Prologo. Francesco, Ignazio e Francesco
1. Cfr. il magistrale saggio esegetico di Giorgio Agamben relativo alla decisione, con la quale papa Ratzinger«ha dato prova non di viltà ..., ma di un coraggio che acquista oggi un senso e un valore esemplari» (Giorgio Agamben, Il mistero del male. Benedetto XVI e la fine dei tempi, Roma-Bari, Laterza, 2013, p. 5). Il documento nel quale il pontefice dichiara «me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commisso renuntiare», datato ex aedibus Vaticanis il 10 febbraio 2013, è pubblicato ivi con traduzione a fronte alle pp. 44-47. Dal canto mio mi limito a sospendere un personale giudizio a proposito del rapporto tra la teoria schmittiana relativa al katechon e la sua base paolina quale Agamben lo propone a p. 39.
2. Zygmunt Bauman, Modernità liquida, trad. it. Roma-Bari, Laterza, 2003.
3. L’espressione Petrus Romanus allude al nome con il quale è indicato l’ultimo papa secondo la Profezia di Malachia e che, secondo il computo ordinariamente accettato, dovrebb’essere Bergoglio. Cfr. qui, infra, cap. II, nota 6.
I. Il «fumo di Satana» e il sale della terra
1. Il massiccio volume curato da Onorato Bucci e da Pierantonio Piatti, Storia dei Concili ecumenici. Attori, canoni, eredità, Roma, Città Nuova, 2014, è arrivato dopo una serie abbastanza nutrita di libri, libroni, libretti e qualche libraccio sul medesimo argomento. La cosa non meraviglia chi aveva notato come l’abdicazione di papa Benedetto XVI e la rapidissima elezione di Francesco potessero presentare i caratteri storici dell’apertura di un periodo preconciliare. La polemica sul Concilio Vaticano II è progressivamente diventata molto forte nella Chiesa cattolica, sia negli ambienti ecclesiali sia – soprattutto – in quelli laici già dall’indomani di esso. Fino dagli ultimi tempi del pontificato di Giovanni Paolo II si è aperto un dibattito che ha visto impegnato anche il gruppo bolognese che raccoglie alcuni tra i più autorevoli storici della Chiesa (è la scuola di Giuseppe Alberigo) e perfino un autentico grande studioso, Giovanni Miccoli, che in un massiccio volume dal titolo La Chiesa dell’antiConcilio. Tradizionalisti alla riconquista di Roma, Roma-Bari, Laterza, 2001, si è occupato – e preoccupato – di un attacco ai vertici della Chiesa che in altri tempi (date la sua provenienza e la sua qualità) lo avrebbe fatto appena sorridere. Ci si sono messi anche Sergio e Beda Romano, che in un energico pamphlet dal significativo titolo La Chiesa contro, Milano, Longanesi, 2012, hanno fatto pelo e contropelo a Santa Romana Chiesa o quanto meno alle sue alte e altissime gerarchie: basti per farcene un’idea ricordare il sottotitolo del libro, Dalla sessualità all’eutanasia tutti i no all’Europa moderna. Un lucido quadro delle tensioni e delle divisioni all’interno della Chiesa in Riccardo Chiaberge, Lo scisma. Cattolici senza papa, Milano, Longanesi, 2009.
2. «Il pallio (una striscia di stoffa di lana bianca, tessuta con la lana bianca di due agnelli offerti ogni anno al papa nella festa di Santa Agnese) è il più antico oggetto simbolico destinato a rendere visibile il fatto che il papa è “l’erede” – così fu definito il papa già nel IV-V secolo – o il “successore” di san Pietro, il Principe degli Apostoli. Il pallio è infatti presente già nel VI secolo nella cerimonia di consacrazione del nuovo papa che avveniva generalmente nella basilica di San Pietro in Vaticano ... Era già in uso nella Roma antica. Come la stola e le calzature, il pallio faceva parte del vestiario dei dignitari statali, era quindi un’insegna la cui concessione apparteneva in origine all’imperatore e con la quale veniva riconosciuto un rango statale» (Agostino Paravicini Bagliani, Il papato e altre invenzioni. Frammenti di cronaca dal Medioevo a papa Francesco, Firenze, SISMEL - Edizioni del Galluzzo, 2014, p. 36).
3. Pietro Prini, Lo scisma sommerso. Il messaggio cristiano, la società moderna e la Chiesa cattolica, Milano, Garzanti, 1998.
4. Atti degli Apostoli, 4,32-33.
6. Già all’Angelus del 17 febbraio 2002 Giovanni Paolo II aveva dichiarato: «Il demonio, principe di questo mondo, continua ancor oggi la sua subdola azione. Ogni uomo, oltre che dalla propria concupiscenza e dal cattivo esempio degli altri, è tentato anche dal demonio e lo è ancor più quando meno se ne avvede» (Agostino Paravicini Bagliani, Il papato e altre invenzioni, cit., p. 65).
7. Matteo 4,1-11; Marco 1,12-13; Luca 4,1-13.
8. Sulla questione dello IOR e sullo scandalo scoppiato il 28 giugno 2013 – esattamente il giorno prima della promulgazione dell’enciclica Lumen fidei –, che obbligò papa Francesco a intervenire con la massima energia, cfr. Gian Franco Svidercoschi, Un papa solo al comando e una Chiesa che a fatica lo segue, Roma, Tau, 2015, pp. 79-83.
II. Due «Adynata»: un gesuita francescano, un gesuita papa
1. Ignazio di Loyola, Il racconto del Pellegrino. Autobiografia di sant’Ignazio di Loyola, a cura di Roberto Calasso, Milano, Adelphi, 1966.
2. Su Nicola Cusano si veda l’importante studio di Cesare Catà, La croce e l’inconcepibile. Il pensiero di Nicola Cusano tra filosofia e predicazione, Macerata, EUM, 2008.
3. Cfr. Jean Lacouture, I Gesuiti, 2 voll., trad. it. Casale Monferrato, Piemme, 1993.
4. Lucía Gálvez, De la Tierra sin Mal al Paraíso. Guaraníes y jesuitas, Buenos Aires, Aguilar, 2013.
5. Franco Cardini, Scherzi da gesuita. A proposito del film «Mission», in «Il Giornale», 16 novembre 1986.
6. A ben intendere, quanto è possibile, questo testo, si tenga presente quanto scriveva nel 2008 Armando Torno: «Secondo questa stramba profezia rimangono ancora due pontefici. Il primo sarà un “seminatore di pace e di speranza, in un mondo che vive l’ultima speranza”; il secondo verrà a Roma da terre lontane “per incontrare la tribolazione e la morte”. La fine del mondo (o perlomeno di Roma) sembrerebbe insomma piuttosto imminente. Secondo alcuni, in realtà la Profezia di Malachia non specifica che ci saranno soltanto altri due papi. Infatti la profezia arriva al centoundecimo papa, e poi parla di un ultimo papa, non di un centododicesimo. Per cui, anche secondo la profezia, ci potrebbero essere altri papi fra il numero centoundici e l’ultimo» (Le profezie di Malachia. I papi e la fine del mondo, Introduzione di Armando Torno, Milano, La Vita Felice, 2008, p. 57). Nel passo citato, tuttavia, Torno esamina due testi profetici: quello cui allude per primo corrisponde a un opuscolo pubblicato nel Cinquecento e diverso dal Malachia.
7. Sabino Acquaviva, L’eclissi del Sacro nella società industriale, Ivrea, Edizioni di Comunità, 1961.
8. Philip Jenkins, La terza Chiesa. Il cristianesimo nel XXI secolo, trad. it. Roma, Fazi, 2002; cfr. anche Fabrizio Mastrofini, Geopolitica della Chiesa cattolica, Roma-Bari, Laterza, 2006.
9. «Nel 2050, un cristiano su tre vivrà in Africa. La Cina avrà il doppio dei nostri fedeli. Nessun paese europeo sarà nella top ten dei credenti. Il cristianesimo sta cambiando faccia in fretta, spiega Philip Jenkins, massimo esperto in materia: cosa possiamo imparare noi che siamo già “periferia”?» (Davide Perillo, La nuova Chiesa, in «Tracce», aprile 2015, pp. 77-83).
III. «Penetralia Romanae Curiae»
1. Marco Politi, Francesco tra i lupi. Il segreto di una rivoluzione, Roma-Bari, Laterza, 2014, p. 26.
2. Per il testo e per un importante commento, si veda Giorgio Agamben, Il mistero del male. Benedetto XVI e la fine dei tempi, Roma-Bari, Laterza, 2013.
IV. Carnevale romano, Quaresima pontificia
1. Dante Alighieri, Inferno, III, 60 (v’è incertezza tra gli specialisti a proposito della le...