Madre, santa e regina di Scozia
A cura di Laurel A. Rockefeller
Tradotto da Maria C. Bivona Vexille
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Immagine di copertina: vetrata della cappella di Santa Margherita, presso il castello di Edimburgo.
Vetrata creata da Douglas Strachan, 1922.
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Stemmi araldici (da sinistra a destra):
Casato del Wessex, re Edoardo il Confessore, re Harold II Godwinson, re Guglielmo il Conquistatore, leone rampante di Scozia
“Margerita del Wessex”
Autore Laurel A. Rockefeller
Copyright © 2021 Laurel A. Rockefeller
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Distribuito da Babelcube, Inc.
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Traduzione di Maria C. Bivona Vexille
“Babelcube Books” e “Babelcube” sono marchi registrati Babelcube Inc.
Quest’opera è un testo di narrativa storica, basato su eventi storici realmente accaduti, inerenti la vita di Margherita del Wessex e creato utilizzando fonti storiche dirette ed indirette, commentari e ricerche. I dialoghi ed alcuni eventi, eccetto citazioni provenienti da fonti dirette, sono stati creati e/o ricreati a scopo drammatico, basandosi sui dati a disposizione.
Le fonti consultate sono elencate in coda al testo, la loro interpretazione è prettamente a discrezione dell’autrice ed il loro utilizzo rientra nell’ambito dell’immaginario narrativo, inclusi nomi, eventi e particolari storici.
Un ringraziamento speciale va alla traduttrice Christina Löw per l’aiuto con le fonti in Tedesco e Laura Lucardini per le parti in latino presenti nel libro.
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Si invitano i lettori a consultare le altre biografie a cura di Laurel A. Rockefeller
Gwenllian ferch Gruffydd, la principessa guerriera di Deheubarth
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Hildegard von Bingen
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Diritti d’autore ©2020 Laurel A. Rockefeller
Diritti sulla traduzione © 2021 Laurel A. Rockefeller
Tutti i diritti riservati.
INDICE
Araldica
Prologo
Capitolo primo: L’esilio ungherese
Capitolo terzo: Conquista
Capitolo quarto: Jorvik
Capitolo quinto: Fuga verso Dunfermline
Capitolo sesto: La regina sassone
Capitolo settimo: Santa Margherita
Epilogo
Preghiere in Latino con rispettiva traduzione
Le ore medievali
Cronologia
Letture consigliate e bibliografia
Margherita del Wessex
Re e regine di Alba & Scozia
Storia antica della Scozia e dei pitti
Il casato dei Wessex
Lingua e cultura anglo-sassone
York, Yorkshire, ed il Northumbria
I Normanni
Cristianesimo
Altre risorse
CENNI RIGUARDO QUESTA SERIE
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Araldica
L’aquila del Reichsalder del Sacro Romano Impero.
Duca Guglielmo di Normandia/Re Guglielmo I il Conquistatore.
Re Harold II Godwinson del Wessex
La viverna del casato dei Wessex
Edoardo il Confessore
Leone rampante di Scozia
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Prologo
La bianca torre di Londra si ergeva sulle nebbie del Tamigi, i muri imbiancati di calce ne celavano il vero scopo, simbolo di conquista e dominio sui sassoni ed il loro casato regnante, i Wessex. Un vascello reale si avvicinò alla torre, risalendo il Tamigi. Quattro guardie reali marciarono dalla torre verso il molo, mentre altri due uomini sul vascello si preparavano allo sbarco. Matilde, imperatrice del Sacro Romano Impero, rimetteva piede su suolo inglese, dopo quindici anni d’assenza. Le guardie la scortarono dalle rive del Tamigi alla sala del trono di re Henry.
Inchinandosi, Matilde si trovò finalmente faccia a faccia col padre che aveva visto raramente durante la sua infanzia,“Salve Henrice rege Angliae et Normaniae.”
“Salve Matilde, imperatrix romanorum!” le rispose Henry. “Bentornata, Matilde. Com’è andato il viaggio?” chiese il re.
“Je ne comprends pas. Je ne parle pas Anglais,” rispose Matilde in francese.
Henry si alzò dal trono e disse con durezza, “Non hai risposto alla mia domanda.”
"Deutsch ist meine Muttersprache. Wie sollte es das auch nicht sein? Immerhin habt Ihr mich als dessen Braut an den Hof des Kaisers gesandt - dort bin ich aufgewachsen. Das römisch-deutsche Reich ist meine wahre Heimat. Dort möchte ich leben und sterben, nicht in England und erst recht nicht in London!" replicò Matilde, ancora una volta, con insolenza.
Henry, spazientito, la schiaffeggiò, “Parli come i sassoni!”
"Ich bin die römisch-deutsche Kaiserin,” rispose Matilde mentre si rialzava dopo lo schiaffo, con gli occhi lucidi per la rabbia ed il disprezzo verso il padre.
“Non qui!” ruggì Henry. “Qui sei semplicemente mia figlia e mia erede, qui sei principessa d’Inghilterra e farai come dico io, Matilde.”
Matilde fece fatica ad adeguarsi all’inglese, le sue parole venivano fuori con lentezza ed un forte accento tedesco, francese e latino, “Ich allein – soltanto io, di tutti i figli di mia madre, sono sopravvissuta. Io sono l’unica rimasta in vita dei Wessex, discendente di Máel Coluim Ceann Mhor, e dei normanni, da parte tua. Nessun altro, a parte me, potrà regnare in Inghilterra alla tua morte. Trattami con cura, Henri Roi de Angleterre et de Normandie, senza di me, non potrai più regnare sulle tue terre. Senza di me, non ci sarà più un’Inghilterra normanna.”
Henry la schiaffeggiò nuovamente, “Nessuno, hai capito? Nessuno può mancarmi di rispetto, in Yorkshire, Scozia e men che meno qui, alla mia corte! Tu farai quel che ti dico, sarai una perfetta principessa inglese, con le buone o con le cattive. Non costringermi a tirarti fuori tutta questa spocchia tedesca a suon di ceffoni. Ed ora, ritirati nei tuoi appartamenti privati, e rimanici fin quando non ti manderò a chiamare!” Schioccò poi le dita affinché due guardie l’aiutassero ad alzarsi per scortarla fino alle sue stanze.
“Lo hai sfidato?” chiese Agnes, con un forte accento tedesco, mentre l’aiutava a cambiarsi.
“Mi tratta come se fossi una dei suoi sudditi!” disse Matilde. “Cos’è poi l’Inghilterra? Uno staterello in confronto ai miei possedimenti in Francia. La Normandia è il regno migliore, tutti parlano lo stesso dialetto, qui, invece, ognuno parla un dialetto dialetto diverso. I nobili normanni parlano il normanno e non si curano d’imparare il dialetto dei locali sui quali regnano. Credi che la lingua che parlano a Manchester sia la stessa di quella parlata a Londra? O a Lincoln? O York? O Bristol?
Forse in futuro lo sarà, ma per ora, ognuno parla una lingua diversa, a seconda del popolo straniero che ha maggior influenza in ogni area. Il latino dei romani si mischia col brittonico dei nativi, l’anglo nei territori degli iceni ed in Northumbria, lo juto nel Sussex. Il sassone qui nel sud-est. E tutto questo succedeva prima ancora che i vichinghi invadessero l’Inghilterra. Ognuno di questi popoli parla una lingua diversa, ogni pianta ed animale ha mille nomi diversi. E nonostante tutto questo, mio padre esige che io parli questa stupida lingua fluentemente? Quand’ero bambina, prima che imparassi il tedesco alla corte di Heinrich, l’inglese non mi avrebbe aiutata affatto!”
Agnes l'aiutò ad indossare il bliaut, allacciando i nastri sui fianchi, “Eppure, ti ho sentita parlare in inglese, di tanto in tanto, per esempio, quando i messaggeri di tuo padre sono venuti a corte. Se fosse una lingua così ingarbugliata, come dici, come mai sei riuscita a comunicare con loro senza problemi?”
“Beh, quel che hai sentito è il dialetto del casato di Wessex, che si parla ancora oggi nella nostra corte a sud-est. Ma quanto più ci si allontana dal Wessex, specialmente verso nord, e più sostanziali diventano le differenze. La lingua scritta è tutta un’altra cosa. Per esempio, chiunque è in grado di comprendere l’inglese usato da Beda il Venerabile nelle sue opere, nonostante egli fosse nato a Durham, in Northumbria.’”
“Margherita di Wessex era tua nonna, giusto?” chiese Agnes mentre finiva di allacciare la cintura di Matilde.
“Sì.”
“Ho sentito dire che ha apportato vari cambiamenti nella lingua scozzese.”
“Infatti! Mia madre, Edith Matilda, fu la prima principessa di Alba—o Scozia, se preferisci—ad avere un nome inglese, invece che pittico o gaelico. Mia madre e sua sorella Mary, insieme a tutti i fratelli Edward, Edmund, Ǣthelred, Edgar, Alexander, compreso mio zio David, che adesso è il re, hanno nomi inglesi e parlano un misto d’inglese e pitto-gaelico.
“Per contro, mio zio Donnchadh mac Máel Coluim, che gl’inglesi chiamano Duncan II, ha un nome tipicamente pitto-gaelico, sua madre era la prima moglie di mio nonno, Ingibiorg Finnsdottir, vedova del conte Thorfinn Sigurdsson di Orkney.”
“Sei, quindi, imparentata col conte di Orkney?”
“Indirettamente.”
“Che storia ingarbugliata!” esclamò Agnes.
“Hai ragione!”
“Perché non mi racconti un po’ dei tuoi nonni in Scozia?”
“E perché no?” rispose Matilde sorridendo.
Capitolo primo: L’esilio ungherese
“Veni veni, Emmanuel captivum solve Israel, qui gemit in exsilio, privatus Dei Filio. Gaude! Gaude! Emmanuel, nascetur pro te Israel!” era l’inno che si poteva udire dall’esterno della parrocchia situata nei pressi del castello di Buda, in Ungheria, la mattina di Natale. Mentre padre Dániel pronunciava la sua omelia, la mente di Margherita vagava altrove. A dodici anni, non le riusciva facile rimanere concentrata per tutta la durata della messa, specialmente quel giorno, in quanto, qualche ora prima, aveva notato il disappunto d...