Il ciclo del Demone - 2. Il cavaliere del verbo
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Il ciclo del Demone - 2. Il cavaliere del verbo

  1. 364 pagine
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Il ciclo del Demone - 2. Il cavaliere del verbo

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Nel Medioevo il Verbo aveva scelto Owain Glyndwr, l'eroe dell'indipendenza del Galles, per combattere le forze del Vuoto che minacciavano l'umanità. Cinque secoli dopo sarà un suo discendente, dotato degli stessi poteri magici, a continuare la lotta contro i Demoni.
Un nuovo incredibile romanzo di magia e avventura dall'indimenticabile maestro contemporaneo della letteratura fantasy.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2015
ISBN
9788852041358

GIOVEDÌ 1º NOVEMBRE

25

Erano passate da poco le dieci e mezzo del mattino del giorno dopo quando Andrew Wren si presentò negli uffici di Passa & Vai, diede il suo nome all’impiegata e gli fu risposto che Simon Lawrence lo aspettava. Ringraziò la donna, le disse che sapeva la strada e si avviò verso il retro. Passando davanti alle aule e agli uffici ammirò un collage fatto dai bambini, appeso a una parete illuminata dal sole. Indossava la sua solita giacca di velluto con le toppe ai gomiti, ma in considerazione del freddo di novembre si era infilato i guanti e la sciarpa. In una mano teneva la vecchia cartella di cuoio e nell’altra un berretto da strillone. Aveva la barba di un giorno ed era spettinato perché aveva dormito fino a tardi ed era stato costretto a rinunciare alla toilette mattutina per vestirsi in fretta e uscire. In conseguenza di ciò, non aveva un aspetto molto diverso da quello di coloro che facevano la fila per un piatto di minestra davanti alla missione dell’Unione Evangelica, pochi isolati più in là.
Scarmigliato e assonnato, entrò nell’ufficio del Mago e lo salutò con una mano. «Si può avere un caffè, Simon?»
Simon Lawrence era immerso nelle sue scartoffie, ma indicò in silenzio una sedia su cui stava una pila di libri, poi prese il telefono e chiese che portassero un caffè per Wren e uno per lui.
Il cronista liberò la sedia che gli era stata offerta e si sedette con un sospiro di sollievo. «Ti ho visto all’opera in mezzo a quella folla, ieri sera, e ti ho osservato con una sorta di timore reverenziale. Incontrare tutta quella gente, stringere mani, rispondere alle domande, fare previsioni, sorridere… Sinceramente, non so come ci riesci. Io impazzirei se dovessi fare la tua vita.»
«Be’, non è così tutte le sere, Andrew.» Con uno sbadiglio, Simon si stiracchiò e si appoggiò alla spalliera della sedia. Rivolse a Wren un’occhiata carica di sospetto. «Ho quasi paura a chiedertelo, ma cosa ti porta qui da noi, questa volta?»
Wren riuscì a guardarlo con aria innocente. «Volevo vedere come stavi, per prima cosa. Nessun altro capogiro, mi auguro…»
Il Mago allargò le braccia. «Non so ancora dire cos’è successo. Ero lì sulla scala, parlavo con Carole e alcuni membri dell’Unione Evangelica, e all’improvviso mi sono trovato sul pavimento. Avevo perso le forze. Ho prenotato una visita per oggi pomeriggio, ma credo si tratti soltanto di stress e mancanza di sonno.»
Wren annuì. «Non mi sorprenderebbe affatto. Comunque, volevo anche congratularmi con te per la scorsa notte. È stato davvero un grande successo. Il dono della città, l’offerta di ulteriori stanziamenti, la promessa di aiuto praticamente da tutti i quartieri: dovresti essere molto soddisfatto.»
Simon Lawrence sospirò e inarcò un sopracciglio. «Sotto questo aspetto, sì, sono molto soddisfatto. Contribuisce a farmi dimenticare gli altri avvenimenti della giornata, assai meno gradevoli.»
«Mmm» mormorò Wren, con serietà. «A proposito dei quali, si è fatta vedere, oggi?»
Simon sapeva perfettamente a chi si riferiva. «No, e credo che non si farà più rivedere. Né oggi né mai. Sono andato al suo appartamento, questa mattina presto, pensando di coglierla di sorpresa con la notizia, ma era sparita. Vestiti, effetti personali, tutto. La porta era spalancata, sono entrato senza difficoltà. All’inizio ho pensato che le fosse successo qualcosa perché qualcuno ha gettato una sedia dalla finestra del soggiorno, senza prima preoccuparsi di aprirla. La sedia era giù nel parco, circondata da schegge di vetro. Però il resto dell’appartamento era in ordine, non si vedevano tracce di violenza. Comunque, ho telefonato alla polizia.»
Wren lo guardò con aria pensosa. «Che sospettasse di essere stata scoperta?»
Simon scosse la testa. «Non so come potesse saperlo. Noi due eravamo i soli a conoscere i risultati del laboratorio, e io li ho saputi dopo la cerimonia, quando me li hai detti tu.» S’interruppe per riflettere, poi riprese: «Sai una cosa, Andrew? Non avrei mai sospettato che fosse lei. Neanche in un milione di anni. Stefanie Winslow. Stento ancora a crederlo».
«Be’, l’analisi delle firme sulle ricevute dei depositi non lascia dubbi.» Wren fece una pausa. «Secondo te, perché l’ha fatto?»
Simon Lawrence si strinse nelle spalle. «Non saprei assolutamente rispondere a questa domanda. Devi chiederlo a lei, se mai si deciderà a uscire dal luogo dove si è rintanata.»
«Forse può dircelo John Ross.»
Simon fece una smorfia. «Se n’è andato anche lui. Mi ha lasciato questo messaggio. L’ho trovato sulla scrivania quando sono arrivato, dentro una busta.»
Cercò sulla scrivania e gli porse un foglio scritto a mano. Wren si sistemò gli occhiali che erano finiti sulla punta del naso e cominciò a leggere.
Caro Simon,
mi spiace di non poterti consegnare di persona questo messaggio, ma quando lo leggerai sarò già lontano. Ti prego di non pensare male di me perché non sono rimasto. Non sono responsabile dei furti avvenuti a Ricominciare. La colpevole è Stefanie Winslow, non posso spiegartene la ragione. Stando così le cose, temo che, anche se tutto il denaro sarà restituito, una mia ulteriore collaborazione con i tuoi programmi riuscirebbe soltanto a complicare le cose. Non mi scorderò della causa che hai difeso con tanto successo e cercherò anch’io, nel mio piccolo, di portare avanti il tuo lavoro dovunque mi recherò.
Accludo una lettera che autorizza la restituzione a Ricominciare di tutti i fondi indebitamente depositati sui miei conti.
John
Finito di leggere, Wren sollevò la testa. «Guarda, guarda…» mormorò.
Arrivò il caffè, portato da un giovane volontario, e i due uomini presero le tazze e centellinarono la bevanda calda, nel silenzio che fece seguito all’uscita del ragazzo.
«Credo che anche Ross sia stato ingannato, come tutti gli altri» disse infine il Mago.
Wren annuì. «Possibile. Comunque, non c’è più nessuno che possa raccontarci come sono andate le cose, vero?»
Simon posò la tazza e sospirò. «Se questa sera vieni a cena con me, posso cercare di raccontarti i particolari di tutto il pasticcio, in modo che il tuo articolo sia il più accurato possibile.»
Wren sorrise, posò a sua volta la tazza e si alzò. «Grazie, Simon, ma non posso venire. Parto oggi pomeriggio, torno alla Grande Mela. Del resto, l’articolo l’ho già scritto. L’ho finito alle due di questa mattina, quarto d’ora più, quarto d’ora meno.»
Il Mago lo guardò. Era confuso. «Ma cosa…»
Wren sollevò una mano dalle dita tozze e gli rivolse la sua occhiata più professionale. «Hai trasferito a Ricominciare i soldi dei conti di Ross?»
Simon annuì.
«E quelli dei tuoi conti?»
Simon annuì una seconda volta. «Questa mattina, come prima cosa.»
«Allora è una storia a lieto fine e penso che dovremmo lasciarla così. Nessuno ha voglia di leggere una storia di furtarelli ai danni di un’organizzazione caritativa in cui il denaro è stato recuperato e la ladra è una signora Nessuno. Non fa vendere copie. La vera storia, qui, è quella di un uomo che con la sua intuizione e il suo duro lavoro ha prodotto un piccolo miracolo: è riuscito ad aprire il cuore di pietra e il borsellino cucito di una città per sostenere una causa che alle prossime elezioni, con ogni probabilità, non farà avere ad alcun politico un solo voto in più. Dunque, Simon, perché dovrei scrivere di un avvenimento che servirebbe solo a intorbidare queste acque così belle e incontaminate?»
Andrew Wren recuperò la cartella e si calcò in testa il berretto da strillone. «Una volta o l’altra tornerò a farmi raccontare la storia della tua vita. Quella vera, quella di cui non vuoi ancora parlare. Intanto, continua il tuo lavoro, è importante. Tieni solo presente, a futura memoria, che mi devi un favore.»
Ciò detto uscì dalla stanza, mentre il Mago di Oz lo fissava sorpreso e divertito.
Nest Freemark trascorse il primo giorno di novembre in viaggio. Dopo essersi fermata un’altra notte all’Alexis, prese un volo del mattino per Chicago, dove arrivò poco prima delle quattro del pomeriggio. Si era chiesta se fosse il caso di tornare all’università per l’ultimo giorno della settimana scolastica, ma aveva rinunciato all’idea. Era stanca, nervosa e assillata dagli eventi dei giorni precedenti; non era una compagnia adatta per nessuno, nemmeno per se stessa. Studi e allenamenti avrebbero dovuto aspettare.
Invece di andare all’università, noleggiò un’auto con autista e si fece portare a Hopewell. Più di ogni altra cosa, si disse, aveva bisogno di tornare a casa.
Dormì per la maggior parte del viaggio, sia sull’aereo sia in auto, avvolta nel tepore del piumino. Fu un sonno leggero e inquieto, in cui si mescolavano sogni e ricordi, cosicché quando il viaggio finì – con la scomparsa della luce del giorno e il ritorno dell’oscurità, con Seattle lontana e Hopewell vicina – sogni e ricordi le parevano la stessa cosa.
Nest come parte di Wraith, come parte di una magia diversa da ogni altra a lei nota, tornò lentamente in se stessa nel viale vuoto del Waterfall Park. Sentì la magia scomparire, la sua vista tornare normale. Sentì Wraith allontanarsi in silenzio, portato via dal vento della notte. Dopo la scomparsa del lupo fantasma, la testa le girava, le pareva di essere ritornata da un lungo viaggio.
Respirò a fondo più volte; l’aria gelida le bruciò nei polmoni, un flusso di adrenalina le corse per il corpo e i suoi pensieri si schiarirono.
«Oh, mio Dio, mio Dio!» sussurrò tra sé, cercando di resistere alla disperazione.
John Ross si allontanò da ciò che rimaneva del Demone e si avvicinò a lei. L’abbracciò e la tenne stretta. «Nest, è tutto a posto» le bisbigliò, accarezzandole i capelli per consolarla. «È finita.»
«Hai visto?» chiese lei. «Hai visto cos’è successo…» Ansimò, non riuscì a terminare.
Ross annuì. «Lo so. Ne ho visto gli inizi al Museo. Laggiù la cosa non è andata fino in fondo, ma ho visto ciò che poteva succedere. Wraith è dentro di te, Nest. Hai detto che è venuto verso di te ed è sparito, l’ultima volta che l’hai visto. È come ha detto Pick, la magia non scompare, ma prende un’altra forma. Diventa qualcos’altro. Non hai capito? Wraith è divenuto una parte di te.»
Nest tremava per la collera e la disperazione. «Non lo voglio dentro di me! Non ha niente a che fare con me! Appartiene a mio padre!» Sollevò di scatto la testa. «John, e se mio padre tornasse a cercarmi? Se Wraith fosse una parte di lui che cerca ancora di portarmi via con sé?»
«No, no» rispose Ross, staccandosi da lei e tenendola per le spalle. Lasciò cadere il bastone, la fissò negli occhi. «Ascolta, Nest. Wraith non è mai appartenuto a tuo padre. Ti ha salvata da lui, non ricordi? Tua nonna ha usato la sua magia per cambiarlo e obbligarlo a proteggerti da tutti, compreso chi l’aveva originariamente creato. Wraith è solo tuo.»
Accostò il viso al suo. «Forse ha fatto quello che doveva fare e basta. Quando hai raggiunto l’età e la forza sufficienti per badare a te stessa, il suo lavoro di difensore era finito. E dove va la magia quando il suo scopo è terminato e non è stata consumata completamente? Ritorna al suo proprietario: per fare ciò che occorre, nel momento in cui occorre.»
E terminò dicendo, in un sussurro: «Perciò, probabilmente, Wraith è soltanto ritornato a casa».
Per tutto il viaggio, nei momenti in cui non dormiva, continuò a pensare a quelle parole. Wraith era ritornato a casa. A lei. Era divenuto una parte di lei. L’idea era terribile. Da un momento all’altro poteva balzare fuori di lei. Letteralmente. Le sembrava di essere un personaggio di Alien, in attesa che la piccola testa repellente uscisse dal suo stomaco, tutta denti e sangue.
Ma era un’immagine sbagliata e presto le scomparve dalla mente, lasciando il posto a preoccupazioni più pratiche. Come poteva controllare la magia appena scoperta? Fino a quel momento non le pareva di esserci riuscita. Come impedirle di manifestarsi senza preavviso, di farle correre rischi che non poteva neppure immaginare?
Poi comprese che anche tale maniera di vedere le cose era sbagliata, dato che la magia di Wraith era vissuta dentro di lei per molto tempo prima di mostrarsi. A farlo comparire la notte precedente era stata la presenza della magia: prima quella di John Ross e poi quella del Demone. Ricordò anche come si era sentita all’interno di Ricominciare, e poi più tardi, quella stessa notte, nel Lincoln Park: entrambe le volte, il Demone era vicino a lei. In quei momenti non aveva capito che il malessere da lei provato era il tumulto della magia di Wraith, desiderosa di liberarsi. In entrambi i casi, la magia che era dentro di lei aveva semplicemente reagito alla presenza di un’altra magia che poteva essere pericolosa.
Questa spiegazione le diede un certo conforto, tuttavia faticava ancora ad accettare l’idea che l’enorme lupo fantasma fosse racchiuso dentro di lei: non la semplice magia, ma la creatura stessa. Perché esisteva ancora in quella forma?
Solo quando fu ormai alla fine del viaggio e vide profilarsi nell’oscurità della sera i primi gruppi di abitazioni alla periferia di Hopewell, giunse alla conclusione che forse aveva sbagliato nell’interpretare la situazione. Quando non le si dava un ordine preciso, la magia assumeva la forma che le era più familiare. Non agiva in modo indipendente da chi la utilizzava. Pick gliel’aveva insegnato molto tempo prima, quando la istruiva sulla cura del parco. Se Wraith fosse esistito ancora, se fosse ancora stato il suo difensore, sarebbe accorso d’istinto a difenderla. Adesso che Wraith non aveva più una forma e un’esistenza indipendenti, era comprensibile che la magia di cui era costituito si comportasse nel modo che conosceva. Dopotutto, quella magia apparteneva a Nest. E quando era comparsa e lei non le aveva imposto una forma precisa, era tornata ad assumere la forma nota, quella del lupo fantasm...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Il Cavaliere del Verbo
  4. Prologo
  5. DOMENICA 28 OTTOBRE
  6. LUNEDÌ 29 OTTOBRE
  7. MARTEDÌ 30 OTTOBRE
  8. MERCOLEDÌ 31 OTTOBRE
  9. GIOVEDÌ 1º NOVEMBRE
  10. Copyright