Politeama
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Politeama

  1. 180 pagine
  2. Italian
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Informazioni sul libro

Nel Sud affannato degli anni Cinquanta, Luigino vive un'infanzia di stenti e di rabbia, che lo fanno diventare adulto troppo in fretta. Fuori da ogni legame famigliare, perché la madre giovanissima è rinchiusa in un manicomio e del padre non si è mai saputo nemmeno il nome.

Luigino ha un sogno: cantare alla radio e magari nella nascente televisione. Mentre cresce resistendo impavido a ogni disavventura e accettando con candore la fragilità delle proprie pulsioni, la sua voce diventa sempre più morbida e flessuosa, come quella delle dive di Sanremo e delle grandi soubrette della rivista. Che qualcuno gli propone di imitare nelle arene dei circhi o sui palcoscenici dell'avanspettacolo. Il pubblico lo applaude e lo beffeggia, lo esalta e lo umilia, senza riuscire a scalfirne la naturale innocenza.

Quando la strada dello spettacolo gli viene brutalmente preclusa, Luigi decide di partire per Roma, alla ricerca di un proprio posto nel mondo, per ritrovarsi in mezzo a un'umanità sospesa sull'orlo di un invisibile precipizio. Finché una sera incontra Elide, quindicenne cameriera sola come lui, che gli farà riassaporare per un istante la dolcezza degli affetti e, subito dopo, lo strazio dell'abbandono, trascinando la sua vita in una discesa feroce dall'esito imprevedibile.

L'esordio narrativo di Gianni Amelio è uno struggente romanzo di formazione, tenero e crudele, disperato e solare, che non assomiglia a nessun altro. Sostenuto da una scrittura essenziale che punta al cuore delle cose, svela, nel filo della sua trama, un sentimento d'incrollabile fiducia nella forza della diversità, nella lucida follia che aiuta ogni essere umano a sopravvivere, anche quando sembra che stia calando una notte senza alba.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2016
ISBN
9788852075827

Tredici

– Le dispiace se chiudo il finestrino? Viene troppa aria.
– Per me va bene.
– Grazie.
– Prego.
– Che tempo pazzo! Giù si moriva di caldo, un sole mai visto. E qua, guardi che nuvolacce. Secondo me viene a piovere.
– Può essere.
– Do fastidio se fumo?
– No, no.
– Posso offrire?
– Io non fumo, grazie.
– Beato lei. Pensi che io sono arrivato a due pacchetti al giorno. È diventato il mio vizio numero due. Lo so che fanno male alla salute, ma…
– Fanno male al portafoglio.
– Ha ragione. Però, se i vizi non costano cari, che vizi sono… È d’accordo?
– Ognuno fa come vuole.
– Bravo. La libertà innanzi tutto. Vedo che è un appassionato di parole incrociate.
– Sì. Sono un passatempo, però istruttivo. Si può fare una cultura, no?
– Allora io resterò ignorante per sempre.
– Ho detto una cosa sbagliata?
– No, de gustibus. A me la Settimana Enigmistica mi fa venire l’orticaria. Non parliamo poi di quei rompicapo, i rebus, le sciarade…
– Quelli non li so fare nemmeno io. Sono troppo difficili.
– Non si tratta di difficoltà, si tratta di noia. Ma continui, la sto distraendo. Certe volte mi lascio prendere e chiacchiero troppo, mi scusi.
– Figuratevi.
– Si è stancato?
– Eh, dopo un po’…
– Vuole una rivista delle mie?
– No, grazie.
– Io, quando salgo in treno, guai se non ho un pacco di giornali. Poi va a finire che non leggo niente, mi piace di più fare due chiacchiere se incontro un tipo simpatico. A lei piacciono questi settimanali?
– Veramente non saprei. Guardo le copertine all’edicola.
– Eh, guarda le attrici… È bella questa, eh?
– Sì, è bella.
– La mettono sempre, sa perché?
– Non saprei.
– Perché è l’amante dell’editore… Lei lo sa chi è un editore? È il padrone, quello che paga. Tutti fanno quello che dice lui.
– È normale.
– Tanto normale non è. Perché, poi, uno compra la rivista per vedere una bella donna e dentro trova la solita politica, le solite facce di merda, mi scusi…
– Prego.
– Vede, adesso devo fumare, m’è venuto il nervoso. È sicuro che non vuole una sigaretta?
– No, grazie.
– È proprio un ragazzo ammodo, lei. Cosa fa, studia?
– No, magari.
– Lavora?
– Quando capita.
– E che fa di bello?
– L’elettricista, il meccanico…
– Davvero?
– Mi arrangio.
– Con quelle mani?
– Non vanno bene?
– Sono troppo lisce, curate. Direi che lei è un pianista.
– Uno che suona il pianoforte?
– O il violino, o il sassofono… Faccia lei.
– Mi prendete in giro?
– Perché dovrei… È lei che mi nasconde la verità. Fa il misterioso.
– Io mi faccio i fatti miei.
– Forse sono troppo indiscreto. È che lei ha una faccia così aperta, simpatica, che mi sembra di parlare con un amico. È sicuro che non ci siamo già conosciuti?
– Non credo.
– Di dov’è esattamente?
– Sono calabrese, si sente dall’accento.
– Il mio l’avrà riconosciuto: sono di Firenze.
– Non ci sono mai stato.
– Un giorno o l’altro la deve colmare, questa lacuna. Ci sono tanti tesori d’arte, il Duomo, gli Uffizi…
– Ho visto una cartolina col panorama. Era bella.
– Spero che ci venga di persona. Le posso fare da guida.
– Grazie, troppo gentile.
– Perché ci siamo fermati?
– Arriva un treno. Ha la precedenza.
– Come sarebbe? Non può passare su un altro binario?
– Ce n’è uno solo in certi punti.
– Povera Italia! Peggio del Burundi! Ho pure finito i minerva. Ha da accendere per caso?
– Non fumo. Se volete, ve li vado a cercare.
– Mi farebbe un gran piacere.
– Grazie, lei è un tesoro. C’è solo il fumo che mi rilassa, in certi momenti. Posso farle una domanda? Quanti anni ha?
– Quasi diciassette.
– Non è possibile!
– Perché?
– Ne dimostra almeno venti, ventuno. Per essere un meridionale, lei è alto, lo sa?
– Non ci ho fatto caso.
– Io sì. Poco fa, quando si è alzato, mi sembrava quello che gioca nel Bologna, come si chiama…
– Non mi intendo di calcio.
– Strano, avrei detto un campioncino dilett...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Politeama
  4. Uno
  5. Due
  6. Tre
  7. Quattro
  8. Cinque
  9. Sei
  10. Sette
  11. Otto
  12. Nove
  13. Dieci
  14. Undici
  15. Dodici
  16. Tredici
  17. Quattordici
  18. Quindici
  19. Sedici
  20. Diciassette
  21. Diciotto
  22. Diciannove
  23. Venti
  24. Ventuno
  25. Ventidue
  26. Ventitré
  27. Ventiquattro
  28. Venticinque
  29. Copyright