La stoffa dell'ombra e delle cose
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La stoffa dell'ombra e delle cose

  1. 96 pagine
  2. Italian
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La stoffa dell'ombra e delle cose

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Con una impeccabile compostezza di pronuncia e con quella naturale ampiezza di respiro che sono tra gli aspetti più vivi e specifici della sua poesia, Roberto Mussapi orchestra le molteplici presenze di una narrazione lirica che si appoggia alle figure della poesia classica come a quelle del mondo naturale. Ecco allora i riferimenti espliciti a Catullo o a Omero, ma ecco, con non minore risalto, i protagonisti della continua metamorfosi che anima, appunto, il grande codice animale e vegetale, siano l'ippocampo o il gufo, come la rosa o l'olivo. E in questo affascinante campo naturale, Mussapi penetra con il puntiglio e l'acutezza di chi voglia conoscerne il linguaggio e la fitta trama delle incessanti mutazioni interne. Riesce inoltre a variare notevolmente i toni, passando dalla fluidità e dal nobile decoro di poemetti in cui appaiono grandi figure del mito o della storia alla semplicità mirabile o alla sottigliezza nel dettaglio dei componimenti in cui segue da vicino i percorsi animali. Esemplare, in questo senso, un poemetto dedicato a una farfalla, la Diacrisia, dove l'esattezza minuziosa, scientifica, con cui ne è proposta la vicenda, lascia un importante spazio anche a una sorprendente dolcezza affettiva, a una delicata e inquieta attenzione per la meraviglia di una bellezza così inesorabilmente destinata, in breve volgere di tempo, a disfarsi, a dissolversi per sempre come polvere. Una lievità delicata di accenti che si ritrova anche in altri testi, quelli di una sua ars amandi. Eppure, se la grande poesia antica, il mito, la natura sono strutture portanti nella Stoffa dell'ombra e delle cose, Mussapi riesce a introdurre nel suo canto anche elementi della realtà contemporanea, da quelli minimi di una quotidianità ormai tecnologica, fino al dirompere enorme della tragedia con l'11 settembre. Segno che la riflessione, l'estro e la sensibilità del poeta sanno spaziare e muoversi dentro un progetto molto articolato e inquieto, ricco di virtualità, ma sempre animato da una limpida forza comunicativa.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2016
ISBN
9788852075582
Argomento
Literature
Categoria
Poetry

III

AND, OUT OF NOTHING, A BREATHING

Sailing from Venezia

“Questo è il vetro, si gonfia
col soffio, prende la forma del respiro,
tutto ciò che tintinna, che ride, fu soffiato,
senti le labbra dell’uomo sull’orlo del bicchiere,
ecco perché ridono così, le ragazze,
con quelle voci argentine, da brindisi,
quello è il vetro dove tutto si specchia,
il canale, vedi, la città riflessa,
le fondamenta in pace con le acque,
come una flotta ferma in un oceano
di cristallo e silenzio,
questo è il parabrezza, ad agosto,
i moscerini sul vetro la prova del viaggio,
del piede sull’acceleratore, della notte,
pioverà, il tempo sarà segnato dal tergicristallo,
le palpebre battono col ritmo del respiro,
si aprono inspirando,
da lì io vedo il mondo.”

Pianura

Ho angoscia della pianura, nel mio cuore
evoca il mare immobile e disanimato
della bonaccia, quando non spira brezza
e le vele penzolano come vampiri al mattino.
Ricordo le dune del deserto, le distese,
le lunghe carovaniere e il lento passaggio
al mondo dei Tartari, all’Oriente lontano:
lì fui consustanziale alla pianura,
alla discesa verso un continuo ignoto.
E in me vive anche il viaggio dei Magi,
monti pieni di neve, poi altopiani,
e lunghe distese piatte dove posava il cielo.
E poi il vento e le onde crestate,
là oltre Gibilterra e Capo Horn, verso Occidente,
nei mari dove il sole affoga e muore.
Furono incubi i giorni di pianura,
mare senz’anima, cielo senza respiro,
e noi immobili sulla tolda, come a espiare.
Divenne un atlante, quell’avventura:
tutto fu spianato e disteso,
nulla rimase sconosciuto.
Così morirono desiderio e amore
mentre il disegno del mondo si chiudeva.
Poi, dal buio e dal vuoto della stiva
scendemmo nelle caverne e toccammo la luna,
il fondo, l’origine del sangue e della specie,
e là, in alto, verso le stelle e il cielo.
Aiutami a tornare sulla pianura,
a credere che non sia morta l’avventura
anche laggiù dove il tempo si è steso,
ora che l’orizzonte non mi angoscia,
ora che so di non sapere,
che sono di nuovo sporco e sulla strada,
che ho reimparato a piangere e a pregare.

Kiefer

Su questa torre fu edificato il sogno
del confine celeste, la troposfera
gravante su noi piegati sotto quel peso:
Icaro, non le sue ali, la sua cera
che ora si scioglie sotto il trucco, ogni sera,
facendo delle mie lacrime altro sale.
Il pianto non tocca a te, Kiefer, né accade
a me solo, di fronte a quell’impronta d’ala,
il pianto è corale e ognuno del coro
non sa che sta piangendo, sostiene
la massa sottostante del pianeta e accede
istante dopo istante all’alta scala
passo su passo, piagante ascesa
mentre comprendi che il precipizio è il pane
che fu impastato in te e divenne oro
come fu il grano, in un tempo straniero.
Cancella il sacrificio, il prezzo umano,
salvane solo quel richiamo lontano
che ti fece partire per l’agognata altura
mentre sotto i tuoi passi l’ombra perdura.

Paideia

Noi eravamo inquieti e agitati,
davamo calci alla palla e alle pietre,
combattevamo con spade di legno,
facevamo a gara a ogni siepe o muro
a quello che pisciava più lontano.
Le bambine stavano tra loro, quiete,
giocavano con le piccole mani su cose
dolci e imparentate con la casa:
stoffe, gomitoli, piatti, cuscini,
cantavano anche quando non erano obbligate
dalla maestra o dalla suora.
Noi sentivamo le...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. La stoffa dell’ombra e delle cose
  4. I
  5. II. ARS AMANDI
  6. III. AND, OUT OF NOTHING, A BREATHING
  7. Note
  8. Copyright