Francesco d'Assisi, Francesco di Roma
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Francesco d'Assisi, Francesco di Roma

Una nuova primavera per la chiesa

  1. 160 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Francesco d'Assisi, Francesco di Roma

Una nuova primavera per la chiesa

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L'A. conduce un raffronto tra il Santo d'Assisi e papa Bergoglio, cogliendo il principale punto di contatto tra i due nella missione di «restaurare la Chiesa». Da teologo ma usando un linguaggio accessibile, Boff risale nella storia per far risaltare la novità di «Francesco di Roma», che per lui si esprime con il termine «rottura». Guardando poi al presente e all'avvenire, enuclea le linee principali della sua azione pastorale ? incentrata sui poveri e i sofferenti ? e auspica un nuovo Concilio ecumenico.«Il messaggio di Francesco di Romarichiama quello di Francesco d'Assisi: povertà, semplicità, umiltà, fraternità.La sua azione pastorale incarnala "rivoluzione della tenerezza", incentrata sui poveri e sui sofferenti»Leonardo Boff

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Informazioni

Editore
EMI
Anno
2014
ISBN
9788830722002
Seconda parte

FRANCESCO D’ASSISI E FRANCESCO DI ROMA
Affinità e analogie
FRANCESCO D’ASSISI E FRANCESCO DI ROMA
Dal momento che il vescovo di Roma eletto, e perciò papa, ha assunto il nome di Francesco, diventa inevitabile fare una comparazione, un confronto tra i due Franceschi, quello di Assisi e quello di Roma. Oltretutto, il Francesco di Roma ha fatto esplicito riferimento al Francesco di Assisi. Evidentemente non si tratta di un semplice paragone tra i due, ma di constatare punti di ispirazione comuni e affinità che potranno generare un volto diverso di chiesa, più in linea con lo spirito di san Francesco, semplice, umile e povero, e con la Tradizione di Gesù.
C’è un innegabile punto comune: la crisi dell’istituzione ecclesiastica. Il giovane Francesco raccontò di aver udito una voce, proveniente dal crocifisso della chiesetta di San Damiano, che gli diceva: «Francesco, ripara la mia chiesa che è in rovina». Giotto ha rappresentato bene questo mandato raffigurando Francesco che sostiene sulla spalla il pesante edificio della chiesa che minaccia di crollare.
Anche noi viviamo una grande crisi a causa degli scandali interni all’istituzione ecclesiastica. Si è udito un grido universale (la voce del popolo è voce di Dio): «Riparate la chiesa che cade in rovina nella sua moralità e credibilità». E allora, a un cardinale «che sono andati a prendere quasi alla fine del mondo», come egli stesso ha detto, Jorge Mario Bergoglio di Buenos Aires, è stata affidata la missione di riparare la chiesa, come papa, ispirandosi a Francesco d’Assisi.
Al tempo di san Francesco d’Assisi trionfava papa Innocenzo III (1161-1216), che si proponeva come «rappresentante di Cristo». Con lui si raggiunse il massimo grado di secolarizzazione dell’istituzione ecclesiastica, con chiari interessi di dominio del mondo (dominium mundi). Effettivamente, almeno per un periodo, praticamente tutta l’Europa fino alla Russia fu sottomessa al papa. Nel 1209, con parecchie esitazioni, Innocenzo III riconobbe il cammino di povertà di Francesco di Assisi. La crisi era teologica: la chiesa come impero temporale e sacrale non corrispondeva più a quella voluta da Gesù, dove il potere è vissuto come servizio e gli ultimi diventano primi.
Francesco ha vissuto l’antitesi del progetto imperiale della chiesa. Al vangelo del potere ha contrapposto il potere del Vangelo letto e messo in pratica alla lettera; davanti alla ricchezza dei papi, dei vescovi e degli abati ha proposto lo spogliamento totale, la povertà radicale e l’estrema semplicità; a coloro che comandavano e si ponevano al di sopra degli altri ha chiesto l’umiltà dei senza potere che si trovano sul semplice terreno della vita. Non entrò a far parte del quadro clericale e neppure monacale, ma da laico con appena tre anni di scuola e che scriveva male il latino, si lasciò guidare dal Vangelo, vissuto senza sofisticate interpretazioni ai margini delle città, tra i poveri e i lebbrosi, e in mezzo alla natura, vivendo una fratellanza cosmica con tutte le creature.
Dalla periferia ha parlato al centro, chiedendo conversione. Senza fare una critica esplicita, ha iniziato una grande riforma a partire dal basso ma senza rompere con Roma. Ci troviamo di fronte a un genio cristiano magnifico per la sua umanità, affascinante per la sua tenerezza e per la sua capacità di prendersi cura. Uno che ha messo in luce il meglio della nostra umanità.
Ritengo che questa strategia abbia impressionato Francesco di Roma. È necessario varare una riforma della Curia e delle abitudini clericali di tutte le chiese. Ma non c’è bisogno di provocare una rottura che laceri il corpo della cristianità.
Un altro punto che sicuramente avrà ispirato Francesco di Roma è la centralità che Francesco d’Assisi ha dato ai poveri. Non ha organizzato nessun istituto per i poveri, ma è vissuto con i poveri e come i poveri. Francesco di Roma, da quando lo conosciamo, ha sempre ripetuto che il problema dei poveri non si risolve senza la partecipazione dei poveri, e neppure praticando la filantropia, ma attraverso la giustizia sociale. Solo quest’ultima, infatti, diminuisce le disuguaglianze che affliggono l’America Latina e il mondo intero.
Un terzo elemento di ispirazione è di grande attualità e riguarda il modo di rapportarsi alla Madre Terra e alla scarsità di beni e servizi. Nel suo discorso inaugurale, Francesco di Roma ha usato ben sette volte la parola cura. È l’etica della cura che potrà salvare la vita umana e garantire la vitalità degli ecosistemi. Francesco d’Assisi, patrono dell’ecologia, rappresenta il paradigma di una relazione rispettosa e fraterna con tutti gli esseri, non al di sopra ma ai piedi di ogni essere, specialmente dei più minacciati di estinzione.
Francesco d’Assisi ebbe con Chiara una relazione di grande amicizia e di vero amore. Esaltò la donna e le virtù chiamandole «dame». Speriamo che ciò ispiri Francesco di Roma a rivolgersi alle donne, la maggioranza della chiesa, non solamente con rispetto ma anche valorizzando il loro protagonismo nella presa di decisioni sui cammini di fede e di spiritualità nel nuovo millennio. Molti sostengono che il secolo XXI sarà il secolo della donna. La vita è minacciata. Le donne, che generano vita, sapranno come prendersi cura di tutte le forme di vita e della stessa «sora matre Terra», come la chiamava san Francesco. Essa è viva, è Pacha Mama, è Gaia, è la Grande Madre che generosamente ci dà tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere. Papa Francesco dovrà rafforzare questa missione affidata alle donne e a tutti noi.
Infine, Francesco d’Assisi è, secondo il filosofo Max Scheler, il prototipo occidentale della «ragione del cuore», che comprende le emozioni. È questa a renderci sensibili alle sofferenze degli altri esseri umani e alle grida della Terra, degli animali torturati, delle foreste abbattute e di ogni specie che ha bisogno di protezione per sopravvivere. Se papa Benedetto XVI, eminente teologo, costituisce un esempio di ragione intellettuale, papa Francesco rappresenta l’intelligenza cordiale che ama il popolo, abbraccia le persone, bacia le creature e guarda con amore le moltitudini.
Se la ragione moderna non riuscirà a fondersi con la sensibilità del cuore, difficilmente saremo portati a prenderci cura della Casa comune e dei figli e delle figlie abbandonati, e ad alimentare la convinzione tipicamente francescana che un rapporto di fratellanza lega tutti gli esseri tra loro.
Abbracciando affettuosamente il mondo, abbracceremo Dio.
I DUE FRANCESCHI CHIAMATI A RIPARARE LA CHIESA
È stato provvidenziale che il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio, eletto papa, abbia scelto il nome di Francesco. Perché sia Francesco di Assisi sia Francesco di Roma hanno, ognuno nel suo tempo, una missione comune: quella di riparare la chiesa di Cristo.
San Francesco si sentì chiamato a recuperare il senso evangelico della chiesa, quasi perduto in mezzo al potere imperiale dei papi, alla pompa dei palazzi dei cardinali e dei vescovi e alla decadenza generale dei costumi che si stava diffondendo dappertutto.
Francesco iniziò la sua conversione quando udì il crocifisso della chiesetta di San Damiano dirgli: «Francesco, va’ e ripara la mia casa; guarda come cade in rovina». Egli prese alla lettera queste parole e ricostruì la chiesetta della Porziuncola che si trovava effettivamente in rovina. Essa esiste ancora oggi ad Assisi, all’interno della grande basilica di Santa Maria degli Angeli.
In seguito, Francesco capì che quella chiamata aveva un significato spirituale: riparare la «chiesa che Cristo aveva riscattato con il suo sangue». Fu allora che diede inizio al suo movimento di rinnovamento della chiesa, presieduta in quegli anni dal papa più potente che ci fosse mai stato: Innocenzo III. Cominciò andando a vivere con i lebbrosi. Assieme ad uno di loro andava per le strade annunciando il Vangelo della semplicità, in lingua popolare, non in latino.
È importante ricordare che Francesco non è mai stato sacerdote: era un laico. Solamente verso la fine della sua vita, quando i papi proibirono ai laici di predicare, accettò di diventare diacono, a condizione di non ricevere nessuna remunerazione per tale carica.
Perché il cardinale Jorge Mario Bergoglio ha scelto il nome di Francesco? Esattamente per le stesse ragioni che fecero del giovane assisiate appena convertito al Vangelo di Cristo l’inauguratore di un movimento di riforma all’interno della chiesa medievale.
Anche papa Francesco si è reso conto, assieme a tanti altri, che la chiesa attuale vive una situazione di decade...

Indice dei contenuti

  1. FRANCESCO D’ASSISI, FRANCESCO DI ROMA
  2. INTRODUZIONE
  3. Prima parte PAPA FRANCESCO Rotture e inaugurazione del Nuovo
  4. Seconda parte FRANCESCO D’ASSISI E FRANCESCO DI ROMA Affinità e analogie
  5. Terza parte FRANCESCO E LA RIFORMA DEL PAPATOUn altro paradigma
  6. CONCLUSIONE. IL PAPA DELLA CHIESA COME CASA SPIRITUALE