Il Codice di Santa Maria di Cluso
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Il Codice di Santa Maria di Cluso

Una fonte preziosa su Cagliari e la Sardegna medioevale

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Il Codice di Santa Maria di Cluso

Una fonte preziosa su Cagliari e la Sardegna medioevale

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Il codice di Santa Maria di Cluso è un prezioso manoscritto della prima metà del
XIII secolo prodotto dallo scriptorium della chiesa di Santa Maria di Cluso, ubicata
nel cuore della Cagliari medioevale, capitale dell’omonimo Stato giudicale. I suoi
contenuti spaziano dall’ecclesiologia alle istituzioni, dalla cultura alla politica,
ma su tutto svetta la testimonianza del grande progetto, voluto dall’Ecclesia Karalitana e dai giudici di Cagliari, di costruire un nuovo edificio di culto, la chiesa di Santa Maria di Cluso, così da esaltare la potenza e il prestigio di una metropoli di antichissima costituzione e dello stesso Giudicato. L’esame del codice, unito a quello delle fonti documentarie, archeologiche e urbanistiche, ci rivela l’organizzazione della Cagliari medioevale, caratterizzata da una spiccata cultura urbana, il cui apice venne raggiunto con la trasformazione dell’antico centro di Karalis nella nuova città di Santa Ilia. In essa vediamo muoversi i suoi governanti, i suoi chierici, ne riconosciamo i riti religiosi, i percorsi processionali. Emerge così il legame profondo tra il mondo giudicale sardo e la Sede Apostolica Romana, rinsaldato dalla costante azione di protezione esercitata dai pontefici e dai loro legati, i quali cercarono di contrastare la sempre più schiacciante potenza pisana
nell’isola.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788868512873
1.
Il codice di Santa Maria di Cluso e la sua composizione
Il codice di Santa Maria di Cluso, manoscritto membranaceo del XIII secolo, entrato in possesso della Biblioteca Universitaria di Cagliari nel 1843, grazie alla donazione testamentaria del cavaliere Ludovico Baille (1764-1839)3, proviene da uno degli scriptoria dell’Ecclesia Karalitana dell’età giudicale (secoli XI-XIII)4, precisamente dallo scriptorium della chiesa di Santa Maria di Cluso, consacrata nel 1212 e oggi non più esistente.
Il manoscritto (circa mm. 182 x 127) comprende testi di varia tipologia e provenienza, assemblati in più fascicoli5. Tale assemblaggio dovette avvenire dopo il 1228-1229 come è deducibile da una serie di dati estrapolabili dai contenuti del codice stesso6. I materiali, infatti, vanno dal carme celebrativo per la consacrazione della chiesa di Santa Maria di Cluso (1212), alla lettera di papa Onorio III con la quale annuncia alla Cristianità la sua elezione al soglio pontificio (1216), agli interventi dello stesso Onorio nelle questioni sarde – fra queste la consacrazione del nuovo arcivescovo di Cagliari, Mariano (1219-1220) e la scelta del nuovo metropolita arborense, Torgotorio (1223) –, al concilio provinciale di Santa Giusta (1226), a una lettera di papa Gregorio IX a tutto il clero cristiano, in cui si vieta di comunicare con i Frati Minori apostati (1228), fino all’inventario degli argenti, libri e sacri arredi delle chiese di Santa Cecilia, San Pietro e Santa Maria di Cluso (1228-1229).
Il testo è stato esaminato nel corso degli anni in numerose occasioni, tuttavia le indagini sono state effettuate sempre in modo parziale, privilegiando via via determinati argomenti in esso contenuti: il concilio provinciale di Santa Giusta, del 12267; l’inventario dei beni dell’Ecclesia Karalitana, del 1228-12298; le lettere papali9; i componimenti poetici e liturgici10.
L’oggetto del presente lavoro è lo studio d’insieme del codice che inquadri i suoi contenuti nel contesto in cui essi furono scritti o assemblati, così da fornire l’interpretazione del perché di una simile raccolta, concepita in un momento importante della storia euromediterranea del Duecento, segnato dall’ascesa di Federico II e dalle grandi lotte fra Chiesa e Impero, che misero in discussione la Libertas Ecclesiae e il ruolo stesso del pontefice.
I testi, redatti da più mani che utilizzano delle scritture minuscole gotiche librarie di influsso centroitalico, occupano lo spazio di sessanta fogli, contando il recto e il verso e comprendendo alcuni fogli rimasti in bianco11. I testi che i chierici di Cluso scelsero di assemblare vennero composti in un arco cronologico di circa sedici anni, a partire dal 1212, e furono raccolti successivamente al 1228, probabilmente verso il 1230, per la presenza della lettera di Gregorio IX sui Francescani apostati, da porre in relazione con l’arrivo nel 1230 a Cagliari di un gruppo di essi introdotti dallo scomunicato Ubaldo Visconti, più volte podestà di Pisa e invasore del giudicato cagliaritano a partire dal 1216.
Fa eccezione la ricetta medica per curare la febbre quartana, che occupa il f. 24v, lasciato originariamente in bianco dagli amanuensi duecenteschi e che è vergata in una minuscola gotica notarile del XV secolo12. Il riutilizzo del codice in epoca successiva per redigere la ricetta medica, lascia pensare che esso rimase sempre adeguatamente conservato, forse da canonici della chiesa di Santa Maria in Castello, anche dopo la distruzione della capitale giudicale e della chiesa di Santa Maria di Cluso13, o forse da ecclesiastici di Pisa, città dove entro il XV secolo il codice venne portato, come si vedrà, seguendo modalità a noi ignote14.
Gli aspetti scrittori si rivelano particolarmente interessanti. Sono state individuate sei o sette mani diverse nella redazione dei testi, non tutte dotate della stessa abilità dal punto di vista calligrafico, rispetto allo scriptor degli atti del concilio di Santa Giusta; ciononostante, il livello generale rimane sempre molto valido15. La rigatura lungo la quale sono disposte le scritture del codice è stata impressa a secco da mani esperte, ciò ha permesso che si costituisse un apprezzabile ordine dell’intero impianto scrittorio, che appare regolare e curato. Su questo tracciato i redattori hanno adoperato estrema cura nel tracciare le lettere. Anche le iniziali dei capoversi dei testi contenuti e di alcune rubriche sono dotate di una loro eleganza, contraddistinte dall’uso di un inchiostro rosso che risalta all’interno dei testi, suddividendoli in maniera precisa e ordinata. Tale eleganza sarebbe stata maggiore se si fosse completata la redazione degli atti del concilio di Santa Giusta. Lo spazio per le iniziali di ogni costituzione, infatti, è rimasto vuoto proprio per affidare a un amanuense esperto la cura di abbellire il testo finale con delle miniature.
Allo stesso modo non sono state inserite le rubriche delle singole costituzioni degli statuti conciliari, le cui tracce sono rimaste ai margini dei fogli, quali indicazioni per il rubricatore. Dunque obiettivo dello Scriptorium era anche quello di realizzare un prodotto esteticamente raffinato, progetto che per una serie di sfortunate circostanze non si realizzò mai.
Il codice presenta diverse glosse marginali di varia natura e significato. Alcune ripropongono una sorta di riassunto dei contenuti dei testi, altre precisano alcuni dei punti o passaggi presenti in questo o quel testo, altre ancora richiamano aspetti oggi non più comprensibili con esattezza, anche perché i margini dei fogli del codice sono stati in parte danneggiati da una rifilatura operata in epoca imprecisabile, ma certamente anteriore al restauro operato nel 1978 dal laboratorio Angelo Pandimiglio di Roma, come testimoniato dal timbro del restauratore impresso nell’ultimo foglio del codice16.
Ludovico Baille approntò una trascrizione manoscritta dell’intero codice, aggiungendovi utili note di commento ai diversi contenuti17. L’intero lavoro rimase inedito, tuttavia la trascrizione si presenta curata...

Indice dei contenuti

  1. historica 8
  2. Presentazione Maria Pia Alberzoni
  3. Introduzione
  4. 1. Il codice di Santa Maria di Cluso e la sua composizione
  5. 2. La committenza del codice: l’Ecclesia Karalitana
  6. 3. L’Ecclesia Karalitana e la ricostruzione del prestigio
  7. 4. La conferma del prestigio. Il carme per la fondazione della chiesa di Santa Maria di Cluso
  8. 5 L’unione indissolubile fra la metropoli cagliaritana e la Sede Apostolica. La costruzione della chiesa di Santa Maria di Cluso
  9. 6. La Quinta Crociata e la presa di Damietta nelle pagine del codice di Santa Maria di Cluso. Una raffinata azione di politica pontificia per la Sardegna
  10. 7. Gli interventi della Sede Apostolica nelle province metropolitane sarde. Mariano di Sulci arcivescovo cagliaritano e Trogodorio de Mur arcivescovo arborense
  11. 8. L’inventario dei beni e degli arredi delle chiese di Santa Cecilia, Santa Maria di Cluso, San Pietro de Piscatore: testimonianza della spazializzazione del sacro in funzione dell’Ecclesia Karalitana
  12. 9. Fra ecclesiologia e politica. Il concilio provinciale di Santa Giusta e l’ultimo tentativo di riaffermazione della Sede Apostolica in Sardegna
  13. 10. Poesia musicale, omelie sacre, teologia pastorale in forma letteraria. Le tracce di una cultura ricercata
  14. 11. Da Ubaldo Visconti alla fine del Giudicato di Cagliari
  15. Indice del Codice di Santa Maria di Cluso
  16. Criteri di trascrizione
  17. Riferimenti archivistici e paleografico-diplomatistici
  18. Trascrizione del codice di Santa Maria di Cluso
  19. Bbliografia
  20. Apparato delle immagini
  21. Il codice di Santa Maria di Cluso