FURIBONDA CRESCE LA NOTTE
Giulio De Mitri, allora giovane pittore di Taranto, nel 1982 invia alla Merini una cartella grafica intitolata Omaggio a Michele Pierri, presentata da Giacinto Spagnoletti. Alda rimane positivamente impressionata, telefona a De Mitri per congratularsi e gli invia la poesia che segue.
Dopo, nel 1983, Alda manda al pittore un piccolo canzoniere, che intitola Dieci poesie per Giulio De Mitri (anche se in realtà sono sei), con l’avvertenza che può utilizzare i componimenti per un suo catalogo.
A Giulio De Mitri
Il tuo disegno la tua purezza di canto,
la tua precisa linea che è sonora,
come sonoro è l’abito dei santi,
la tua castigatezza il tuo mito
e l’intera rivoluzione del pianto
che ti fanno poeta e sommo e schivo
d’ogni traguardo tu che sei vivo
sei all’altezza acuta dello sguardo.
Dieci poesie per Giulio De Mitri
(le può mettere in un catalogo coi suoi quadri, pasqua 1983)
Ogni ammasso di cose è una cosa felice,
oggi Nikka Costa si è messa a cantare
(è solo una bambina)
e tutti applaudiscono il suo ingegno
e tutti hanno un ghigno di disprezzo
De Mitri, ragazzo felice,
cred’io comporre le mie poesie
come si compone la vita,
che quando un cancello ha perso il giro di vite
difficile è richiudere la vita…
Tu De Mitri hai un capestro sul collo,
questo tuo amore per la poesia,
guarda non faccia male e ti sollevi
oltre il terreno, guarda non raggiri
la tua giovane anima di asceta,
eppure quel capestro tu tienilo forte,
ti porterà un po’ su impiccandoti
oltre il grosso capestro della vita.
Tu Giulio porti una scarsella con poco pane
e rotti sandali ai piedi,
ma per le vie che hai da correre,
questi sandali sono bastanti,
guarda che non si sciolgano i listini,
altrimenti i tuoi piedi nudi
seguiranno il Messia.
E la scarsella mettila presso una fonte,
riempila come una forte borraccia di birra,
tu hai bisogno di cibo e alcool
per dimenticare la tua ebrietudine bella.
Io piango
perché dedicare la mia vita a un infermo
quando tanto malata è l’anima mia,
io piango perché mi manca l’incontro con te,
eppure sono un ramo a primavera,
piango per quelle strade piene di ciottoli
che debbo percorrere ogni giorno
per andarlo a trovare,
mentre da dietro mi aspetta una strada liscia
che mi porta dritta al Signore,
piango per quelle botteghe chiuse
nel pomeriggio di pasqua
dove non posso scendere a comprare l’uovo
che non ho comprato stamani,
mentre salvavo la vita sua,
eppure per quell’uovo pasquale
darei tutta la mia vita.
Tuo figlio mettilo sotto la tua forte capigliatura, (sarà l’albero della profezia),
e dentro quell’ambra ponigli mille domande,
per esempio come conosca Dio da sempre,
lui Giulio ti darà la risposta esatta,
conforme alla sua misura di bambino.
In quella risposta tu conoscerai la tua grandezza,
e sarai patriarca di un solo uomo
completo di mille generazioni a venire.
23 marzo 1983
Amico mio,
sono certa ormai che la mia vita volga al termine, non prevedevo un “secondo manicomio”, dopo quello che già avevo vissuto e molte erano le illusioni dopo quattro anni di lotta strenua col male ma i miei errori (molti? Io non so valutare il bene e il male pur essendo sostanzialmente buona), la mancanza di una guida felice, la lotta strenua per il denaro che io maledico come portatore di sciagure anche se qualche volta mi consente di togliermi qualche capriccio (quando ce l’ho) vorrei potermi pagare con quello il capriccio di una morte felice tranquilla senza fantasmi interiori. Pochi credono alla mia autenticità, i più sono ammalati di superstizione. Ma perché la natura mi ha fatto così vulnerabile e sciocca? Perché non ho un minimo di furbizia di senso del risparmio di senso della continuità? Che io sia sciagura a me stessa? O Pierri io ti ho amato così profondamente che sono caduta in un baratro di solitudine. Ho fatto uno spazio largo intorno a me togliendovi tutti i sassolini affinché tu solo vi abitassi e vi scendessi come una apparizione. Ti ho chiesto una lettera d’amore. Come mai hai così paura di comprometterti, ma che cosa è che ti difende tanto? Certamente tu non vuoi morire come la maggior parte dei mortali ma certamente questo è un grossolano errore perché chi crede ed ama muore volentieri dunque per la logica del sillogismo tu non mi ami per nulla. O caro amico, ieri leggevo che Grace Kelly sarà beatificata, il suo comportamento era perfetto è vero ma forse aveva una certa agiatezza, non è difficile comportarsi bene in mezzo agli agi, più difficile è tenere una buona condotta in mezzo a tante difficoltà e io non ho ancora deciso se andare in paradiso o all’inferno. Il tuo amore per te è infinito ma dannerà come Francesca, e sì ebbene dirò a Dio che mi sono meritata una condanna eterna
Alda
(aggiunta a penna)
Lettera d’amore che resterà senza risposta alcuna
Ormai Alda ha deciso che sposerà Michele, gli telefona quotidianamente e gli scrive lettere accorate come questa riportata, e poesie come quella che segue.
Anima mia
A Michele Pierri
Anima mia poiché furibonda
cresce la notte fuori d’ogni porta
l’anima mia tu libera e seconda
rendi riposo a questo corpo lasso
e mostrandomi pure la bell’onda*
muoviti infine al maritale passo
che il blasone è su noi della fortuna
quando il pensiero del sapere
aduna
resta infissa la cuspide mortale
onde qui in terra noi patimmo male
resta l’ala purissima del bene
onde noi tanto ne vivemmo allora
e di tanta dolcezza che ci onora,
per questo amore, amor, amami
ancora.
* annotazione autografa di Alda: (alludo allo Jonio)
timbro postale 18 ottobre 1983
Michele carissimo,
ho avuto adesso il tuo espresso nel quale mi chiami Angelo bellissimo
Questo epiteto mi ha fatto piangere, in mezzo a tanta gente che mi odia, che mi fa del male che vuole per così dire tagliare le gambe il tuo angelo bellissimo ha scatenato in...