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«Un libro su un tema vitale per passare dalla politica del disgusto a quella dell'umanità.» (Martha C. Nussbaum) «Prima di fare qualunque dichiarazione sulle persone omosessuali, leggete questo libro.» (Stefano Rodotà). Una volta erano discriminati per la loro devianza. Oggi perché chiedono di essere normali. Come mai gli omosessuali, storicamente marchiati come peccatori, invertiti o malati mentali, vogliono adottare quell'ordine familiare che tanto ha contribuito alla loro sfortuna? Essere gay o lesbiche non è un merito né un demerito. Eppure la dimensione affettiva di milioni di persone in Italia è tuttora sacrificata. La mancanza di una legge che ne salvaguardi la cittadinanza e i diritti dei loro affetti genera umiliazione, sofferenza, paura. E alimenta l'omofobia sociale, fino a spingere qualcuno a dire che «di questo passo, si sposeranno anche le scimmie». Non servono anatemi o concessioni. Serve un pensiero capace di sostenere una trasformazione antropologica. Serve una legge che garantisca, nel rispetto reciproco, la pluralità dei valori di tutti. Perché, come ha detto Barack Obama il 9 maggio 2012, «le coppie dello stesso sesso devono potersi sposare».

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Informazioni

Anno
2013
ISBN
9788865763063
Categoria
LGBT Studies

1. Etero/Omo

Noi chiamiamo contro natura quello che avviene contro la consuetudine; non c’è niente se non secondo essa, qualunque cosa sia. Che questa ragione universale e naturale cacci da noi l’errore e lo stupore che ci arreca la novità.
MICHEL DE MONTAIGNE, 1582
Il termine «omosessuale» è stato inventato nel 1869 dallo scrittore ungherese Károly Mária Kertbeny (1824-1882) che lo usò in un pamphlet anonimo contro l’introduzione da parte del ministero della Giustizia prussiano di una legge che puniva gli atti sessuali tra persone di sesso maschile. Non che prima non ci fossero «pederasti», «erastés», «eròmenoi», «sodomiti», «catamiti», «ganimedi», «uranisti», «invertiti», «lesbiche», «tribadi». Sono sempre esistiti, e sono stati oggetto di testi letterari, giuridici, religiosi. Ma è solo verso la fine dell’Ottocento che il mondo occidentale viene diviso in omo- ed eterosessuali. Anche il termine «eterosessuale», infatti, ha natali recenti (1868): viene inserito per la prima volta nel Nuovo dizionario internazionale Merriam-Webster come termine medico per indicare una «passione sessuale morbosa per una persona del sesso opposto», ma nella Seconda edizione del 1934 diventa una «manifestazione di passione sessuale per una persona del sesso opposto; sessualità normale».
L’idea di un orientamento sessuale tendenzialmente stabile e in grado di influenzare lo sviluppo psicologico è figlia della medicina di epoca vittoriana. Così, grazie alla scienza, «l’omosessuale» debutta sulla scena sociale. Lo racconta Michel Foucault in Storia della sessualità, in un famoso passo in cui sottolinea come l’interesse scientifico positivista per la varietà dei comportamenti sessuali umani abbia implicato «una specificazione nuova degli individui. Fino ad allora, la sodomia, quella degli antichi diritti civile o canonico, era un tipo particolare di atti vietati; il loro autore ne era soltanto il soggetto giuridico. L’omosessuale del XIX secolo, invece, diventa un personaggio: con un passato, una storia, un’infanzia, un carattere, un modo di vivere».
Nel passaggio dallo «stato religioso» allo «stato terapeutico», ciò che appare naturale (l’eterosessualità) finisce con il diventare normale, e quindi normativo. L’omosessualità non è più una pratica immorale, ma una condizione psico(pato)logica. Il sodomita non è più un peccatore, ma il rappresentante di una «specie deviata»: gli omosessuali.
Con Sigmund Freud l’eterosessuale e l’omosessuale fanno la loro definitiva comparsa in pubblico. Su questo tema il padre della psicoanalisi mostra un atteggiamento duplice. Se da una parte patologizza l’omosessualità come una forma di immaturità psichica e una fissazione nello sviluppo psicosessuale, dall’altra afferma che «non può essere classificata come malattia», ma come «variante della funzione sessuale»; che l’«inversione» si trova in persone che «altrimenti non rivelano gravi deviazioni dalla norma»; «che anche la sessualità normale si fonda su una limitazione nella scelta dell’oggetto» e che «l’impresa di trasformare un omosessuale pienamente sviluppato in un eterosessuale non offre prospettive di successo molto migliori dell’impresa opposta».
Di volta in volta considerate un comportamento da organizzare socialmente, un peccato, un vizio, una patologia, oggi le omosessualità (eliminate a partire dal 1973 dal DSM, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali dell’American Psychiatric Association) sono definite dall’Organizzazione mondiale della sanità come una variante naturale del comportamento sessuale umano, modulate da variabili biologiche, genetiche, psicologiche, politiche, storiche e culturali.
Dopo aver ricevuto l’attenzione della scienza, verso la fine del XX secolo gli omosessuali iniziano a ricevere anche quella del mercato. E anche per questo possiamo dire che gay e lesbiche sono, nel bene e nel male, figli del nostro tempo. E colpisce, ma non stupisce, che società sempre più «omosessualizzate» nei canoni estetico-consumistici, possano ospitare derive omofobe. Le pubblicità di Armani e di Dolce e Gabbana, e i «personaggi gay» delle fiction tv, convivono con i lazzi di Calderoli («La civiltà gay ha trasformato la Padania in un ricettacolo di culattoni. […] Qua rischiamo di diventare un popolo di ricchioni»). Battute che riecheggiano sinistre dichiarazioni già sentite: «Se questo vizio continua a diffondersi senza che noi possiamo combatterlo, per la Germania sarà la fine» (Heinrich Himmler, 1937).
Le espressioni culturali e di conseguenza le posizioni giuridiche delle persone che hanno comportamenti omosessuali o si identificano come gay o lesbiche variano enormemente nelle diverse parti del mondo e nelle diverse epoche, rimanendo argomento di notevoli controversie.
La divisione etero/omo esiste davvero oppure è un’invenzione della scienza moderna? La risposta più plausibile mi sembra questa: alcune persone sono maggiormente o esclusivamente attratte (romanticamente, eroticamente) da persone dello stesso sesso; altre sono maggiormente o esclusivamente attratte da persone dell’altro sesso. Perché questo accada non è stato ancora spiegato in modo soddisfacente, e probabilmente si tratta della combinazione di volta in volta imprevedibile di una serie di fattori biologici, psicologici e ambientali. Il modo di descrivere e denominare l’orientamento sessuale e affettivo è tuttavia storicamente specifico. In questo senso, i termini etero/omo stanno a significare modi culturalmente determinati di nominare, valutare e organizzare socialmente i desideri e i legami che da essi derivano.
Havelock Ellis (1859-1939), uno dei pionieri degli studi sulla sessualità umana, diceva: «Omosessualità è un termine barbaramente ibrido del quale non mi assumo alcuna responsabilità» (è infatti maccheronicamente composto da un prefisso greco e da una radice latina). Alla coppia terminologica etero/omo dobbiamo riconoscere però una certa comodità e consuetudine linguistica. Farne a meno è difficile, a riprova di come il linguaggio condizioni, e spesso costruisca, la realtà.
L’omosessuale – racconta uno degli intervistati da Marzio Barbagli e Asher Colombo in Omosessuali moderni – nell’immaginario infantile era solo quello molto visibile: negli anni sessanta era il travestito, era la checca esagerata, e infatti mi ricordo che quando io chiesi che cosa voleva dire finocchio a un mio compagno, lui mi disse: «Sono quegli uomini che credono di essere donne», e allora io mi sono detto: «Bene, allora io non sono finocchio»… cioè la definizione non mi è stata data in base all’oggetto del desiderio, bensì in base all’identità e soprattutto all’esternazione più esteriore di questa cosa. E siccome io non mi mettevo il vestito con le piume né ambivo a farlo allora mi sono detto che non ero finocchio. Se invece mi fosse stato detto che erano finocchi quelli a cui piacevano le persone dello stesso sesso, probabilmente, io già a dodici anni potevo cominciare a pensare di esserlo.
Credo – dice un’altra intervistata – di aver conosciuto il significato della parola «lesbica» abbastanza presto, forse intorno ai dieci, undici anni, perché con i miei amici si parlava ogni tanto di sesso a livello di nozioni elementari, sulla base di parole sentite da fratelli o ragazzi più grandi, e di aver ottenuto conferma e chiarificazione consultando il dizionario; non è stata una gran rivelazione, tranne per il fatto che ho visto che il mio modo di essere aveva un nome e una definizione nel linguaggio. I miei sentimenti li avevo già decodificati da un pezzo.
So di preciso – scrive Mario Fortunato in Amore, romanzi e altre scoperte – quando ho sentito per la prima volta la parola «omosessuale». È stato a Cirò, in Calabria, il paese in cui sono nato. Avevo sei anni […] Sulla piazza, un gruppo di uomini (ma a ripensarci adesso, non avranno avuto più di venti-venticinque anni) chiacchierava rumoroso di donne e di sesso. […] Ascoltavo senza capire un granché: ero un bambino piuttosto ingenuo e in materia di sesso completamente tonto.
Poi qualcuno di quegli uomini pronunciò la parola omosessuale. Mi colpì perché era una parola lunga, composita e mai sentita prima. L’uomo, che stava vantando le proprie capacità amatorie, disse più o meno: «A me le donne piacciono tutte, perché io sono troppo omosessuale». Intendeva dire, credo, un uomo dalle spiccate capacità sessuali. Da allora, e per un certo numero di anni, esclusi nella maniera più assoluta di essere omosessuale.
Che il lettore non me ne voglia se mi sorprenderà a usare, in mancanza di meglio, una terminologia che al tempo stesso critico. Cercherò almeno di usare un cauto plurale: le omosessualità, le eterosessualità. Del termine «gay» parleremo tra poco.
Quando alla sessualità adattiamo categorie di pensiero e di linguaggio come quelle di etero/omo dobbiamo farlo in modo consapevole. Se non vogliamo imporre la nostra visione moderna ad altre culture del passato o del presente, è bene che ci domandiamo quali espressioni e quali concetti le persone di una data epoca o di una data cultura utilizzano in riferimento alle relazioni affettive e sessuali tra uomini e tra donne (Lingiardi, 1997). La lettura binaria etero/omo ci fa capire ben poco della sessualità dei greci e dei romani, degli indiani d’America, dei samurai giapponesi o dei popoli mediterranei. Cercare analogie, per esempio, tra l’omosessualità nel mondo arabo preglobalizzato e l’omosessualità in una capitale europea contemporanea può essere fuorviante. Allo stesso modo, ipotizzare l’universalità del comportamento eterosessuale significa applicare un termine obbligato a una varietà enorme di attività prodotte nel contesto di sistemi sessuali e di genere quanto mai disparati.
Per quanto riguarda le relazioni amorose, i Cretesi hanno un costume assai particolare. In effetti, non è attraverso la persuasione che gli amanti riescono a conquistare quelli a cui dedicano le loro assiduità, ma attraverso il rapimento […] Essi giudicano degno di essere amato non il ragazzo più bello, ma colui che si distingue per il suo coraggio e la sua correttezza. Dopo avergli dato il benvenuto e consegnato i suoi doni, l’innamorato gli fa lasciare l’abitato e lo conduce in un luogo a sua scelta […] Quanto al ragazzo, egli sacrifica il bue a Zeus ed offre un banchetto a coloro che lo hanno ricondotto. Poi fa una dichiarazione pubblica sul rapporto che ha avuto col suo amante, nella quale dice se ne è soddisfatto o no, poiché la legge specifica che, se è stato vittima di violenze nel corso del rapimento, ha il diritto di chiederne riparazione in questa circostanza e di essere sottratto al suo potere […]. (Strabone, Geografia, X, 4, 21)
Una volta riposava – era giorno – ed era adagiato su un lato, sulla manica della veste del sovrano. Questi voleva alzarsi, ma Xian non si era ancora svegliato. Allora, non volendo scuoterlo, l’imperatore tagliò la manica e quindi si alzò: a tal punto arrivava il suo amore! (Racconto cinese sulla vita del favorito Dong Xian, I secolo d.C.)
Non esistono le regole – dice Emanuela –. Adesso io sono la cuoca, perché a me piace molto. Claudia è addetta ai bucati, alle lavatrici, all’aspirapolvere. Però non c’è una divisione netta. Del reparto cucina mi occupo io. Lei ha sempre stirato. La spazzatura la portiamo fuori tutte e due. Delle bollette mi occupo io, ma con poca precisione. (in Barbagli e Colombo, 2007)
Quello delle omosessualità è un universo complesso di cui il soggetto gay e lesbico contemporaneo e occidentale è una specifica e consistente popolazione. La battaglia per il riconoscimento dei diritti civili è un fatto storico che riguarda soggetti la cui identità sociale si definisce anche attraverso l’orientamento sessuale e la sua visibilità. Oggi non può che essere così. E domani? Vinta questa battaglia di civiltà, cosa ci attende? Il binarismo etero/gay è l’unica evoluzione possibile delle future identità sessuali? Quali saranno le ricadute sul mondo non occidentale dei diritti conquistati dall’«Internazionale Gay», come la definisce polemicamente Joseph Massad, intellettuale palestinese, docente alla Columbia University e autore di Desiring Arabs (2007)? E quanto peserà, nello sviluppo delle sessualità nei paesi musulmani, l’accesso alle realtà (e alle virtualità) umane e politiche che internet rende disponibili in modo globale? E l’opzione «queer», così elegante, avrà un futuro anche nelle vite degli individui oltre che nei dipartimenti accademici?
Volendo trovare riferimenti colti, ma anche storicamente fuorvianti, al tema delle unioni civili tra persone dello stesso sesso, potremmo rivolgerci, tra le varie fonti, al rito cretese antico dell’arpaghé, a quello cristiano medioevale dell’adelphopoiesis (che lo storico John Boswell riconduce al modello dell’amicizia benedetta dei santi Sergio e Bacco), all’unione two-spirit degli indiani nativi d’America o allo spusarizio masculino descritto da Abele De Blasio, allievo di Cesare Lombroso, nella Napoli di fine Ottocento:
Il luogo del sacrifizio è quasi sempre qualche lurida locanda, dove in giorno ed in ora stabilita si fa trovare l’amante, qualche sonatore di organetto e chitarra ed una schiera di ricchioni, che fan corona alla timida… «fanciulla». Dopo un balletto erotico, il più provetto della… materia augura alla felice coppia la buona notte; ma la sposina, prima di lasciar partire gl’invitati, distribuisce loro i tradizionali tarallucci.
Sostenere che le unioni omosessuali del passato in forma di «matrimonio» prefigurino i moderni matrimoni gay e lesbici significa forzare la storia. Inoltre, se i legami eterosessuali appartengono da secoli alla struttura sociale, il mondo gay lesbico contemporaneo è ancora in parte legato a quello che potremmo chiamare un suo stato aurorale. Per esempio, la dimensione mitica e selvatica dell’omosessualità, con tutto il potere attrattivo/distruttivo dei luoghi archetipici, appartiene al passato prossimo.
Io sono innamorato […] – scrive il padre della poesia moderna americana Walt Whitman – degli uomini che crescono fra il bestiame o hanno sapore d’oceano o di bosco, di chi costruisce le navi e le governa, rotea asce e mazze, guida i cavalli, per settimane intere potrei mangiare e dormire con loro.
La mano casta e odorosa di ferro / baciavo… E poi dall’officina un grido / lungo veniva a rapirmi la mano. (Penna, Poesie, 1989)
Non parlarono mai della cosa, lasciavano che accadesse, dapprima solo nella tenda di notte, poi in pieno giorno con il sole caldo che picchiava, e la sera nel bagliore del fuoco: spiccia, rude, con risate e grugniti, i rumori non mancavano, ma senza mai farne mezza parola salvo una volta che Ennis disse: «Mica sono un finocchio» e Jack subito: «Neanch’io. Mai capitato prima. Riguarda solo noi». C’erano solo loro sulla montagna, a volare nell’aria euforica e pungente, a guardare i dorsi dei falchi e le luci striscianti dei veicoli sulla piana in basso, sospesi al di sopra delle cose di tutti i giorni e lontani dai latrati domestici dei cani di fattoria nelle ore buie. Si credevano invisibili. (Proulx, I segreti di Brokeback Mountain, 1998)
«Preferire gli uomini» ed «essere gay» sono due cose molto diverse. La nostalgia per un’epoca in cui lo Stato aveva meno voce in capitolo sull’organizzazione della sessualità è una delle comprensibili ragioni per cui molti uomini e donne omosessuali non vedono poi così di buon occhio l’arrivo, ancorché benevolo e tutelare, dello Stato e della legge nelle loro storie d’amore. Un passaggio generazionale che una battuta del film di Ferzan Ozpetek Saturno contro coglie con gusto. Al funerale di un ragazzo gay, una signora sulla cinquantina domanda a un amico, anche lui di mezza età, del defunto: «Anche lei è così?». «Così come?» «Come loro, come lui insomma.» «Addolorato?» «No… Gay!» «Gay io? No, io sono frocio.» «Ah ecco. Ma non è la stessa cosa?» «Sì, ma io sono all’antica.»
Un passaggio generazionale attraversato, tra l’altro, dalla linea di confine che separa la vita amorosa prima e dopo l’Aids, i cui anni più bui (per tutti, ma soprattutto per le comunità gay) hanno probabilmente accelerato l’avvento di un immaginario omofamiliare.
All’inizio era soltanto dimagrito, si sentiva solo un po’ male, disse Max ad Ellen, e non prese appuntamento con il suo medico, secondo Greg, perché riusciva a continuare a lavorare più o meno allo stesso ritmo, smise però di fumare, fece notare Tanya, il che lascia pensare che era spaventato, ma anche che voleva, ancor più di quanto lui stesso sapesse, star bene, o star meglio, o magari semplicemente recuperare qualche chilo, disse Orson… E fu mentre era ancora a casa, a rimettersi in forze, a sottoporsi al trattamento settimanale… che giunsero le brutte notizie riguardo a due lontani conoscenti, uno a Houston l’altro a Parigi, notizie che vennero intercettate da Quentin con il pretesto che avrebbero soltanto potuto deprimerlo, ma Stephen sostenne che era sbagliato mentirgli, per lui era così importante vivere nella verità; e...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Prefazione, con una riflessione sul matrimonio
  3. 1. Etero/Omo
  4. 2. Omofobie
  5. 3. Minority stress
  6. 4. Famiglie
  7. Glossario
  8. Bibliografia
  9. Appendice 1: L’omosessualità viene derubricata dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM)
  10. Appendice 2: Le «terapie» riparative
  11. Appendice 3: Matrimonio, genitorialità e salute mentale
  12. Appendice 4: Omosessualità e omofobia in Europa e nel mondo
  13. Appendice 5: Contrastare il bullismo omofobico
  14. Appendice 6: Affetti e diritti
  15. Ringraziamenti