María Zambrano e il sogno del divino femminile
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María Zambrano e il sogno del divino femminile

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María Zambrano e il sogno del divino femminile

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Informazioni sul libro

Una sintesi del pensiero della filosofa per quanto riguarda la sua visione dell'uomo e del suo destino. Si apre con i sogni, la vita nel corpo addormentato di cui non siamo consapevoli; e si chiude con il risveglio della coscienza nella luce dell'aurora. Un aspetto originale del testo è il lavoro delle connessioni: portare i sogni fra psiche, corpo e pensiero che conduce a un nuovo inizio filosofico, a una nuova forma di pensiero espressione di un divino. Femminile, partoriente, sempre vergine come le antiche dee, e pensante.

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788862525060
Annotazioni intorno al capitolo terzo/1
Il dono di una maestra
Michele Scrinzi
Durante gli incontri con i miei pazienti mi sorprende sempre quel momento della relazione terapeutica in cui uno sguardo, la comprensione reciproca e l’accettazione donano alla relazione ciò che María Zambrano chiama la zona psicofisica, il punto di contatto tra corpo ed essere, tra essere e realtà. Allora insieme, lui e io, lei e io, ci avviciniamo a sfiorare un sentire corporeo che ascolta la leggera freschezza del presente. Lasciando esistere quell’attimo ci doniamo la libertà di espanderci e la possibilità di toccare la realtà che lì per lì accade. L’individuale e l’universale si allineano con dolce spontaneità: è quell’attimo in cui i dualismi della mente delicatamente vengono superati.
È un respiro che unifica, un’apertura che produce distacco da un io troppo spesso focalizzato nella difesa di sé; di un io che tenta di mantenere un’immutabilità sgan­ciata dal tempo. María Zambrano ha teorizzato e fatto esperienza di questo sentire, io lo tocco nella relazione terapeutica.
Rifletto spesso sul fatto che una relazione psicoterapeutica di cura consista infine nel graduale avvicinarsi a un sentire che ha una qualità profondamente diversa dal costante sforzo di creare realtà, più tipico dell’ego. Quel sentire a cui poco a poco il paziente si avvicina sta a contatto con la realtà e la appoggia, lasciandola manifestare senza giudizio, intuitivamente, in modo che si apra.
Un sentire che, come il patire zambraniano, ascolta l’amore e il rispetto per l’infinitezza della vita, nelle sue forme e paradossi.
Lì, nella zona psicofisica, il dare spazio e apertura lascia essere la consapevolezza che nasce non dal cercare, ma dal ritrovare. Tale consapevolezza non è consapevolezza di qualcosa, ma uno spazio all’interno del quale nasce l’attenzione alle viscere inascoltate che così trovano movimento. Il respiro unisce tutto ciò: il respiro è fare spazio per ascoltare il movimento delle viscere. Ascoltare il movimento, patire il movimento, fa trasformare il sacro in divino.
Nel mio studio siedo allora con un essere umano che riacquista respiro e corpo. Qui nasce una libertà nella presenza reciproca – non inghiottita dal passato né tantomeno proiettata nel futuro. E tale presenza trasforma la storia del paziente da racconto in esperienza viva; un sentire nel presente che apre alla tenerezza verso se stessi.
María Zambrano è una voce che mi ha accompagnato e tuttora mi accompagna nel contatto con tale sentire.
Annotazioni intorno al capitolo terzo/2
Il percorso spirituale e l’azione
trasformativa della Baghavad Gita
Grazia Biraghi
La Baghavad Gita, un classico delle religioni, è un’opera poetica popolare posteriore al grande movimento spirituale rappresentato in India dalle Upanisad antiche. Racconta un cammino interiore che attraversa la conoscenza di sé, il significato della vita e l’impegno nell’azione, senza attaccamento. Una trasformazione dal sacro al divino che ho subito associato al movimento trasformativo proposto da Zambrano, ricordando soprattutto un passaggio essenziale del testo religioso indiano, quello in cui il dio insegna al protagonista ad agire senza degradarsi nell’azione. Un passo che ha avuto grande risonanza nel movimento delle donne per la lettura che ne ha fatto Simon Weil, ripresa da Chiara Zamboni in un seminario alla Casa internazionale delle donne di Roma, pubblicato poi in un quadernetto.
...quando il divino rinasce in noi, cade dai nostri occhi ogni velo...il signore dimora nel cuore di ogni creatura e, tolto il velo che copre il santuario della nostra coscienza, noi udiamo la voce di Dio, ne accogliamo nell’interno la luce... (Sarvepalli, 1964, Introduzione p. 52).
L’incarnazione di Krihsna rappresenta non tanto la conversione della divinità nella carne, quanto l’elevazione della natura umana a realtà divina. Arjuna, il protagonista della storia, è quello che fa partire il carro simbolo del corpo e Krihsna è l’auriga. Nell’eternità immutabile del Brahman si fonda tutto ciò che si muove e si evolve, nella Bhagavad Gita non esiste l’antitesi fra l’eternità e il tempo. Nella figura di Krihsna si vuole indicare l’unità intrinseca del tempo e dell’eternità, il movimento temporale è in rapporto con l’abissale profondità dell’eterno, il principio cosmico consiste nell’interazione dei due principi dell’essere e del non essere. La Gita non sostiene una forma di dualismo metafisico, perché il principio del non essere dipende da quello dell’essere.
Le forme divine, la coscienza (purusa) e la materia (prakriti) appartengono a un tutto di natura spirituale; quando sarà del tutto stabilito il regno della luce, allora il fine supremo sarà realizzato e il mondo sarà restituito al puro essere delle sue origini. Purusa è il seme gettato dal Signore nel seno della Prakriti per il processo generativo dell’universo. L’ascesa dalla terra al cielo, dal dolore alla realizzazione spirituale si realizza attraverso il sentiero del dharma.
La Bhagavad Gita (dove si può trovare un’analogia col Vangelo cristiano) non insegna il misticismo solo in rapporto all’interiorità dell’uomo, ma insegna a vivere le occasioni della vita per realizzare la libertà dello spirito (la vita come battaglia – Arjuna è rappresentato come guerriero – contro lo spirito del male), ossia trasformare il mondo e quei fattori opachi alla ragione e renderli trasparenti al pensiero.
Alla vigilia della battaglia Krihsna dà ad Arjuna il consiglio di purif...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. informazioni
  3. frontespizio
  4. abbreviazioni
  5. Introduzione
  6. Premessa
  7. Capitolo primo: Una filosofia che guarda al sogno
  8. Capitolo secondo: Il ritorno della Core: Antigone
  9. Capitolo terzo: Cos'è la filosofia? La trasformazione dal sacro al divino
  10. Capitolo quarto: Pensiero e metodo. I Beati
  11. Capitolo quinto: Finalmente, l'Aurora
  12. APPENDICE
  13. Uno strano appuntamento
  14. Annotazioni intorno al capitolo primo: Il potere del sogno
  15. Annotazioni intorno al capitolo secondo: Antigone: dalla filosofia alla psicoanalisi
  16. Annotazioni intorno al capitolo terzo/1: Il dono di una maestra
  17. Annotazioni intorno al capitolo terzo/2: Il percorso spirituale e l’azione trasformativa della Baghavad Gita
  18. Annotazioni intorno al capitolo quarto: Risonanze. L’idiota e il sole
  19. Annotazioni intorno al capitolo quinto/1: Spostamento di luci: guardando Medusa, l’affiorare di un sorriso
  20. Annotazioni intorno al capitolo quinto/2: Sulle tracce dell’anima femminile
  21. Annotazioni intorno al capitolo quinto/3: La Vergine Maria e il pantheon luminoso del femminile
  22. Il ritorno a Dell'Aurora
  23. Autrici/Autori
  24. Ringraziamenti
  25. la casa editrice