L’INCERTEZZA E LA TIEPIDEZZA
(Pubblicato sul Boletín de espiritualidad della Provincia argentina della Compagnia di Gesù, n. 78, novembre 1982).
1. Spesso si è fatto riferimento al fenomeno di una certa «diserzione» nella vita spirituale: un lento indebolimento della magnanimità e della prontezza nel servizio, fino ad arrivare a una sorta di «sopore», senza molti movimenti di spirito significativi, in cui, sebbene il religioso continui a svolgere i compiti abituali e a condurre una «vita religiosa normale», egli va perdendo, a poco a poco, la sua forza aggressiva, il suo fervore spirituale.
Si tratta dello stato di tiepidezza, come lo chiamano i classici della vita spirituale.
Potremmo sintetizzare così i lineamenti di questo stato: ci sono uomini e donne che, al principio della vita religiosa, o in momenti molto forti di essa, promettevano grandi cose. Ma, venuti meno l’entusiasmo iniziale o l’impegno di un momento difficile, vanno spegnendosi, rincantucciandosi in possibilità più limitate e fiacche.
La maggiore coscienza che negli ultimi tempi gli istituti religiosi hanno acquisito di quella che si è presa a chiamare «formazione permanente» evidenzia, in qualche modo, la necessità di mantenere un certo ritmo interiore per difendere il religioso dal cadere nella tiepidezza, con tutte le connesse conseguenze riguardo alla mediocrità e alla deformazione dell’identità.
2. Senza scadere in una concezione gnoseologica meramente intellettuale, possiamo dire che alla base di qualsiasi tiepidezza e mediocrità di spirito si annida una incertezza alla quale si fa ricorso quando, come accade con ogni tentazione, si cerca di giustificare questo stato.
Quali sono queste incertezze esistenziali? Con che segni si presentano? In quale ambiente risultano più diffuse? Le pagine che seguono vogliono seguire questo filo conduttore: individuare le incertezze che soggiacciono ad ogni stato di mediocrità e di tiepidezza e descrivere i diversi modi in cui si manifestano.
3. Paolo VI, nel discorso ai gesuiti riuniti in Congregazione generale, il 3 dicembre 1974, si esprimeva nel seguente modo: «E allora perché dubitate? Avete una spiritualità fortemente tracciata, un’identità inequivocabile, una conferma secolare che giunge dalla bontà di metodi, che, passati attraverso il crogiuolo della storia, portano tuttora l’impronta della forte spiritualità di sant’Ignazio. […] Oggi appare in alcune vostre file un forte stato di incertezza».
L’invito del papa a un serio esame di coscienza guarda a questo mondo interiore sempre così difficile da esplicitare: quello dei dubbi e dell’incertezza. E sebbene sia relativamente facile comprendere il senso della parola «dubbio», non lo è altrettanto quando si viene a questo «forte stato di incertezza». A che cosa si riferisce il papa, quando parla di incertezza?
4. Un primo senso riguarda i colpi che, in un modo o nell’altro, attentano all’armonia della nostra identità fondamentale.
È il papa stesso a esplicitarlo: «È vero, è diffusa oggi nella Chiesa la tentazione caratteristica del nostro tempo: il dubbio sistematico, la critica della propria identità, il desiderio di cambiare, l’indipendenza e l’individualismo. […] Tutti dobbiamo vegliare affinché l’adattamento necessario non si compia a detrimento dell’identità fondamentale, dell’essenzialità della figura del gesuita […].Quell’immagine non dev’essere alterata, non deve essere sfigurata. […] Se la vostra Società si pone in crisi, se cerca avventurose vie che non sono le sue, ne vengono a soffrire anche tutti coloro che, in un modo o nell’altro, debbono ai gesuiti tanto e tanto della loro formazione cristiana. […] Appare in alcune vostre file […] una certa fondamentale rimessa in questione della vostra stessa identità».
Ricorrendo a una semplificazione, potremmo dire che questo primo senso dell’incertezza proviene «dall’esterno» (cfr. ES 32): fondamentalmente, da un cattivo uso del dialogo con le realtà socioculturali del nostro tempo.
5. Ispirandoci alle parole del Papa, e senza forzarne il significato, possiamo dire anche che la parola incertezza può avere un secondo senso.
Sembra che quest’altro tipo d’incertezza venga «dall’interno», dall’uso che noi facciamo dei doni ricevuti e delle grazie e tentazioni quotidiane. Non proviene da un influsso esterno, ma piuttosto si ritrova solitamente alla base di uno stato spirituale un poco trascurato, o cresce a partire dalle tracce che gli urti esteriori possono aver lasciato in una coscienza poco delicata.
Quando qualcuno trascura la preghiera e gli esami di coscienza, quando non veglia sul proprio modo di trattare il prossimo o contratta sulla materia dei voti in piccole cose, dietro tutto ciò si annida sempre una mancanza di certezza esistenziale sul modo di farlo. Una simile mancanza di certezza (una simile incertezza) cresce con la poca delicatezza di coscienza e finisce per giustificare stati dell’anima molto tiepidi e indeboliti.
6. Quando il Papa si riferisce a una crisi generale, certamente colloca i gesuiti entro la cultura e la Chiesa di questo tempo, accentuando il fatto data la missione di avanguardia che la Chiesa ha affidato alla Compagnia di Gesù.
Sarebbe vano chiederci se da questo impatto la Compagnia sia stata danneggiata più o meno di altri istituti. O, almeno, non ci porterebbe a niente di utile. Probabilmente sarebbe anche normale se così fosse, dato che sono sempre le avanguardie a subire le perdite più gravi.
Dunque accantoniamo qualsiasi «rilevazione» sociologica comparativa, semplicemente perché non ci aiuta.
7. In queste riflessioni sulla tiepidezza lasciamo da parte anche il primo senso, che, come abbiamo visto, viene designato dall’espressione «forte stato di incertezza». I documenti della Chiesa, specie negli ultimi anni, hanno richiamato l’attenzione sulle tentazioni contro la dottrina, e hanno rimarcato con forza il senso cattolico della nostra appartenenza alla Chiesa. Sarebbe interessante, in effetti, provare a ripercorrerli seguendo questa strada, ma non è questo lo scopo che ci siamo proposti.
Ci dedicheremo invece al secondo senso dell’espressione «forte stato di incertezza». Ci interessa per la sua relazione con lo stato di tiepidezza (come abbiamo già accennato) e anche per ragioni domestiche: pensiamo infatti che – per l’esperienza religiosa dei gesuiti argentini – possa riuscire di maggiore attualità.
Mistero pasquale e vita ordinaria
8. Da tempo nella nostra Provincia avvertiamo una speciale benedizione del Signore, che si manifesta nel forte aumento delle vocazioni e in un certo recupero di valori essenziali per la nostra identità (senso di missione, di appartenenza alla Chiesa, rivitalizzazione della nostra spiritualità e così via). Possiamo averne tratto la sensazione di essere ormai «fuori pericolo» e di trovarci finalmente sulla buona strada.
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