Nutri i tuoi demoni
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Nutri i tuoi demoni

Risolvere i conflitti interiori con la saggezza del Buddha.

  1. 280 pagine
  2. Italian
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Nutri i tuoi demoni

Risolvere i conflitti interiori con la saggezza del Buddha.

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Depressione, ansia, malattia, disordini alimentari, relazioni difficili, paura, rabbia, dipendenza. Quali che siano i tuoi demoni, più li combatti e più questi diventano forti. Per liberartene, non devi opporti a loro, devi nutrirli.
È il messaggio della famosa monaca buddhista americana Tsultrim Allione, che ci spiega come rovesciare completamente il nostro punto di vista e la nostra strategia per raggiungere la serenità interiore e superare i nostri punti deboli. Facendosi portavoce dell'antica tradizione di saggezza femminile dei monasteri tibetani, la Allione diffonde con questo libro un rivoluzionario metodo in cinque step per trasformare le emozioni negative, interrompere le battaglie che ci fanno stare male e conquistare la pace interiore.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2015
ISBN
9788852062001
Categoria
Religion
Parte terza

TIPI DI DEMONI

8

I quattro demoni di Machig, gli dèi e gli dèi-demoni

Fintanto che esiste un ego, ci sono i demoni.
Quando non c’è più ego,
non ci sono nemmeno più demoni!
MACHIG LABDRÖN
La notte in cui il futuro Buddha, il principe Siddhartha, abbandonò furtivamente il palazzo per cercare una risposta ai propri interrogativi spirituali, lasciando la moglie, il figlio appena nato e una futura vita da re, il suo primo incontro fu con Mara, la raffigurazione esterna delle forze interiori che ostacolavano il suo cammino. Siddhartha aveva raggiunto la cima di una collina e guardando giù poteva ancora scorgere il suo palazzo nella luce della luna, con le lampade a olio che brillavano alle finestre. Aveva deciso di lasciarsi alle spalle la vita precedente e di andare in cerca dell’illuminazione, ma in quel momento apparve Mara.
Mara librandosi nello spazio davanti a lui gli disse: «Fermati. Torna a palazzo e in sette giorni diventerai un monarca universale, il re del mondo intero».
Il principe Siddhartha rispose: «Ti conosco, Mara. Quello che cerco non è diventare re di questo mondo. Io cerco l’illuminazione e un sentiero per mettere fine alla sofferenza universale».
Fu “riconoscendo” Mara che il principe riuscì a sconfiggerlo e Mara se la svignò nel buio, mentre Siddhartha proseguì per la sua strada. Ma Mara ricomparve nella vita del Buddha, e in modo particolarmente intenso, la notte della sua illuminazione.
Trovo che la frase del Buddha «Ti conosco, Mara» sia una chiave particolarmente utile per comprendere l’importanza di riconoscere i nostri demoni. Nella storia del Buddha, Mara apparve in una forma personificata, come una chimerica figura maschile. Ma più tardi, con lo sviluppo del buddhismo, i mara furono considerati ostacoli interiori come il turbamento emotivo e l’orgoglio che impediscono il pieno risveglio. Essere capaci di identificare i propri mara (demoni) quando si mostrano è il primo passo per lavorare su di loro. Se non li riconosciamo, essi senza farsi notare assumono il comando. Machig Labdrön, che visse millecinquecento anni dopo il Buddha, classificò quattro tipi di mara, basandosi su quelli del buddhismo Mahayana. Queste quattro categorie raffigurano i modi in cui possono apparire le forze che bloccano il nostro risveglio.
Mi sembra utile esaminare la classificazione fatta da Machig dei demoni, come pure di quelli che chiama dèi e dèi-demoni, così da poter dire anche noi «Ti conosco, Mara», all’apparire dei nostri demoni. Machig individuò quattro categorie principali di demoni: demoni esterni, demoni interni, demoni dell’esaltazione e demoni dell’egocentrismo. In genere, queste quattro categorie ci danno modo di vedere i demoni, e il nostro lavoro con loro, come una progressione in cui ogni categoria ci porta più in profondità nella nostra mente. Anche se le classificazioni dei quattro demoni di Machig passano dai demoni esterni a quelli sempre più sottili, quando lavoriamo con i nostri demoni non necessariamente le cose seguono questa progressione. Potete iniziare da un demone interno come la vergogna o la depressione per poi scoprire demoni esterni, come la dipendenza, connessi a quelli interiori.
Queste quattro categorie non sono intese per farci da guida nell’osservazione dei nostri demoni seguendo un ordine particolare, ma piuttosto per darci una visione complessiva di come vedere i demoni, dalle manifestazioni più esterne dell’incolpare gli altri o reagire alle situazioni, a livelli interiori più sottili, culminanti nel demone dell’egocentrismo, che è il nucleo segreto di tutti i demoni.
Ogni categoria è più sottile della precedente, dunque i demoni esterni sono i più ovvi. I demoni esterni sembrano provenire dal mondo, e includono le malattie, le varie paure, le dipendenze, le relazioni, e i demoni familiari. Scendiamo più in profondità quando passiamo dai demoni esterni a quelli interni, perché ci mettiamo a lavorare a livello della mente. I demoni della rabbia, dell’ansia, della vergogna o della depressione possono funzionare senza alcuno stimolo esterno.
Una volta visti i demoni esterni e identificati quelli interni, corriamo il rischio di diventare tronfi del nostro successo spirituale. I demoni della terza categoria, quelli dell’esaltazione, sono una sorta di ammonimento dei possibili trabocchetti che aspettano tutti noi quando cerchiamo il successo, sia spirituale sia mondano. Demoni dell’esaltazione sono l’orgoglio dei nostri raggiungimenti e l’inflazione dell’io che ne consegue.
E infine raggiungiamo la categoria dei demoni che è la fonte di tutti, il fondamento della nostra esperienza del mondo. È l’idea profondamente radicata che siamo in qualche modo separati da quello che sperimentiamo come “l’altro”. È il luogo di nascita di ogni isolamento, alienazione e conflitto, perché senza il demone dell’egocentrismo non ci sarebbe nessun altro demone. Se non esistessero nemici, contro chi combatteremmo? Quando affrontiamo questo demone, cominciamo a intravedere attraverso le nuvole della sofferenza quotidiana gli sprazzi del cielo blu infinito.
I demoni esterni
L’11 settembre del 2001, il nostro paese ha assistito, con orrore e sotto shock, agli attacchi al World Trade Center. Anche se ognuno di noi ha reagito in un modo diverso, la paura ha invaso tutti nelle settimane, nei mesi e anche negli anni successivi. In un certo senso, tutto il nostro paese ha un demone dello stress post-traumatico causato da quell’evento, anche se per alcuni è più intenso che per altri.
Quando la speranza, la paura o altri sentimenti si connettono a un fenomeno esterno, che sia una persona o un evento, ci troviamo di fronte a un demone esterno. Il termine tibetano per demone esterno tradotto letteralmente è “demone tangibile”. Chiamati talvolta demoni che bloccano, i demoni esterni sorgono quando proviamo attrazione o repulsione per qualcosa che percepiamo attraverso i sensi, e ci fissiamo su quella attrazione o avversione. I demoni esterni si creano in rapporto alla vista, all’udito, all’olfatto, al tatto, alle persone, agli animali, agli oggetti e agli eventi, ma sono anche connessi a sostanze come le droghe o l’alcol oppure alle malattie. Il modo più preciso per descrivere un demone esterno è definirlo un demone che si manifesta attraverso i sensi. I demoni esterni possono essere reazioni a minacce vere e proprie come il terrorismo, la possibilità di un agguato, di uno stupro o di un abuso domestico da parte di un partner. Possono emergere da eventi naturali, come tornado, uragani o tsunami. Le malattie o il dolore, sia di origine interna che trasmessi per infezione, sono demoni esterni. I demoni esterni sono anche collegati ai demoni collettivi, come il pregiudizio, il razzismo o l’omofobia.
Quando si lavora con un demone esterno collegato a una relazione, può essere utile immaginare di sfamare l’altra persona oltre che il demone creato dalla nostra reazione a quella persona. Quando sfamai il demone della paura di perdere mio figlio come conseguenza del divorzio, nutrii anche una forma immaginaria di mio marito. Se visualizzate la persona con cui avete un problema e la nutrite, sviluppate empatia per ciò che quella persona prova.
I demoni interni
I demoni esterni sono il livello più ovvio dei demoni; quando diventiamo più introspettivi, notiamo che esistono anche demoni che sorgono all’interno della mente senza uno stimolo esterno. Questi demoni intangibili, i nostri demoni interni, sono demoni che sorgono dalla mente. Talvolta sono definiti demoni che continuano a correre, come il flusso senza fine dei pensieri della mente. A differenza dei demoni esterni, i demoni interni non si basano su stimoli sensoriali, ma includono emozioni, fantasie, ricordi e pensieri, sia quelli consci che il continuo chiacchiericcio interiore su cui ogni tanto ci sintonizziamo, ma che per lo più si svolge senza catturare la nostra consapevolezza. I demoni interni possono essere creati dall’immaginazione o prendere la forma di una nevrosi come la paranoia. La depressione è un demone interno, come pure l’ansia serpeggiante (che sorge senza ragioni apparenti). Anche la rabbia può essere un demone interno, se nasce senza una causa scatenante.
Jen, per esempio, aveva un demone della depressione, un demone interno che la seguiva ovunque. Durante una vacanza in una meravigliosa isola caraibica, fu tormentata tutto il tempo dalla depressione. Il demone era presente a prescindere dalle circostanze esterne. Un demone esterno tende a essere più specifico, come per esempio la paura di volare. Un demone interno di inadeguatezza può diventare un demone della paura dell’abbandono, della gelosia o dell’insicurezza in relazione a eventi esterni. Come la testa immortale dell’idra restava al suo posto anche dopo che tutte le altre erano state mozzate, un demone interno rimane anche quando tutti i demoni esterni connessi se ne sono andati.
I demoni dell’esaltazione
La terza categoria di Machig è quella dei demoni dell’esaltazione. Questi demoni sorgono dall’importanza, dal conseguimento o dal successo che portano all’inflazione dell’io. Le cause esterne includono la fama e la reputazione, e il potere e l’attenzione che ne conseguono. Quando queste esperienze si mischiano con l’ego dell’attaccamento a se stessi, producono un demone dell’esaltazione. Questo demone emerge in contesti sia mondani sia spirituali. Per esempio, i demoni dell’esaltazione spirituale sono attaccamenti alle esperienze che si sviluppano in meditazione.
Quando un demone dell’esaltazione si collega a esperienze spirituali, il nostro progresso spirituale si blocca. Il demone dell’esaltazione non è causato dai segni positivi di per sé, ma dall’inflazione dell’io che può sorgere dal nostro attaccarci a queste esperienze. Anche in ambito mondano, se avete successo e siete circondati da gente che vi fa salamelecchi, siete esposti a questo tipo di demone.
I demoni dell’egocentrismo
Il quarto demone, che sta alla base dei precedenti, è il demone dell’egocentrismo. Quando lottiamo con oggetti, stati mentali o con l’inflazione dell’io, alla radice del nostro turbamento c’è il fatto di credere nella nostra presunta importanza. Nella formulazione di Machig dei quattro demoni, il demone dell’ego è la fonte degli altri tre, perché l’ego crea l’attaccamento che genera quei demoni.
Gli dèi e gli dèi-demoni
Come ho accennato nel terzo capitolo, Machig non parlò solo dei demoni, ma anche di quelli che lei chiamava dèi e dèi-demoni. Gli dèi sono le nostre speranze. Creano lotte simili alle battaglie che ingaggiamo con i demoni, solo che sono tentativi di raggiungere qualcosa, anziché scappare da qualcosa. Gli dèi hanno a che fare con le lotte del desiderio e della brama, più che dell’avversione. È importante distinguere tra un’ispirazione, che innesca energia positiva e ottimismo senza coinvolgere grande attaccamento o tensione, e un dio che è connesso alla brama di qualcosa o all’essere ossessionati da un certo risultato.
Per esempio, volete intensamente un lavoro che vi farebbe avere un forte aumento di stipendio. Già immaginate i nuovi mobili che comprerete o la prossima vacanza. Avete fatto domanda per quel posto e ora aspettate di essere chiamati. Nutrite grandi speranze in quell’impiego e intorno a quelle speranze si crea molta tensione. Ogni volta che suona il telefono avete un sobbalzo, seguito da ondate di delusione quando scoprite che non è il dipartimento per le risorse umane che chiama per dirvi che avete ottenuto l’incarico. Questo tipo di speranza emozionale è un dio, in quanto è l’opposto di un demone.
Spesso è difficile riconoscere che gli dèi sono problematici quanto i demoni. Nella nostra cultura, ci insegnano a vedere positivamente le speranze. Ma in realtà si basano spesso sulle nostre paure. Prendetevi un momento per pensare alle vostre principali speranze. Quali sono i vostri desideri più intensi? Pensate poi alla vostra più grande paura. Non sono forse le due facce della medaglia e non generano entrambe tensione? Spero nell’amore e temo la solitudine. Spero nel successo e ho paura della povertà. Spero nell’approvazione e temo la critica.
Nel descrivere gli dèi e i demoni, Machig li univa in una sola parola, dèi-demoni, per sottolineare che sono due facce della stessa medaglia, che speranze e paure sono legate in modo indissolubile. Un dio in questo contesto è qualcosa che sembra accrescere il sé; il demone è qualcosa che sembra minacciarlo. Il motivo per cui Machig li unisce è che separando le esperienze in buone e cattive, le tensioni del desiderio e della paura si congiungono in un ciclo di sofferenza.
Quando vivevo in Italia e stavo scrivendo il mio primo libro, dovetti ritornare in Nepal per condurre ulteriori ricerche. Avevo poco tempo e il pensiero di riuscire a fare tutto mi creava grande tensione. Per di più dovevo lasciare i bambini in un momento non proprio ottimale. Durante il viaggio, tutto andò storto dall’inizio alla fine. A Roma, mentre andavo in aeroporto, mi accorsi di avere dimenticato il passaporto. Dovetti precipitarmi a casa, prenderlo e tornare in aeroporto, terrorizzando perfino gli automobilisti italiani. In Nepal, mancai di poche ore le persone che dovevo incontrare. Per di più, arrivai senza il materiale di cui avevo bisogno. Man mano che le cose non andavano per il verso giusto, la pressione cresceva. Come avrei fatto a portare a termine il lavoro? Lo stress aumentava sempre di più e alla fine riuscii a fare ben poco.
Quando tornai a casa, andai a trovare il mio maestro.
«Com’è andato il viaggio?» mi chiese.
«Malissimo!» risposi. «È andato tutto storto dall’inizio alla fine. Uno stillicidio e non sono neanche riuscita a fare quello per cui ero partita. Secondo te perché?»
Lui mi guardò e disse in tono tranquillo: «Forse troppe speranze e paure».
Talvolta restiamo catturati da un dio-demone anche riguardo a cose semplici come una vacanza. Se abbiamo troppe speranze e paure al riguardo, anche una situazione che potrebbe essere rilassante può trasformarsi in un incubo. Cerchiamo di controllare tutto e prenotiamo l’hotel perfetto, il ristorante più rinomato, ma niente va per il verso giusto. Altre volte, quando abbiamo un atteggiamento più sciolto, più spontaneo, la magia può affacciarsi nelle cose più semplici, e tutto scorre liscio, una cosa dopo l’altra, senza alcuno sforzo.
Gli dèi possono facilmente diventare demoni e viceversa. Per esempio, il nostro partner può trasformarsi da dio in demone e poi di nuovo in dio. Quando lei, o lui, fa quello che vogliamo, la o lo percepiamo come un dio. Quando lei, o lui, fa emergere le nostre paure, vediamo un demone. In una relazione che funziona male, ci aggrappiamo bramosamente al dio, anche se quello che per lo più ci troviamo di fronte è il demone.
Anche lo stacanovista passa nello stesso modo dagli dèi ai demoni, aggrappandosi per un momento all’elogio e all’energia che ottiene dal lavoro e il momento dopo crollando esausto. O la paura di una malattia si nasconde nel desiderio di salute e ci fa continuamente oscillare tra paura e speranza.
Le dipendenze sono un buon esempio di un dio che diventa demone. Quando usiamo per la prima volta una sostanza come la cocaina, sembra che ogni cosa si esalti: le nostre capacità lavorative, le esperienze sessuali, le relazioni. La droga rende tutto migliore. Investiamo in essa grandi speranze, perciò è un dio. «Questa sostanza è la risposta! Se solo riesco ad averne a sufficienza, tutto andrà benissimo!»
Ma ben presto il dio si fa esigente e sembra che la droga non basti mai. La sostanza comincia ad avere un effetto negativo sul corpo. Abbiamo i nervi sballati, e la droga ci comanda a bacchetta, spingendoci a rubare per comprarla. La medaglia si è rovesciata: ora il dio è diventato un demone. Unendoli, Machig ci dimostra che combattere un demone o inseguire un dio sono due aspetti di una stessa dinamica.
Gran parte della nostra vita è motivata da dèi-demoni: il desiderio sessuale (speranza del soddisfacimento/paura del fallimento nella “prestazione”); lo stacanovismo (desiderio compulsivo di raggiungimento/paura del fallimento); l’ossessione per la bellezza (brama di bellezza/paura di invecchiare). Si può facilmente riconoscere quando è presente un dio-demone, perché è sempre accompagnato da stress e tensione. Pensate alla vostra vita. Dove riscontrate speranza e paura nello stesso tempo? Quello è un dio-demone.
Se uscissimo dalla dinamica di paura e lotta, finiremmo per starcene seduti a far niente? Al contrario: sciogliere la tensione causata dai nostr...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Prefazione. di Jack Kornfield
  4. NUTRI I TUOI DEMONI
  5. Introduzione
  6. Parte prima. LA PRATICA ANTICA
  7. Parte seconda. NUTRIRE I DEMONI
  8. Parte terza. TIPI DI DEMONI
  9. Parte quarta. APPROFONDIRE IL LAVORO CON IL DEMONE
  10. Postfazione. Dalle ultime istruzioni di Machig
  11. Appendice. Versione abbreviata dei Cinque stadi per nutrire i demoni
  12. Approfondimenti bibliografici
  13. Ringraziamenti
  14. Copyright