato nel tentativo di distruggerlo, in mare e sulla terra.
Non dimentichiamo che tutto questo ha avuto inizio con lo scoppio di collera di Tawhiri contro i suoi fratelli. È questo il motivo che ha determinato la scomparsa di buona parte della terraferma, poiché è stato durante questa gara che un’ampia superficie di Papa è stata sommersa. Ora, sopra il mare resta solo una piccola parte di nostra madre. Da quel momento, la luce chiara è andata aumentando sulla terra, e tutti gli esseri ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Sommario
  3. Prefazione
  4. Prologo Raccontare una storia
  5. Introduzione I paesaggi della creazione
  6. PARTE PRIMA
  7. PARTE SECONDA
  8. PARTE TERZA
  9. PARTE QUARTA
  10. PARTE QUINTA
  11. Epilogo Dagli antichi greci al Big Bang