Come diventare femmina Alfa
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Come diventare femmina Alfa

  1. 192 pagine
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Come diventare femmina Alfa

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Forse sei già una femmina alfa e non lo sai, forse pensi di esserlo e non lo sei o magari speri di diventarlo. Ad ogni modo questo libro è dedicato a te che vuoi ottenere qualcosa e non sai come ottenerlo. Ho preso in prestito l'idea di femmina alfa dall'etologia e dai miei studi di Psicologia sociale. La vita è una giungla che richiede grande spirito di adattamento, attenzione e prontezza: credimi, non c'è tempo per le cazzate. Ed è così che ti voglio: sicura, indipendente, responsabile, spregiudicata, vera. Bad girl al punto giusto. I predatori da cui devi difenderti sono gli arroganti, i luoghi comuni, la stupidità, i ruoli imposti. Purtroppo questi predatori preferiscono dare la caccia alle femmine più che ai maschi, per questo mi rivolgo soprattutto alle ragazze. E allora, sii la persona che vuoi essere, non quella che gli altri vogliono vedere. La vita è troppo breve per pensare in piccolo.

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Informazioni

I dieci step per diventare femmina alfa
1. Sii te stessa – Believe in yourself

SEGUI L´ISTINTO

NELLA GIUNGLA…

… ogni animale ha un suo ruolo, dal grande predatore al più piccolo insetto, ognuno sta bene nella posizione che occupa e non si sognerebbe mai di prendere il posto di un altro. Però gli animali hanno un bel vantaggio rispetto a noi umani (che pure siamo animali, ma con una vita parecchio più complicata): dal primo momento in cui aprono gli occhi e poggiano le zampe a terra o spiegano le ali al vento sanno quello che vogliono (sostanzialmente mangiare e riprodursi) e cosa devono fare per ottenerlo. Insomma, non hanno nessun problema di identità. Per loro è sufficiente seguire l’istinto per sopravvivere, mentre noi… il nostro istinto spesso cerchiamo di sopprimerlo e contrastarlo in tutti i modi.
Se vuoi tirare fuori la alfa che è in te, ti avverto sin da subito: per prima cosa devi essere te stessa e seguire più che puoi il tuo istinto.
Sono tantissime le situazioni in cui siamo portate a essere qualcuno che non siamo. A volte nemmeno ce ne accorgiamo (altre sì, per esempio quando con papà e mamma fai la brava bambina, mentre la mattina a scuola ti sei fumata tre sigarette in bagno e hai limonato con quello della classe accanto). Non ce ne accorgiamo, per esempio, quando siamo in gruppo e ci sembra naturale comportarci come gli altri. Che lo stiamo facendo consapevolmente o meno, essere qualcun altro non è mai una cosa sana.
Be you, everyone else is already taken.
Sii te stessa, chiunque altro è già preso.
È davvero importante non vivere la vita di una persona che non sei: alla lunga ti deprime, e questo ti fa star male. Quindi cerca al più presto di capire chi sei e cosa vuoi. Come? Be’, lo capisci a tentativi, sbagliando magari, imparando da quello che ti fa male, ascoltandoti. Capirai bene cosa vuoi attraverso episodi che ti fanno soffrire.
Te lo dico per esperienza:
Io mi sono chiesta per anni chi fossi ponendomi tante domande. Sono italiana, ma non ho frequentato la scuola italiana, né ho vissuto in Italia durante tutta l’adolescenza: ecco perché non ho gli stessi riferimenti culturali dei miei coetanei. Per anni mi sono trovata in mezzo a discorsi e battute fra amici senza poterli capire, perché mi ero persa tutti gli episodi ai quali si riferivano – programmi televisivi, fatti di cronaca, eventi politici, musicali o letterari che fossero. Sono nata a Singapore e ho vissuto in Indonesia fino a due anni e mezzo, poi i miei si sono trasferiti a Croydon, in Inghilterra, e già così piccola mi sono trovata a non capirci niente! Io parlavo solo indonesiano! Poi, quando avevo quattro anni, ci siamo trasferiti in Italia. A quel punto parlavo solo inglese, e di nuovo non ci capivo niente. Sono rimasta in Italia fino ai sette anni e mezzo e ho imparato l’italiano, ho fatto la prima e la seconda elementare (tra l’altro ero primina, quindi più piccola e timida), poi siamo ritornati in Inghilterra. Mi ero abituata a parlare solo l’italiano e ancora una volta mi ritrovavo a non capirci niente, per fortuna i bambini imparano in fretta. Nel 2000, quando sono ritornata in Italia, avevo diciassette anni, e mi ero ormai trasformata in un’inglesotta adolescente complessata.
Volevo essere capita, accettata, sentirmi parte di qualcosa! Per quanto, avendo vissuto a Londra, avrei anche potuto tirarmela, in realtà desideravo soltanto essere come gli altri, ma c’era poco da fare. Il mio senso dell’umorismo era diverso, per esempio, a Londra ero abituata a far ridere tutti con le mie battute, mentre a Roma tutti restavano indifferenti, e in più avevo paura di usare parole a caso o fare errori grammaticali.
Ti dico solo che a un certo punto, a causa dello stress, ho avuto un principio di vitiligine, quella malattia che ti fa “scolorire” alcune parti della pelle…
You are what you love, not what loves you.
Sei quello che ami, non ciò che ti ama.
Conoscevo i miei interessi e li volevo coltivare, ma in Italia non erano molto comuni o facilmente condivisibili con gli altri. Insomma, mi sono sentita un’aliena, un pesce fuor d’acqua, da quando sono nata. Poi ho capito che a darmi un’identità, la mia identità, erano proprio le mie passioni: il rap e la musica.
Bene, a quel punto sapevo chi ero, ma lo stesso mi facevo un sacco di paranoie: volevo fare una cosa poco comune, che magari mi avrebbe portata sotto i riflettori, però avevo sempre i miei momenti di timidezza… come avrei potuto fare? Bloccarmi significava essere debole? Voleva dire che non ero adatta? Ero convinta che per stare sotto i riflettori avrei dovuto essere splendida e affascinante, ma io sono alta solo 1,63 con delle cosciotte politicamente poco corrette e ho palesemente troppi capelli per la mia statura! Quando ho cominciato a fare sul serio, ci si sono messi gli altri a complicarmi la vita: perché io rappo, ma canto anche, e allora mi chiedevano: “Che vuol dire, sei una cantante o una rapper? Se sei una rapper perché canti così tanto?”.
Perché… Perché no?!
Accetta chi sei e vai avanti, io per esempio ho fatto così: mi sono messa a fare musica figa e non ho mai smesso di essere me stessa.
Essere te stessa è la cosa più originale che c’è, e credere in te stessa vuol dire fidarti di te stessa.

Timida eppure Alfa

Cerca anche di rispettare la tua natura, non crearti dei modelli che non ti somigliano.
Se sei timida non significa che non puoi essere una femmina alfa. Come ti ho appena raccontato anch’io ho le mie timidezze, nonostante lavori nel mondo dello spettacolo. Mi ha colpito a questo proposito la storia di Rosa Parks che, timida e riservata, donna e nera negli anni Cinquanta (quindi veramente tutto era contro di lei!), ha dato inizio a una rivoluzione epocale.
“La ribellione è quando affronti la società e le dici: ho capito chi vuoi che io sia, ma voglio mostrarti chi sono veramente.” – Anthony Anaxagorou
Lo si vede nelle foto che era una donna dolcissima, eppure ha avuto una forza straordinaria. Il 1° dicembre del 1955, in una città dell’Alabama, uno degli Stati d’America all’epoca più razzisti, non cedette a un bianco il posto a sedere sull’autobus. Per il suo rifiuto, che contravveniva alle leggi cittadine, fu incarcerata. Prima di lei, nel marzo dello stesso anno, una studentessa di quindici anni, Claudette Colvin, aveva subìto lo stesso trattamento in un episodio analogo. La comunità nera decise di opporsi dando il via a una vasta protesta e, nel giro di neanche un anno, la segregazione razziale sui mezzi di trasporto pubblici fu dichiarata fuorilegge perché incostituzionale.
Insomma, anche una persona timida può innescare una rivoluzione ed entrare nella storia.
Il carisma è una questione di forza d’animo, può non aver bisogno di tante parole.
Be who you want to be, not what others want to see.
Sii la persona che vuoi essere, non quella che gli altri vogliono vedere.
2. Pensa in grande – You think, you get big

LIBERATI DAL LIMITE, AMEN

NELLA GIUNGLA…

… ci sono alberi altissimi: palme, bambù, tek possono superare i cinquanta metri d’altezza. Si sono sviluppati in altezza per riuscire a raggiungere la luce solare, che è il loro nutrimento. Gli alberi non pensano, rispondono a uno stimolo naturale, ma immagina che fine farebbe un albero che avesse paura di crescere o si ponesse un limite (mi fermo a dieci metri): in un tempo probabilmente nemmeno troppo lungo morirebbe.
Anche tu devi andare a prendere la tua luce senza paura di pensarti grande, qualunque sia il significato che dai a questa parola: grande perché adulta, grande perché brava in quello che fai o perché carismatica e leader. Soprattutto a noi femmine riempiono la testa con un sacco di limiti: puoi arrivare fino a lì, oltre non puoi andare, da sola non lo puoi fare, per te è pericoloso, non sei forte abbastanza, questa è una cosa da maschi, non sta bene che una femmina faccia questo o quello.
In un passato nemmeno tanto lontano (o in Paesi non troppo lontani) il limite era la porta di casa: la donna era la regina della casa ed era meglio se fuori stava il meno possibile. Era il pensiero comune e a dire il vero anche oggi è considerato più normale che sia la donna a non lavorare e a occuparsi della casa, mentre un uomo casalingo, magari mantenuto dalla moglie, non è visto di buon occhio. In passato, in Italia, per legge alcuni mestieri erano preclusi alle donne: la prima donna poliziotta ha preso servizio nel 1952, le prime magistrate sono entrate in tribunale nel 1965, le prime vigilesse del fuoco sono state nominate nel 1989, e le soldatesse esistono solo dal 1999.
Oggi formalmente a noi ragazze è consentito ogni mestiere e non esiste legge che ci impedisca di diventare presidentesse del Consiglio o della Repubblica, generali, giudici di Cassazione e capi di multinazionali. Ed è un enorme, meraviglioso passo avanti che la società ha fatto anche grazie alle battaglie delle donne. Ma, in Italia più che in altri Paesi europei, esistono tante leggi non scritte che possiamo chiamare aspettative o modelli culturali e che costruiscono degli ostacoli nelle nostre teste. E questi ostacoli sono i più difficili da scavalcare: per abbatterli spesso il primo passo da fare è riconoscerli, perché nemmeno ci rendiamo conto della loro esistenza. Tendiamo a considerare giusto quello che è più comune, “normale”: è questo che ci frega. Raramente mettiamo in discussione una regola sociale, e questo perché pensiamo che se è normale allora è anche giusto.
Non trattare nessuno come uno stereotipo.
Ma se ci pensi bene, vedrai quante cose che consideri normali in realtà sono discutibili. Basta fare un gioco:
Secondo la maggior parte delle persone è normale che…
… una moglie stiri le camicie del marito
… un marito stiri le gonne della moglie
… in una coppia la donna abbia il lavoro più prestigioso
… in una coppia l’uomo abbia il lavoro più prestigioso
… l’uomo tradisca la fidanzata/moglie
… la moglie tradisca il fidanzato/marito
… un ragazzo giri per strada da solo la sera tardi
… una ragazza giri per strada da sola la sera tardi.
Come vedi ci sono comportamenti considerati normali per le femmine che non lo sono per i maschi, e viceversa. Ma dove sta scritto che in una coppia è normale che sia l’uomo a guadagnare di più e che sia la donna a doversi occupare delle pulizie e dei bambini, magari rinunciando a lavorare? Da nessuna parte, eppure continua a essere così nella maggior parte delle coppie. Immaginare un uomo che stira bavaglini e vestiti ci fa sorridere, tanto è un’immagine strana. Ma perché? So già che stai pensando: perché è naturale. E invece no: gli uomini possono essere bravissimi e dolcissimi papà, anche a tempo pieno, e se si vantano di poter aggiustare un rubinetto non si capisce perché non dovrebbero saper azionare una lavatrice.
Se ti guardi intorno vedrai a quanti stereotipi obbediamo senza esserne consapevoli. Lo stereotipo è una situazione che si ripete sempre uguale e che consideriamo scontata. Normale, appunto.
Gli stereotipi sui ruoli del maschio e della femmina si ripropongono uguali da secoli e rischiano di essere il primo limite di cui non ti accorgi e che ti frena, quello che più di tutti ti impedisce di pensare in grande.

Non accontentarti della salamoia

Anche nel mondo dello spettacolo, dove le star mondiali donne sono numerose e guadagnano quanto gli uomini, ci sono dei pregiudizi. Se un uomo fa “i capricci” è comunque un figo che fa il boss, se è una donna a imporre i suoi voleri viene considerata bossy, una stronzetta prepotente che fa la diva (peccato che è una diva!!). Anche se sono famose, insomma, si chiede alle donne di essere più equilibrate e posat...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Come diventare femmina alfa in 10 step
  4. LE REGOLE
  5. Introduzione
  6. I DIECI STEP PER DIVENTARE FEMMINA ALFA
  7. I TRE COMANDAMENTI DELLA FEMMINA ALFA
  8. ALFA IN LOVE AND IN FRIENDSHIP
  9. Ringraziamenti
  10. Copyright