La costa senza confini. I flussi criminali della regione del Sahel
di Alessandro Locatelli
La costa: così è chiamata quella grande fascia di territorio semi-arido compresa tra il deserto e la savana, che va dall’oceano atlantico fino al corno d’Africa: il Sahel. Una vera e propria linea costiera che segue l’andamento di quel mare di sabbia che è il Sahara. Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad, Senegal, Sudan ed Eritrea sono i Paesi attraversati da questa zona climatica da sempre sottoposta ai capricci delle piogge che alimentano respiro lento e profondo dei grandi fiumi e dei laghi dell’Africa sub sahariana.
Storicamente la forza e la crescita economica del Sahel sono da sempre centrate sugli scambi che hanno garantito la sicurezza e la permanenza dei valichi sahariani nonostante l’insediamento discontinuo e le lunghe distanze tra le aree di sosta delle città-oasi.
Sono numerose le rotte che ancora oggi sono utilizzate per tutti i tipi di commercio (legale e illegale).
Ad esempio, la rotta dei Garamanti o “rotta dei carri” che collega il Mediterraneo al Niger attraverso il Fezzan (via Cirene-Ghadames-Gao); più a sud, un percorso lacustre che segue un tracciato noto come percorso Fula.
In definitiva il Sahel è la zona di confine fra il nord Africa e le regioni tropicali ed equatoriali del continente, punto di congiunzione fra culture, etnie e sistemi economici diversi, e zona di fondamentale importanza per i flussi commerciali di ogni genere. Dalla sponda meridionale del Sahara operano i trafficanti che attraversano il mare di sabbia prima di raggiungere la Libia, il Marocco o la Tunisia e che si affacciano sul mare d’acqua. Potenti gruppi terroristici di ispirazione più o meno islamista, a volte legati ad Al Quaeda altre volte a Daesh, contendono il potere a governi fragili.
La recente crisi libica ha proiettato più a Sud, verso il Sahel, la frontiera meridionale d’Europa caricando questa vastissima regione geografica di un importante valore strategico per il contrasto ai traffici illeciti che finanziano terroristi e criminalità organizzata.
Traffici illeciti e terrorismo
I traffici illeciti tendono a emergere spontaneamente laddove esiste una regolamentazione che incide in maniera consistente sui prezzi o vieta del tutto la distribuzione di un dato bene o servizio.
Con lo sviluppo delle tecnologie e con le nuove dinamiche nei commerci globali, sono cambiati l’ambito geografico, il volume e la gamma di merci scambiate nei mercati illegali. Parimenti è mutata l’entità e la gravità degli impatti negativi che il contrabbando produce a livello sociale, economico e a volte persino politico.
Dunque, in linea generale, il contrabbando può essere definito come uno scambio di un bene o servizio in violazione delle norme che ne regolano il mercato.
Data la natura stessa del contrabbando è assai difficile stimarne il volume d’affari; tuttavia, è possibile individuare quattro tipologie di mercato illecito:
–Merci o servizi di cui è vietata la vendita in un determinato territorio (come narcotici e prostituzione);
–Vendita irregolare di merci regolamentate (beni che violano i diritti di proprietà intellettuale e quelli non conformi agli standard di legge);
–La vendita di prodotti con evasione dell’accisa (come ad esempio le sigarette);
–La vendita di beni rubati (antichità, automobili, elettronica).
Nonostante le convenzioni internazionali che tentano di armonizzare le leggi in materia di contrabbando, esistono ancora notevoli differenze legislative a livello globale, tanto che uno stesso bene può essere considerato di contrabbando da un Paese, ma merce perfettamente accettabile in un altro; molto spesso è proprio tra queste pieghe che si inseriscono le attività illecite.
Tra i fattori trainanti del contrabbando a livello globale è possibile individuarne quattro che sono caratteristici del nostro tempo:
–Una iper-mobilità delle merci a livello globale;
–L’uso diffuso e quotidiano del cyberspazio;
–La sempre maggiore interdipendenza delle economie;
–La crescente urbanizzazione e la densificazione della popolazione.
Il crimine organizzato, adattandosi e sfruttando queste nuove condizioni ha ampliato le sue attività ed è entrato in nuovi mercati, ne ha aumentato i volumi e, come sempre più spesso accade, ha saputo differenziare l’offerta dei traffici diversificando il rischio.
In generale il modello di business che i trafficanti cercano di sviluppare è quello che mira a ottenere sinergie economiche sfruttando le reti nel trasporto di beni o servizi e nel riciclaggio di denaro derivante dai traffici illeciti. Questo modello permette ai trafficanti di entrare in tutti i tipi di traffico illecito, dalle merci contraffatte agli organi umani.
In definitiva la specializzazione dei trafficanti non è più nel prodotto o servizio trattato, ma nella rete che permette di gestire un ampio portafoglio di prodotti e servizi illeciti. Questa trasformazione ha reso molto più flessibili le attività di traffico illegale, e questa grande capacità di adattamento mette in difficoltà i governi che al contrario hanno, per loro stessa natura, una maggiore rigidità.
La continua crescita del volume globale degli scambi commerciali è supportata da reti interconnesse che coinvolgono la navigazione, le linee aeree, le ferroviarie e le reti stradali, i flussi di informazioni, le telecomunicazioni e i sistemi di pagamento. Questi sono tutti elementi che consentono una maggiore mobilità di persone, merci, capitali e dati.
Se da un lato si è assistito a una crescita costante del volume e del valore degli scambi internazionali, d’altra parte non c’è stata una pari crescita morale e civile rispetto ai prodotti contrabbandati, inoltre non si è assistito a una pari crescita delle forze messe in campo per il contrasto alle attività criminali diffuse in tutto il mondo. Le forze di polizia si devono dunque continuamente confrontare con la velocità dei flussi e il volume crescente degli scambi globali.
Una panoramica sui principali traffici che finanziano il terrorismo
Quando si parla di traffici illeciti, il tema ricorrente è il concetto di arbitraggio, cioè approfittando di una differenza di prezzo tra due o più mercati, il commercio illecito si riduce a procurarsi un prodotto a basso prezzo e gestisce il suo trasporto e/o stoccaggio fino a quando non viene venduto a un prezzo più alto. Questo vale tanto per le sigarette, quanto per le vite umane.
Il contrabbando di tabacco
Il commercio illecito di tabacco implica una pluralità di reati che comprendono la contraffazione, il contrabbando, l’evasione fiscale, ma soprattutto costituisce una fonte finanziaria per attività terroristiche.
Questo genere di contrabbando presenta alti margini di profitto e un basso grado delle sanzioni penali. Per queste sue caratteristiche è grandemente appetito da tutte le organizzazioni che hanno intenzione di espandere e di differenziare il proprio ambito operativo.
Il traffico di prodotti del tabacco è dunque un’attività con cui tutte le organizzazioni criminali e terroristiche tendono a confrontarsi, e tutte si comportano come attori economici alla ricerca del massimo profitto. Sono molto frequenti i sequestri di sigarette trasportate in imbarcazioni che trasportano anche piccoli gruppi di migranti provenienti dalla Tunisia.
Commercio illegale di idrocarburi
Le organizzazioni terroristiche usano le risorse naturali quali mezzo per accrescere i loro finanziamenti controllando un’ampia varietà di materie prime come gas, greggio, diamanti, oro.
Esistono metodologie differenti riguardo il furto del petrolio lavorato, da quelle più semplici, come la sottrazione o la contraffazione, a quelle più complesse, come l’organizzazione di operazioni marittime sofisticate che coinvolgono un network altrettanto articolato.
Il contrabbando di petrolio e idrocarburi in generale è un’attività in cui si incrociano economia criminale ed eco...