Capitolo IX
La pratica della direzione spirituale nelle diverse condizioni ecclesiali
Nei paragrafi precedenti ci siamo soffermati a riflettere su cosa è la direzione spirituale. In questo paragrafo e in quello successivo cercheremo di dare una risposta alla domanda «come si fa la direzione spirituale?». Ci muoviamo quindi nell’àmbito di una riflessione più specificamente pastorale e operativa in ordine alla prassi concreta della direzione spirituale. Ne tratteremo ora sotto il profilo della pastorale della spiritualità, che è «ogni azione cristo-pneumatizzata ed ecclesiale che direttamente sia orientata a promuovere la vita cristiana integrale, fino alla santità». In questa prospettiva è necessario tener presente sia le diverse condizioni ecclesiali sia alcune situazioni particolari dei fedeli.
1. La direzione spirituale dei presbiteri
La direzione spirituale è un mezzo di progresso spirituale per il presbitero e non soltanto durante il periodo di formazione nel seminario previo all’ordinazione, ma anche lungo tutta la sua vita. In questo senso bisogna rilevare che, proprio perché il presbitero diventa ex officio un maestro spirituale, corre sempre il rischio di ritenersi autosufficiente dal punto di vita spirituale, in modo tale da poter non sentire più la necessità di ricevere lui stesso la direzione spirituale per progredire sulla via della santità.
Tuttavia, il Magistero della Chiesa ha raccomandato continuamente la direzione spirituale ai presbiteri quale aiuto efficacissimo per la loro vita e il loro ministero. Vedremo seguitamente alcuni insegnamenti magisteriali a tale riguardo.
Così si esprimeva il Papa Pio XII nella Esortazione Apostolica Menti nostrae, indirizzata ai presbiteri: «Nell’affrontare e procedere nella vita spirituale non vi fidiate di voi stessi, ma con semplicità e docilità chiediate ed accettiate l’aiuto di chi con sapiente moderazione può guidare l’anima vostra, indicarvi i pericoli, suggerirvi i rimedi idonei, ed in tutte le difficoltà interne ed esterne vi può dirigere rettamente ed avviarvi a perfezione sempre maggiore, secondo l’esempio dei Santi e gli insegnamenti dell’ascetica cristiana. Senza questa prudente guida della coscienza, in via ordinaria è assai difficile assecondare convenientemente gli impulsi dello Spirito Santo e delle grazie divine».
Dal canto suo, il Concilio Vaticano II, al n. 18 del decreto Presbyterorum Ordinis, ove si parla dei mezzi o sussidi per la vita spirituale dei presbiteri, raccomanda loro: «[I presbiteri] abbiano in grande stima la direzione spirituale». A questo riguardo scrive Caprioli: «Il Concilio Vaticano II, quando parla di sussidi della vita spirituale per i sacerdoti, all’ultimo momento, dietro suggerimento di oltre 300 Padri, aggiunge un richiamo molto semplice alla direzione spirituale: “Abbiano in grande stima la direzione spirituale” (PO, 18)».
Dopo il Vaticano II, «i documenti postconciliari hanno sempre chiaramente ribadito che la direzione spirituale è uno dei mezzi indispensabili per la formazione permanente dei sacerdoti». Ad esempio, in Pastores dabo vobis leggiamo: «Anche la pratica della direzione spirituale contribuisce non poco a favorire la formazione permanente dei sacerdoti. È un mezzo classico, che nulla ha perso di preziosità non solo per assicurare la formazione spirituale, ma anche per promuovere e sostenere una continua fedeltà e generosità nell’esercizio del ministero sacerdotale».
In un documento della Congregazione per il Clero si legge: «Chi apprezza veramente la direzione spirituale non solo la raccomanda nel proprio ministero ma la pratica personalmente. Se non si perde di vista l’obiettivo principale della direzione (discernimento della volontà di Dio in tutti gli aspetti del cammino di santità e apostolato), si può trovare il modo per offrirla e riceverla abitualmente».
Nella stessa linea, altro documento della Congregazione per il Clero insiste ancora sulla necessità della direzione spirituale per i presbiteri: «Per contribuire al miglioramento della loro spiritualità è necessario che i presbiteri pratichino essi stessi la direzione spirituale (…). Ponendo nelle mani di un saggio confratello – strumento dello Spirito Santo – la formazione della loro anima, matureranno la consapevolezza, fin dai primi passi del ministero, dell’importanza di non camminare da soli per le vie della vita spirituale e dell’impegno pastorale. Nel far uso di questo efficace mezzo di formazione, tanto sperimentato nella Chiesa, i presbiteri avranno piena libertà nella scelta della persona che li possa guidare». Si notino le parole «fin dai primi passi del ministero», che stanno a significare che la direzione spirituale è necessaria durante tutta la vita del presbitero e non solo quando fa i primi passi del ministero: altrimenti avrebbe detto «nei primi passi del ministero» anziché «fin dai primi passi del ministero».
Affinché i presbiteri possano ricevere la direzione spirituale, è molto importante che altri presbiteri si rendano disponibili per essere direttori spirituali dei loro confratelli nel sacerdozio, tenendo presente questa esortazione di Pio XII al clero romano: «Ecco: un vostro confratello ha bisogno di consiglio, chiede conforto e attende forse un urgente soccorso. Andategli incontro, offrendogli generosamente quanto è nelle vostre possibilità, certi che l’aiutare un sacerdote, il sostenerlo e rincuorarlo, l’animarlo e anche ammonirlo affettuosamente, è tra le opere divine la più divina, la più gradita a Gesù, sommo ed eterno sacerdote». D’altronde, «l’esperienza insegna che i sacerdoti, quando trovano un confratello preparato e disponibile ad ascoltarli, si aprono con una confidenza mirabile e senza le complicazioni psicologiche proprie dei seminaristi o di altre categoria di fedeli, anzi manifestano in tal modo la loro straordinaria disponibilità e apertura di cuore».
Quali sono gli obiettivi per la direzione spirituale dei sacerdoti? Possiamo segnalarne i seguenti:
1.1. Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l’imposizione delle mie mani (2 Tm 1, 6).
Il richiamo di san Paolo al discepolo Timoteo è sempre attuale nella vita del presbitero. Il direttore spirituale ha come scopo centrale del suo compito l’aiutare il presbitero a mantenere sempre alta la stima del valore della sua ordinazione sacerdotale. A questo scopo dovrà tener desta costantemente nel sacerdote la memoria del dono divino, mediante il quale il presbitero agisce in persona Christi. San Giovanni Paolo II spiega così il significato profondo di questa locuzione: «Il sacerdote offre il santissimo Sacrificio “in persona Christi”, il che vuol dire di più che “a nome”, oppure “nelle veci” di Cristo. “In persona”: cioè nella specifica, sacramentale identificazione col “Sommo ed Eterno Sacerdote”, che è l’Autore e il principale Soggetto di questo suo proprio sacrificio, nel quale in verità non può essere sostituito da nessuno».
Nello stesso senso scriveva san Josemaría Escrivá: «Per mezzo del Sacramento dell’Ordine, il sacerdote è reso effettivamente idoneo a prestare a Gesù nostro Signore la voce, le mani e tutto il suo essere; è Gesù che, nella santa Messa, con le parole della Consacrazione, cambia la sostanza del pane e del vino nel suo Corpo, nella sua Anima, nel suo Sangue e nella sua Divinità.
I Papi degli ultimi tempi hanno usato spesso l’espressione sacerdos alter Christus, che secondo san Giovanni Paolo II «è stata creata dall’intuizi...