Capitolo IV
quattro idee chiave
per la formazione
In questa sezione vengono proposte alcune idee pratiche per la formazione della prudenza: alcune evidenziano aspetti da incoraggiare; altre, aspetti da evitare. La formazione spirituale è un’impresa molto ricca, impossibile da inquadrare in schemi rigidi. Di seguito si presentano quattro punti senza alcuna pretesa di esaustività e considerando il punto di vista che abbiamo adottato nello sviluppo di questo libro, cioè la formazione della prudenza e la fedeltà intesa come crescita nelle virtù. È chiaro che si possono fare, e anzi che è necessario fare, altre considerazioni se si vuole avere una visione completa del compito formativo. Ma ciò esula dallo scopo e dall’estensione di queste pagine.
Mi interessa evidenziare una seconda postilla. In una istituzione indirizzata alla formazione delle persone, come sono quasi tutte quelle che sorgono all’interno della Chiesa, il governo e la formazione stanno in uno stretto rapporto reciproco. Spesso le indicazioni di governo hanno una rilevanza formativa, e molti dei principi che regolano un’attività si applicano anche all’altra. Però governo e formazione non si identificano. Questi appunti sono centrati sulla formazione, e possono esservi aspetti che andrebbero considerati in modo diverso dal punto di vista del governo, perché la natura propria di questo lavoro richiede la valutazione di altri elementi, come il bene comune delle persone che partecipano alle attività sottoposte al governo. Comunque, insisto, specie nell’ambito di un percorso vocazionale nella Chiesa, l’azione di governo non deve dimenticare il punto di vista formativo. L’obiettivo non è solo la realizzazione dei diversi compiti assegnati, ma anche la formazione delle persone. Per questo è importante far sì che queste persone accettino bene le disposizioni prese e che ne sappiano trarre vantaggio per incontrare Dio. Così vi sarà un miglioramento interiore.
1. Iniziativa
«Non bisogna impostare la direzione spirituale dedicandosi a fabbricare delle creature prive del proprio giudizio e che si limitano a eseguire materialmente ciò che un altro dice loro; la direzione spirituale invece deve tendere a formare persone di criterio».
Se come abbiamo visto, a formare sono le decisioni proprie, nella vita interiore l’iniziativa va presa personalmente dall’interessato. Il formatore deve rispettare e stimolare questa iniziativa. Con parole di San Josemaría, «la funzione del direttore spirituale è di aiutare che l’anima voglia – che ne abbia la voglia – di compiere la volontà di Dio. Non comandate, consigliate». Chi si prende cura di un’anima la orienta e l’aiuta, però la responsabilità è dell’interessato. Questa idea, così semplice, è fondamentale. Le altre, che si esporranno di seguito sono effetti o modi di metterla in pratica.
Ovviamente rispettare e stimolare l’iniziativa altrui richiede a sua volta, da parte del formatore, molta iniziativa personale. Non deve assistere passivamente alla vita di chi cura, ma deve pregare e pensare, per poi essere in grado di fare proposte, dischiudere orizzonti, aiutare a fare scoperte, suggerire, ecc.
Come si è già detto, è ben formata la persona che, facendo quel che gli pare, opera il bene. Le due realtà sono imprescindibili e, per questo il perché mi pare e piace è «la ragione più soprannaturale». Chi fa il bene per altri motivi sta indossando un vestito, si sta travestendo per apparire buono perfino davanti a se stesso; però non sta cambiando il suo cuore, non migliora le sue disposizioni interiori. L’obiettivo della formazione, come si è già detto, non è raggiunto quando si fa ciò che è buono; è raggiunto solamente quando si fa perché si vuole, quando va di farlo. Ossia quando si vuole l’atto virtuoso in quanto virtuoso e il bene in quanto bene.
Quando la formazione viene impartita così, la persona formata sperimenta la sua libertà, dato che di fatto è lei a decidere. Ciò non vuol dire che il formatore si limiti a costatare le decisioni dell’interessato senza incidere sulla sua vita. Al contrario, col rispetto della sua iniziativa inciderà più profondamente che non tentando di sostituirsi.
Perché l’iniziativa sia dell’interessato, occorre che nella direzione spirituale l’identificazione dei punti di lotta sia il risultato del dialogo fra i due: proporre e chiedere, ascoltare e valorizzare, dialogare. Deve essere abituale chiedergli che cosa ne pensa, come intende lottare, cosa gli sembra che Iddio si aspetti da lui, che cosa gli piacerebbe; e quindi proporgli: mi sembra che ti converrebbe questo, che ne pensi? Oppure: pensaci, consideralo nella preghiera, e ne parliamo dopo. Questa non è una tattica, ma l’esatta posizione dei due: il destinatario della formazione deve aver chiaro che la responsabilità della sua vita interiore è tutta sua. Sarebbe deleterio che avesse la sensazione che non gli serva farsi carico delle ragioni della sua lotta, perché sono già note a chi lo aiuta; o che pensasse che spetta al formatore valutare ciò che è conveniente e a lui corrisponda solo la messa in pratica. Equivarrebbe a perdere di vista il ruolo del fine. Riprendendo l’esempio esposto precedentemente, è come se stesse camminando guidato da un auricolare!
Perciò non conviene ripetere troppo che nella direzione spirituale ci trasmettono la Volontà di Dio. Piuttosto conviene dire che ci aiutano a discernerla. Questo modo di parlare è più rispondente alla verità e stimola il ruolo della propria intelligenza. E non sminuisce il valore dei consigli. Per una persona ragionevole e dotata di senso soprannaturale è chiaro che Dio conta sulla direzione spirituale per farci capire ciò che Lui vuole. Pertanto, non possiamo né vogliamo prescinderne. Solo chi possiede poco senso soprannaturale e una buona dose di ingenuità può pensare che questi consigli non contino granché.
Infine, l’iniziativa va stimolata, non solo rispettata. Alcune persone preferiscono essere orientate minuziosamente. Sono molto docili, ma in fondo stanno fuggendo la responsabilità di prendere le decisioni che competono loro. Bisogna aiutarle, senza pretendere che prendano subito decisioni se non ne sono ancora in grado, ma con l’obiettivo che vi riescano in un futuro non molto lontano. Questo aspetto è fondamentale in particolare per l’apostolato, che richiede scioltezza, capacità di muoversi nel proprio ambiente e di stringere amicizia attraverso le normali relazioni.
2. Convinzioni
«La direzione spirituale deve tendere a formare persone di criterio. E il criterio implica maturità, fermezza nelle proprie convinzioni».
Le decisioni sulle quali si va costruendo la propria vita, si fondano su convinzioni, ed è su questo piano (quello delle convinzioni personali) che sostanzialmente si muove il lavoro di formazione. Ovviamente non basta trasmettere verità teoriche, che vengono apparentemente accettate, ma che nella pratica non incidono sul comportamento. Vanno formate convinzioni autentiche, che saranno tali se davvero fondano le decisioni. Ad ogni modo, teniamo presente che la formazione è più una questione di convinzioni che di decisioni. Perciò, per formare bene, più che fornire decisioni già elaborate, dobbiamo trasmettere convinzioni. Si tratta di un compito molto più difficile, poiché richiede un pensiero più profondo, evitando di accontentarsi di soluzioni banali e di ricorrere a ricette precostituite. È difficile, ma è molto più bello e, senz’altro, più efficace. Detto in altri termini, la formazione è più una trasmissione di principi che di conclusioni; più che nell’incoraggiare a fare consiste nell’aiutare a comprendere.
Le convinzioni di cui parliamo sono di diversa portata. Talvolta raggiungono la dimensione di vere e proprie idee madri che informano la vita intera e sono di sostegno nei momenti di maggior difficoltà. Che Dio ci ha chiamato, che abbiamo una missione in questa vita, che la risposta generosa alla chiamata riempirà di felicità la nostra esistenza, che Dio è nostro Padre e sempre, qualunque cosa succeda, ci sta vicino… sono esempi di convinzioni che è importante incidere nell’anima di tutti, approfittando delle loro esperienze. Se ne potrebbero aggiungere altre, come l’importanza della fraternità e della vicinanza, la necessità della costanza in un piano di vita spi...