Le pietre di Venezia
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Le pietre di Venezia

  1. 280 pagine
  2. Italian
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Le pietre di Venezia

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Le pagine affascinanti nelle quali il noto critico e pittore John Ruskin (1819-1900) ripercorre le sensazioni di una sua visita a Venezia, descrivendo la sua scoperta della città lagunare, con particolare attenzione all'arte gotica, in un'opera destinata a rivoluzionare il gusto del mondo moderno.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2015
ISBN
9788852063282
Argomento
Arte
Categoria
Arte generale

Il Palazzo Ducale

All’inizio del precedente capitolo affermavamo che la costruzione del Palazzo Ducale divide in due periodi l’arte gotica veneziana e che tutti i palazzi privati, costruiti nel corso dei cinquant’anni che seguirono al suo compimento, ne imitarono, più o meno da vicino, le caratteristiche salienti e le parti di rilievo. Il Palazzo Ducale è l’espressione più alta di Venezia in quel periodo, lo sforzo più grande della sua immaginazione a cui lavorarono, per una lunga serie di anni, i migliori architetti e i più celebri pittori. Quanto intensa fosse l’influenza che esso aveva su coloro che lo videro edificare è testimoniato dal fatto che, mentre nelle altre città italiane una nuova chiesa o un nuovo palazzo sorgevano di volta in volta in forme sempre più originali e ardite, questo unico edificio fu in grado, nella sua imponente maestà, di costringere a una pausa l’immaginazione gotica nel pieno del suo rigoglio, di placare in un istante l’ansia del rinnovamento, impedendo al potere creativo che vi si era esercitato di volgersi a nuove imprese o di tentare di evocare più attraenti immagini.
Prima che il lettore analizzi la storia di questo edificio, sarà necessario che acquisisca assoluta dimestichezza con la disposizione e con i nomi delle parti essenziali, così come può vederle ora. Farò del mio meglio con l’aiuto di una piantina e di una vista dall’alto al fine di fornirgli le necessarie nozioni topografiche.
Il lettore noterà che il Palazzo Ducale si sviluppa in forma quadrata con un lato che s’affaccia sulla Piazzetta (B), un altro sulla Riva degli Schiavoni (RR), un terzo sul buio canale detto Rio del Palazzo, e il quarto unito alla chiesa di San Marco.
Del quarto lato ovviamente non si vede nulla. Gli altri tre costituiranno l’argomento del nostro discorso e ci riferiremo a essi con i nomi di «Facciata della Piazzetta», per quello che dà sulla piazza omonima; «Facciata sul Mare» per quello verso la Riva degli Schiavoni; «Facciata sul Rio» per quello che dà sul Rio del Palazzo.
E ora dobbiamo farci un’idea sommaria dell’aspetto e della distribuzione delle parti dell’edificio. Per questo dovremo immaginarci di essere all’altezza di 150 piedi, in modo da avere una vista generale della Facciata sul Mare e della Facciata sul Rio (quest’ultima in ripido scorcio) e gettare lo sguardo nel cortile interno. In questo disegno (che per evitare confusione omette qualsiasi dettaglio del tetto), dobbiamo solo notare che dei due ponti visibili sulla destra, quello più in alto, che traversa il tenebroso canale, è il Ponte dei Sospiri; quello più in basso è il Ponte della Paglia. Esso congiunge una riva con l’altra ed è chiamato così, credo, perché i barconi che portavano la paglia dalla terraferma attraccavano in quel punto. L’angolo del palazzo che si leva sul ponte, costituito dall’intersezione della Facciata sul Mare e di quella sul Rio sarà detto «Angolo della Vigna» perché vi è una scultura che rappresenta l’ebrezza di Noè. Quello opposto sarà chiamato «Angolo del Fico» perché vi si trova una scultura che raffigura la caduta dell’uomo. La lunga e stretta porzione di edificio di cui si scorge il tetto in prospettiva è la parete del palazzo che fronteggia la Piazzetta. L’angolo sotto la guglia più a sinistra sarà detto, per ragioni che dovremo chiarire, «Angolo del Giudizio». Dentro il quadrato formato dall’edificio si vede il cortile interno (con uno dei suoi pozzi) concluso da piccole e fantasiose costruzioni rinascimentali che fronteggiano la Scala dei Giganti di cui si scorge l’ultima rampa a sinistra.
La grande facciata che l’osservatore ha di fronte guarda verso mezzogiorno. Le due finestre traforate, più basse delle altre, che si trovano a destra dello stesso osservatore, saranno chiamate «finestre orientali». Ce ne sono altre due simili, traforate anch’esse, che s’affacciano sull’angusto canale fra il Ponte della Paglia e il Ponte dei Sospiri: le chiameremo pertanto «finestre del canale». Al lettore non sfuggirà, in questo lato oscuro del palazzo, una linea verticale che separa la parte liscia e più prossima, dal resto del palazzo che è costituito da quattro piani di grande ricchezza architettonica. Questa parte più lontana appartiene completamente al Rinascimento. Non ne ho segnato il termine perché mi mancano i disegni esatti delle minuscole costruzioni e dei ponti che sono oltre; e poi non avremmo nulla da dire su questa porzione dell’edificio. Il vasto paramento murario a noi più prossimo, privo di decorazioni, appartiene alla sezione più antica del palazzo, sebbene sia stato stravolto dall’apertura di banali finestre in tempi moderni, dalla risistemazione dell’ammattonato e così via.
A. Piazza San Marco. DDD. Palazzo Ducale.
B. Piazzetta. C. Cortile del Palazzo Ducale.
P.V. Procuratie Vecchie. c. Porta della Carta.
P.N. (di fronte) Procuratie Nuove. p.p. Ponte della Paglia.
P.L. Libreria Vecchia. S. Ponte dei Sospiri.
I. Piazzetta de’ Leoni. R.R. Riva degli Schiavoni.
T. Campanile di San Marco. g.s. Scala dei Giganti.
F.F. Facciata di San Marco. J. Angolo del Giudizio.
M. San Marco (è impossibile indicare in pianta la divisione fra la basilica e il Palazzo Ducale). a. Angolo del Fico.
Nella veduta prospettica si noterà che le due finestre a destra sono più basse delle altre quattro della facciata. In questa disposizione si può ravvisare uno degli esempi più notevoli che conosca dell’ardito sacrificio della simmetria alla funzionalità che, come ho ricordato nel capitolo La natura del gotico, costituisce l’aspetto più nobile di quell’arte.
La parte del palazzo in cui s’aprono le due finestre più basse fu costruita, come vedremo, per prima e fu articolata in quattro piani per avere il numero necessario di appartamenti. All’inizio del secolo XIV le circostanze imposero la costruzione di un’altra splendida sala per le riunioni senatoriali. La sala fu aggiunta di fianco all’edificio più antico, ma siccome occorreva solo un vasto ambiente, non si ritenne opportuno dividere l’ala aggiunta in due piani. L’intera altezza fu riservata alla sala, abbastanza lunga e spaziosa per sostenerla. Sorse il problema di come disporre le finestre, se allinearle con le altre due o porle sopra a esse.
Il soffitto della nuova sala doveva essere decorato dalle pitture dei più celebri maestri di Venezia, per cui era essenziale convogliare la luce su quel soffitto sontuoso e assicurare alla sala consiliare un’illuminazione serena. Ciò significava far entrare la luce in maniera uniforme, piuttosto che in fasci separati. Un architetto moderno, atterrito all’idea di dover alterare la simmetria esterna, avrebbe preferito sacrificare la vista delle pitture e la serenità del consiglio. Avrebbe pertanto posto le finestre più grandi sulla stessa linea delle altre due e avrebbe ricavato sopra a esse delle finestrelle più piccole, simili a quelle del piano superiore nella porzione più antica, come se quel piano fosse continuato per tutta la facciata. Ma quel vecchio architetto tenne a mente le esigenze delle pitture e la quiete del senato, più che la propria reputazione. Non esitò dunque a elevare le finestre al punto giusto, in rapporto alle esigenze interne della sala, senza preoccuparsi dell’aspetto esterno. Credo che l’edificio guadagni, più che perdere, dalla variazione che si determina negli spazi parietali sopra e sotto le finestre.
Sul muro divisorio fra la seconda e la terza finestra, di fronte all’estremità orientale della sala del Gran Consiglio, si trova il Paradiso del Tintoretto. Chiameremo quindi questa parete col nome di «parete del Paradiso».
Quasi al centro della facciata sul mare, fra la prima e la seconda parte della sala del Gran Consiglio, c’è un finestrone che s’apre su di una loggetta, una delle principali decorazioni del palazzo. Questa sarà detta in seguito il «balcone sul mare».
La facciata prospiciente alla Piazzetta è molto simile a quella che dà sul mare, anche se fu costruita per la maggior parte nel XV secolo, quando la simmetria era divenuta un’esigenza diffusa. Le finestre laterali si trovano allo stesso livello. Due illuminano la parte occidentale della sala del Gran Consiglio; una serve a un piccolo ambiente detto un tempo «Quarantia Civil Nuova»; le altre tre, che sono quelle centrali, con una loggia simile a quella sul mare, danno luce a un altro salone detto «sala dello Scrutinio» che si estende sino alla fine del palazzo sopra la Porta della Carta.
Al lettore non manca ormai una buona conoscenza topografica del palazzo ed è in grado di seguirne la storia architettonica.
Abbiamo già visto che ci sono tre stili nell’architettura di Venezia: quello bizantino, quello gotico e quello rinascimentale.
Questi tre stili si sovrappongono nella fabbrica del Palazzo Ducale. C’è dunque un Palazzo Ducale bizantino, uno gotico e uno rinascimentale. Il secondo sostituì completamente il primo, del quale restano (se poi restano veramente) poche pietre. Il terzo sostituì il secondo solo in parte e quello che vediamo oggi scaturisce dall’unione dei due stili.
Nell’813, l’anno della morte di Carlo Magno, i veneziani stabilirono di fare dell’isola di Rialto la sede del governo e la capitale del loro Stato. Il doge di allora, Angelo o Agnello Participazio, prese rigorose misure per allargare il piccolo gruppo di fabbricati che dovevano costituire il nucleo della futura Venezia. Dette incarico di ispessire i banchi di sabbia per costruire più solide fondamenta e di gettare ponti in legno sopra ai canali. Per il culto della religione costruì la chiesa di San Marco e nel luogo dove oggi sorge il Palazzo Ducale fece erigere un edificio per l’amministrazione pubblica. La storia del Palazzo Ducale comincia quindi con la nascita di Venezia.
Ben poco si sa dell’ubicazione esatta e della forma del palazzo fatto erigere da Participazio. Sansovino sostiene che si trovava vicino al Ponte della Paglia, sul Canal Grande, dinanzi all’isola di San Giorgio, vale a dire sul posto dove oggi si trova la Facciata sul Mare. Ma questa è solo una tradizione corrente ai suoi tempi. Quel che sappiamo di sicuro è che occupava una parte della superficie dell’attuale palazzo, e che aveva un’importante Facciata sulla Piazzetta. Fu questa facciata che più tardi, come vedremo, fu incorporata nel palazzo.
Non c’è dubbio che a quell’epoca il palazzo assomigliasse, anzi gettasse la propria influenza sugli altri edifici bizantini della città, come il Fondaco de’ Turchi, di cui abbiamo già descritto le parti che restano, che, come quelli, era decorato di sculture e adorno dalla profusione dell’oro e del colore.
Nell’anno 1106 fu danneggiato dalle fiamme per la seconda volta, ma fu restaurato prima del 1116. Fra il 1173 e la fine del secolo sembra che fosse stato risistemato e ingrandito dal doge Sebastiano Ziani, dopo di che non sarebbero intervenute modifiche per circa cento anni. All’inizio del XIV secolo furono avviati i lavori per la costruzione del palazzo gotico. Poiché al momento in cui ebbe inizio la sovrapposizione dell’edificio gotico il vecchio palazzo manteneva le forme dategli dallo Ziani, d’ora innanzi lo chiamerò Palazzo Ziani.
Il lettore ricorda senza meno quell’importante mutamento politico, avvenuto nel 1297 sotto il doge Pietro Gradenigo, che dette stabilità alla supremazia aristocratica. La Serrata del Maggior Consiglio fissò il numero dei senatori entro certi limiti e conferì loro una dignità maggiore di quella che avevano posseduto in precedenza. Era naturale che l’alterazione del carattere dell’Assemblea dovesse essere accompagnata dall’ampliamento, dalla diversa disposizione e dalla decorazione della sala in cui si riuniva.
Sansovino infatti ricorda che nel 1301 fu dato inizio ai lavori per un nuovo salone sul Rio del Palazzo, sotto il doge Gradenigo, e che questi ebbero termine nel 1309, anno in cui vi si riunì per la prima volta il Gran Consiglio. Pertanto il palazzo gotico ebbe inizio nel primo anno del XIV secolo. In quanto principale modello della tradizione architettonica veneziana, il Palazzo Ducale è il Partenone di Venezia, e Gradenigo il suo Pericle.
Vorrei che il lettore ricordasse questa data del 1301 come ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Prefazione. Viaggio a Venezia
  4. Cronologia
  5. Bibliografia
  6. LE PIETRE DI VENEZIA
  7. La cava
  8. Il trono
  9. Torcello
  10. Murano
  11. San Marco
  12. Palazzi bizantini
  13. La natura del gotico
  14. Palazzi gotici
  15. Il Palazzo Ducale
  16. Il primo Rinascimento
  17. Il Rinascimento romano
  18. Ringraziamenti
  19. Riferimenti iconografici
  20. Inserto fotografico
  21. Copyright