Cavalieri, mercenari e cannoni
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Cavalieri, mercenari e cannoni

L'arte della guerra nell'Italia del Rinascimento

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  1. 504 pagine
  2. Italian
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Cavalieri, mercenari e cannoni

L'arte della guerra nell'Italia del Rinascimento

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All'alba del Trecento l'Italia era la terra più ricca d'Europa, la più avanzata culturalmente. Sotto la cenere di tale splendore, tuttavia, covavano le braci ardenti di conflitti mai sopiti: nel Meridione le sanguinose lotte tra papato, baroni e pretendenti al trono di Napoli, al Nord le bellicose vicende che avevano portato all'affermarsi dei Comuni e poi delle Signorie. Partendo da queste premesse Marco Scardigli racconta l'evolversi della guerra in Italia dal 1300 al 1527, l'anno del sacco di Roma a opera dei lanzichenecchi che pose fine al ruolo internazionale della penisola. Assistiamo così agli ultimi scontri tra guelfi e ghibellini, alla parabola dei capitani di ventura, all'arrivo dei possenti eserciti stranieri. Ma anche alla nascita di una sensibilità nuova, «moderna»: gli anni dal Tre al Cinquecento furono infatti segnati da una sequenza di guerre, scontri, massacri, eppure sono ricordati come i secoli d'oro dell'arte e della cultura italiane, l'epoca dell'Umanesimo e del Rinascimento. Arte e guerra, in realtà, sono le due facce di una stessa medaglia, due aspetti di quella vocazione alla grandezza che distinse i protagonisti dell'epoca, da Cangrande della Scala a Ludovico il Moro. Ed è impossibile dimenticare che, accanto ai colpi dei primi cannoni, convivevano le pennellate di Raffaello e i colpi di scalpello di Michelangelo.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
ISBN
9788852055652

Note

Introduzione

1 John Rigby Hale, Guerra e società nell’Europa del Rinascimento, 1450-1620, Laterza, Roma-Bari 1987, p. 111.

Parte prima. Una sberla che vale più di una battaglia

1 Inferno, III, 59-60: «Vidi e conobbi l’ombra di colui / che fece per viltade il gran rifiuto».

I. La rapina e la sfida

1 Per la ricostruzione della vicenda: Agostino Paravicini Bagliani, Bonifacio VIII, Einaudi, Torino 2003, pp. 137 sgg.
2 Ivi, p. 172.
3 Ivi, pp. 306 e 307.

II. Lo schiaffo e l’esilio

1 Agostino Paravicini Bagliani, Bonifacio VIII, Einaudi, Torino 2003, pp. 347 sgg.
2 Ivi, p. 368.

Parte seconda. I grandi capitani ghibellini

1 Così lo chiamano Dante e Giovanni Villani. Si tratta di Enrico VII di Lussemburgo.

III. Speranze per un imperatore debole

1 Un’accurata analisi delle aspettative sulla discesa di Arrigo VII, con particolare attenzione alle posizioni di Dante Alighieri, si legge in Corrado Barbagallo, Storia universale, III, Il Medioevo, II, Sec. XI-1454, UTET, Torino 1968, pp. 960 sgg.
2 Giovanni Villani, Nuova cronica, a cura di Giuseppe Porta, Fondazione Pietro Bembo, Guanda, Parma 1991, X, 1 (http://it.wikisource.org/wiki/Nuova_cronica). La «Magna» naturalmente è la Germania.
3 Come già faceva notare Jacob Burckhardt (Die Cultur der Renaissance in Italien. Ein Versuch, Schweighauser, Basel 1860; www.deutschestextarchiv.de/book/show/burckhardt_renaissance_1860), erano passati i tempi in cui un imperatore scendeva in Italia a imporre la propria autorità forte solamente del suo potere superiore: Arrigo VII e quelli che lo seguirono fino a Carlo V, nel Cinquecento, tutt’al più potevano intervenire appoggiandosi o sostenendo poteri già esistenti.
4 Robert Davidsohn, Storia di Firenze, III, Le ultime lotte contro l’impero, Sansoni, Firenze 1973, p. 668.
5 Ivi, p. 673.
6 Giovanni Villani, op. cit., X, 47.

IV. Cangrande della Scala

1 Si tratta di una copia. L’originale si trova nel Museo di Castelvecchio.
2 Bernardino Corio nella sua Storia di Milano (a cura di Anna Morisi Guerra, UTET, Torino 1978) dice invece che gli venne attribuito nel 1318 dopo una battaglia a Monselice. Una curiosità con qualche significato: il nome Cane – che sarebbe stato ripreso nei discendenti anche in varianti come Mastino, Cansignorio ecc. – viene fatto risalire ai tempi dei longobardi e al titolo di khan diffuso fra i cavalieri delle steppe, loro alleati. Quindi Cangrande – Messer Cane lo chiama Villani – già nel nome rappresentava il radicamento culturale della cavalleria in un passato lontano: un’idea di combattente che attraversa tutto l’arco di tempo che noi chiamiamo Medioevo.
3 Ercole Ricotti, Storia delle compagnie di ventura in Italia, Pomba, Torino 1845, II, pp. 17-19. Il dato dei tremilacinquecento carri mi sembra francamente esagerato, ma lo riporto se non altro per restituire lo stupore suscitato dalle dimensioni dell’armata.
4 Ivi, p. 19.
5 L’organizzazione militare veronese ricorda da vicino quella di cinquant’anni prima di Ezzelino da Romano, a cui Cangrande veniva spesso accostato dalla propaganda guelfa. Per l’esercito di Ezzelino e le sue vicende rimando al mio Le battaglie dei cavalieri. L’arte della guerra nell’Italia medievale, Mondadori, Milano 2012, pp. 351-53 e 379-83.
6 Ercole Ricotti, op. cit., p. 21.
7 Questo nome è usato da Gian Maria Varanini, Della Scala, Cangrande, in Dizionario Biografico degli Italiani, www.treccani.it/enciclopedia/cangrande-della-scala_(Dizionario-Biografico). Altrove si trovano anche i nomi di Basaniello o di Isola della Scala.
8 Giovanni Villani, Nuova cronica, a cura di Giuseppe Porta, Fondazione Pietro Bembo, Guanda, Parma 1991, XI, 138 (http://it.wikisource.org/wiki/Nuova_cronica).
9 Si veda a questo proposito la pagina di Wikipedia su Cangrande, molto ben fatta, che riporta anche notizie sull’autopsia: http://it.wikipedia.org/wiki/Cangrande_I_della_Scala.
10 Nell’Epistola a Cangrande (per una traduzione dal latino vedi www.classicitaliani.it/dante/cangran.htm).
11 Paradiso, XVII, 85-87. Alcuni hanno ipotizzato che il veltro di cui parla Virgilio al poeta, all’inizio della Commedia, sia proprio rappresentazione di Cangrande.

V. Guerre toscane

1 Giovanni Villani, Nuova cronica, a cura di Giuseppe Porta, Fondazione Pietro Bembo, Guanda, Parma 1991, X, 71 (http://it.wikisource.org/wiki/Nuova_cronica).
2 Si tratta del colle sul quale, pochi anni dopo, fu fondato il paese di Montecarlo. Spesso lo si trova indicato con il nome di colle del Cerruglio.
3 Giovanni Villani, op. cit., X, 71.
4 Questa è la ricostruzione di Villani. Ma ce n’è un’altra, a firma di Machiavelli (La vita di Castruccio Castracani da Lucca, in Niccolò Machiavelli, Tutte le opere, a cura di Mario Martelli, Sansoni, Firenze 1971; il testo si può leggere anche in www.classicitaliani.it/index055.htm). In pratica Machiavelli dice che Uguccione, malato, non prese parte alla battaglia, combattuta invece da Castruccio Castracani. «La qual cosa fu cagione della rovina de’ Guelfi; perché quegli presono animo, parendo loro che lo esercito inimico fussi rimaso sanza capitano.» Non conoscendo le doti di Castruccio, i guelfi pensarono di avere vittoria facile e così avanzarono disordinatamente. Castruccio vide che i migliori cavalieri nemici si trovavano al centro e che le ali invece erano deboli; così schierò i suoi al contrario, con i migliori ai lati e i più deboli al centro, con l’ordine a quest’ultimi di avanzare il più lentamente possibile. Successe che le ali ghibelline sfondarono facilmente le linee avversarie: il centro guelfo, che non era riuscito nemmeno ad arrivare a contatto con il nemico, si ritrovò circondato. La descrizione non smentisce a...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Cavalieri, mercenari e cannoni
  3. Introduzione
  4. Parte prima - UNA SBERLA CHE VALE PIÙ DI UNA BATTAGLIA
  5. Parte seconda - I GRANDI CAPITANI GHIBELLINI
  6. Parte terza - TEMPI DI TRANSIZIONE
  7. Parte quarta - LE BATTAGLIE DEI MERCENARI
  8. Parte quinta - IL RITORNO DEL PAPA
  9. Parte sesta - LOTTE PER L’EGEMONIA
  10. Parte settima - L’ETÀ D’ORO DELLE COMPAGNIE DI VENTURA
  11. Parte ottava - TRENT’ANNI DI GUERRE
  12. Parte nona - PAUSA DI QUASI PACE
  13. Parte decima - INIZIA LA GUERRA D’ITALIA
  14. Parte undicesima - LA CONQUISTA STRANIERA DELL’ITALIA
  15. Note
  16. Bibliografia
  17. Ringraziamenti
  18. Di Marco Scardigli
  19. Copyright