Chi andrà per noi? Per trasmettere la fede alle nuove generazioni
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Chi andrà per noi? Per trasmettere la fede alle nuove generazioni

Per trasmettere la fede alle nuove generazioni \

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C'è posto per i giovani nel cuore e nella testa della Chiesa? E c'è posto per la Chiesa nel cuore e nella testa dei giovani? La pastorale giovanile della Chiesa Cattolica italiana vive spesso nel rimpianto del passato, quando i seminari e i patronati erano pieni e i giovani italiani erano il doppio rispetto a oggi. I giovani vanno conosciuti, accettati e ascoltati per quel che sono. Vanno anche considerate, comprese e valorizzate le realtà di Chiesa che ancora oggi riescono a rinnovarsi e ad attrarre le nuove generazioni. Vanno invece abbandonati senza rimpianto modelli pastorali oggi insostenibili, o che hanno fatto il loro tempo. Questa "visita guidata" nella pastorale giovanile della diocesi di Padova – con qualche puntata sul resto del Veneto e dell'Italia – può essere d'aiuto per le difficili scelte dei Sinodi della Chiesa di Padova, d'Italia e universale. Perché la comunità ecclesiale e ogni singolo cristiano debbono rinnovare ogni giorno la risposta alla domanda di Isaia 6, 8: Chi manderò e chi andrà per noi? Confidando nel Signore, che non ci lascerà mai soli.

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Informazioni

Editore
CLEUP
Anno
2021
ISBN
9788854954649
1. Una primavera sinodale
Sembra un titolo evocativo, e forse lo è, ma si tratta anche di un dato di cronaca. Nella primavera 2021 si sono infatti avviati “percorsi sinodali” un po’ a tutti i livelli nella Chiesa cattolica: universale, nazionale, diocesano. Vediamo rapidamente cos’è successo.
Il Sinodo dei vescovi
Il 24 aprile 2021 Papa Francesco ha approvato un nuovo “itinerario sinodale” per la XVI assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, prevista inizialmente per ottobre 2022, sul tema: «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione»1. In pratica la celebrazione del Sinodo sarà articolata in tre fasi, da ottobre 2021 a ottobre 2023. Si inizierà con una fase diocesana e nazionale, seguita da una continentale, per arrivare alla fase conclusiva della Chiesa universale. Questa articolazione cerca di rendere possibile la partecipazione di tutti al processo sinodale: il popolo di Dio, il collegio episcopale e il Papa, ciascuno col proprio ruolo.
Rispetto ai sinodi del passato che consistevano “semplicemente” in un’assemblea di vescovi, è evidente il cambiamento, anche se già a partire dal Sinodo sulla famiglia del 2014 si è cominciato a inviare alle diocesi e ad altri soggetti un questionario per la consultazione.
Questa volta l’apertura del Sinodo, in ottobre 2021, si terrà quasi contemporaneamente in Vaticano e in tutte le diocesi: così inizierà la fase diocesana di consultazione del popolo di Dio che durerà fino ad aprile 2022. Si utilizzeranno alcuni strumenti (un documento preparatorio, un questionario e un vademecum) che saranno inviati anche ai religiosi e alle religiose, ai movimenti internazionali dei laici e alle università e facoltà di teologia, dopodiché ogni diocesi e soggetto coinvolto invierà il suo contributo di idee alla conferenza episcopale nazionale che a sua volta invierà una sintesi alla segreteria generale del Sinodo insieme ai contributi ricevuti.
A questo punto si aprirà la fase continentale: sulla base di un Instrumentum Laboris preparato dalla segreteria generale entro settembre 2022, si terranno delle assemblee continentali con la partecipazione non solo di vescovi, ma anche di altri membri del popolo di Dio. Le assemblee produrranno un documento finale che sarà inviato alla segreteria generale entro marzo 2023 insieme ai contributi delle assemblee internazionali di specialisti di varie discipline. Sulla base di questi contributi, sarà redatto un secondo Instrumentum Laboris, prima di giugno 2023, che servirà all’assemblea dei vescovi che si terrà a ottobre 2023.
Per capire bene il senso di questo cambiamento e di tutta questa complessa macchina organizzativa, si devono tenere presenti due parole: ascolto e discernimento. Non si cerca di realizzare un assemblearismo in cui si decidono le questioni per alzata di mano, ma un ascolto del popolo di Dio al quale faccia seguito il discernimento dei pastori, a vari livelli. Questo ascolto così articolato e il tema tipicamente ignaziano del discernimento sono due delle scelte qualificanti il pontificato di Papa Francesco.
Il cardinale maltese Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, ha citato in un’intervista2 il discorso tenuto nel 2015 dal Papa per i 50 anni dell’istituzione del Sinodo, quando Francesco ha parlato di «Chiesa costitutivamente sinodale» e ha chiarito che «il Sinodo dei vescovi è il punto di convergenza di questo dinamismo di ascolto condotto a tutti i livelli della Chiesa». Il cardinale ha aggiunto che il rafforzamento dell’autorità dei pastori non può «essere la modalità ordinaria di vivere la comunione ecclesiale, che domanda circolarità, reciprocità, cammino insieme nel rispetto delle rispettive funzioni nel popolo di Dio. La comunione dunque non può che tradursi in partecipazione di tutti alla vita della Chiesa, ciascuno secondo la sua specifica condizione e funzione». Anche se c’è chi ritiene3 che questo pontificato in realtà non stia cambiando nulla di importante nella Chiesa cattolica, è chiaro che si sta modificando il rapporto tra la periferia e il centro della Chiesa, per usare il vocabolario di Papa Francesco.
Se le intenzioni sono queste, bisognerà poi vedere come saranno realizzate e soprattutto come si potrà coniugare questo processo con i vari cammini sinodali nazionali già iniziati, come in Germania, o sul punto di cominciare, come in Italia.
Il percorso sinodale italiano
Un mese dopo lavvio dell’itinerario sinodale approvato da Papa Francesco, il 27 maggio 2021, l’assemblea generale della Cei ha concluso i suoi lavori votando la seguente mozione:
I vescovi italiani danno avvio, con questa Assemblea, al cammino sinodale secondo quanto indicato da papa Francesco e proposto in una prima bozza della Carta d’intenti presentata al Santo Padre. Al tempo stesso, affidano al Consiglio permanente il compito di costituire un gruppo di lavoro per armonizzarne temi, tempi di sviluppo e forme, tenendo conto della nota della segreteria del Sinodo dei vescovi del 21 maggio 2021, della bozza della Carta d’intenti e delle riflessioni di questa Assemblea4.
Il tema dell’assemblea era infatti: “Annunciare il Vangelo in un tempo di rinascita – Per avviare un cammino sinodale”. In sostanza, si è aperto così il percorso sinodale italiano, in evidente continuità e interazione con il percorso sinodale della Chiesa universale.
Non è un mistero che sia stato Francesco, che è anche primate d’Italia, a spingere l’episcopato italiano su questa scelta: nel discorso di apertura dell’assemblea Cei il 20 maggio 2019 aveva accennato a un «probabile Sinodo per la Chiesa italiana»5, preceduto qualche mese prima da articoli sulla Civiltà Cattolica, sull’Osservatore Romano e su Avvenire, anche se il primo a evocare un Sinodo nazionale pare sia stato monsignor Nunzio Galantino, al tempo segretario generale della Cei, il 5 novembre del 2015, alla vigilia del Convegno ecclesiale di Firenze6.
In un discorso a braccio per l’apertura dell’assemblea Cei 2021, il Papa ha chiesto ai vescovi italiani di non dimenticare l’incontro di Firenze di cinque anni prima, chiamando questa ispirazione “il momento dall’alto verso il basso”: «Io direi che il Sinodo deve svolgersi sotto la luce di questo incontro di Firenze. Questo è un patrimonio vostro che deve illuminare ques...

Indice dei contenuti

  1. Prefazione
  2. Premessa
  3. 1. Una primavera sinodale
  4. 2. La demografia del clero (1939 – 2040)
  5. 3. Il declino della religione di Chiesa
  6. 4. I giovani sacerdoti e i seminaristi
  7. 5. Esperienze di ampio coinvolgimento
  8. 6. Esperienze “di elezione”
  9. 7. Volontariato
  10. 8. I giovani nei movimenti
  11. 9. Famiglie nelle canoniche
  12. 10. Due buoni esempi
  13. 11. Le nostre conclusioni
  14. Il libro
  15. Gli autori