Aut aut 333 - Enzo Paci. Architettura e filosofia
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Aut aut 333 - Enzo Paci. Architettura e filosofia

  1. 205 pagine
  2. Italian
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Enzo Paci: architettura e filosofiaPaci: Cinque scritti sull'architetturaSpivak: Risistemare i desideriBauman: Vittime collateraliWahl: Foucault e LacanDal lago: Lettera sulla consulenza filosofica

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Informazioni

Anno
2012
ISBN
9788865761595
Materiali
“Il cuore della città” [1954]
ENZO PACI
La fondazione di una città era, già per Giambattista Vico, la configurazione di uno spazio umano tagliato nella ingens sylva della barbarie. Uno spazio umano con un suo tempo, il tempo della societas, il tempo “associativo” che caratterizza “la città e il concetto di cittadino, in antitesi a quello di contadino”.1 José Luis Sert, impostando il problema del “cuore della città”2 riprende in fondo il tema vichiano e weberiano. Lo spazio cittadino, scrive Sert, è uno spazio ben diverso dallo spazio di Einstein: nasce quando l’uomo si distingue dalla natura e si oppone al “cosmo geobotanico” costruendo quello che Ortega y Gasset definisce uno “spazio civile”.3 L’impostazione del problema che pone la città in antitesi alla natura e alla campagna è solo parzialmente accettabile, come vedremo nella conclusione di questo scritto.
Fin dal Congresso di Francoforte (1929) i CIAM riconoscono che l’architettura non è separabile dall’urbanistica. Progettare un edificio “separato” non è possibile: lo studio dell’abitazione, imponendo l’esame del terreno, dei servizi comuni, della circolazione (Bruxelles, 1931), si amplia, necessariamente, nello studio della città nel suo insieme (Carta d’Atene, 1933). Si tratta di un punto di vista antiseparatistico che nega, quindi, almeno implicitamente, una netta separazione della città dalla natura aperta non ancora delimitata. Nonostante l’origine della città, nella quale la societas si presenta come qualcosa di chiuso, di protetto (ben rappresentato dalle strutture medioevali della “guarnigione” e della “fortezza”) la “città mercato”, per esempio, costringe la città chiusa ad aprirsi e l’apertura è fondamentale per il carattere sociologico dell’unione cittadina.4
La città è di fatto un punto di incontro tra il chiuso e l’aperto, tra la delimitazione e la relazione. Il suo cuore, come ogni cuore, non ha soltanto un movimento centripeto di diastole, ma, contemporaneamente, un movimento centrifugo di sistole. Ha un movimento di aspirazione dall’esterno verso un centro ma ha anche un movimento di espansione dal centro verso l’esterno. La città è un nodo di rapporti, un momento focale della relazione. Un’insistenza troppo marcata sul carattere centripeto del cuore può compromettere l’impostazione del problema. Il cuore di una città, in quanto centro di relazione, non può ammettere un dualismo troppo radicale tra città e natura, tra misura umana e misura cosmica. Una problematica di questo tipo è quella che sottostà alla discussione sulla decentralizzazione (la città giardino) e la ricentralizzazione. Sert sembra insistere soprattutto sulla ricentralizzazione: “Per favorire questo processo bisogna edificare nuovi centri comuni per i cittadini, nuovi cuori della città”.5
Se concepiamo il cuore della città come un momento focale della relazione la sua problematica si lascia inserire in modo molto interessante in una prospettiva filosofica di tipo relazionistico, sia che la relazione venga intesa in senso sociale sia che si intenda come relazione tra civiltà e natura o tra uomo e cose. Certamente, da questo punto di vista, il contributo di Jacob Berend Bakema è di decisiva importanza. Bakema insiste sul valore relazionale del cuore (un cuore può essere anche un cimitero, “un luogo in cui la separazione tra la vita e la morte si è trasformata in un meraviglioso legame”6). “Vi sono momenti nella vita – continua Bakema – in cui sparisce la separazione tra l’uomo e le cose: in questi momenti scopriamo il miracolo della relazione.” E aggiunge: “Lo sviluppo della scienza ha dimostrato che le cose che vediamo in natura e nell’arte non sono in realtà quelle che vediamo. Ogni giorno scopriamo che le uniche cose che esistono sono le relazioni, e forse si può anche dire che lo scopo della vita è quello di diventare consapevoli dei principi fondamentali di una vita completa di relazioni”. Il mondo al quale si contrappone il punto di vista relazionistico è il mondo della chiusura del possesso: “L’etica dell’avere e del possedere gettò la gente in una vita confusa: le cose diventarono più importanti del loro rapporto e nella stessa città non fu più possibile creare qualcosa che esprimesse chiaramente il valore della relazione”. E a proposito del cuore della comunità di Rotterdam (Gruppo Opbouw dei CIAM): “Speriamo di aver condotto la nostra opera in modo che la gente che abita nella nostra comunità non abbia il senso della solitudine, e in modo che essa, per mezzo della propria attività, possa scoprire la luce di un nuovo valore. È il valore di una relazione umana caratteristica del mondo nel quale viviamo...”.7 Il punto di vista di Bakema è in perfetto accordo con il relazionismo, con una filosofia, cioè che combatte ogni concetto sostanzialistico dell’essere e concepisce la realtà come un processo organico e relazionale.8
In quanto momento focale di relazione il cuore della città è un problema sociale nel quale si congiungono strettamente il progetto architettonico e il piano urbanistico. Il problema sociale è in gran parte un problema di comunicazione umana e di liberi rapporti in funzione antitetica alla comunicazione spesso condizionante e meccanicizzata della radio, del cinema, della televisione. Alla comunicazione meccanicizzata si contrappone l’organismo comunitario originale e spontaneo, che si esprime, gradualmente, nella famiglia, nel villaggio, nella borgata rurale, nell’agglomerato residenziale, nel quartiere, nelle parti componenti della metropoli. Il programma del gruppo Mars per l’VIII Congresso dei CIAM aveva notato: “Per ciascuno di questi gradi (famiglia, villaggio ecc.) si richiede la creazione di uno speciale ambiente fisico nel quale possa manifestarsi in modo concreto il senso della comunità. È questo il cuore fisico della comunità, il suo nucleo, il suo nocciolo”.9
Il cuore oltre che un momento focale di relazione è, dunque, anche un centro che si oppone a una comunicazione meramente esterna, è un nucleo spontaneo e “organico”. Il termine “organico” va inteso sopratutto in senso antimeccanicistico: ha lo stesso significato che ha in Whitehead la filosofia del processo “organico” della vita in quanto contrapposta a un concetto del processo nel quale, come direbbe Giedion, la relazione causa-effetto è fissata deterministicamente secondo il modello classico di Newton. Scrive giustamente Giedion: nella prospettiva classica “la storia era semplice e così pure la fisica: causa ed effetto in storia, causa ed effetto in fisica, causa ed effetto in psicologia. Le scienze fisiche, per prime, hanno abolito questa legge, e oggi siamo costretti a riconoscere che la relazione che intercorre tra il cuore della città e la struttura sociale […] non è così semplice. Non sempre infatti questo rapporto obbedisce alla legge di causa ed effetto”.10 In altre parole, noi diciamo, il processo storico è processo in un campo di possibilità, sia pure limitate da dati condizionanti: proprio questo fa sì che il processo stesso non sia necessaristicamente rigido ma organico. Senza l’organicità e la possibilità non si spiega la vita così come non si spiega l’arte. Michelangelo, col Campidoglio, coglieva il senso di una libertà perduta ma esprimeva, insieme, una possibilità sempre valida per il futuro, anche se non realizzabile nella sua situazione storica. “Quello che Michelangelo – scrive Giedion – ha voluto rappresentare nella sua Area Capitolina è la sconvolgente irrazionalità degli eventi storici e l’enigmatica mancanza di relazione diretta tra causa ed effetto”.11
Una concezione organico-relazionistica del processo storico è certo più vicina a una visione del mondo orientata in senso genetico-biologico-evoluzionistico che a una concezione meccanicistica. È ciò di cui si è reso profondamente conto George Scott Williamson che si richiama a un concetto di processo evolutivo orientato verso la libertà, o meglio, verso un ordine che è la libertà e cioè armonia relazionale.12 La legge del cosmos, che si riflette nella costruzione architettonica, secondo Williamson è una totalità pluralizzata e cioè una totalità di tipo organico. Con notevole penetrazione Williamson nota che un punto di vista di questo genere sostituisce il “come” al “che cosa”,13 la modalità del processo e del comportamento alla staticità della sostanza, la relazione organica all’irrelazionalità dell’essere. In tal modo Williamson si pone su un piano rigorosamente relazionistico poiché è caratteristica del relazionismo la sostituzione di una logica del “come”, o “logica modale”, a una logica sostanzialistica e meramente formalistica.
La forma fisica del cuore della città deve non solo esprimere il senso della comunità ma rendere possibile una libera comunità organica, una nuova vita cittadina, deve essere, quindi, una forma che si determina in funzione di rapporti spontanei e aperti di comunicazione. “L’architetto urbanista può soltanto – scrive Sert – aiutare a costruire la cornice o il vaso entro il quale si dovrà svolgere la vita della comunità”, perché l’effettiva possibilità di una comunicazione libera e democratica dipende da una data struttura sociale. Sert aggiunge, però, che la creazione di centri o cuori, non può “dipendere dalla speculazione privata perché essi sono necessari alla città e alla nazione”. Sarebbe erroneo, tuttavia, credere che le forme del vaso, o della cornice, siano socialmente irrilevanti. La forma, in quanto funzionale, determina delle condizioni possibili e richiede quindi un modo di vivere piuttosto che un altro. Le forme degli spazi e dei gruppi di edifici, nota Sert, “potrebbero essere l’espressione della nostra cultura, delle nostre conoscenze tecniche e soprattutto di un nuovo modo di vivere”.14 Si deve qui insistere sul significato del termine “espressione”. Esprimere, in architettura, un nuovo modo di vivere, non è un fatto passivo ed è qualcosa di più di una suggestione. Un nuovo edificio, di cui la struttura è in contrasto con strutture di fatto esistenti, e tipiche di situazioni sociali superate, è l...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. L’USO DELLE PAROLE
  3. MATERIALI
  4. VICINO/LONTANO
  5. LACAN E DINTORNI
  6. CONSULENZA FILOSOFICA