- 168 pagine
- Italian
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Informazioni sul libro
«Guardia di finanza, apra subito.» Sono le cinque del mattino del 23 febbraio 2010, l'alba di una delle tante giornate di lavoro di un professionista milanese, quando il suono del citofono interrompe bruscamente i suoi ultimi momenti di riposo. L'incredulità, le febbrili perquisizioni, una gigantesca ordinanza di custodia cautelare, il trasferimento in caserma e poi in carcere. Inizia così la vicenda kafkiana di Mario Rossetti, raccontata in prima persona dal protagonista, ex direttore finanziario di Fastweb, coinvolto nell'inchiesta Fastweb - Telecom Italia Sparkle su una maxifrode da due miliardi di euro. Nell'Italia degli scandali infiniti la notizia conquista con clamore le prime pagine dei quotidiani, gli imputati sono additati come sicuri colpevoli, mentre Rossetti, che tre anni prima aveva visto archiviata la sua posizione per la stessa ipotesi di reato ed è ormai lontano dal mondo delle telecomunicazioni, non riesce a comprendere neppure che cosa stia succedendo. Intanto incomincia l'odissea carceraria, tra San Vittore e Rebibbia, le asprezze del penitenziario, temperate dalla solidarietà dei compagni di cella, i «concellini». Un mondo che sconvolge ogni schema, dov'è possibile trovare umanità e conforto in una suora come in un boss con oltre trent'anni di galera. Una «terra di nessuno», con le tante assurdità che ne scandiscono le giornate, come le celle da sei adattate a nove persone, gli innumerevoli ostacoli per ottenere qualsiasi cosa, anche un colloquio, l'impossibilità di svolgere qualunque lavoro, la preoccupazione dominante di far passare il tempo interminabile, i piccoli rituali, come il caffè, la camomilla, la preparazione del ciambellone offerto ai congiunti in visita. Quattro mesi di carcere tra Milano e Roma, gli arresti domiciliari, tre anni di processo, 147 udienze, il sequestro di ogni bene, persino dei ricordi più cari, che costringe la moglie a bussare alla porta di parenti e amici per poter andare avanti. La disavventura giudiziaria del manager prosegue intrecciandosi con quella umana e familiare, che avrà conseguenze impreviste e drammatiche. Si arriva così alla sentenza di primo grado del 17 ottobre 2013, che, riconoscendo la totale estraneità ai reati contestati, mette fine all'incubo. Un'ingiustizia di cui nessuno risponderà e che per Rossetti non è semplicemente figlia di un terribile errore ma è la conseguenza delle tante anomalie del nostro sistema giudiziario. L'autore invoca così una radicale riforma della giustizia e un profondo ripensamento delle carceri, affinché si trasformino, da gironi infernali, in luoghi di reinserimento sociale degni di un Paese civile.
Domande frequenti
Informazioni
La sentenza
Noi riteniamo che, per le implicazioni specifiche dell’operazione, per i riflessi sul bilancio e sull’impegno di cassa, tutte competenze specifiche della funzione che Rossetti ricopriva, sia a lui, in sostanza, riconducibile la responsabilità dell’avvio e del mantenimento sia dell’Operazione Phuncards che dell’Operazione traffico telefonico.
E noi abbiamo conferma, in realtà, dalla stessa voce di Rossetti, che ha studiato bene l’operazione a fine 2002 quando, come dice Zito [funzionario della direzione commerciale di Fastweb condannato a sei anni], l’azienda doveva decidere se inserirla nel piano operativo, cioè nel cosiddetto budget del 2003, ovvero in quel prospetto che indica la programmazione commerciale, la linea dei ricavi che si prevedono per l’anno futuro, con tutte le conseguenze che ne derivano. Perché, una volta indicato in quel budget quell’ammontare di ricavi, poi togliere quell’operazione significa doversi inventare quello stesso ammontare di ricavi da un’altra parte.
Rossetti, che ha studiato le operazioni sotto il profilo amministrativo, deve essersi reso conto che dal punto di vista commerciale non erano tesi sostenibili
Rossetti è la persona che più di ogni altra conosce l’operazione per averla studiata sotto ogni profilo, fiscale e creditizio.
Non può non evidenziarsi e tenere nella giusta considerazione il fatto che tale elemento, così significante per l’accusa, non ebbe a sortire né all’inizio né successivamente alcun allarme, alcun sospetto tale da indurre soggetti mai indagati (solo a titolo esemplificativo, Andrea Conte e Onofrio Pecorella [funzionari della direzione commerciale di Fastweb] nella fase iniziale, tutti coloro che parteciparono operativamente nella transazione e Carlo Micheli [vicepresidente di Fastweb e presidente del comitato di audit] nel prosieguo) a non portare avanti la proposta commerciale e, dopo la sospensione intervenuta nel primo segmento temporale, a chiuderla definitivamente, dati i risultati raggiunti;
L’istruttoria dibattimentale ha fornito la prova granitica del fatto che nessuno fra coloro che ebbero ad operare all’interno delle varie aree funzionali di Fastweb, ciascuno in relazione ai propri ruoli operativi, ebbe a percepire l’esistenza di queste macroscopiche atipicità che fondano il giudizio penale dell’accusa [...]Diversamente opinando, proprio l’evidenza di tali anomalie avrebbe dovuto condurre, per come già segnalato, a estendere il profilo della complicità ben oltre quella cristallizzata nel capo di imputazione.
Non può ignorarsi, infatti, come l’aspetto prettamente penale sia solo uno dei profili di responsabilità cui potenzialmente incorre Crudele [funzionario della direzione commerciale di Fastweb che ha patteggiato una condanna a 5 anni], apparendo addirittura pacifico che l’eventuale concentrazione su di sé (e Bruno Zito) della responsabilità, determina un vero stravolgimento nella ricostruzione dell’intera vicenda processuale nella quale le due compagnie telefoniche e, processualmente, i soggetti imputati, perderebbero la facies di soggetti complici per rivestire l’opposta posizione di parti lese nella medesima vicenda giudiziaria, con potenziali enormi ricadute personali sul piano anche risarcitorio.
Alla luce di quanto appena esposto e tornando a quella «prova di resistenza» prospettata nell’incipit della disamina dell’Operazione Phuncards come indispensabile strumento di valutazione del coinvolgimento degli imputati Silvio Scaglia e Mario Rossetti nella vicenda processuale che ci occupa, ritiene il Collegio come netto sia il giudizio della loro totale estraneità ai fatti. Non essendo dimostrata né dimostrabile la conoscenza da parte di questi ultimi di quel portato probatorio formidabile costituito dagli esiti della complessa attività rogatoriale, che costituisce il vero pilastro della dimostrazione dell’inesistenza effettiva della transazione commerciale delle carte prepagate (quale fittizio strumento per perpetrare la frode carosello), la effettività economico-contabile della stessa, in una con l’effettiva erogazione da parte dell’azienda dell’imposta sul valore aggiunto, l’attenta analisi di tutte le emergenze dibattimentali non consente di ritenere che l’utilizzazione nella dichiarazione Iva dagli stessi predisposta, approvata e sottoscritta relativa all’anno 2003 delle fatture emesse da CMC s.r.l. e Web Wizard s.r.l., sia stata supportata dalla consapevolezza della fittizietà dell’intera transazione, donde la doverosa assoluzione dei due imputati, quanto al capo 2 di imputazione, perché il fatto non costituisce reato.
Ritiene il Collegio che le dichiarazioni rese dal Contin appaiono convincenti e sono corroborate dalla complessiva ricostruzione della vicenda emersa dal dibattimento. [...]Si impone, pertanto, l’esito assolutorio del giudizio a carico dell’imputato, di cui risulta acclarata l’assoluta estraneità ai fatti associativi a lui contestati al capo 1 di imputazione, per non aver commesso il fatto. Avuto riguardo alla posizione dell’imputato Mario Rossetti e a completamento di quanto già riferito nella precedente parte motivazionale, osserva il Collegio come ancora più sfumata risulti la sua partecipazione nell’ambito dello svolgimento dell’Operazione traffico elefonico.
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Io non avevo l’avvocato
- Febbraio 2010
- Una cella per nove
- Le pene non scritte
- Io e le Toghe
- I domiciliari
- Il processo: tre anni e 147 udienze
- Il ritorno alla libertà senza normalità
- La sentenza
- Maggio 2018
- I fatti
- Postfazione. di Mario Rossetti
- Nota. di Sergio Luciano
- Ringraziamenti
- Copyright