Rivoluzioni passive
Il mondo tra le due guerre nei Quaderni del carcere di Gramsci
- 154 pagine
- Italian
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Informazioni sul libro
Gramsci raccolse il concetto di rivoluzione passiva, con la mediazione di un libro di Guido De Ruggiero, dall'uso che ne aveva fatto Vincenzo Cuoco. L'espressione arrivò a indicare il carattere delle rivoluzioni borghesi: processi di modernizzazione operati "dall'alto", con una posizione "passiva" dei gruppi subalterni. Sul piano teorico, fu l'occasione per un confronto con gli scritti storici di Marx e con Max Weber.Tutte le categorie principali dei Quaderni del carcere passarono per il filtro di questa intuizione, che divenne il fulcro di un ripensamento del concetto moderno di rivoluzione. Ben presto, la riflessione sulle rivoluzioni passive si estese a una domanda sulla realtà degli anni Trenta del Novecento. Lo sguardo acuto del prigioniero riconobbe nel proprio tempo le ombre inquietanti di una "crisi organica globale", che avvicinava altre e più gravi catastrofi.
Domande frequenti
Informazioni
Indice dei contenuti
- Copertina
- Occhiello
- Frontespizio
- Colophon
- Indice
- Prefazione
- 1. I «paesi che ammodernarono lo Stato»
- 2. Benedetto Croce e il «contraccolpo»
- 3. Guido De Ruggiero come fonte di Gramsci
- 4. Le rivoluzioni di Vincenzo Cuoco
- 5. Le due aggiunte al Quaderno 1
- 6. Rivoluzioni attive e passive
- 7. La rivoluzione-restaurazione di Edgar Quinet
- 8. Croce e le rivoluzioni passive
- 9. La «dialettica addomesticata»
- 10. Da Croce a Labriola
- 11. La Miseria della filosofia
- 12. Rivoluzioni passive e traducibilità
- 13. I due princìpi della volontà collettiva
- 14. La coscienza e la funzione dello Stato
- 15. Tre fonti della teoria del cesarismo
- 16. Il bonapartismo, Stalin e Trockij
- 17. Il cesarismo come forma politica delle rivoluzioni passive
- 18. La guerra di posizione
- 19. Americanismo: una rivoluzione passiva?
- 20. Riforma e Rinascimento
- 21. Fascismo e corporativismo
- Indice dei nomi