II. «Iudaea capta»
1. Grelot, 1981, pp. 25-27.←
2. Relativamente alle fonti della storia di Israele e al termine della tradizione storica dell’Antico Testamento, c’è una discontinuità. Alla metà del II secolo a.C. tornano a offrirci importanti informazioni storiche i due libri dei Maccabei. Per il periodo successivo, e cruciale, dal I secolo a.C. al 73 d.C., principale fonte è l’intera opera di Giuseppe Flavio.←
3. Come ha notato Thoma, 1983, pp. 23-25. Non c’è accordo circa la delimitazione del giudaismo primitivo. Numerosi studiosi lo fanno coincidere col periodo intertestamentario. La redazione finale del Libro di Daniele (ca. 164 a.C.) ne segnerebbe di conseguenza l’inizio e la distruzione del secondo Tempio di Gerusalemme (70 d.C.) la fine.←
5. Idem, pp. 38, 39. Cfr. Puech, 1976, p. 171.←
6. Gli apocalittici raggiungono il loro punto più alto nel Libro di Daniele. Essi censurano aspramente i seguenti mali contemporanei: alleanza di tutti gli empi stranieri contro il fedele Israele, apostasia diffusissima e minacciosamente crescente all’interno del popolo di Dio; prostituzione, idolatria, matrimoni con pagani, violenze, empietà del Tempio e dei sacerdoti. Le descrizioni del passato e del futuro sono congegnate in modo tale da rendere evidente il loro rapporto col presente. Cfr. Thoma, 1983, p. 50.←
7. Giuseppe Flavio, 1974, pp. 59-61.←
8. Cfr. Soggin, 1984, pp. 71-72; Jossa, 1980, p. 11.←
9. Noth, 1975, p. 500. Sul periodo in cui regnò Erode (37-4 a.C.) siamo informati ampiamente e con molti particolari soprattutto da Giuseppe Flavio, che nelle Antichità giudaiche (XV, 1; XVII, 8) e nella Guerra giudaica (I, 18-33) ne dà una minuziosa descrizione.←
10. Cfr. Paul, 1983, p. 212.←
11. Le notizie su Erode si possono ricavare sia da Giuseppe Flavio (che si rifà a Nicola di Damasco, che gli era favorevole) sia dalla tradizione rabbinica che gli era contraria.←
12. Cfr. Grelot, 1981, pp. 117, 139.←
16. Nella Lettera a Gaio (299-305), cfr. Paul, 1983, p. 52.←
17. Cfr. Schürer, 1985, p. 47.←
18. Cfr. Paul, 1983, p. 52.←
19. Cfr. Giuseppe Flavio, 1974, II, 7 e 9.←
20. Cfr. Schürer, 1985, pp. 473, 475 sgg.←
21. Cfr. idem, pp. 588 sgg.←
22. Cfr. idem, pp. 604 sgg.←
23. Cfr. Giuseppe Flavio, 1974, III, p. 507.←
25. Cfr. Schürer, 1985, p. 617. Vespasiano li depositò nel tempio della dea della pace, che egli aveva fatto ricostruire, ma che fu più tardi, sotto Commodo, distrutto da un incendio. Non si sa dove vennero conservati in seguito. Probabilmente furono portati in Africa da Genserico dopo il sacco di Roma compiuto dai vandali nel 455 d.C., e di lì trasferiti a Costantinopoli da Belisario, allorché questi distrusse il regno dei vandali nel 534 d.C.←
26. Cfr. Noth, 1975, pp. 542 e 547.←
27. La teologia della terra nell’Antico Testamento non scorre su una sola linea, ma si differenzia, da una parte secondo le diverse tradizioni e i diversi obiettivi, dall’altra in connessione con lo svolgimento storico concre...