Il Quattrocento - Filosofia
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Il Quattrocento - Filosofia

Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 39

  1. 122 pagine
  2. Italian
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Il Quattrocento - Filosofia

Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 39

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Non si deve pensare al passaggio tra Medioevo e Rinascimento come a una rottura brusca e a un totale cambio di paradigma; non si deve pensare al Medioevo come a un'epoca dominata dal pensiero di Aristotele e all'umanesimo come all'era della riscoperta di Platone. Da un lato continua nel XV secolo la tradizione della scolastica matura e la stessa riflessione su Aristotele assume forme ignote ai secoli precedenti. Proprio in quest'epoca si affermano due fiorenti scuole di rinascita aristotelica, l'alessandrinista e l'averroista. Dall'altro personaggi come Pico della Mirandola cercano di mostrare l'unità tra Aristotele e Platone. Come pure non si può pensare al Medioevo come a un'epoca teologica e all'umanesimo come epoca di valori laici, al contrario con Marsilio Ficino e l'Accademia platonica si affermano nuove forme di religiosità, non meno intense di quelle medievali. Semmai, per certi aspetti, il Rinascimento sostituisce a certe forme di "razionalismo" medievale forme di fideismo ben più accese. Tra i grandi meriti dell'umanesimo vi sono un nuovo senso della filologia, grazie all'elaborazione di un concetto di traduzione più duttile e criticamente avveduto, pur coi suoi limiti e i suoi paradossi, e una nuova concezione del rapporto uomo-Dio-mondo, indubbiamente antropocentrica, dove l'uomo, senza sostituirsi a Dio, diventa però centro attivo, protagonista del dramma religioso, mediatore tra Dio e il mondo.In questo ebook viene descritta un'epoca di transizione in cui vengono a confliggere e a comporsi al tempo stesso i fermenti di due epoche, e in cui il pensiero filosofico riceve una scossa decisiva sia dal profilarsi di nuovi mondi sia delle nuove possibilità di circolazione e diffusione dovute all'invenzione della stampa.

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Informazioni

Anno
2014
ISBN
9788897514831

Umanesimo e filosofia alle soglie del Rinascimento

Vita activa e contemplativa: l’umanesimo civile di Salutati
Claudio Fiocchi

Coluccio Salutati, uomo politico e intellettuale fiorentino, potrebbe essere definito un “filosofo della libertà”: egli sostiene infatti con forza la libertà dell’uomo contro ogni forma di determinismo, esalta le opere umane, difende il valore della libertà politica contro la tirannia. A questi temi si uniscono l’amore per le lettere, lo studio e la diffusione delle opere degli antichi. Tutto ciò fa di Salutati uno dei padri dell’umanesimo.

Tra attività politica e studio

Salutati incarna un modello di intellettuale diffuso in età umanistica, diviso tra attività politica e studio. A rendere ancora più emblematico Salutati, è l’esaltazione che egli fa della vita attiva contrapposta a quella contemplativa, la difesa della libertà come caratteristica dell’uomo e come condizione politica, di cui individua il modello nell’antica Roma.
Nato nel 1331 a Stignano in Valdinievole, compie studi notarili e di retorica a Bologna, all’epoca ancora uno dei centri principali per lo studio del diritto, dove era riparata la sua famiglia. Lascia Bologna nel 1351; esercita l’attività notarile in vari centri della Toscana e è cancelliere a Todi e a Lucca. Nel 1374 diviene cancelliere della Repubblica fiorentina, una carica che tiene fino alla morte. Si batte con forza per la libertà di Firenze dallo Stato di Milano, all’epoca in piena espansione territoriale. Nel contesto di questa lotta elabora la sua dottrina della libertas fiorentina. Morì nel 1406.

Salutati umanista

Salutati è un convinto assertore del valore dello studio degli antichi. Egli ritiene che debba essere la base di ogni attività umana, che fornisca una formazione utile in ogni campo, che indichi valori fondamentali come quello della libertas. Queste convinzioni, che ne fanno uno dei primi umanisti, emergono in molte sue scelte. Egli fa istituire nello Studio fiorentino una cattedra di greco, alla quale chiama il bizantino Manuele Crisolora (1350 ca. - 1415), contribuendo alla riscoperta in Italia della lingua di Platone (428/427 a.C. - 348/347 a.C.) e Aristotele (384 a.C. - 322 a.C.); va egli stesso alla ricerca di opere degli antichi romani, recuperando le Lettere ai familiari di Cicerone da manoscritti di Vercelli e Verona. Contro questa diffusione del sapere degli antichi si scagliano quanti, come il cardinale Giovanni Dominici (1357-1419), appartenente all’ordine dei Domenicani, giudicano tale studio una causa di corruzione morale. Per Salutati, al contrario, proprio la lettura degli antichi favorisce il consolidarsi dei valori morali, primo fra tutti quello dell’impegno nella dimensione della civitas. L’opera di Salutati ha un’importanza cruciale per lo sviluppo dell’umanesimo: al suo insegnamento e al suo esempio si ispirano Poggio Bracciolini (1380-1459) e Leonardo Bruni (1370 ca. - 1444).
Uno degli aspetti in cui si manifesta l’interesse per gli studia humanitatis e che unisce insieme l’interesse per la parola scritta e per le azioni umane riguarda la poesia. Salutati in questo contesto mette l’accento sul valore della poesia, che inserisce tra le arti del linguaggio, facendole spazio all’interno del trivio. Il compito del poeta, scrive nel De laboribus Herculis, è lodare o criticare gli uomini e le loro gesta. Il poeta deve essere un uomo di grande moralità per valutare le azioni altrui.
L’attenzione per la parola conduce Salutati lontano dalle prassi universitarie, dalle dispute e dall’astrattezza dei termini. Le parole, infatti, “sono nate insieme alle cose”: occorre recuperare questo valore profondo che è stato perso o è mascherato degli usi dei termini. Conoscere bene le parole e il loro significato non solo è fondamentale per capire la parola di Dio, ma indica anche un orientamento della filosofia di Salutati, ossia la volontà di recuperare la concretezza dei discorsi e un rapporto più stretto con le cose e con l’azione umane.

Vita activa e vita contemplativa

Le opere a cui Salutati pensa hanno a che fare con la grandezza della città, con la difesa della libertà, con la realizzazione terrena di grandi imprese e della virtù.
La valorizzazione delle opere umane si esprime in forma polemica nel De nobilitate legum et medicinae, dove contrappone il valore delle leggi a quello della medicina, ossia della ricerca naturale. Secondo Salutati le leggi possiedono un primato per molte ragioni. Innanzitutto esse possono essere conosciute pienamente, perché sono state promulgate dagli uomini; le leggi della natura, studiate dalla fisica, sono invece incerte, dipendono dall’esperienza, che è fonte di inganno. Le leggi della città sono un mezzo fondamentale per regolare la vita degli uomini, per permettere la sopravvivenza della città e per raggiungere il bene comune. Proprio in quanto strumento per operare il bene, esse ci rendono dei collaboratori di Dio. È da aggiungere che Salutati ritiene che le leggi umane siano o debbano essere ispirate da Dio. Questa preferenza di Salutati segnala bene alcuni caratteri dell’umanesimo come il disinteresse per la ricerca naturale, il mettere al centro gli uomini e i problemi della convivenza: “… la vita attiva, in quanto si distingue dalla speculativa, è da preferirsi in ogni modo alla speculativa, così nel pellegrinaggio mondano come nella patria celeste” (De nobilitate legum et medicinae, a cura di E. Garin, Vallecchi, Firenze 1947, pp. 191 e 193).
Inoltre Salutati si mostra convinto dell’importanza dell’azione concreta e dell’operosità umana, tanto per ottenere il bene comune in terra quanto per guadagnarsi la salvezza. Da questo punto di vista, Salutati non contrappone la vita attiva e l’interesse per le cose di questo mondo ai temi religiosi della salvezza e dell’obbedienza a Dio, ma traccia invece una stretta connessione. Il bene comune da ricercare è un “bene divinissimo”. L’uomo saggio per Salutati è insomma un servitore di Dio che opera nel mondo e qui profonde i suoi sforzi. Il prototipo, benché pagano, è Socrate (469 a.C. ca. - 399 a.C.), filosofo impegnato nella vita civile.

Il primato della volontà sull’intelletto

Il primato delle scienze pratiche su quelle teoretiche e della vita attiva su quella contemplativa trovano una rispondenza nella gerarchia che Salutati stabilisce tra la facoltà della volontà e quella dell’intelletto. Prendendo posizione su un dibattito che a partire dalla definizione del libero arbitrio di Pietro Lombardo (1095 ca. - 1160) come “facoltà della ragione e della volontà”, aveva diviso i filosofi tra sostenitori del primato dell’intelletto (come Tommaso d’Aquino, 1225-1274) e sostenitori del primato della volontà (come Duns Scoto, 1265-1308, e Guglielmo di Ockham, 1280 ca. - 1349 ca.), Salutati abbraccia questa seconda tendenza, affermando che la “volontà è come l’imperatrice” dell’anima. La volontà mette in moto le altre facoltà, e benché ne riceva indicazioni su che cosa sia meglio fare, non è causata da esse: “la volontà dunque è più nobile dell’intelletto per la dignità del comando” (De nobilitate legum et medicinae, a cura di E. Garin, Vallecchi, Firenze 1947, p. 185). In questa presa di posizione si individua il progetto di valorizzare la libertà dell’uomo e la sua capacità di modificare il mondo in cui vive.

Contro il determinismo astrologico

Nell’esaltazione dell’attività umana Salutati va a caccia delle dottrine che possano limitarla, come l’astrologia. Tale disciplina, infatti, presenta una forma di determinismo, perché prevede eventi e comportamenti umani che dipendono all’influsso sulla terra degli astri, i cui moti osserviamo nel cielo. Dal punto di vista di Salutati, che dedica alla sua critica il De fato, l’astrologia presenta due gravi difetti, uno di esattezza e l’altro di principio. Il primo riguarda i molti errori che a partire dallo scienziato alessandrino Claudio Tolomeo (II sec.) in poi ci sono stati nella conoscenza degli astri. Questi errori mostrano l’inaffidabilità della disciplina. Il secondo errore riguarda la pretesa stessa di fare previsioni che incatenano le scelte dell’uomo: secondo Salutati, non si può dimostrare con la ragione che l’uomo sia libero, ma lo si può provare mediante l’atto di volontà e la percezione che ne ha l’uomo stesso.

La vita monastica e la scelta della povertà

Dopo questa accentuazione della dimensione dell’impegno, può stupire l’attenzione che Salutati dedica al tema della vita monastica. In uno scritto d’occasione il De saeculo et religione, rivolto all’amico Niccolò da Uzzano (1359-1431) in procinto di entrare in monastero, egli mette in luce il valore di questa scelta come rinuncia attiva, accettazione delle prove del mondo, ricerca dell’incontro con Dio. La stessa scelta della povertà viene lodata. Se pure Salutati in molte lettere aveva celebrato i mercanti che trascorrono la loro vita a guadagnare denaro come motivo di grandezza per la città, aveva anche sottolineato come il mercante deve possedere un’etica, fondata sull’onore e sulla parola data: venire meno alla parola data significa ingannare gli altri uomini, ostacolare il commercio, impedire le relazioni sociali. La libertà nei commerci deve andare di pari passo con il mantenimento di un codice di comportamento.
La sete di ricchezza, infatti, può causare la rottura delle amicizie o arrecare una cattiva fama che si ripercuote sulla patria. In questa ottica la nozione stessa di povertà deve essere intesa in modo attento: non è giusto intendere la paupertas, la povertà, che si abbraccia insieme con la vita monastica come inanitas e carentia, ossia come mancanza e bisogno. È solo l’uso comune dei termini che le identifica, perché la paupertas come scelta di vita, è anzi divitiae, ricchezza. Come si può essere poveri se la via che passa attraverso l’abbandono delle ricchezze è quella della perfezione? – sostiene Salutati. In pagine che hanno un forte sapore medievale, per la contrapposizione tra la vita secolare e quella monastica, tra la valorizzazione della ricchezza e la lode della povertà, emerge ancora il tema dell’impegno e dello sforzo che caratterizza la vita activa in Salutati.

La libertà politica

Il pensiero politico di Salutati nasce dalla sua stessa attività di cancelliere. Buona parte delle sue considerazioni ruotano attorno al tema della libertas. Salutati ritiene che Firenze sia erede della libertas romana e debba difenderla contro i nemici, innanzitutto contro i Visconti di Milano, accusati di essere dei tiranni. La libertas è intesa da Salutati in un duplice modo. In primo luogo essa è l’autonomia rispetto a poteri esterni. Una città libera, come Firenze, ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Colophon
  3. Frontespizio
  4. La collana
  5. Introduzione
  6. La filosofia e il recupero della tradizione classica
  7. Umanesimo e filosofia alle soglie del Rinascimento
  8. Piano dell'opera