Accendere l'immaginazione
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Essere vivi in Dio

  1. 496 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Essere vivi in Dio

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«Il cristianesimo farà ardere il cuore delle persone, come avvenne ai discepoli di Emmaus, solo se vi vedranno non un codice morale bensì un vibrante stile di vita» Timothy RadcliffeUno scrittore spirituale che, nella stessa pagina, cita il Canone della messa e la pop star Madonna, passando per i Rolling Stones e santa Teresa d'Ávila. Questo libro spumeggiante tratteggia una rinnovata immaginazione del cristianesimo per il terzo millennio: «La vita spirituale – scrive Radcliffe – non è un gradevole modo di recuperare la calma al termine di una giornata sovraccarica, l'equivalente religioso di un aperitivo. È immergersi nell'inebriante atmosfera di Dio». L'autore è convinto che «ogni romanzo, poesia, film o quadro che ci apre ai nostri fratelli è un alleato dell'immaginazione sacramentale».Questo libro è imprescindibile per quanti si chiedono come il cristianesimo possa diventare eloquente per i nostri giorni. E lo è anche per quei non credenti che considerano la tradizione cristiana una fonte di umanizzazione. Radcliffe fa dialogare la Bibbia con le canzoni trap, mette a confronto il Vangelo con le serie tivù più discusse e i romanzi più letti, pone Cristo in relazione con le poesie e i film che ci commuovono: «Prediche infarcite di vaghe banalità sulla gentilezza verso tutti non convincono nessuno. La vita offerta da Gesù può essere colta nella sua bellezza soltanto se osiamo affrontare di petto la complessità dell'esistenza umana».«Radcliffe sa pungolare la chiesa perché si apra alla modernità» La Repubblica«Radcliffe è voce autorevole della chiesa, coraggiosa nel calare la fede nella realtà di oggi» La Lettura – Corriere della Sera«Uno degli autori cattolici più letti al mondo» La Stampa

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Informazioni

Editore
EMI
Anno
2021
ISBN
9788830722620






IV

LA VITA RISORTA


Introduzione

«IL CIELO NELL’ORDINARIO»
Il tema di questo libro è che le probabilità di accendere l’interesse delle persone per la nostra fede saranno maggiori se potranno cogliere nel cristianesimo un invito a vivere in pienezza. La vita del suo fondatore, il suo insegnamento morale, il perdono dei peccati, le dottrine della chiesa, l’orribile morte di Gesù: tutto questo può diventare comprensibile nella prospettiva del dono di una vita traboccante. La realizzazione cui siamo chiamati non è una semplice felicità mortale. Le scuole sbagliano quando promettono di mettere a frutto l’intero potenziale dei loro allievi. Noi siamo chiamati a una pienezza di vita più che umana, alla condivisione del divino.
L’irruzione nella vita trascendente si compie con la risurrezione. Sulla croce, Cristo ha preso su di sé la nostra miseria, tutto ciò che ci opprime e distrugge, anche la morte, e l’ha vinta. Che cosa significa questo? Spesso si immagina che i cristiani credano nella vita in un aldilà. Una volta morti, migriamo in un posto migliore dove vivere un’altra vita. Simpatico il caso della Royal Mail, che ha comunicato a un bambino di sette anni di aver consegnato il suo biglietto di buon compleanno al papà deceduto, «schivando stelle e altri oggetti galattici sulla via del paradiso».454
È così che ragionano anche certi adulti: una fantasia per chiudere gli occhi davanti all’irrevocabilità della morte. La vita risorta, però, non è un’altra esistenza, bensì la pienezza della vita, che inizia già da subito: «Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte» (1Gv 3,14). Che cosa significa per noi condividere la vita risorta con Cristo?
Nel capitolo 1 abbiamo sostenuto che ciò che compromette un’immaginazione religiosa non è tanto l’ateismo, che è una forma di credere, quanto un modo piatto di vedere il mondo, quella che William Lynch chiamava «mentalità univoca». Si tratta di un’immaginazione riduttiva, di una «globalizzazione della superficialità». La nostra liberazione dalla schiavitù di tale immaginazione, come dicevo appunto nel capitolo iniziale, è meravigliosamente illustrata nel romanzo di Emma Donoghue Room. Stanza, Letto, Armadio, Specchio, che vede una donna e suo figlio reclusi in un capanno. Il bambino pensa che non esista null’altro al di fuori di «Stanza» finché un giorno non ne supera i confini e scopre il mondo reale, con tutti i suoi magnifici colori e la sua vitalità. Una boccata d’aria fresca!
Gli autori del Nuovo Testamento non possono descrivere direttamente la Vita Risorta, l’inizio della Nuova Creazione, più di quanto noi non possiamo descrivere alla lettera il Big Bang, principio della vecchia creazione. Ma colpisce che la realtà della vita risorta si inauguri con una tomba vuota, una pietra rotolata via. Per Gesù, potremmo dire, né bare né sbarre! Aria fresca! Nella catena degli eventi si è spezzato un anello. Le apparizioni sono segnate dalla liberazione dei discepoli dalla reclusione: «La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!”» (Gv 20,19). Muri e porte chiuse a doppia mandata non sono di ostacolo al Risorto, non perché fare così sia pratico quando si perdono le chiavi, non perché sia un fantasma – visto che mangia con loro –, ma perché la vittoria dell’amore abbatte tutte le barriere. I discepoli vengono affrancati dalla paura che li teneva chiusi al «piano superiore» del cenacolo.
Nella Lettera agli Efesini, per interpretare l’ascensione l’autore utilizza lo stesso linguaggio della liberazione e della libertà. «Ha imprigionato la prigionia».455 Scioglie tutte le catene. Ascende «per essere pienezza di tutte le cose» (Ef 4,10). L’ascensione di Cristo non è un viaggio per un’altra destinazione. Egli sale nell’onnipresenza di Dio che non conosce limiti.
John Rae, ex rettore della Westminster School, per molti anni presiedette la celebrazione dei vespri all’abbazia, ma senza mai risolversi a credere o meno in Dio. Organizzò una serie di incontri con atei e cristiani perché lo aiutassero a prendere una decisione.456 Ci siamo incontrati parecchie volte e siamo diventati amici. Tornavamo sempre alla domanda sul significato che egli attribuisse all’amore per sua moglie, i suoi figli e amici: è un’emozione passeggera dentro un universo che a conti fatti non ha senso? Oppure è l’esperienza di un amore trascendentale che è il senso di tutto? Gli esseri umani, insomma, sono presi in un grande mistero dotato di un senso ultimo, oppure, come pensava Stephen Hawking, siamo soltanto «feccia chimica su un pianeta di dimensioni modeste, in orbita attorno a una stella molto media nel sobborgo esterno di una tra cento miliardi di galassie»?457 Non ho raffinati argomenti da opporre all’abitare in estrema periferia… non sono uno snob! È alla «feccia chimica» che mi oppongo.
Anche se non siamo in grado di immaginare la vita risorta, in quest’ultima parte del libro vorrei esplorare come dimensioni diverse della nostra vita presente posseggano una profondità di significato che noi arriviamo appena a intravedere. Fin da ora cominciamo a respirare quella fresca brezza divina che è l’evasione dalla prigionia praticata dal Risorto. Proveremo a capire qualcosa di ciò che questo significa passando in rassegna alcuni aspetti della nostra vita presente – la vita spirituale, la vita corporea, la vita giusta, la vita liturgica e la vita di preghiera – e vedendo come ciascuno rappresenti un assaggio di vita risorta, «il cielo nell’ordinario»,458 per citare il poeta del Seicento George Herbert. Ognuno dei prossimi capitoli ci invita a immaginare le cose in maniera diversa, sacramentale.
Avrei potuto aggiungere altri soggetti, ma allora il libro non avrebbe mai avuto un termine. Avrei potuto strutturare il materiale in modo diverso, spostando alcuni capitoli in altre parti del libro, così come Luca mette all’inizio del suo vangelo la pesca miracolosa dei discepoli, che Giovanni pone dopo la Risurrezione. Cominciamo dunque con il soffio dello Spirito ...

Indice dei contenuti

  1. I - IMMAGINAZIONE
  2. II - IN CAMMINO
  3. III - INSEGNARE
  4. IV - LA VITA RISORTA
  5. Note di chiusura