RIFERIMENTI E NOTE
Le note si riferiscono al paragrafo e non alla pagina e sono generalmente date nell’ordine in cui appaiono nel testo.
Capitolo I.
3.
I. Brodskij, Poesie italiane, a cura di S. Vitali, Adelphi, Milano 1996, p. 51.
4.
F. Kafka, Kritische Ausgabe, a cura J. Born, G. Neumannn, M. Pasley und J. Schillermeit, Fischer Taschenbuch Verlag, Frankfurt a.M. 2002. Il riferimento è sempre a questa edizione. Mi sono avvalso via via di varie traduzioni italiane. Per i racconti di F. Kafka, La metamorfosi e tutti i racconti pubblicati in vita, a cura di A. Lavagetto, Feltrinelli, Milano 1991; Il silenzio delle sirene. Scritti e frammenti postumi, a cura di A. Lavagetto, Feltrinelli, Milano 1994; Racconti, a cura di E. Pocar, Mondadori Milano 1970. Per i romanzi citati di seguito nel testo mi sono avvalso di Il processo, tr. it. di C. Morena, Garzanti, Milano 1984, e Il castello, tr. it. di P. Capriolo, Einaudi, Torino 2002.
5.
F. Kafka, Das Schloss, pp. 68-69 e 75; tr. it. cit., pp. 47 e 51-52.
M. Proust, À la recherche du temps perdu (d’ora in poi citato come Recherche), a cura di J.-Y. Tadié, Gallimard, Paris 1989-1992 (il testo della Prigioniera è nel vol. III). Per Proust mi sono avvalso della tr. it. di G. Raboni, M. Proust, Alla ricerca del tempo perduto (citata come Ricerca), Mondadori, Milano 1983-1993.
6.
F. Kafka, Briefe an Felice und andere Korrespondenz aus Verlobungszeit, a cura di E. Heller e J. Born, Fischer, Frankfurt a.M. 1998 (tr. it. Lettere a Felice, a cura di E. Pocar, Mondadori, Milano 1971).
F. Kafka, Briefe an Milena, a cura di J. Born e M. Müller, Fischer, Frankfurt a.M. 1982 (tr. it. Lettere a Milena, in Lettere, a cura di F. Masini, Mondadori, Milano 1994). Una tr. it. della Lettera al padre è in F. Kafka, Confessioni e diari, a cura di E. Pocar, Mondandori, Milano 1972.
7.
«Certo è che tutti noi siamo apparentemente capaci di vivere perché una volta ci siamo rifugiati nella menzogna, nella cecità, nell’entusiasmo, nell’ottimismo, in una convinzione, nel pessimismo o in qualcosa d’altro. Ma lui non si è mai rifugiato in un asilo che potesse proteggerlo (…) È un individuo nudo tra individui vestiti. (…) Non è uomo che si costruisca la sua ascesi come mezzo per un fine, è un uomo costretto all’ascesi dalla sua spaventosa chiaroveggenza, purezza e incapacità di scendere a compromessi». E ancora: «In tutto il mondo non c’è un altro che abbia la sua immensa energia: quell’assoluta incrollabile necessità di arrivare alla perfezione, alla purezza e alla verità» (Milena a Max Brod, primi di agosto 1920 e gennaio-febbraio 1921, in F. Kafka, Lettere, cit., i corsivi sono miei).
8.
F. Kafka, Lettera a Milena dell’11.6.1920.
F. Kafka, Schloss, p. 458 (tr. it. p. 322).
F. Kafka, Lettera a Felice, 14-15.1.1913.
Sull’impossibilità di scrivere e di non scrivere cfr. G. Steiner, De la Bible à Kafka, Bayard, Paris 2002, pp. 182-183.
9.
Sono convinto che qui Kafka, nel sogno o nel racconto del sogno, pensi a sé stesso flaubertianamente nelle vesti degli scrivani Bouvard e Pécuchet, per cui rinvio a G. Flaubert, Bouvard et Pécuchet, a cura di C. Grohot-Mersch, Gallimard, Paris 1979 e all’ed. italiana a cura di F. Rella, Feltrinelli, Milano 1998. Su Bouvard e Pécuchet torneremo in più luoghi, e soprattutto nel cap. XIII, a cui si rinvia per tutte le ulteriori specificazioni. Ma qui è anche il luogo in cui insieme a Kafka incrociamo uno dei testi più enigmatici della letteratura del moderno, Bartleby lo scrivano, in H. Melville, Bartleby e altri racconti americani, a cura di M. Bacigalupo, Mondadori, Milano 1992, su cui si veda anche G. Berkman, L’effet Bartleby, Hermann, Paris 2011 e AA.VV., Bartleby: preferiría no. Lo bio-politico, lo posthumano, La Cebra, Buenos Aires 2008.
11.
M. de Montaigne, Saggi, a cura di F. Garavini, Adelphi, Milano 1966, libro III, cap. IX.
12.
«I libri non devono essere figli della piena luce (…) ma dell’oscurità e del silenzio», M. Proust, Il tempo ritrovato, Recherche, IV, p. 476, Ricerca, IV, p. 580. Sull’aspetto demoniaco della solitudine e del silenzio da cui si generano i libri cfr. F. Rella, Figure del male, Meltemi, Milano 2017, cap. 17.
13.
Il sesso e l’amore in Proust sono un atto solitario, come la scrittura, e come la scrittura portano con sé un’aura di morte. Cfr. La strada di Swann, Recherche, I, p. 156 (Ricerca, I, p. 192): «Nel piccolo gabinetto profumato di iris (…) con le esitazioni eroiche del viaggiatore che intraprende un’esplorazione o del disperato che si suicida, tremando, aprivo in me stesso una strada sconosciuta...