Immaginate che…
Provate a immaginare di preparare con amore e attenzione una serata “speciale” da vivere con il vostro partner: vi siete vestite con particolare cura, avete cucinato i piatti che preferisce e creato l’atmosfera magica adatta all’incontro. Passa un’ora, ne passano due e lui non arriva, mentre la candela si consuma, il cibo si raffredda, e l’attesa lascia il posto alla delusione.
Che la sua assenza si riveli poi più che giustificata, vi consolerà fino a un certo punto: la serata, quella serata non vi potrà comunque essere restituita, e il fatto che se ne potranno certamente vivere altre vi libererà solo in parte dal senso di perdita che quell’occasione mancata vi lascia.
Uno stato di “perdita” simile lo vive l’utero durante la mestruazione: all’inizio di ogni ciclo esso prepara infatti un terreno fertile, pronto ad accogliere il seme maschile; quando il seme diserta l’appuntamento, l’utero sarà costretto a estromettere la parte non fecondata di sé, cioè l’ovulo.
L’utero “perde” un’occasione al mese…
Quella “piccola morte” sembra allora ripercuotersi anche sul piano emotivo della donna, come se a esser stata buttata via (perché inutilizzata) fosse in qualche modo lei stessa. La depressione premestruale, che colpisce molte donne, ne è una prova, anticipando sul piano psichico lo stesso scenario di perdita che sta per svolgersi nell’utero.
Con la mestruazione l’energia femminile
prorompe all’esterno
La mestruazione rappresenta il prorompere all’esterno dell’energia femminile maturata e concretizzata nell’endometrio (la mucosa uterina).
Durante il ciclo, infatti, è come se l’energia femminile, vincolata fino al momento della mestruazione all’utero e alla sua finalità riproduttiva, fluisse finalmente libera, uscendo allo scoperto e manifestandosi nella pienezza delle proprie caratteristiche, tra cui, in prima fila, l’eros.
Quindi le donne mestruate sono più lunatiche, irascibili, capricciose, ma anche più seduttive e pericolose.
Questo fatto fu tenuto in grande considerazione presso gli antichi, che pensarono bene di imbavagliare le pulsioni sessuali che prorompono col mestruo utilizzando il tabù sociale, ancora oggi in vigore, che impedisce di avere rapporti in “quei giorni”.
In “quei giorni” il desiderio sessuale può farsi più intenso… ed ecco arrivare la cefalea a spegnere ogni velleità.
La cefalea che colpisce molte donne in concomitanza del mestruo può essere letta, infatti, oltre che come difficoltà ad accettare una manifestazione esplicita della propria femminilità, come tentativo di autocensurare pensieri o desideri giudicati inappropriati.
A questo proposito può essere interessante notare come nelle tribù primitive, in cui questo tabù non esiste, la sindrome premestruale e il mal di testa siano molto meno presenti o addirittura assenti: eliminare le sovrastrutture culturali negative porterebbe a vivere meglio il mestruo.
Coincidenza di morte e vita
Possiamo infatti dire che nel mestruo la morte e la vita coincidono: il “morire” dell’energia creativa femminile si attua infatti con la fuoriuscita, cioè il “venire alla luce”, di quella stessa energia. Una forza quindi che si manifesta in tutta la sua potenza proprio mentre esaurisce la sua funzione più evidente, che esce per essere eliminata.
Ed è proprio su questa ambivalenza (apparentemente paradossale) che poggia l’utilizzo che Paracelso, grande medico naturalista del Rinascimento, fa del liquido mestruale, proposto sia come potente elemento terapeutico, quindi strumento di vita, sia come un altrettanto efficace veleno, cioè strumento di morte.
La vita dell’utero si compie in 28 giorni e la sua simbolica “morte” prelude puntualmente a una rinascita.
Vita e morte: questi sono dunque i due simboli cardine della mestruazione, i due poli che cadenzano il ritmo ciclico dell’esistenza. Sede di quest’alternanza è l’utero: ogni ventotto giorni crea l’habitat preposto ad accogliere un nuovo essere vivente e, in assenza di fecondazione, lo distrugge per poterne formare un altro all’inizio del nuovo ciclo mestruale.
Questo andamento rende evidente la stretta similitudine tra il ciclo femminile e quello lunare: così come il simbolismo della luna si articola tra una nascita (luna nuova) e una morte (luna calante), scandendo il rinnovamento ciclico della natura e del cosmo, allo stesso modo l’utero, nel rinnovarsi incessante della sua mucosa, ritma i cicli riproduttivi della donna.
In tal senso potremmo vedere in esso il centro simbolico del ritmo femminile, il ritmo ciclico dell’universo che l’utero, come “organo della terra”, scandisce e che la luna, “organo del cielo”, disegna nel firmamento.
La luna è donna
Da molte tribù la luna era considerata addirittura una Donna. Per questo, affacciarci al simbolismo lunare, ricchissimo di miti, antiche leggende, credenze popolari, può forse illuminarci su alcuni di quei comportamenti “primitivi” eppure “naturali” dell’essere femminile, che la donna riesce per la maggior parte del tempo a addomesticare, ma che durante il mestruo vengono prepotentemente alla luce.
Per l’umanità antica il crescere, decrescere, sparire e ricomparire della luna fu il più impressionante dei fenomeni celesti, tanto che la vita quotidiana di intere tribù era regolata in accordo con le fasi lunari.
Come la luna, la terra, le maree… il femminile ha un andamento ciclico.
La fase crescente divenne la rappresentazione del momento fecondo della natura, ed era allora che si seminava il terreno e si accudivano tutte quelle cose che avevano bisogno di crescere; la fase calante, in cui la luna veniva progressivamente inghiottita dal buio, era invece l’immagine della distruzione e della morte, e si riteneva questo periodo sfavorevole a qualsiasi iniziativa, come per esempio la semina, che avesse poi bisogno di sviluppo.
Quando poi la luna non c’era le potenze negative dominavano, ed era questo il tempo in cui venivano invocate le divinità del male o esercitate pratiche di magia nera di cui Lilith, la luna nera, era signora.
Utero = luogo simbolico della creatività
Sembra quindi che la ciclicità sia la cadenza ritmica di tutto ciò che nasce, e che questa nascita (si tratti di un essere vivente, una luna nuova, un frutto della terra o una creazione artistica) necessiti di una preparazione, una gestazione, che è comunque legata al buio, sia esso quello dell’utero, quello della luna nera, quello della terra o quello di un laboratorio.
Cicli mestruali, fecondità lunare, maternità terrestre creano una costellazione agricola ciclicamente iperdeterminata: a Borneo, presso i Finni, gli Yivaro o i Tedeschi, l’agricoltura è consacrata alle donne, mentre presso gli Indù e in numerose tribù africane la sterilità femminile contamina il campo ed isterilisce il seme. E le immagini della crescita, della gravidanza, mescolano inestricabilmente simbolismo vegetale e calendario lunare.1
In questo senso l’utero è il luogo simbolico della creatività: l’organo buio, silenzioso, protetto, eletto dal corpo ad accogliere una nuova vita è per così dire la matrice, il prototipo di tutte le altre forme aventi la sua stessa funzione.
Personalità femminile e mestruazioni
Con l’avvento delle mestruazioni la personalità della donna cambia, il suo modo di essere viene “cadenzato” dal ciclo e suddiviso in tre grandi fasi:
- adolescenza
- giovinezza
- età matura
Vediamo come la personalità femminile vive queste tappe, caratterizzandole profondamente.
Le mestruazioni introducono nell’esistenza della donna un segno tangibile che crea un prima e un poi: l’infanzia è finita, comincia la maturità. Quindi conducono inevitabilmente a una scelta: diventare donna o restare bambina? Il vivere bene o male dipende allora in gran parte da cosa ha significato quel “prima”, da quanto costa lasciarlo, e dalle aspettative che si nutrono per il “poi”, da quanto esso attrae. Se ci si sente pronte per il salto, si vedrà questo evento come un segno positivo di sviluppo, un momento atteso e desiderato che apre a nuovi orizzonti, una specie di passepartout per accedere ai privilegi e alle libertà dei “grandi”.
Sarà invece un salto, ma nel vuoto, per quelle che si sentono ancora bambine e che vivranno questo avvenimento non voluto come una minaccia, un attentato alla loro sicurezza, un tentativo di strapparle con la forza alla situazione piacevole in cui si trovano e che desidererebbero durasse ancora a lungo.
Le mestruazioni sono un “salto di qualità” del femminile.
La reazione angosciosa e depressiva che in età adulta si verifica in alcune donne all’avvicinarsi del ciclo può essere dovuta proprio al riaccendersi di quell’antica paura che qualcosa di terribile stia per accadere.
L’età del primo mestruo
Diventa allora estremamente importante l’età, sia anagrafica sia psichica, in cui il mestruo fa la sua prima comparsa. Per esempio, le ragazze che hanno il menarca (il primo ciclo) in età molto giovane (9-12 anni), tenderanno ad associare il flusso mensile a...