La sinfonia del corpo
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La sinfonia del corpo

Trattato medievale sulla salute e il benessere delle donne

  1. 160 pagine
  2. Italian
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La sinfonia del corpo

Trattato medievale sulla salute e il benessere delle donne

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Tra il IX e il XIII secolo fiorisce a Salerno una importante scuola di medicina, dove insegnano i maggiori studiosi dell'epoca, aperta anche alle donne, sia come allieve che come magistrae. Una di queste, vissuta attorno all'anno Mille, fu Trotula de' Ruggiero, la cui opera maggiore, "De passionibus mulierum ante in et post partum", è un trattato di ostetricia e ginecologia di grande diffusione e autorità per tutto il Medioevo. Tradotto in molte lingue europee, pubblicato in decine di edizioni, studiato nelle università, rappresentò per secoli il riferimento cardine della medicina occidentale. Il "De passionibus" inizia delineando la natura caratteristica del genere femminile, che a differenza della natura del maschio, calda e asciutta, è fredda e umida. Alle donne manca il calore necessario per dissipare gli umori cattivi, e sono dunque più deboli e soggette ad ammalarsi prevalentemente negli organi riproduttivi. Per difendersi dagli umori le mulieres hanno tuttavia una particolare purificazione, il ciclo mestruale, la cui regolarità è fonte e segno di salute, e viceversa. Primo compito della medicina è allora diagnosticare le ragioni dell'interruzione della regolarità delle mestruazioni e individuare con la farmacopea i rimedi opportuni. Trotula suggerisce come evitare una gravidanza, o come scegliere il sesso del bambino che si concepisce; è la prima ad affermare, contro consolidate credenze, che la sterilità può avere origine anche maschile; dispensa nozioni di ostetricia sulla posizione del feto nell'utero, dà indicazioni per individuare i segni di una gravidanza, e per il regime della puerpera: particolare attenzione merita il momento del parto, che necessita di una atmosfera serena e rispettosa del pudore della donna. Trotula pone le patologie non solo in relazione con gli umori e con le ipotesi scientifiche dell'epoca, ma anche con l'intera vita della donna: la sua salute ha a che fare con la filosofia della Natura cui si ispira l'arte medica del tempo, e aspira a un corpo sano in armonia con l'universo. In modo consapevole ed esplicito, Trotula privilegia la sanità delle donne, e dà vita alla medicina di genere. In Appendice le piante officinali citate da Trotula: ancora oggi si trovano nelle campagne e in erboristeria.Nel catalogo Manni si trova anche l'opera di Trotula "De ornatu mulierum", con il titolo "L'armonia delle donne. Trattato medievale di cosmesi con consigli pratici sul trucco e la cura del corpo" (2014).

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Informazioni

Editore
Manni
Anno
2020
ISBN
9788836170142
Categoria
Sociologia

TROTULA DERUGGIERO

SULLE MALATTIE DELLE DONNE
PRIMA, DURANTE E DOPO IL PARTO

Inizia il libro sulle malattie delle donne

Quando Dio, l’autore dell’universo, nella prima creazione del mondo, diversificò le nature individuali delle cose, ciascuna secondo la sua specie, sacralizzò la natura umana con una singolare dignità, superiore a quella di tutti gli altri esseri, e all’uomo donò la libertà di ragione e intelletto al di sopra della condizione di tutti gli altri animali. Volendo provvedere alla perpetuazione della specie, con una previdente scelta, fondando nella diversità dei sessi le basi per la propagazione della futura progenie, li creò maschio e femmina. E così che da essi potesse nascere prole fertile, dotò le loro complessioni di una qualche piacevole mescolanza, costituendo la natura del maschio calda e secca. Onde evitare che il maschio eccedesse nell’una o nell’altra di queste qualità, volle che l’opposta freddezza e umidità della donna lo dissuadesse da un immoderato eccesso, così che le qualità più forti, che sono il calore e la secchezza, governassero l’uomo, che è la creatura più forte e di maggior valore, mentre le più deboli, ovvero la freddezza e l’umidità, governassero la donna, più debole. E ciò al fine che, per mezzo della sua qualità più forte, l’uomo potesse elargire il suo ufficio nella donna, come un seme è sparso nel campo assegnato, e in modo che la donna, con la sua qualità più debole, come assoggettata alla funzione dell’uomo, potesse ricevere il seme versato nel grembo della Natura.
Perciò dunque, in quanto le donne sono di natura più deboli degli uomini e in quanto sono assai spesso tormentate nel parto, frequentemente sono soggette a malattie, che riguardano particolarmente gli organi adibiti al servizio della Natura. D’altro canto, le donne non osano rivelare al medico, per la condizione di fragilità dovuta al pudore e alla vergogna, le preoccupazioni per le malattie che le colpiscono nelle parti più intime.
La miserevole condizione delle donne, e la grazia di una in particolare che mi ha colpito il cuore, mi hanno indotta a trattare con chiarezza le malattie femminili al fine di poterle curare.
Con l’aiuto di Dio dunque mi sono dedicata a raccogliere passi scelti, quelli di maggiore importanza, dei libri di Ippocrate e di Galeno, per esporre e trattare le cause delle loro malattie, i sintomi e le cure.
Poiché nelle donne non v’è calore sufficiente a essiccare gli umori cattivi e superflui, né la loro debole costituzione è in grado di sopportare la fatica necessaria ad espellerne l’eccesso attraverso il sudore, così come avviene negli uomini, la Natura ha predisposto una specifica purgazione per le donne, al fine di compensare la povertà del loro calore: il mestruo, che il volgo chiama “i fiori”, perché come gli alberi non fruttificano senza la preventiva fioritura, così le donne senza i loro fiori sono defraudate dell’ufficio di concepire. Questa purgazione si verifica nelle donne come le eiaculazioni notturne negli uomini. La Natura infatti, quando è gravata da un eccesso di certi umori, sia nell’uomo che nella donna, si sforza di eliminare l’oppressione e limitarne la violenza.
Tale purgazione inizia nelle donne attorno ai tredici anni, o poco prima o poco dopo, a seconda dell’eccesso o della carenza di calore o di freddezza. Dura fino al cinquantesimo anno di età se la donna è magra, talvolta fino al sessantesimo o sessantacinquesimo se è umida. Nelle donne moderatamente grasse, dura fino ai trentacinque anni. Se la purgazione si verifica a tempo debito e con regolarità, avviene che la Natura si libera convenientemente degli umori in eccesso. Se, invece, il mestruo è maggiore o minore di quanto sia opportuno, emergono diverse patologie: inappetenza, vomito, e talora un forte impulso a nutrirsi di terra, carbone, creta e cose simili.
Talvolta, per lo stesso motivo, si avvertono dolori al collo, di schiena e mal di testa. Talvolta si presentano febbre alta, fitte al cuore, idropisia o dissenteria. Tali malanni si verificano o perché a lungo sono mancate le mestruazioni, o perché non ci sono mai state. Ne conseguono non soltanto l’idropisia o la dissenteria o le fitte al cuore, ma altre più gravi malattie.
Talvolta l’amenorrea causa la diarrea, dovuta all’eccesso di freddezza della matrice, perché le vene sono troppo gracili, come avviene nelle donne debilitate, e dunque gli umori addensati e in eccedenza non trovano altre vie agevoli di fuoriuscita; oppure l’assenza di mestruazioni accade perché la densità e viscosità degli umori, e la loro coagulazione, ne impedisce il deflusso; talvolta per una alimentazione grassa, o perché a causa di lavori pesanti sudano eccessivamente, così come è attestato in Rufo e Galeno: la donna che non fa esercizio fisico, è necessario che abbia mestruazioni abbondanti per restare in salute.
Talvolta alle donne le mestruazioni vengono a mancare perché il sangue nei loro corpi si congela o si coagula. A volte il sangue defluisce per altre vie, dalla bocca per esempio, o dal naso o attraverso lo sputo o dalle emorroidi. Talvolta le mestruazioni mancano per un dolore soverchio, o per rabbia, nervosismo o paura. Si badi che l’interruzione protratta a lungo è indizio di grave malattia futura.
A volte le urine della donna diventano rosse o del colore dell’acqua in cui sia stata lavata carne fresca. Per la stessa ragione, certe volte il colore del volto vira verso il verde o una tonalità livida o simile a quella dell’erba.

Sulla ritenzione delle mestruazioni

Se dunque mancano le mestruazioni e la donna è debilitata, le si cavi il sangue dalla vena che si trova sotto la caviglia all’interno del piede, il primo giorno da un piede, il seguente dall’altro, e che il sangue sia estratto a seconda di quanto lo permettono le sue forze, poiché in ogni malattia si deve in genere cavare il sangue in misura tale che il paziente non ne risulti troppo spossato.
Galeno riferisce di una donna alla quale mancarono le mestruazioni per nove mesi, che era sciupata e patita per tutto il corpo, e aveva perso completamente l’appetito. Per tre giorni egli le estrasse il sangue dalla suddetta vena: il primo giorno una libbra da un piede, il secondo giorno una libbra dall’altro piede, e il terzo giorno otto once dal primo piede. E così, in breve tempo, le restituì il colore, il calore e la salute consueta.
Similmente spesso, molto spesso, il ventre delle donne in amenorrea è costipato; allora prendi cinque pillole di una medicina appropriata. Aumenta poi la dose fino al massimo tollerabile dalla paziente e somministragliela. Successivamente, prelevale del sangue dalla vena safena. Faccia poi un bagno e, dopo il bagno, beva un infuso di calaminta o di erba gattaia o di menta cotte in un recipiente con otto parti di acqua e una di miele. Il bagno va ripetuto spesso, e dopo il bagno beva una quantità di diathessaron equivalente al peso di un denario o miele e acqua per il peso di due denarii1.
Il diathessaron è composto da quattro piante: menta oppure mirto, genziana, aristolochia lunga, bacche di alloro; ogni pianta dovrà essere mescolata in parti uguali con miele cotto, e che la donna ne assuma, come con hierapigra o hieralogodion.
Risultano salutari alla donna in questo stato tutti i diuretici, come il finocchio, la lavanda, il sedano selvatico, il cumino, la cicuta velenosa, il carvi, il prezzemolo, e simili. Tutte queste erbe, combinate o singolarmente, risultano salutari se cotte nel vino o bevute con il miele.
Galeno insegna questo: l’artemisia è molto efficace se bevuta tritata nel vino, oppure cotta in infusione nel vino. In un bagno, giova non poco bere un infuso di nepeta o erba gattaia, la quale può essere cotta nel bagno stesso. Oppure fa’ che sia posta, verde e tritata, sul ventre della donna, o sotto o sopra l’ombelico; o anche venga cotta in una pentola di terracotta, che si collochi poi sotto una sedia senza fondo e la donna vi si sieda sopra tutta coperta, mentre il fumo incanalato attraverso una canna venga ricevuto all’interno del corpo penetrando su per la matrice.
L’artemisia è efficace anche se mescolata con queste erbe: tapsia, sermontana, salvia, origano, cumino, cicuta velenosa, sabina, melissa, puleggio, aneto, betonica, anice, santoreggia, levistico; tutte insieme o anche soltanto alcune, devono essere cotte in acqua. Si riempia un sacchetto di lana cardata, e si ottenga un cuscino; lo si imbeva dell’acqua di cottura calda e lo si ponga sul ventre. Si ripeta frequentemente l’operazione.
Egualmente provoca le mestruazioni la centonchia cotta in una pentola di terracotta e messa sopra il ventre della donna.
Ecco la ricetta di una polvere efficacissima per provocare le mestruazioni: si prenda acoro falso, cicuta maggiore, castoreo, artemisia, santonico, mirra, centaurea, salvia. Se ne ricavi una dramma2 di polvere da sciogliere in acqua nella quale siano state cotte sabina e mirra, e la paziente ne beva uno scrupolo3 mentre fa il bagno.
Se invece la matrice si sarà irrigidita a tal punto che nonostante questi rimedi le mestruazioni non ricominciano, prendi la bile di un toro o di altro animale o della polvere di natron, e mischiala con succo di sedano o d’issopo. Vi si bagni della lana cardata e si comprima per indurirla e irrigidirla e, datale una forma allungata, da poterla inserire nella vagina, ve la si infili.
Oppure si predisponga altro pessario4 in forma di verga maschile, svuotato e riempito del farmaco suddetto e inserito nella vagina.
1 Denario: unità di peso, con valore diverso nei secoli. Ancora oggi in uso per misurare il peso del filo delle calze.
2 Dramma: unità di peso e anche di misura, con valore variabile nei secoli.
3 Scrupolo: idem.
4 Pessario: confezione di stoffa a forma cilindrica, contenente sostanze medicamentose, che si inseriva nella vagina o nell’ano.

Sull’ipomenorrea

Se le donne hanno mestruazioni esigue e dolorose, prendi della betonica anche in polvere, puleggio, santonico, artemisia, nella misura di una manciata per ciascuno; metti il tutto a cuocere in acqua o vino fino all’evaporazione di due terzi del liquido. Filtralo poi con un panno e la paziente lo beva mescolato con succo di fumaria.
Se si verifica una amennorrea e si protrae a lungo, prendi due dramme di rapontico, una dramma ciascuna di artemisia secca e pepe, riducila in polvere e la donna la assuma, sciolta in liquido caldo, la mattina e la sera per tre giorni, coprendosi bene così da sudare.
Un altro rimedio: prendi una manciata di menta, una di puleggio e una di ruta, tre dramme di salgemma, una pianta di cavolo rosso e tre teste di porro. Cuoci tutto insieme in una padella e fa’ che la donna ne beva durante il bagno.
In un altro modo: prendi giglio fiorentino, levistico, erba gattaia, coloquintide, finocchio e ruta. Cuoci nel vino e fa’ bere alla paziente.
Altrimenti: cuoci nel vino sabina, radice di sedano, finocchio, prezzemolo, levistico e erba gattaia e che la donna beva l’infuso.
Ancora: prendi tanaceto, trifoglio e artemisia, soffriggili nel burro e mettili sull’ombelico.
So di un medico che usò questo rimedio, nella regione della Francia. Prendi zenzero, foglie di alloro e sabina. Tritali e mettili in una padella sui carboni ardenti, poi fa’ sedere la donna su una sedia perforata così da ricevere il fumo attraverso le parti basse; le mestruazioni riprenderanno. Ripeta l’operazione tre o quattro volte o anche di più. Si badi: è necessario che la donna che faccia frequenti fumigazioni di questo tipo cosparga la vagina all’interno con unguenti freddi, per evitare che si surriscaldi.
Risulta efficace anche un suffumigio di cumino, finocchio, aneto, calaminta, menta, ortica, mischiati insieme o singolarmente.
È efficace anche la scarificazione, ed egualmente il coito. Il salasso dalla mano, invece, è dannoso.
Se la donna non ha febbre, fa’ che mangi porri, cipolle, pepe, aglio, cumino e pesci con le squame. Falle bere vino forte, se non le duole la testa e non ha alcun disturbo nervoso, o febbre, perché in caso di febbre il vino risulta nocivo.

Sull’ipermenorrea

A volte le mestruazioni sono più abbondanti di quanto la Natura richieda; questo avviene perché le vene della matrice sono ampie e aperte, oppure perché talora si rompono e il sangue fluisce in grande quantità, un sangue rosso e chiaro, perché un eccesso di cibo e bevande produce molto sangue il quale, quando non può essere contenuto nelle vene, prorompe all’esterno. In altri casi l’ipermenorrea è causata da un eccesso di calore del sangue, dovuto alla perdita di bile dalla cistifellea, e questo fa bollire il sangue fino al punto da non poter essere più contenuto nelle vene; oppure accade perché il flemma salato si mescola con il sangue e lo diluisce e lo fa prorompere fuori dalle vene.
Se il sangue che fuoriesce volge al giallo, la causa è nella bile. Se invece volge al bianco, proviene dal flemma. Se al rosso, dal sangue. Le malattie di questo tipo provengono dalla corruzione interna degli umori, che la Natura non riesce a tollerare. Talvolta accade per un’ulcerazione, che spesso conduce alla morte. Per queste cause la donna diviene pallida e si debilta e, se il morbo si protrae a lungo, facilmente degenera in idropisia, poiché il fegato perde il suo sostanziale calore a causa della sottrazione dell’alimentazione grazie alla quale gli organi vengono preservati nel loro calore naturale. Può anche succedere a causa di una sottrazione di calore, divenuto insufficiente a digerire l’abbondanza dei liquidi e non abbastanza forte da modificare gli umori nel modo dovuto.
La cura. Se dunque la causa è il sangue, esegui un salasso dalla mano o dal braccio, lì dove il sangue è spinto verso l’alto. Va assunto inoltre qualche catartico leggero.
Se la causa è la bile che il fegato secerne, si somministri alla paziente trifera saracena e rosata novella con succo di viole e scarola.
Se la malattia è generata da un’abbondanza di flemma e bile nera, si dia da bere alla donna un infuso di hiera in acqua calda, o vino, secondo altri. Dopo la purga, dovrà esserle somministrato qualche astringente, sia internamente che esternamente. La paziente beva dunque dell’acqua in cui siano stati cotti corteccia di melagrano, buccia di una melagrana, rose, galle di quercia, noce moscata, foglie di quercia, rosellina di macchia, rovo, agrimonia e piantaggine. Tutte queste erbe, sia insieme che singolarmente, sono efficaci. Durante o dopo i pasti, le sia data da bere polvere di ematite sciolta in acqua piovana, oppure polvere di corallo e gomma arabica, melograno, semi di mirto...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Il libro
  3. Frontespizio
  4. Colophon
  5. ROSY BINDI La medicina di genere
  6. PIERO MANNI Introduzione
  7. TROTULA DE’ RUGGIERO SULLE MALATTIE DELLE DONNE PRIMA, DURANTE E DOPO IL PARTO
  8. APPENDICE Proprietà terapeutiche delle piante e sostanze nominate nel De passionibus mulierum ante in et post partum