La nota bibliografica di un libro dedicato a un argomento così ampio come il confronto sottomarino fra Unione Sovietica e Stati Uniti nei decenni della guerra fredda ha di necessità un carattere autobiografico. Nel senso che essa rinuncia in partenza alla completezza per dare conto di quali sono stati gli incontri che l’autore ha giudicato più fruttuosi, ossia quei testi che sono rimasti più a lungo aperti sulla sua scrivania e ai quali il ricorso è stato più frequente nel procedere del lavoro.
Anzitutto devo riconoscere l’utilità complessiva del web, e in particolare quella di Wikipedia: esistono centinaia di siti molto bene informati sul mondo dei sommergibili e dei sottomarini. Spesso forniscono notizie parcellizzate, a volte confuse, raramente sistematizzate in modo organico. Resta il fatto che il loro volume e la differenziazione che li caratterizza sono enormi, nel senso che per ogni questione riguardo alla quale si sviluppa una ricerca è agevole trovare informazioni offerte da molteplici punti di vista, con un abbondante corredo iconografico, spesso arricchito da filmati, e non sono rare le interviste con i protagonisti degli avvenimenti o la documentazione di loro interventi pubblici.
Fatta questa necessaria premessa, passiamo ai testi.
Per un inquadramento generale e non dispersivo della guerra fredda, John L. Harper, The Cold War, Oxford - New York, Oxford University Press, 2011, traduzione italiana La guerra fredda. Storia di un mondo in bilico, Bologna, il Mulino, 2013. Ho trovato di notevole interesse anche due libri di Edward N. Luttwak, The Grand Strategy of the Soviet Union, London, St. Martin Press, 1983, e On the Meaning of Victory: Essays on Strategy, New York, Touchstone Books, 1986, tradotti in italiano con i titoli di La grande strategia dell’Unione Sovietica, Milano, Rizzoli, 1984, e Strategia della vittoria, Milano, Rizzoli, 1988. L’interesse per i libri di Luttwak discende in parte considerevole dalla qualità del suo punto di osservazione e dal periodo nel quale essi sono stati scritti: un analista professionista statunitense, consulente ufficiale di governi e stati maggiori, esplicita il pensiero prevalente dei vertici militari del suo Paese, gli Stati Uniti, negli anni conclusivi del confronto con i sovietici, il cui esito a breve era ancora al di là di ogni previsione al momento della redazione. Si sarebbe compiuto nello stupore del mondo intero.
La storia generale dei sommergibili e dei sottomarini è stata trattata in molteplici occasioni. Nella mia biblioteca occupano una posizione privilegiata Arthur R. Hezlet, The Submarine & Sea Power, London, Peter Davies, 1967, tradotto in italiano come Storia dei sommergibili. La guerra subacquea dalle origini all’era atomica, Bologna, Odoya, 2012, con un’appendice di aggiornamento redatta da Mirko Molteni; Eberhard Möller e Werner Brack, Enzyklopädie deutscher U-Boote. Von 1904 bis zur Gegenwart, Stuttgart, Motorbuch, 2002, nell’edizione inglese The Encyclopedia of U-Boats: From 1904 to the Present, London, Greenhill Books, 2004, che, senza riferirsi propriamente al periodo e ai mezzi navali dei quali si dedica questa ricerca, fornisce un’interessante panoramica della storia delle unità subacquee da una prospettiva tedesca, che attraversa le due guerre mondiali e giunge fino allo sviluppo degli U-212.
Di tutte le unità subacquee fino al 2000 si occupa invece Robert Hutchinson in Submarines: War Beneath the Waves, from 1776 to the Present Day, London - New York, HarperCollins Publishers, 2001; circoscritto al secondo conflitto mondiale, ma molto documentato, è Erminio Bagnasco, I sommergibili della Seconda guerra mondiale, Parma, Albertelli, 1973. Per approfondire le questioni tecniche legate alla costruzione delle unità subacquee e al funzionamento degli apparati che vi sono a bordo, e per comprendere fra l’altro le differenze ingegneristiche esistenti fra sommergibili e sottomarini legate alle posizioni relative di baricentro e metacentro, molto buono è, di Roy Burcher e Louis Rydill, Concepts in Submarine Design, Cambridge - New York, Cambridge University Press, 1994, serie Ocean Technology.
I testi fin qui elencati si dedicano alla descrizione dei mezzi impiegati nella guerra subacquea, con brevi accenni alle operazioni navali. Per approfondire quanto accaduto nel secondo conflitto mondiale in campo sommergibilistico, periodo nel quale si situano le radici della nostra ricerca, riguardo al fronte dell’Atlantico ci sono il classico di Léonce Peillard, La bataille de l’Atlantique, Paris, Robert Laffont, 1987, tradotto come La battaglia dell’Atlantico, Milano, Mondadori, 1992, e anche il mio Sergio Valzania, U-Boot. Storie di uomini e sommergibili nella Seconda guerra mondiale, Milano, Mondadori, 2011.
Per quanto concerne la guerra nel Pacifico, di notevole interesse è, di Tameichi Hara, Fred Saito, Roger Pineau, Japanese Destroyer Captain: Pearl Harbor, Guadalcanal, Midway – The Great Naval Battles as Seen Through Japanese Eyes, un classico dal confuso destino editoriale dato che il copyright per la traduzione inglese è del 1961 (New York, Ballantine Books), mentre la prima edizione in giapponese risulta pubblicata a Tokyo nel 1967; tradotto in italiano con il titolo Per un milione di morti, Milano, Longanesi, 1968, racconta i passaggi decisivi del confronto tra la flotta giapponese e quella statunitense, compresi gli aspetti relativi alla guerra subacquea.
A essa sono rivolti con attenzione esclusiva Larry Kimmet e Margaret Ragis, U.S. Submarines in World War II: An Illustrated History, Seattle, Navigator Publishing, 1996, e Keith Wheeler, War under the Pacific, Chicago, Time-Life Books, 1980. Entrambi sono ricchi di notizie, ma non offrono un racconto organico né sembrano interessati a fornire un approccio complessivo per gli eventi che affrontano.
Per una narrazione sistematica degli avvenimenti ai quali è dedicato questo libro, i riferimenti più puntuali che ho incontrato sono Norman Polmar e Kenneth J. Moore, Cold War Submarines: The Design and Construction of U.S. and Soviet Submarines, Washington, Potomac Books, 2004, un testo esauriente per tutto ciò che riguarda la parte ingegneristica della vicenda, descritta con grande attenzione ai fatti specifici, con interessanti riferimenti alle persone che si sono occupate della progettazione. Notevole la capacità di seguire in parallelo la storia dello sviluppo dei sottomarini statunitensi e sovietici. Alcune interpretazioni sono discutibili, ma si tratta di una delle migliori sintesi esistenti. Di Sherry Sontag e Christopher Drew, con A. Lawrence Drew, Blind Man’s Bluff, New York, HarperCollins Publishers, 1998, tradotto in italiano come Immersione rapida. La storia segreta dello spionaggio sottomarino, Milano, Il Saggiatore, 1999, racconta l’intera vicenda dell’impiego dei sottomarini nella guerra fredda dal punto di vista del confronto fra servizi di intelligence, in alcune occasioni forzando i toni, ma fornendo nel contempo una massa notevole di notizie.
Dedicato per intero alla flotta subacquea sovietica è Gary E. Weir e Walter J. Boynel, Rising Tide: The Untold Story of the Russian Submarines that Fought the Cold War, New York, Basic Books, 2003, mentre Richard Compton-Hall, Submarine versus Submarine: the Tactics and Technology of Underwater Confrontation, London - New York, David and Charles - Orion Books, 1988, si occupa del confronto subacqueo durante la guerra fredda osservato dal punto di vista britannico. Il testo è stato redatto poco prima della caduta dell’Urss e senza che l’autore avesse accesso a documentazioni di fonte sovietica. L’Almanacco navale 1988, Genova, 1988, pubblicato dall’Istituto Idrografico della Marina, aiuta anch’esso a ricostruire la temperie culturale di un periodo, per esempio nell’attenzione che viene rivolta a documentare i sottomarini sovietici, accompagnata a grande riserbo per quanto concerne quelli statunitensi, in relazione ai quali esisteva una larga disponibilità di fonti.
Nella sua sterminata produzione, Tom Clancy, l’autore del best-seller The Hunt for Red October, Annapolis, Naval Institute Press, 1984, in italiano La grande fuga dell’Ottobre Rosso, Milano, Bur, 2005, ha scritto anche, insieme a John Gresham, Submarine: A Guided Tour Inside a Nuclear Warship, New York, Berkley Books, 1993. Dati i suoi ottimi rapporti con i vertici della marina Usa, Clancy ha potuto visitare e approfondire in ogni dettaglio la conoscenza del sottomarino atomico d’attacco SSN-755 Miami, appartenente all’ultima generazione della classe Los Angeles, e descrivere quanto appreso in un libro accurato e insieme attento a dar conto in modo favorevole delle ragioni delle attività, delle scelte e degli atteggiamenti del comando della flotta. L’operazione non ha portato fortuna all’unità che ne è stata protagonista: il pomeriggio del 23 maggio 2012, mentre il Miami si trovava in bacino per la normale manutenzione, a bordo è scoppiato un incendio che ha creato danni tanto gravi da portare alla decisione di radiarlo e demolirlo. È l’unico caso di questo genere occorso nella storia della marina Usa.
Per mettere a fuoco le personalità di alcuni dei protagonisti del confronto subacqueo sovietico-statunitense e per ricostruire l’atmosfera culturale e ideologica che lo caratterizzava mi sono stati molto utili due libri. Di John Piña Craven, indicato in copertina con il suo incarico di «Former chief scienti...