La foto di copertina è di Gianni Greguoli
© 1959, 2017 Archivio Greguoli Venini
© 2020 Iacobellieditore®
Prima edizione elettronica: Maggio 2020
Prima edizione stampa: Ottobre 2017
Tutti i diritti riservati
www.iacobellieditore.it
isbn elettronico 978-88-6252-615-9
isbn stampa 978-88-6252-391-2
GIAN FRANCO REVERBERI
LA TESTA
NEL SECCHIO
TENCO, PAOLI, LAUZI,
CIAMPI, DALLA
LE MIE FIGIUATE*
IN COMPAGNIA DEI CANTAUTORI
*figiuate: ragazzate
Prefazione di Maurizio Becker
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Prefazione. La Storia passa di qui
“Per creare bisogna essere innamorati, non importa se l’amore è rivolto verso una persona o verso qualsiasi altra cosa: l’importante è essere sempre innamorati. Certo, in amore è bello essere ricambiati e anche la musica ogni tanto ti dovrebbe ricambiare regalandoti qualche successo; personalmente non mi lamento. Noi, parlo della nostra generazione, abbiamo avuto la fortuna di capitare al momento giusto nel posto giusto”.
Gian Franco Reverberi è un nome che pesa molto, nella storia della grande canzone d’autore italiana. Anzitutto, è una persona seria su cui nessuno ha mai avuto nulla da ridire. Un galantuomo, come si diceva una volta. Uno che “quando parla ti guarda negli occhi”, come ebbe a osservare qualcuno in occasione del suo colloquio di assunzione alla CGD. Ma c’è molto di più: Reverberi è un musicista di non comuni capacità e rarissima intelligenza. I più giovani hanno probabilmente sentito per la prima volta il suo nome nel 2006, quando il duo soul Gnarls Barkley di Atlanta sbancò le classifiche internazionali con un potentissimo pezzo intitolato Crazy – come si scoprì, quel beat così eccitante che stava facendo ballare mezzo pianeta portava la firma di Gian Franco Reverberi e di suo fratello Gian Piero ed era stato scelto da un’incisione di quasi 40 anni prima. In quel periodo, Reverberi stava combattendo con un problema molto prosaico, ma potenzialmente devastante: il suo studio-laboratorio si era allagato e tutto ciò che vi era custodito rischiava di diventare inutilizzabile. Occorreva agire subito, evitare la catastrofe: lì, fra quelle casse che ora galleggiavano in un’acqua putrida e maleodorante, c’erano anni e anni di appunti, ricordi, spartiti, registrazioni. Una vita in musica che rischiava di sparire, dall’oggi al domani. Probabilmente fu proprio in quei giorni concitati e surreali, vissuti da un lato nell’eccitazione del revival scatenato dal successo planetario di Crazy, dall’altro nell’angoscia di vedere i suoi preziosi archivi in pericolo, che Reverberi maturò per la prima volta l’idea di mettersi a scrivere la sua storia e tramandare alle generazioni future la sua esperienza. Ma non si trattava di un compito semplice, perché la storia di Reverberi è lunga e densa di incontri fatali, incroci, scommesse e avventure. Fu lui ad accendere la scintilla di quella che all’inizio degli anni 60 fu la prima vera generazione cantautorale italiana, fu lui a portare da Genova a Milano personaggi come Gino Paoli, Bruno Lauzi, Luigi Tenco. Fu lui a ricordarsi di un livornese allampanato con cui aveva fraternizzato durante il servizio di leva, Piero Ciampi, e a offrirgli l’opportunità di incidere il suo album d’esordio. E fu sempre lui, una volta approdato alla RCA Italiana, a occuparsi di un esplosivo talento destinato a un luminoso futuro: Lucio Dalla. Spesso confuso (con suo grande spasso) con l’altrettanto famoso fratello Gian Piero (il celebrato arrangiatore di Fabrizio De André, New Trolls, Mina e Lucio Battisti, il geniale inventore del Rondò Veneziano), Gian Franco Reverberi è un uomo di musica di prim’ordine, ma anche una persona schiva e incline a lavorare nell’ombra, lontano dalla ribalta. Per questi motivi, in realtà nessuno credeva che questo libro avrebbe mai visto la luce. C’è voluto il suo tempo. Perché si decidesse a completare e finalmente pubblicare il racconto della sua incredibile avventura nella musica, sono stati necessari lunghi anni di riflessioni, di pagine meditate, scritte, strappate e poi riscritte da capo, di dubbi e ripensamenti. Poi però, per nostra fortuna, il Maestro ha rotto gli indugi e spalancato lo scrigno dei suoi ricordi. Il risultato è straordinario. Fedele al motto dell’amico Bruno Lauzi secondo cui “se hai un problema e trovi il lato umoristico del problema, metà del problema è già risolto”, Reverberi non indulge mai al mero sentimentalismo, al sentimento scivoloso della rievocazione nostalgica né tantomeno alla tentazione dell’autocelebrazione, preferendo iniettare nelle sue pagine salutari dosi di ironia, donando alla narrazione una leggerezza e una gradevolezza molto rare in questo tipo di autobiografie. I “Cesso party” organizzati negli anni giovanili a Milano, Gino Paoli che teneva una foca nella vasca da bagno della sua camera all’Hermitage, Arthur Rubinstein che venne scambiato per un accordatore di pianoforti, Piero Vivarelli che guidava la sua auto senza aver mai preso la patente (pronto a esibire, se fermato, una copia del porto d’armi di Adriano Celentano), queste e tantissime altre storie esilaranti, buffe se non addirittura inverosimili, brulicano come formiche impazzite in queste pagine. Eppure, non stiamo parlando di una semplice raccolta di aneddoti. Qui, Reverberi riscostruisce un intero mondo, un’epoca, e soprattutto un modo di concepire la vita del musicista e del produttore di musica che oggi ci appaiono lontanissimi e, per chi non ha avuto la fortuna di esserci, quasi incredibili. In poche parole, qui Reverberi sta scrivendo la Storia.
A f...