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Informazioni sul libro
A chi spetta l'ultima parola sulla conoscenza del passato? Alla storia o alla memoria? Che rapporto intercorre tra la storia e la vita? Queste sono le domande fondamentali di Filosofie critiche della storia (1994), densissimo saggio di Paul Ricoeur che affronta i nodi centrali e le questioni decisive della teoria della storia. Cronologicamente a metà strada tra Tempo e racconto (1983-85) e La memoria, la storia, l'oblio (2000), è un tipico "testo di passaggio", in cui la riflessione si muove da un estremo all'altro, scoprendo e riscoprendo aporie "paralizzanti" attraverso un confronto critico con tutta la letteratura sull'argomento: una "dialettica a sintesi aggiornata", che rinuncia alla ricerca del sapere assoluto di tipo hegeliano.Di qui le domande: com'è possibile una rappresentazione del passato? Come può qualcosa di presente "stare per" o "rinviare a" qualcosa d'altro – assente perché ormai estinto? Come si può definire l'essere di questa assenza, cioè di un "nulla" che però ci "ossessiona", costringendoci a fare storia? E che cosa significa questa assenza per il nostro vivere attuale?A chi spetta l'ultima parola sulla conoscenza del passato? Alla storia o alla memoria? Che rapporto intercorre tra la storia e la vita? Queste sono le domande fondamentali di Filosofie critiche della storia (1994), densissimo saggio di Paul Ricoeur che affronta i nodi centrali e le questioni decisive della teoria della storia. Cronologicamente a metà strada tra Tempo e racconto (1983-85) e La memoria, la storia, l'oblio (2000), è un tipico "testo di passaggio", in cui la riflessione si muove da un estremo all'altro, scoprendo e riscoprendo aporie "paralizzanti" attraverso un confronto critico con tutta la letteratura sull'argomento: una "dialettica a sintesi aggiornata", che rinuncia alla ricerca del sapere assoluto di tipo hegeliano.Di qui le domande: com'è possibile una rappresentazione del passato? Come può qualcosa di presente "stare per" o "rinviare a" qualcosa d'altro – assente perché ormai estinto? Come si può definire l'essere di questa assenza, cioè di un "nulla" che però ci "ossessiona", costringendoci a fare storia? E che cosa significa questa assenza per il nostro vivere attuale?