Cose che mio figlio deve sapere sul mondo
eBook - ePub

Cose che mio figlio deve sapere sul mondo

  1. 232 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Cose che mio figlio deve sapere sul mondo

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

"Okay. Allora, sono il tuo papà. Sembra che tu abbia iniziato a rendertene conto. Finora si può dire che tu non abbia fatto altro che osservarmi mentre mi occupavo maldestramente di te, ma adesso che, a quanto pare, hai già la bellezza di un anno e mezzo, m'informano che si può cominciare a insegnarti delle cose. Piccoli trucchi, roba del genere. Non vedevo l'ora e, te lo dico sinceramente, farò del mio meglio. Perché devi capire che fare il genitore non è così semplice come potrebbe sembrare. Ci sono un sacco di cose da imparare, e nuove informazioni da gestire. Le borse per il cambio. Gli ovetti e i seggiolini. Le ninnenanne. Le tutine. La cacca. Soprattutto, la cacca. C'è una quantità immensa di cacca da gestire. Niente di personale, per carità.

Si dice che sia compito dei padri insegnare ai propri figli cosa significa essere uomini. Ma io non ne sono tanto sicuro. Si dice anche che la stragrande maggioranza degli uomini, prima o poi, diventa come il proprio papà. Speriamo che, nel tuo caso, non sia così."

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Cose che mio figlio deve sapere sul mondo di Fredrik Backman in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Letteratura generale. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2017
ISBN
9788852083365

QUEL CHE DEVI SAPERE SULLE COSE

Allora, la notte scorsa qualcuno ha rigato con una chiave l’intera fiancata della nostra auto. Ma va bene, non c’è problema.
Non ce l’ho mica con chi ha fatto una cosa del genere, figuriamoci.
Non che ne avessimo bisogno, a essere sinceri, però questo qualcuno avrà sicuramente avuto i suoi motivi. Magari le cose gli erano andate storte: la sua ragazza lo aveva lasciato, o la sua squadra aveva perso. Magari era un tifoso del Tottenham, poverino. Ma non bisogna giudicare. Bisogna essere comprensivi.
E poi è soltanto un’automobile, accidenti.
È solo una cosa.
Devi sapere che, nel corso della vita, si accumulano un gran bel po’ di cose, dunque non è una buona idea affezionarcisi troppo. Non è sano. Perché se ne accumulano davvero tante: al tuo papà lo ha insegnato un uomo estremamente intelligente di nome George Carlin, molto tempo prima che tu nascessi. E ora io lo insegno a te: tanto vale che lo impari il prima possibile.
Quindi, dicevo, si accumula una quantità infinita di cose.
Cose piccole, e cose grosse. Cose il cui unico scopo è produrre altre cose. Cose interne inserite in cose esterne. Cose che nemmeno sono qualificabili come cose e cose che, quando sei alla cassa per pagarle, fanno esclamare al commesso del negozio, un ragazzotto arrogante dall’alito che puzza di alcol e con resti di patatine al formaggio nei capelli: “Ma ce le ha le cose che servono per ’sta cosa?”. E se tu osi chiedergli di quali cose stia parlando, lui scuote la testa così lentamente che sembra abbia paura che gli si sviti dal collo e sbuffa: “Gli accessori! Senza accessori questa cosa non funziona! Senza accessori non è neppure una cosa: è solo... cianfrusaglia”.
Pronuncia il termine “cianfrusaglia” come tua nonna pronuncerebbe la più volgare delle parolacce. Come se lo sputasse fuori dalla bocca. Perciò tu dai per scontato che ne sappia qualcosa e lo preghi di mostrarti questi accessori. Allora lui sospira forte e risponde che avresti potuto dirglielo prima! Si dà il caso che debba andare a controllare se ce li ha in magazzino! A quel punto tu ti domandi se ne valga la pena, ma non hai il coraggio di fiatare.
Ci piace circondarci di cose. Cose nuove, che presto diventano obsolete e devono essere sostituite da altre cose, mentre le cose vecchie si trasformano pian piano in oggetti rétro, che verranno utilizzati al posto di quelli appena acquistati. E via di questo passo.
A volte dobbiamo liberarci di alcune cose per far spazio ad altre, e le cose che siamo stati costretti a eliminare finiscono per mancarci così tanto che andiamo a cercarne di nuove, e facciamo finta che siano quelle che avevamo già.
Come quando in palestra sintonizziamo lo schermo del tapis roulant su un video di alberi, per avere l’impressione di correre in un bosco. E tu, giustamente, ti domandi: “Ma allora perché non andate direttamente a correre nel bosco?”. Fai bene a chiedertelo. Beata ingenuità. Ti spiego: il bosco abbiamo dovuto tagliarlo, perché avevamo bisogno di costruire la superstrada che ci fa arrivare facilmente in palestra. E tu, giustamente, ti domandi: “Ma eravate proprio obbligati a tagliare tutti quegli alberi?”. Santo cielo, cosa vuoi che ti dica? Intralciavano il percorso. Sopra non si poteva passare. Sotto, neanche. Cosa avremmo dovuto fare? La superstrada era necessaria: non viviamo mica in un idillio campestre...
Ma sto divagando.
Lascia che ti dica ancora una volta che non ce l’ho con chi ci ha rigato la macchina. Lasciamelo dire. Perché la macchina è soltanto una cosa.
E le cose non devono mai diventare più importanti delle persone. Come nel tuo caso. Per fare spazio alle tue cose io ho gettato via tutte le mie. Perché le tue cose sono più importanti. Ma, porco cane, quante cose hai! Chiunque abbia figli piccoli sa cosa intendo, e adora lamentarsene. “ODDIO, la quantità di COSE che hanno questi ragazzini!” commentano i genitori fra loro. Come se fosse colpa vostra. Come se a comprarle foste stati voi. Come se foste voi a esservi recati in un negozio e ad aver studiato un pezzo di gomma nera con su stampato un cavolo di fantasma che costava seicentocinquantanove corone, pensando: “Sarò un cattivo padre se non compro questa merda?”. Mentre il negoziante vi dava una pacca sulla spalla e sbottava ridacchiando: “Ma secondo lei ha un prezzo la SICUREZZA di un bambino? Eh?”. E tu, che non avevi nessuna voglia di ridere, avresti voluto rispondergli che sì, evidentemente ce l’ha. Seicentocinquantanove corone, appunto. C’è scritto sul cartellino. Poi naturalmente va a finire che si compra quella merda, perché non si vuole certo essere un cattivo padre.
Sa il cielo quanta merda si può accumulare. E il peggio è che si comincia ad accumularla prima ancora che arrivi il pupo. Come la pecora parlante che ti abbiamo comprato mesi prima della tua nascita, che emetteva canti di balena per fare addormentare il bebè. Per inciso, non ho mai capito perché non potessero farla a forma di balena.
Tonnellate di merda, insomma. Roba di pessimo gusto e, per lo più, di pessima qualità, di cui sembra non si possa fare a meno appena nasce un bambino. Merda per accompagnare qualsiasi gesto, e altra merda speciale che sia compatibile con quella che si ha già. Merda per l’automobile. Merda per il tavolo della cucina. Merda per il bagno. Ti lascio immaginare la quantità assurda di merda che serve per la cacca. La prima volta che sono tornato a casa dal supermercato, tua mamma mi ha chiesto: «Li hai comprati, i pannolini?». E io: «Certo che li ho comprati!». Allora lei li ha tirati fuori dal sacchetto della spesa, li ha osservati con occhio scettico e poi ha letto ad alta voce la dicitura sulla confezione: «Per bambini da sei a nove mesi?!». E io: «Sì, ma quella è solo un’indicazione di massima...». E lei: «Ma se ha appena nove giorni!». E io: «Cos’è? Credi che non lo sappia?». E lei: «Evidentemente non lo sai!!!». Poi ha frugato di nuovo nel sacchetto e ha esclamato: «Hai preso delle salviettine profumate». E io: «No». E lei: «Sì, invece». E io: «Ti ho detto di no». E lei: «Qui c’è scritto che sono profumate». E io: «Be’, è quel che vogliono farti credere!». Ha ripreso a esaminare il contenuto del sacchetto e ha sbottato: «E questo che cos’è?». E io: «Una protezione antipioggia per barbecue sferico». E lei: «Perché diamine hai comprato una protezione antipioggia per barb...». E io: «PERCHÉ SONO STATO PRESO DAL PANICO!!! OKAY???».
E lei: «Okaaay...» ha detto, alzando gli occhi al cielo. E io: «Sì, brava, alza gli occhi al cielo! Non hai la minima idea di che giungla sia, là fuori! Ci sono cinquecento tipi di pannolini diversi, cavolo! Il reparto neonati è grande quanto un maledetto hangar di aeroporto. Ho tentato di trovare quelli che volevi, ma ce ne sono talmente tanti! Profumati, non profumati, con Winnie Pooh, senza Winnie Pooh, con le chiusure in velcro, con gli elastici, senza elastici, a mutandina, non a mutandina, antiallergici, quelli con allegato un giochino elettronico, quelli che ti fanno guadagnare punti da convertire in miglia aeree... MA CHE CAZZO!?». E lei: «Datti una calmata». E io: «Dattela TU, una calmata». E lei: «Perché ti arrabbi così?». E io: «Perché al supermercato ho incontrato un sacco di altri papà! E sembrava che tutti, nessuno escluso, sapessero esattamente cosa prendere. Uno, due, tre, e giù nel carrello! Mentre io tentennavo davanti agli scaffali, facendo la figura dello stupido e sapendo benissimo che tutti quei superpapà mi osservavano con la coda dell’occhio, così alla fine ho PRESO QUALCOSA!».
Che cosa vuoi che ne sapesse, tua mamma. Lei se ne stava seduta qui in salotto, con te e il suo cuscino per l’allattamento in grembo, e dispensava ordini come un burocrate, ma sul campo di battaglia era tutta un’altra cosa! Là si combatteva sul serio, e si doveva prendere la decisione giusta in pochi secondi!
Ma parlavamo della merda. Ne siamo letteralmente sommersi. Uno crede che riuscirà a evitare lo shock e la confusione, e a non farsi scomporre più di tanto, ma poi arriva il giorno in cui ci si trova di fronte allo scaffale degli alimenti per la prima infanzia, e si scopre che esistono almeno sette tipi di latte artificiale. E allora ci si vorrebbe soltanto accasciare in lacrime sul pavimento.
Insomma, hai capito cosa voglio dire.
Non sono arrabbiato con chi ci ha rigato la macchina. Non sono arrabbiato perché dovrò telefonare all’assicurazione, e prendere appuntamento dal carrozziere. O perché rimarremo senza la nostra auto per minimo una settimana, affinché possa essere riverniciata.
È solo che metà della merda di cui si ha bisogno dopo che si è diventati genitori non è neppure già assemblata. Uno deve perfino montarsela. Va avvitata, agganciata e fissata, e spesso il procedimento è talmente complesso che anche MacGyver avrebbe difficoltà a raccapezzarsi.
Ormai ogni mio fine settimana è diventato come un episodio di Manny tuttofare, censurato dalla Disney dopo che il protagonista ha sbroccato e si è messo a imprecare e minacciare di “spaccare il grugno allo st#%&zo che ha scritto queste istruzioni del ca#%o!”.
Dunque, non sono per niente arrabbiato con chi ci ha rigato la macchina.
Proprio per niente.
Non m’importa che qualcuno abbia impugnato quello che l’assicuratore, nel suo verbale, probabilmente definirà “un oggetto che è molto plausibile ritenere sia una chiave”, facendolo scorrere con diligenza lungo tutto il lato sinistro dell’automobile: in pratica, dal paraurti posteriore fino a quello anteriore.
Non m’importa della trafila burocratica a cui ci si dovrà sottoporre.
Non m’importa niente di niente.
A eccezione di una piccola cosa. Un piccolo, piccolo dettaglio, che desidero comunicare a questo qualcuno.
Precisamente, che oggi ci ho messo UN’ORA a smontare e rimontare il tuo seggiolino sull’auto di cortesia, così che potessimo usarla tutti insieme. Basta questo a farmi venire voglia di mettere le mani su quella carogna.
E ucciderla.
Ma per tutto il resto: no, non sono davvero arrabbiato.
È solo che, prima di diventare genitori, si è convinti che tutti gli altri papà e mamme siano dei supereroi. Si crede che avere figli sia un’esperienza tremendamente faticosa, ma anche che, in fondo, la natura ci abbia dotati delle risorse necessarie per farcela. Che si dovranno affrontare infermiere dell’ambulatorio pediatrico senza la minima elasticità mentale e una serie infinita di inconvenienti, ma che tutto alla fine si aggiusterà.
Invece, spesso le cose non si aggiustano affatto. L’unico superpotere che ho visto manifestarsi, per il momento, è l’olfatto incredibilmente fine che tua mamma aveva sviluppato in gravidanza. E, in tutta onestà, devo dire che si tratta del superpotere più dannatamente inutile che si possa immaginare. Per quasi un anno mi è stato proibito di friggere il bacon nella nostra cucina!
È senza alcun superpotere, quindi, che si torna a casa dall’ospedale con il proprio bimbo, sentendosi abbandonati e impauriti. Si guarda il medico che firma le dimissioni dal reparto maternità come se ti stesse lasciando solo a morire nel deserto. Come se si fosse rifiutato di aprirti la porta in quel villaggio di sopravvissuti dove arrivano madre e figlio alla fine del film Io sono leggenda.
Si arriva a casa, ci si siede sul divano e si osserva il bebè. È quel che abbiamo fatto tua madre e io. Ti guardavamo mentre dormivi, e ci chiedevamo com’era possibile che una responsabilità così grande fosse toccata proprio a noi. Io che bevo il succo di frutta direttamente dalla confezione, e la tua mamma che, quando deve restituire i DVD, non li rimette mai nella custodia. Ci sentivamo tota...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Cose che mio figlio deve sapere sul mondo
  4. A mio figlio
  5. Quel che devi sapere sulle lampadine con sensori di movimento nelle toilette
  6. Quel che devi sapere sull’Ikea
  7. Quel che devi sapere sul calcio
  8. Quel che devi sapere sulle cose
  9. Quel che devi sapere sull’essere uomini
  10. Quel che devi sapere su Dio e sugli aeroporti
  11. Quel che devi sapere su che fine ha fatto la giraffa di plastica canterina
  12. Quel che devi sapere sul perché la mamma di Felicia ce l’ha con me
  13. Quel che devi sapere sul bene e sul male
  14. Quel che devi sapere se vuoi mettere su un gruppo musicale
  15. Quel che devi sapere sull’amore
  16. Quel che devi sapere quando ti stringo la mano un po’ troppo forte
  17. Copyright