II. La prospettiva psicologica
l. 1
Capitolo 5
Personalità, nevrosi e burnout
l. 1Wenceslao Vial
Medico. Professore incaricato di Psicologia e Vita Spirituale presso la Pontificia Università della Santa Croce (Roma).
5.1 Introduzione
l. 7Le situazioni problematiche di solito si vedono arrivare da lontano, come una tempesta che si sta formando nell’orizzonte. Nella vita di ogni persona non tutto è primavera, luce e caldo. Come nel clima, ci sono diverse stagioni, giorni più bui e freddi, delle difficoltà. Bisogna stare attenti ai segnali di allarme, capire quando si avvicina un temporale. È importante avvertire per prevenire, per affrontare e per sapere quando suggerire una visita medica. Daremo alcune nozioni su come affrontare le difficoltà psicologiche nel seminario e quando cercare l’aiuto degli specialisti, psicologi o psichiatri.
Nel titolo appare la parola nevrosi, che comprende le malattie psichiche che si credevano causate da conflitti e traumi1. Oggi si parla più di disturbi emotivi che di nevrosi. Con il nome di nevrosi sono definite le malattie senza sintomi psicotici: cioè, senza deliri, allucinazioni o perdita di contatto con la realtà. I nevrotici hanno una speciale capacità di auto-osservazione e una tendenza a riferire tutto a se stessi. Sarebbe una sorta di reazione anomala, ma generalmente comprensibile, di fronte a certe situazioni estreme, esterne o interne, che la persona subisce. Possono esserci diverse forme patologiche, come vedremo. La malattia psichica è in qualche modo una malattia della libertà; ciò si vede più chiaramente nelle psicosi o malattie gravi e nelle dipendenze, di cui si parlerà più avanti.
In questo articolo si presentano brevemente tre punti: la personalità in genere, l’ansia e la depressione quale reazioni emotive o sintomi nevrotici, e la malattia del dono di sé o sindrome da burnout. Vedremo tutto nell’ottica dell’unità della persona, con le sue tre dimensioni: organica o fisiologica, psicologica – in qualche modo legata all’organico ma con una certa immaterialità – e spirituale, dove radicano tra l’altro la ricerca del senso della vita e la religiosità, la quale ci apre al rapporto con un Assoluto creatore, con Dio. Una fessura in una qualsiasi di queste dimensioni, può far cadere l’intero palazzo o la struttura della personalità.
5.2 Disturbi di personalità
l. 14Molte situazioni problematiche e patologie psichiche poggiano su qualche alterazione o disturbo della personalità. Da qui l’interesse dell’argomento. Se il processo di maturità è buono, si arriverà ad un modo di essere buono o maturo: cioè pieno, sano, con meno propensione alle malattie. Bisogna ricordare però che la maturità umana non è come quella della frutta. Non basta lasciar passare il tempo e prendere del sole. La maturazione umana richiede un’educazione e uno sforzo individuale. C’è inoltre un’altra differenza: l’essere umano può anche regredire nella sua maturità, può tornare ad essere verde o immaturo.
La prima cosa importante da capire riguardo ai disturbi di personalità è che non sono semplici difetti, ma un modo di essere anomalo, costante, che coinvolge tutte le dimensioni della persona: processi psicologici, pensiero, memoria, reazioni, atteggiamenti, scelte nella vita, ecc. Di solito iniziano come una malattia vera e propria nell’adolescenza. Il limite tra normalità e anormalità non è sempre facile da stabilire. Lo psicologo tedesco Kurt Schneider, nel 1923, diede una buona orientazione per capire quando si va oltre il normale, o quando ci troviamo di fronte a un disturbo: sono persone, dirà, che «per la loro abnormità soffrono o fanno soffrire la società»2.
Le cause sono moltissime, tante come i fattori che modellano il nostro carattere fin dalla nascita e ancora prima: cure mancate nell’infanzia, abusi, situazioni socioeconomiche problematiche, strutture familiari distorte, ecc. Alla base di molti disturbi di personalità c’è spesso un vuoto esistenziale, una mancanza di senso della vita. Si vedono pure l’egocentrismo o il narcisismo, che fa riferimento al mito di Narciso, trasformato in un fiore per aver amato troppo se stesso.
Si presentano in tre gruppi, secondo il manuale descrittivo più importante di malattie mentali, il DSM-53. Menzionerò soltanto la caratteristica principale di ogni gruppo: nel primo, gruppo A, le persone appaiono particolarmente strane ed eccentriche, e si descrivono tre disturbi: paranoide, schizoide e schizotipico. Nel gruppo B, le persone sono troppo emotive, estroverse, imprevedibili ed esagerate nelle loro manifestazioni affettive, e sono divise in quattro sottogruppi: antisociale, borderline, istrionico e narcisistico. Nel gruppo C, i soggetti appaiono eccessivamente ansiosi o impauriti ed introversi, e sono di tre tipi: evitante, dipendente, e ossessivo-compulsivo o anancastico (dal greco: ossessivo). Questo manuale specifica che la classifica potrebbe cambiare nelle successive edizioni, il che indica quanto sia complesso l’argomento. Infatti, la personalità è uno dei campi in cui molti medici, anche specialisti, dicono di avere particolari difficoltà per la diagnosi e la terapia.
Quanto prima si percepiscano i tratti pericolosi, sarà più facile aiutare la persona a superarli. Se vi sono dei dubbi, sarà utile la visita da uno specialista. Ci sono anche alcuni autotest che permettono almeno di intuire come sia la propria personalità e se si ha una certa tendenza verso uno o più di questi dieci disturbi presentati, con qualche tratto di personalità pericoloso4. Dicevo che i disturbi sorgono nell’adolescenza, ma non si deve dimenticare che questa tappa dello sviluppo non è un’età fissa o soltanto legata ai fenomeni della pubertà o allo svegliarsi della tendenza sessuale. È soprattutto l’ingresso nel mondo degli adulti, nel quale il giovane acquista, come affermò Piaget, «un piano di vita», «una scala di valori, che metterà certi ideali al di sopra di altri e subordinerà i mezzi ai fini considerati come permanenti […], un’affermazione di autonomia e l’autonomia morale»5. Da qui l’importanza particolare che ha il periodo del seminario, che di solito comprende una buona parte dell’adolescenza, per aiutare a definire un piano di vita, un progetto esistenziale che guardi Gesù.
La terapia dei disturbi è particolarmente difficile e lunga: la personalità che si è formata lungo tutta la vita, certamente non può cambiare in pochi mesi. Serve l’aiuto di esperti in personalità, cosa non facile da trovare, che possano aiutare dedicando tempo. La psicoterapia frequente, specie di tipo cognitivo-comportamentale, si è dimostrata utile.
Due slogan sono interessanti da tenere in mente di fronte alla sfida della formazione del carattere. Il primo, Accettare è cominciare a cambiare / cambiare è cominciare ad accettare, indica che il passo essenziale per migliorare è riconoscere che ci sia...