PANORAMA
LO SCENARIO
“SENZA L’ISLAM, L’IMPERO DEI FRANCHI NON SAREBBE FORSE MAI ESISTITO E, SENZA MAOMETTO, CARLO MAGNO SAREBBE INCONCEPIBILE.1”
Nella storiografia occidentale dell’espansione islamica non si può prescindere dalla famosa tesi dello storico belga dell’Otto-Novecento Henri Pirenne, secondo il quale l’Impero romano, inteso come forza politica e civiltà, non finì nel fatidico anno 476, ma ben più tardi, quando l’Islam iniziò a espandersi nel Mediterraneo. Scriveva Pirenne: «Da secoli, l’Europa gravitava intorno al Mediterraneo. Attraverso di esso la civiltà si era diffusa, attraverso di esso le sue diverse regioni comunicavano le une con le altre. […] Ora, sotto la spinta improvvisa dell’Islam, questa unità si spezza di colpo. Oriente e Occidente vengono bruscamente separati. […] Per la prima volta, dalla formazione dell’Impero romano, l’Europa Occidentale si trovava isolata dal resto del mondo. Il Mediterraneo, grazie al quale fino ad allora era stata in contatto con la civiltà, le si chiudeva davanti. Fu questo, forse, il risultato più importante che l’espansione dell’Islam ebbe sulla storia universale». Concludendo:
“LA SOCIETÀ EUROPEA SI ALLARGHERÀ E TRAVALICHERÀ INFINE LE ANTICHE FRONTIERE DELL’IMPERO ROMANO. CON L’IMPERO FRANCO NASCE UN’EUROPA NUOVA, NELLA QUALE SI ELABORERÀ QUELLA CIVILTÀ OCCIDENTALE, DESTINATA A DIVENTARE LA CIVILTÀ DEL MONDO INTERO.2”
Bisogna dire che la tesi di Pirenne non ha trovato concorde la grande maggioranza degli storici a noi contemporanei, secondo i quali l’espansione dell’Islam non rappresentò tanto una “forza d’urto” che ebbe il “merito” di spingere a nord la Romanità – così come era avvenuto secoli prima quando i popoli nomadi dell’Asia Centrale raggiunsero l’Impero romano sotto la pressione degli uni sugli altri come in una specie di tamponamento a catena. Ma fu un itinerario complesso, che ebbe proprio nel Mediterraneo il suo centro di gravità nei rapporti, non solo conflittuali ma anche commerciali, diplomatici e culturali, con l’Occidente.
Sta di fatto che gli sviluppi delle due civiltà non possono essere presi in considerazione separatamente: ognuna di esse ha influito profondamente sull’altra. Come sottolinea lo storico della Columbia University Richard W. Bulliet,
“IL PASSATO E IL FUTURO DELL’OCCIDENTE NON POSSONO ESSERE COMPRESI PIENAMENTE SENZA COGLIERE LE RECIPROCHE RELAZIONI CHE QUESTO EBBE CON L’ISLAM PER CIRCA QUATTORDICI SECOLI. LO STESSO AVVIENE PER IL MONDO ISLAMICO.3”
Senza contare che sotto il nome “Islam” si sono alternati storicamente popoli diversi, diverse visioni e strategie geopolitiche, nonché lunghe lotte intestine tra dinastie e califfati; tanto per capirci, l’Islam degli ottomani sconfitti a Lepanto nel 1571 era diverso da quello arabo che iniziò a conquistare il Mediterraneo nel VII secolo; religione a parte, sebbene anch’essa mai monolitica e da declinarsi secondo i popoli e le culture che di volta in volta l’abbracciavano.
L’inizio della conquista araba del Mediterraneo fu davvero fulmineo. In poco più di due decenni Maometto (Muhammad) riuscì a unire le diverse tribù arabe in lotta fra loro in una forza compatta e potente. Così era nel racconto dello storico, filosofo e scienziato Sa’id al-Andalusi vissuto in Spagna nell’XI secolo, nel suo Libro delle categorie dei popoli:
“QUANDO IL PROFETA COMINCIÒ LA SUA PREDICAZIONE, L’IMPERO DEGLI ARABI ERA DIVISO E LA POTENZA DI QUESTO POPOLO INFRANTA. ALLAH ALLORA NE RIUNÌ LE VARIE PARTI, PACIFICÒ GLI SPIRITI, RACCOLSE ATTORNO A SÉ UN GRAN NUMERO DI TRIBÙ YEMENITE E ISMAILITE CHE ABITAVANO LA PENISOLA. [I SUCCESSORI DI MUHAMMAD] ESTESERO LE CONQUISTE ISLAMICHE NEL MONDO, VINSERO I RE STRANIERI E S’IMPADRONIRONO DEI LORO DOMINI.4”
Alla base dell’espansione islamica furono diversi elementi. Il principale, come spiegano oggi molti storici, fu il desiderio di uscire da terre prive di risorse e dalle condizioni di miseria delle tribù per occupare luoghi più prosperi, sia a Ovest sia a Est (non dimentichiamo che a Oriente l’Islam raggiunse l’interno dell’India e si spinse fino alle frontiere con la Cina); a questo si aggiunsero, naturalmente, l’entusiasmo religioso per la diffusione della fede e soprattutto la volontà di creare nuove vie commerciali in Asia, in Africa e nel Mediterraneo.
La conquista araba del Mediterraneo fu facilitata, però, anche dall’atteggiamento di alcuni popoli, soprattutto i sudditi di Bisanzio, che trovarono nel mondo islamico, sia nella religione (che non poneva intermediari tra l’uomo e Dio) sia sul piano sociale (una maggiore uguaglianza) sia su quello economico, condizioni migliori di quelle cui erano soggetti nell’Impero (non solo nella pars Orientis, ma per esempio anche in Italia meridionale), a causa dello sfruttamento dei sudditi e di una tassazione particolarmente rapace. A ciò si può aggiungere che i cristiani e gli ebrei che vivevano nelle terre conquistate dagli arabi, pur essendo in una condizione di sottomissione (anche economica) rispetto ai musulmani, non erano perseguitati e potevano continuare a praticare i loro affari e la loro religione. Lo stesso sarebbe accaduto più avanti, dopo la Riforma luterana, tra i popoli protestanti e gli anglicani, avversi all’Europa cattolica, nei confronti dell’Islam.
In pratica, non ci fu mai una contrapposizione politico-militare totale tra Cristianità e Islam nel corso dei secoli, anche se la storiografia dell’Europa cattolica l’aveva spesso dipinta così. Anzi, in ogni fase dell’espansione islamica nel Mediterraneo e poi nel declino delle potenze musulmane in epoca moderna, si strinsero continuamente alleanze (talvolta criptoalleanze) – dettate soprattutto da motivi commerciali e talvolta politici – tra il mondo islamico e governanti occidentali quali svevi, veneziani, genovesi, francesi, inglesi e altri ancora. Anche nelle fasi più cruente di questo duello secolare i motivi che vi erano alla base non riguardavano tanto la religione quanto la supremazia territoriale o commerciale. Per esempio, all’indomani della vittoria della Lega Santa sui turchi a Vienna (1683) che segnò la fine dell’espansione musulmana in Europa e fu salutata come il trionfo di tutta la Cristianità, i britannici rimasero freddi se non contrariati, visti i floridi rapporti commerciali che avevano con l’Islam (ma anche per il loro antipapismo).
Sul piano culturale, è innegabile che le due civiltà si «fertilizzarono» reciprocamente, per usare un’espressione del politologo marocchino Mohammed Hashas dell’Università Lui...