Mi batterò come un leone
Carteggio 1936-1981
Maropati, 1° settembre 1936
Caro La Cava,
ho letto con piacere il suo saggio su Kafka. Di quest’autore ho letto, in una traduzione francese, un frammento di racconto: La Tana che parrebbe pieno di significazioni recondite, ma in fondo è oscuro. Più oscuro ancora era l’articolo di presentazione che lo precedeva: pareva che il critico gareggiasse con l’autore in astruserie allegoriche – e in dubbi amletici.
Non ho letto le opere tradotte in italiano; di solito leggo poco: mi manca il tempo e la possibilità di procurarmi libri.
La sua visita mi sarebbe molto gradita; ma in questo momento mi creerebbe delle preoccupazioni, che, nella mia condizione in seno alla famiglia e con la mia sensibilità curiosa, mi sarebbero penose. Rimettiamola a tempo migliore. Se non avremo occasione d’incontrarci durante l’inverno, nella prossima estate, ci vedremo certamente.
Ho qualche anno più di lei e sono anch’io laureato in legge e iscritto nell’albo dei procuratori di Napoli. Da un anno, per necessità, ho dovuto riprendere l’esercizio della professione; con poca utilità però, perché a Napoli c’è una [parte] di avvocati, e con quanto danno per la mia attività letteraria può immaginare. In questo anno non ho scritto una riga. Ma che farci? Alvaro mi consiglia di trasferirmi a Roma. Ma come fare? Troverei là il modo di procacciarmi i mezzi per vivere?
Cred[a] pure che in questi tempi la vita è penosa. Ho scritto due romanzi, molti racconti e commedie. Tutto inedito ancora. Non conosco nessuno; qualcuno, al quale mi son rivolto, non ha potuto far molto per me. Corrado Alvaro, al quale mi sono rivolto per caso, è stato molto gentile e credo che possa fare qualcosa per me. Se ha occasione di scrivergli, gli ricambi i saluti e gli dica che la sua ultima lettera ha aperto uno spiraglio alla speranza. Avrei intenzione di mandare una commedia a Bragaglia per un esperimento nel suo Teatro degl’Indipendenti. Chi sa se Alvaro lo conosce. Gliela manderei per mezzo suo.
Appena sarà pubblicato qualche mio scritto, glielo manderò. Ora le mando a parte due cosette che ho qui.
Da Napoli le manderò il mio indirizzo.
Coi più cordiali saluti mi creda suo
F. Seminara
Napoli, 15 novembre 1936
Caro La Cava,
La ringrazio della rivista che mi ha mandato. Non ho potuto farlo prima, perché sono stato ammalato.
Ho letto attentamente il suo racconto e l’ho apprezzato, oltre che per lo studio dei caratteri, per quel senso umano che v’è rinchiuso e che per me conta soprattutto. Seguendo il suo consiglio ho mandato in questi giorni a Robertazzi un mio racconto intitolato Tic e Toc. Spero che sarà accettato.
È stata già pubblicata la rivista di Benedetti e Angioletti, della quale mi parlava in una sua lettera?
Se almeno è sicura e prossima la pubblicazione, me lo dica, perché manderò un racconto: Il barroccio che devo solamente riguardare.
Lei mi parla d’una contraddizione che avrebbe trovato nel mio racconto Il grillo e la mula. Intenda quella “bontà” del capraio e degli altri verso la mula in senso ironico, e la contraddizione sparirà.
Credo che non devo restituire la rivista; m...