I veleni della corona
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I veleni della corona

  1. 280 pagine
  2. Italian
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I veleni della corona

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Informazioni sul libro

Dopo la morte della prima moglie, Luigi X il Testardo è ora libero di sposare la bella Clemenza d'Ungheria e assicurare una discendenza al trono di Francia. Ma Luigi non ha le doti per regnare. Debole, nevrotico, incompetente, non sa opporsi alle turbolenze dei baroni, ai disordini e agli abusi. Soprattutto, nulla può contro gli intrighi e i veleni che serpeggiano a corte. E proprio vittima di un avvelenamento Luigi morirà, dopo soli diciotto mesi di regno, quando la regina non ha ancora dato alla luce il primogenito. Per la prima volta da oltre trecento anni un re di Francia muore senza erede: tempi cupi si prospettano…

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
ISBN
9788852057700
Parte terza

IL TEMPO DELLA COMETA

I

Il nuovo signore di Neauphle

Il secondo giovedì dopo l’Epifania, giorno di mercato, c’era gran movimento alla banca lombarda di Neauphle-le-Château. L’edificio veniva pulito da cima a fondo; l’imbianchino del villaggio metteva un nuovo intonaco sulla solida porta d’ingresso, mentre altri pulivano le casseforti, le cui borchie di ferro erano più lucide dell’argento, passavano la scopa lungo le travi per toglierne le ragnatele, imbiancavano i muri o lucidavano i mobili. Gli impiegati, che non trovavano più registri, bilance o gettoni per far di conto, faticavano a mantenere la calma, dovendo continuare a servire la clientela.
Una ragazza sui diciassette anni, alta di statura, molto graziosa e con le guance arrossate dal freddo, varcò la soglia e si fermò stupita per tutto quel trambusto. Dal mantello di cammellotto beige che l’avvolgeva, dal fermaglio che ne chiudeva il collo e da tutto il suo contegno si capiva subito che si trattava di una ragazza appartenente alla nobiltà. I contadini, vedendola, si tolsero il berretto.
«Ah, madamigella Marie!» esclamò Ricardo, il principale. «Benvenuta! Venite pure dentro a scaldarvi. Il vostro canestro è pronto, come ogni settimana, ma, per via di tutta questa confusione, l’ho fatto mettere da un’altra parte.»
Fece entrare la ragazza in una stanza vicina, che serviva da sala comune a tutti gli impiegati della banca. In essa crepitava un gran fuoco acceso. Ricardo tirò fuori da un armadio un paniere di vimini ricoperto di tela.
«Noci, olio, lardo fresco, spezie, farina di grano, piselli secchi e tre grosse salsicce» disse. «Finché noi avremo da mangiare, ne avrete anche voi. Sono questi gli ordini di messer Guccio. E, come al solito, segno tutto sul suo conto... L’inverno comincia a diventare duro, e mi stupirebbe molto se non finisse con una carestia come quello passato. Ma quest’anno saremo meglio provvisti.»
Marie de Cressay prese il canestro.
«Nessuna lettera?» chiese.
Il principale scosse il capo, fingendosi dispiaciuto.
«Eh, no, bella madamigella, nessuna lettera, stavolta!»
E sorrise per l’evidente delusione della ragazza, aggiungendo:
«No, nessuna lettera, ma una buona notizia.»
«È guarito?» domandò Marie.
«E per chi credete che stiamo facendo tutti questi lavori in pieno gennaio, quando di solito non li facciamo mai prima di aprile?»
«Allora, Ricardo, è vero? Il vostro padrone sta dunque arrivando?»
«Eh, sì, Signore santissimo, sta arrivando. È già a Parigi e ci ha fatto sapere che sarebbe giunto a Neauphle domani.»
«Come sono felice! Come sono felice di rivederlo!»
Poi, riprendendosi, come se considerasse quell’esplosione di gioia una mancanza di pudore, Marie soggiunse:
«Tutta la mia famiglia sarà felice di rivederlo.»
«Ha chiesto che gli venisse allestito un alloggio. Venite, signorina Marie, vorrei sentire il vostro parere sull’appartamento che gli abbiamo preparato e sapere se è di vostro gradimento.»
Salirono al piano di sopra, dove egli aprì la porta di una stanza abbastanza vasta, ma piuttosto bassa di soffitto, le cui travi erano state lucidate da poco. C’erano alcuni mobili di quercia alquanto rozzi, un letto stretto ricoperto di un bel broccato italiano, qualche oggetto di stagno e un candeliere. Marie esaminò la camera con attenzione.
«Mi sembra tutto molto bello» disse. «Ma io credo, e spero, che il vostro padrone preferirà abitare al castello.»
Di nuovo Ricardo accennò a un mezzo sorriso.
«Lo credo anch’io» rispose. «Vi garantisco che tutti sono rimasti piuttosto sorpresi alla notizia che messer Guccio sta per arrivare e che risiederà qui da noi. Da ieri è un continuo andirivieni di gente, pronta a disturbarci con qualunque pretesto. Si potrebbe pensare che in tutto il villaggio non ci sia nessun altro che possa dare loro dodici denari per un soldo. E tutto questo per contemplare ammirati i lavori in corso e per farsene ripetere la ragione. Bisogna proprio convenire che messer Guccio è molto ben voluto in questo paese, da quando ha fatto cacciare il bargello Portefruit, il quale non godeva davvero di molte simpatie. Gli preparano accoglienze entusiastiche e immagino già che egli sarà presto il vero signore di Neauphle... dopo i vostri fratelli, naturalmente» aggiunse poi riaccompagnando la ragazza e facendola uscire dalla porta del giardino.
Mai il cammino che separa il villaggio di Neauphle dal maniero di Cressay era parso a Marie tanto breve. “Arriva... arriva... arriva...” ripeteva a se stessa quasi cantando e saltando da una parte della strada all’altra. “Arriva, mi ama e presto ci sposeremo. Sarà il vero signore di Neauphle.” Il canestro dei viveri le era quanto mai leggero.
Entrando nel cortile di Cressay, incontrò suo fratello Pierre che usciva dalle scuderie.
«Arriva!» gridò andandogli incontro.
«Chi è che arriva?»
Era la prima volta da mesi che Pierre de Cressay vedeva sua sorella tanto contenta.
«Guccio, arriva!»
«Ah, che bella notizia!» esclamò il ragazzo. «È un bravo compagno e sarò ben contento di rivederlo.»
«Viene per fermarsi a Neauphle, assumere la direzione dell’ufficio di suo zio, e soprattutto...»
S’interruppe, ma ormai non ce la faceva più a serbare il suo segreto: attirò a sé il viso mal rasato del fratello, lo baciò e aggiunse:
«Viene per chiedere la mia mano.»
«Ma va’ là!» ribatté Pierre. «Chi ti ha messo in mente quest’idea?»
«Non è un’idea, lo so... lo so... lo so.»
Attirato da tutto quel rumore, Jean de Cressay, il fratello maggiore, uscì a sua volta dalla scuderia, dove era occupato a strigliare il suo cavallo. Teneva in mano uno strofinaccio di paglia.
«Jean,» gli disse il fratello minore «sembra che ci stia per arrivare un cognato da Parigi.»
«Un cognato? Cognato di chi?»
«Nostra sorella si è trovata un marito.»
«Bene, ne sono felice!» replicò Jean.
Era di buon umore e sapeva stare al gioco: credeva infatti che quella storia fosse uno scherzo.
Pierre de Cressay era biondo, come la sorella; Jean invece era castano e portava la barba, una barba folta e poco curata.
«E come si chiama,» continuò Jean «questo potente barone bramoso di unirsi alle nostre torri in rovina e ai nostri ricchissimi debiti? Spero almeno, sorella, che egli sia ricco: ne avremmo davvero bisogno.»
«Oh, sì che è ricco» rispose Marie. «È Guccio Baglioni.»
Dall’occhiata che il fratello maggiore le rivolse, ebbe subito la certezza di essere prossima a uno dei momenti più drammatici della propria esistenza. Si sentì improvvisamente gelare e cominciarono a ronzarle le orecchie.
Ancora per qualche istante, Jean de Cressay finse di prendere la cosa sul ridere, ma il tono della voce era cambiato. Voleva sapere che motivo aveva sua sorella per parlare a quel modo. Aveva avuto con Guccio incontri o conversazioni che erano andati oltre i limiti imposti dall’onestà? Gli aveva scritto, senza che la famiglia ne fosse a conoscenza?
Marie rispondeva timidamente di no a ogni domanda, ma si sentiva molto turbata e non riusciva a nasconderlo. Jean diventava sempre più insistente, e anche Pierre era un po’ a disagio: “Avrei fatto meglio a starmene zitto” pensava.
Entrarono poi tutti e tre nel salone del maniero dove donna Éliabel, la madre, stava filando la lana accanto al caminetto. La castellana aveva riacquistato la naturale pinguedine grazie al cibo che, dopo la carestia dell’anno precedente, Guccio procurava alla famiglia ogni settimana.
«Sali in camera tua» disse Jean de Cressay alla sorella.
Essendo il maggiore, egli aveva autorità di capofamiglia. Quando Marie si fu ritirata e si udì chiudersi la porta della camera di lei al piano superiore, Jean mise al corrente la madre di quello che aveva saputo.
«Ne sei ben certo, figlio mio? Possibile che sia proprio così?» esclamò donna Éliabel. «Ma chi potrebbe credere che una ragazza della nostra condizione, i cui antenati appartengono alla cavalleria da due secoli, possa sposare un lombardo? Sono certa che il buon Guccio, che del resto è un ragazzo simpatico e sa mantenere le giuste distanze, non ci ha mai pensato.»
«Non so, madre mia, se ci abbia mai pensato lui» rispose Jean. «So solo che Marie ci pensa.»
Le rubizze guance di donna Éliabel si colorarono ancora più vivamente.
«Quella ragazzina si monta la testa!» disse. «In effetti, figli miei, se quel giovanotto è venuto a trovarci in numerose occasioni e se si è comportato con noi con tanta amicizia, lo si deve al fatto che il suo interesse è rivolto, ne sono certa, in misura ben maggiore a vostra madre che a vostra sorella. Oh, senza nessuna intenzione disonesta, badate bene!» si affrettò subito a soggiungere. «Anzi, mai dalle sue labbra è uscita una parola che potesse minimamente offendermi. Sono cose, queste, che una donna indovina senza fatica, e io so bene che egli sentiva per me una certa ammirazione...»
Nel dire queste parole si era leggermente raddrizzata sulla seggiola e le si era gonfiato il corsetto.
«Senza voler mettere in dubbio la fondatezza delle vostre opinioni,» replicò Jean de Cressay «devo dirvi, madre mia, che non condivido affatto la vostra tranquillità. Ricordatevi che, l’ultima volta che Guccio è venuto qui, l’abbiamo spesso lasciato solo con nostra sorella, che allora sembrava tanto ammalata, e che proprio a partire da quel tempo ella si è ristabilita in salute.»
«Questo forse è accaduto» fece notare Pierre «perché da allora ha ricominciato a mangiare a sazietà, e noi con lei.»
«Sì, ma c’è anche il fatto che da allora è sempre stata Marie a comunicarci notizie su Guccio. Il suo viaggio in Italia, il suo incidente alla gamba... È sempre a Marie che Ricardo dà queste informazioni, non a qualcuno di noi tre. E perché lei insiste sempre per recarsi personalmente a ritirare i viveri all’ufficio? Vi garantisco che c’è sotto qualche imbroglio, e che abbiamo sbagliato a non preoccuparcene prima.»
Donna Éliabel posò la conocchia, tolse con la mano i fili di lana rimasti sulla sua gonna e, alzandosi in piedi, dichiarò col tono di chi ha subito una grave offesa:
«In verità sarebbe davvero un’imperdonabile ingiuria, se quel giovincello avesse approfittato delle sue mal guadagnate ricchezze per sedurre mia figlia e avesse preteso di comprare la nostra parentela regalandoci un po’ di cibo e qualche abito, doni che l’onore di essere nostro amico dovrebbe largamente compensare.»
Pierre de Cressay era il solo, in quella famiglia, che vedesse le cose con un minimo di realismo. Era un giovane semplice, leale e privo di pregiudizi. Tanta malafede, tanta gelosia e tante vane pretese, sentimenti di cui erano cariche le dichiarazioni che aveva appena udito, cominciavano a infastidirlo.
«Mi sembra» disse «che tutti e due abbiate dimenticato che lo zio di Guccio ha ancora verso di noi un credito di trecento lire, e ci fa la grazia di non chiederne la restituzione e non esige nemmeno gli interessi, che continuano a salire. E se il bargello Portefruit non ha proceduto con il sequestro e non ci ha cacciati dalla nostra casa, anche questo lo dobbiamo a Guccio. E che è stato lui a evitare che morissimo di fame, fornendo a noi tutti quei viveri che non gli abbiamo mai pagato. Prima di metterlo da parte, pensate dunque se siete in grado di sdebitarvi. Guccio è ricco, e col trascorrere degli anni lo sarà sempre di più. E ha molte protezioni. Del resto, se il re di Francia lo ha giudicato talmente degno di stima da includerlo nell’ambasciata che andava a Napoli per accompagnare in Francia la nuova regina, non vedo perché proprio noi dobbiamo fare tanto gli schizzinosi.»
Jean alzò le spalle.
«Anche questo è stata Marie a raccontarcelo» disse. «In effetti c’è andato come mercante, per i suoi affari.»
«Anche se il re lo ha mandato a Napoli,» esclamò donna É...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Introduzione di George R.R. Martin
  4. PRINCIPALI PERSONAGGI DI QUESTO VOLUME
  5. Prologo
  6. Parte prima - LA FRANCIA ATTENDE UNA REGINA
  7. Parte seconda - DOPO LE FIANDRE, L’ARTOIS...
  8. Parte terza - IL TEMPO DELLA COMETA
  9. Note storiche
  10. Copyright