Parte II
Tecniche di qualificazione
e di esegesi
delle cause canoniche di nullità
(cc. 1095-1107 CIC)
l. 2
Introduzione alla seconda parte1
l. 4
Mi sia permesso di spendere alcune parole per introdurre questa seconda parte de libro, che corrisponde – con alcune correzioni di stile – al libro Il consenso matrimoniale. Tecniche di qualificazione e di esegesi della cause canoniche di nullità, pubblicato nel 2001 nella collana Monografie della facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università della Santa Croce, che si era esaurita da anni anche nella sua ristampa2. Il testo che ora il lettore ha tra le mani è frutto di un lungo processo di gestazione. In un certo senso, risponde all’incarico ricevuto dall’Istituto Martín de Azpilcueta di elaborare un commento ai canoni 1095-1107 del vigente Codice di diritto canonico. Gli originali oltrepassarono notevolmente le previsioni dei coordinatori del Commento Esegetico al Codice di Diritto Canonico dell’Istituto stesso. Nonostante ciò, furono comunque, e in buona parte, pubblicati secondo me in virtù della comprensione e dell’affetto provato nei miei confronti, cosa di cui ringrazio sinceramente i responsabili di quell’opera. Contando sul mio esplicito consenso, il prof. Juan Ignacio Bañares ebbe, in quell’occasione, la paziente gentilezza di assumersi il compito di operare alcune sintesi e riduzioni del testo originale – con la perizia che lo contraddistingue – e per questo suo prezioso contributo gli saremo sempre infinitamente grati. Successivamente, il testo fu pubblicato nella sua forma originale, in formato monografico, in spagnolo, in polacco e in portoghese. Questa seconda parte del libro di corrisponde con quella vesione che nel 2001 ha avuto l’onore di essere stata tradotta nella splendida lingua italiana. A questo proposito è per me doveroso menzionare la straordinaria opera di traduzione di Samuela Santificetur, con la quale ho lavorato molte ore, nei miei soggiorni a Roma, rimanendo particolarmente colpito dalla sua capacità di tradurre fedelmente il mio pensiero. In questa nuova versione, è stata rivista la redazione italiana di tutto il testo, lavoro per il quale ringrazio vivamente Angela Solferino e poi la casa editrice.
Inoltre, come ho già accennato, il concepimento e la nascita di questo testo riflettono una lunga esperienza durata più di trent’anni e costituita, da una parte, dall’attività di docenza come professore di diritto matrimoniale canonico in diversi ambienti universitari civili ed ecclesiastici e, dall’altra, dall’attività forense svolta in qualità di avvocato in innumerevoli cause matrimoniali e, in questo ambito, come persona alla quale molti hanno fatto il preziosissimo dono della loro fiducia e confidenza in materie delicate e personali come quelle che riguardano le questioni matrimoniali e familiari. Non ci sono parole per esprimere il mio ringraziamento per quanto mi è stato trasmesso da queste persone.
Una delle maniere per esprimere la mia gratitudine e ripagare la loro fiducia è stato il modo con il quale ho concepito questi commenti. In primo luogo, il lettore apprezzerà lo sforzo operato nell’evidenziare l’importanza che riveste la conoscenza delle circostanze precise e specifiche del caso reale, affinché sia il matrimonio concreto lo scenario sul quale viene operata la qualificazione giuridica, in quanto il Diritto non esiste per essere servito, ma per servire la verità e la giustizia nelle relazioni umane reali e concrete. Sotto questa luce, secondo quanto ho sempre inteso, le sottigliezze della tecnica e degli strumenti concettuali giuridico-canonistici trovano il loro autentico senso e finalità, evitando così il rischio di diventarne prigionieri, allontanandoci dalla realtà, facendo sì che la espressione canonica del matrimonio diventi un mondo formalistico, pieno di significati nascosti, adatto quindi solo per una ristretta cerchia di persone già esperte della materia.
In secondo luogo, è stata una mia costante intenzione metodologica quella di offrire sempre, innanzitutto, una visione positiva del matrimonio – la sua causa, essenza, proprietà e fini –, considerandola come insostituibile punto di partenza per lo studio del significato e del senso ultimo delle singole cause di nullità e, da lì, giungere alla corretta interpretazione dei requisiti con i quali il legislatore regola con precisione e rigore tecnico ogni causa di nullità nel testo legale. In alcuni momenti della mia vita come canonista ho sentito una certa preoccupazione nei confronti di quello strano fenomeno della “specializzazione nel sapere che cosa non sia il matrimonio” – nella sua nullità – senza previamente conoscere cosa sia il matrimonio valido, cioè esistente nella realtà. È per questo motivo che, come si spiega nella presentazione del libro, ho deciso di includere, in questa nuova edizione, tutta una prima parte dedicata alla comprensione del matrimonio in positivo.
Riconosco di avere diverse perplessità circa la possibilità di dominare, senza gravi distorsioni, le tecniche sulla nullità del matrimonio senza una previa conoscenza del matrimonio come realtà in senso positivo. Non si può avere una cognizione esatta della nullità del matrimonio se non a partire della sua nozione di validità. Questo principio metodologico è presente in tutti i miei commenti; spiegandone il loro ordine tematico e sistematico, come si osserverà chiaramente non soltanto negli aspetti concreti – come per esempio nella trattazione della capacità consensuale e nella cosiddetta simulazione –, ma anche nella denominazione dei singoli capitoli elaborata proprio con questa precisa finalità. Insomma, l’istituto della nullità è una manifestazione essenziale della coerenza di un sistema matrimoniale fondato sui principi del vincolo coniugale reale e del consenso fondazionale come volontà congiunta non meno reale. Prendendo spunto dall’impegno della Chiesa rispetto alla verità integra del matrimonio e ad una sua giusta espressione giuridica, che è il suo primo e fondamentale supporto, si giustifica allora la responsabilità “canonistica” sulla validità del matrimonio e, in un secondo momento, questa sua responsabilità storica. Poi, soltanto successivamente, si spiega la necessità di regolamentare la nullità e il suo riconoscimento processuale nonché la sua constatazione giudiziaria ufficiale. Non si può però capovolgere questa sequenza e questa gerarchia. Di conseguenza, dobbiamo interpretare come una disfunzione temporanea del sistema il fatto che, in un dato momento storico concreto, la scienza canonica appaia più interessata alla conoscenza della nullità che alle questioni attinenti alla validità. Aggiungerei, anzi, che, per riprendere la centralità del sapere sulla validità, la canonistica futura dovrebbe, quanto prima, trasferire alla cultura giuridica universale – al Diritto matrimoniale e della famiglia – i contenuti più recenti dei contributi magisteriali sulla tematica matrimoniale e familiare, in quanto questo arricchimento, con i necessari e rinnovati modi di dire, è parte essenziale della responsabilità storica della canonistica nei confronti del mondo giuridico. È quello che, anni dopo la pubblicazione della prima edizione italiana di questi commenti, ho tentato di fare nella prima parte di questa nuova e arricchita edizione. Perciò, caro lettore, se tu fosti passato direttamente alla seconda parte di questo libro, ritenendo che fosse quella che più ti serve per il tuo lavoro canonistico, ti invito a superare quella pigrizia di cui ho parlato proprio alla fine della prima parte, in modo di dedicare un po’ del tuo tempo a leggere la nuova prima parte, nella quale troverai molte risposte alle crisi dei nostri giorni sul matrimonio e sulla famiglia, insieme a una visione positiva del matrimonio e del consenso che, senz’altro, darà molte luci per capire le pagine che seguono sulle patologie del consenso matrimoniale.
Direi, in terzo luogo, che questo proposito di voler trasferire in ambito canonico il recente magistero sulla sessualità, il matrimonio e la famiglia è già presente nell’ambito di questi commenti. Questo disegno necessita, innanzitutto, di diversi rinnovamenti metodologici. Da una parte, il canonista e ancor di più il matrimonialista, deve ampliare la sua visione giuridica a partire dai modi, dai metodi e dai concetti propri del metodo esegetico, fino ad utilizzare i ricorsi propri della teoria fondamentale del matrimonio, acquisendo anche la capacità di elaborare delle proposte sistematiche, come ho tentato di fare nella prima parte di questa nuova edizione ampliata. Per fare un esempio paradigmatico, la canonistica non può, sul piano esegetico del canone 1057 § 2, interpretare la volontarietà dell’intenzione matrimoniale di ogni uomo e di ogni donna che contraggono il matrimonio, indicando che l’amore sponsale umano poco o nulla abbia a che fare con la natura dell’atto volontario del consenso, mentre da parte sua il magistero presenta il matrimonio come il segno, posto nella natura sessuata umana, dell’alleanza di amore che la Trinità propone all’umanità, il che porterebbe a lasciare fuori dalla comprensione del patto coniugale le importantissime conseguenze che sull’amore umano ha la sacramentalità del matrimonio cristiano in rapporto con la natura nuziale dell’unione di Cristo con la sua Chiesa. È necessaria una concezione più integrale dell’essere e dell’operare della scienza canonica matrimoniale. Non finisce però qui il lavoro. Arricchita la visione giuridica, questa deve essere capace di comunicare con le altre scienze che hanno qualcosa da dire o da proporre nei confronti della verità sul matrimonio, e questo non solo con la scienza giuridica secolare. In questa opera di trasmissione della ricchezza del magistero sul matrimonio, la nuova canonistica dovrà dunque acquisire capacità di comunicazione multidisciplinare e interdisciplinare.
In qualche maniera, a mio avviso, la canonistica, e in modo particolare i matrimonialisti, vivono un momento di transizione. Somiglia ad un ponte che comunica le due sponde del fiume: quella del passato e quella del futuro. Non nascondo che ho scritto questi commenti provando vivamente questa sensazione di transizione, come colui che deve congedarsi dal passato per affrontare con decisione e con audacia il futuro che troverà dall’altra parte del ponte, nell’altra riva del fiume. Mi parve, quindi, che il miglior modo di abbandonare la sponda del passato fosse rendere un tributo di rispetto, ammirazione e obbedienza ai metodi dell’esegesi di quella tradizione, la cui eredità è parte della mia formazione canonistica, assumendoli con quell’impegno di onestà proprio di colui che ha appena scoperto un nuovo gioiello e lo tira a lucido per farlo risplendere il più possibile. Con questo mio tributo, la via verso l’altra sponda mi si è spianata, acquisita ormai quella libertà di camminare nei miei futuri lavori nella seconda parte del ponte di questa travagliata transizione e, magari, riuscire a dare alcuni passi nella nuova sponda, se così piacesse alla Divina Provvidenza. Ed è in questa nuova sponda dove ha visto la luce la prima parte di questo libro che, sono convinto, è fondamentale per capire in tutto il loro senso i capi di nullità che si analizzano in questa seconda parte del libro.
In questo tributo liberatore alla tradizione, che è un viaggio verso nuovi oceani, mi ha accompagnato con dedizione e sostegno il prof. Héctor Franceschi, che desidero ringraziare vivamente per lo sforzo nella correzione del testo italiano e nella ricerca della fedeltà dei significati, lavoro nel quale inizialmente lavorarono anche Angela e Grazia Solferino con non minore impegno, competenza e affetto. Nel manifestare questi miei ringraziamenti, sento il dovere di estenderli anche a coloro i quali, con la lettura di questi commenti, mi concederanno la possibilità di comunicare con loro, cosa che risulta essere una grande gioia per ogni autore. Siano le mie ultime parole di gratitudine per l’Istituto di Scienze per la Famiglia dell’Università di Navarra e per la Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università della Santa Croce, che in modo così decisivo hanno reso possibile la prima edizione in lingua italiana, che oggi si ripropone, completata con una prima parte, nella collana della Facoltà di Diritto Canonico presso Edizioni Santa Croce.
Capitolo 1
La capacità alla donazione e all’accettazione coniugale e il suo difetto (can. 1095)
can. 1055. § 1. Matrimoniale foedus, quo vir et mulier inter se totius vitae consortium constituunt, indole sua naturali ad bonum coniugum atque ad prolis generationem et educationem ordinatum, a Christo Domino ad sacramenti dignitatem inter baptizatos evectum est. § 2. Quare inter baptizatos nequit matrimonialis contractus validus consistere, quin sit eo ipso sacramentum. | can. 1055 § 1. Il patto matrimoniale con cui l’uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole, tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento. § 2. Pertanto, tra battezzati non può sussistere un valido contratto matrimoniale, che non sia per ciò stesso sacramento. |
can. 1056. Essentiales matrimonii proprietates sunt unitas et indissolubilitas, quae in matrimonio christiano ratione sacramenti peculiarem obtinent firmitatem. | can. 1056. Le proprietà essenziali del matrimonio sono l’unità e l’indissolubilità, che nel matrimonio cristiano conseguono una peculiare stabilità in ragione del sacramento. |
can. 1057. § 1. Matrimonium facit partium consensus inter personas iure habiles legitime manifestatus, qui nulla humana potestate suppleri valet. § 2. Consensus matrimonialis est actus voluntatis, quo vir et mulier foedere irrevocabili sese mutuo tradunt et accipiunt ad constituendum matrimonium. | can. 1057. § 1. L’atto che costituisce il matrimonio è il consenso delle parti manifestato legittimamente tra persone giuridicamente abili; esso non può essere supplito da nessuna potestà umana. § 2. Il consenso matrimoniale è l’atto della volontà con cui l’uomo e la donna, con patto irrevocabile, danno e accettano reciprocamente se stessi per costituire il matrimonio. |
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can. 1095. Sunt incapaces matrimonii contrahendi: 1o qui sufficienti rationis usu carent; 2o qui laborant gravi defectu discretionis iudicii circa iura et officia matrimonialia essentialia mutuo tradenda et acceptanda; 3o qui ob causas naturae psychicae obligationes matrimonii essentiales assumere non valent. | can. 1095. Sono incapaci a contrarre matrimonio: 1o coloro che mancano di sufficiente uso di ragione; 2o coloro che difettano gravemente di discrezione di giudizio circa i diritti e i doveri matrimoniali essenziali da dare e accettare reciprocamente; 3o coloro che per cause di natura psichica, non possono assumere gli obblighi essenziali del matrimonio. |
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l. 28Fonti del can. 1095:
- 1o:
- SRR Decisio coram Julien, 30 iul. 1932 (SRRD 24 [1932] 364-382); SRR Decisio coram Grazioli, 1 iul. 1933 (SRRD 25 [1933] 403-419); SRR Decisio coram Wynen, 25 feb. 1943; SRR Decisio coram Canestri, 16 iul. 1943; SRR Decisio coram Heard, 4 dec. 1943 (SRRD 35 [1943] 885-903); SRR Decisio coram Felici, 22 maii 1956; SRR Decisio coram Felici, 3 dec. 1957; SRR Decisio coram Sabattani, 24 feb. 1961; SRR Decisio coram De Jorio, 18 dec. 1961; SRR Decisio coram Mattioli, 4 apr. 1966; SRR Decisio coram Pompedda, 3 iul. 1979.
- 2o:
- SRR Decisio coram Wynen, 25 feb. 1941; SRR Decisio coram Wynen, 25 feb. 1943; SRR Decisio coram Felici, 3 dec. 1957; SRR Decisio coram Sabattani, 24 feb. 1961; SRR Decisio coram Pinto, 4 feb. 1974.
- 3o:
- SRR Decisio coram Sabattani, 21 iun. 1957; SRR Decisio coram Pinna, 4 apr. 1963; SRR Decisio coram Anné, 17 ian. 1967; SRR Decisio coram Lefebvre, 2 dec. 1967 (SRRD 59 [1967] 803); SRR Decisio coram De Jorio, 20 dec. 1967 (SRRD 59 [1967] 869-879); SRR Decisio coram Anné, 2 feb. 1969; SRR Decisio coram Serrano, 3 apr. 1973; SR...