Lorenzo. Il cielo sopra gli stadi
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Lorenzo. Il cielo sopra gli stadi

  1. 264 pagine
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Lorenzo. Il cielo sopra gli stadi

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«Io salgo sul palco con la voglia di far stare bene chi viene a sentirmi, di farli divertire. Mi piace pensare che andranno a casa contenti e magari anche un po' stupiti. Ecco perché ogni volta voglio portare in giro un grande spettacolo innovativo e molto forte, qualcosa di mai visto prima, qualcosa di veramente rock'n'roll.» Parole e fatti, soprattutto fatti, di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti. Il suo ultimo tour, Lorenzo negli stadi, è stato un trionfo sotto ogni punto di vista: tredici date sold out, un film di sette minuti come incipit, una tonnellata di musica, un vero e proprio action poetico e, quel che più conta, soddisfazione e stupore da parte dei suoi fan. Lorenzo – Il cielo sopra gli stadi è il diario quotidiano della magica estate 2015 immolata alla dimensione live. Tra un sound check e una prova costumi, tra un trasferimento in auto e un'insalata col tonno, Massimo Poggini ha raccolto parole, emozioni, pensieri, energia, creatività, amore, tamburi e diapason, idee strabilianti, dialettica feroce e azzardi espressivi di Jovanotti e del suo entourage. Questo libro è il racconto pulsante e ufficiale di questo attraente magma di arte pura. Perché ci sono serate magiche, di quelle che nascono sotto una buona stella e che uno ha voglia di ricordare a lungo.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2015
ISBN
9788852069192
1

Fallih Ballah

Immaginate di entrare in un luogo dove si sta svolgendo un concerto bellissimo. Sicuramente la vostra attenzione sarà calamitata dalla star che sta al centro del palco. Un palco immenso a forma di fulmine, sopra e attorno al quale succedono cose pazzesche. I giochi di luce sono semplicemente magici. La musica è fotonica, tutto gira a meraviglia, non c’è un solo ingranaggio fuori posto. La gente è entusiasta e poga alla grande.
Fallih Ballah, creatura divina che ogni tanto decide di palesarsi a noi comuni mortali, è sceso nuovamente sulla Terra e ha compiuto un altro miracolo, quello di mandare a casa decine di migliaia di persone con un sorrisone estatico stampato sulla faccia.
Tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo avuto la fortuna di vivere una sensazione simile a questa. Ma qualcuno si è mai domandato quanto lavoro c’è dietro quelle due ore e poco più di un concerto? Quante idee, quanti mesi di discussioni e a volte di incazzature, quanti bozzetti, quante prove, quanti investimenti in termini umani ed economici occorrano per mettere insieme quello show e regalare una serata di puro godimento a chi lo andrà a vedere?
Ecco, il senso di questo libro è tutto qui. Narrare come si è svolta la preparazione del Lorenzo negli stadi 2015, cosa è successo nel mese e mezzo in cui si è svolto il tour, raccontare chi sono e che cosa fanno le tante persone che vi gravitano attorno per un periodo più o meno lungo. Già, perché per far girare alla perfezione tutti quegli ingranaggi occorre il lavoro di oltre cento persone, che la sera in cui si svolge il concerto arrivano a superare quota mille. Ognuno ha il suo ruolo, e tutti sono chiamati a svolgere il proprio dovere fino in fondo, altrimenti il meccanismo si inceppa e allora addio sorrisone estatico stampato sulla faccia.
E quei «tutti» per lo più sono dei perfetti sconosciuti. I musicisti qualcuno li conosce. Ma chi, se non gli addetti ai lavori, ha mai sentito nominare Giorgio Ioan, Giancarlo Sforza, Daniele Tramontani, Massimo Manunza o Edy Campo? Mani alzate ne ho visto poche. Eppure ognuna di queste persone ha un ruolo importante, e di volta in volta che vi spiegherò chi sono quelli che ho appena nominato lo capirete meglio.
È praticamente impossibile individuare il momento esatto in cui è avvenuto il Big Bang da cui è scaturito il Lorenzo negli stadi 2015, ma è certo che Jovanotti ha iniziato a pensarci intorno alla mezzanotte del 20 luglio 2013, scendendo dal palco della Fiera di Cagliari, ultima data del Backup Tour. «Già mentre facevo quel tour immaginavo come sarebbe stato quello successivo, cercavo di capire quale potesse essere il margine di miglioramento.»
Ma quella è ancora la fase del sogno. Quel sogno si trasformerà in realtà circa un anno dopo, quando Maurizio Salvadori e Marco Sorrentino gli dicono che è giunto il momento di replicare quella fantastica esperienza dei concerti negli stadi. Tra l’altro mandandolo letteralmente in paranoia, perché all’epoca Lorenzo non ha nemmeno iniziato le registrazioni del nuovo album. Addirittura non ha ancora scritto la maggior parte delle canzoni. «Era la prima volta che annunciavo un tour senza aver ultimato il disco nuovo. È stato un tabù che ho dovuto infrangere. Continuavo a ripetermi: e se non ce la faccio? Salvadori per tranquillizzarmi mi diceva: “Se non ce la fai è lo stesso, tu ormai sei Jovanotti e puoi permetterti di fare un tour anche senza un disco nuovo”. Ovviamente non gli credevo, in realtà lo diceva sapendo che il disco l’avrei finito. E questo mi metteva ancora di più sotto pressione. E io scaricavo tutte le mie paranoie sulla Fra, mia moglie, che è il parafulmine di casa.»
Racconta Salvadori: «A inizio ottobre, pochi giorni prima che si rinchiudesse in studio a New York, sono andato a Cortona e l’ho convinto ad annunciare il tour. Lorenzo era davvero in paranoia. Continuava a dire: “In questo momento non ho neanche le canzoni, non so cosa succederà col nuovo album. Magari non lo faccio nemmeno, il disco, perché non ho i pezzi. Del resto non sta scritto da nessuna parte che devo fare un album per forza. Lo faccio solo se sono convinto e soddisfatto...”. Cosa è successo dopo lo sanno tutti: ha pubblicato un album con la bellezza di trenta pezzi, e io credo che questo lavoro bisserà il successo di “Backup”, che è in classifica da oltre centotrenta settimane».
Comunque Lorenzo il 6 ottobre comunica le prime date, postando su Instagram una foto con questa didascalia: «Uno contento di tornare a suonare negli stadi (samba improvvisato di giubilo)!».
Su un foglietto scritto a mano e decorato con una faccina sorridente si legge: 20 giugno Ancona, 25 Milano, 30 Padova, 4 luglio Firenze, 8 Bologna, 12 Roma. Soltanto tre giorni dopo, San Siro viene raddoppiato. A metà novembre vengono comunicate le date di Messina, Pescara, Napoli e Bari. Ma la notizia bomba arriva il 3 febbraio, quando annuncia che i concerti di San Siro diventano tre e raddoppia Firenze.
Dice ancora Salvadori: «Personalmente sui due San Siro non avevo dubbi, infatti la seconda data l’avevamo già pronta nel cassetto e l’abbiamo annunciata pochi giorni dopo la prima. Onestamente pensavo che avremmo fatto il tutto esaurito un paio di mesi prima del concerto, cioè verso fine aprile. Invece le vendite sono partite decisamente meglio del previsto e abbiamo fatto il sold out con largo anticipo. Così abbiamo deciso di triplicare».
Gli fa eco Marco Sorrentino: «Anche se alcuni considerano questo tour la continuazione di quello precedente, a mio avviso rappresenta invece un punto di arrivo importante. Io credo che in Italia ci siano soltanto un paio di artisti, oltre a Lorenzo, capaci di far registrare dei sold out prima ancora dell’uscita del disco nuovo. Lorenzo ha esaurito il prato della prima data a San Siro in soli due giorni e ha fatto il tutto esaurito in un paio di settimane. Potrà sembrare assurdo, ma questo lo ha mandato in crisi. In quel periodo ero a New York. Il primo giorno di prevendita Salvadori mi ha inviato un messaggio con i dati, che erano decisamente eccezionali. Io sono andato in studio e l’ho letto. Lorenzo mi ha guardato con una faccia da funerale e mi ha detto: “Mo’ so’ cazzi!”. E questa espressione un po’ colorita sintetizza perfettamente tutta la sua filosofia. Lui è un perfezionista. Nella realizzazione di un disco ci mette una cura maniacale. Ogni volta cerca qualcosa di nuovo e si impegna sempre per stupire, ma non tanto la gente, quanto se stesso. La dedizione che mette in ogni cosa che fa, il lavoro di ricerca sono identici a quelli che caratterizzavano i suoi primi lavori. Lui non lascia niente al caso. Tutto questo è sicuramente alla base del suo successo... Ma al tempo stesso sono questi i motivi che lo hanno messo sotto pressione quando gli abbiamo chiesto di annunciare il tour prima di finire il disco».
«In quel momento» aggiunge Salvadori «di concreto non c’era nulla. Certo, molte idee erano già nell’aria, perché Lorenzo ne partorisce una al secondo. Ma era tutto preso dal disco, e per i successivi due mesi avrebbe pensato soltanto a quello. Ha cominciato a concentrarsi sul tour a gennaio, e a quel punto abbiamo iniziato a coinvolgere tutta la squadra che solitamente collabora con noi.»
Nel 1972 Maurizio Salvadori fondò l’agenzia di spettacolo Trident, che l’anno dopo diventò anche casa discografica (vi incidevano gruppi della prima ondata del rock italiano come Opus Avantra, Biglietto per l’Inferno, Dedalus, Semiramis, Trip e il cantautore Claudio Fucci). Ha organizzato tutti i tour di Jovanotti, con l’unica eccezione di quelli del 1997 e del 1999, conosciuti rispettivamente come L’albero e «tour dei profumi».
Nel 2000 vendette la Trident a Clear Channel (oggi Live Nation), diventandone amministratore delegato. Ma dopo tre anni rassegnò le dimissioni. «Era diventato un carnaio, dovevo gestire venticinque artisti e non avevo alcuna possibilità di contribuire al loro successo... La differenza che c’è nel lavorare con Lorenzo è proprio questa: la struttura che ho messo in piedi assieme al suo manager Marco Sorrentino non è finalizzata a raschiare il fondo del barile con il prossimo tour, ma a pianificare i suoi prossimi dieci anni di carriera.»
Nel 2003, assieme a Marco Sorrentino, fondò una nuova società, chiamandola una volta ancora Trident, e ripartì. Attualmente, oltre che con Jovanotti, lavora con Eros Ramazzotti.
«I rispettivi compiti, miei e di Salvadori» spiega Sorrentino, «sono molto ben definiti. Io seguo la parte manageriale di Lorenzo, occupandomi in particolare di tutto l’aspetto artistico, della realizzazione del disco, del marketing. Lo stesso Lorenzo dice che più che il suo manager sono il suo socio: e soci lo siamo stati davvero quando la Soleluna pubblicava dischi. Ogni tanto, per cavarmela con una battuta, dico che faccio un po’ di tutto, tranne scrivere canzoni. Maurizio invece gestisce il live. E in questo settore secondo me è il numero uno, anche grazie ai rapporti che ha sviluppato con tutti quelli con cui ha lavorato negli ultimi quarant’anni, guadagnandosi immenso rispetto per la sua correttezza.»
Su che cosa ci si basa quando si decide di mettere in piedi un tour di questa portata?
«Su un pizzico di intuito» risponde Salvadori, «e tanta esperienza fondata su dati concreti. Sbagliare i tempi è un peccato capitale. Poi bisogna capire quanti concerti fare, e dove. Sotto questo aspetto sono fondamentali le sensazioni e i risultati degli ultimi tre tour. Se uno si regola sui dati del precedente, ne organizza uno uguale commettendo un errore madornale. Bisogna capire se l’artista che stai gestendo è in crescita o in declino. Questa cosa si basa su tutta una serie di variabili che devi saper interpretare. A questo punto si stabilisce quanti concerti fare. Il problema è che non devono essere né troppi né troppo pochi. L’obiettivo è puntare a fare tutti sold out, non soltanto per una questione economica, ma perché suonare in uno stadio mezzo pieno (o mezzo vuoto, dipende dai punti di vista) cambia in modo considerevole l’andamento del concerto: in uno stadio esaurito, ovviamente, l’aggregazione e l’entusiasmo del pubblico stimoleranno maggiormente l’artista sul palco, che sarà portato a dare il meglio di sé... Un problema, lavorando con un artista come Lorenzo, sono proprio i tempi di realizzazione. Gli stadi devi prenotarli un anno, a volte anche un anno e mezzo prima. Altrimenti rischi di prendere quel che resta e organizzare un tour schizofrenico tipo Trieste-Trapani-Roma-Torino-Bari, con tutte le problematiche logistiche e organizzative che comporterebbe un fatto del genere. E ho già detto che Lorenzo va in crisi se gli chiedi di organizzare una cosa per cui lui non è mentalmente pronto. Quindi ogni tanto sono costretto a forzare la sua natura. Ma siccome ormai lavoriamo insieme da oltre vent’anni, tra noi si è sviluppato un rapporto fiduciario davvero particolare che dà frutti straordinari.»
«In effetti» conferma Lorenzo, «Salvadori è proprio un uomo di programmazione. Già due anni fa mi ha detto: “Vorrei avere un disco per l’inizio del 2015 e poi fare il tour...”. La questione è che lui fa questo lavoro da una vita, ha un’esperienza straordinaria e poi consulta i grafici e sa interpretarli. Dal mio punto di vista è una cosa un po’ troppo fredda, ma in questo mestiere bisogna anche confrontarsi con i grandi numeri, quindi è indispensabile avere al proprio fianco uno che sa dire se l’onda è positiva o è negativa. E nei concerti vige una legge non scritta: nel tour successivo raccogli sempre ciò che hai fatto in quello precedente. Se fai un bel tour con poca gente, la volta successiva il pubblico aumenta. Se fai un tour all’insegna del sold out ma lo spettacolo è debole, quello successivo il pubblico diminuisce. Per via del famoso passaparola... Noi chiaramente ci parliamo spesso, facciamo delle riunioni periodiche, una volta ogni tanto ci troviamo a cena a casa sua. Lui lancia proposte, io contrappongo le mie considerazioni, poi iniziamo a fissare dei punti fermi.»
Ovviamente la prima cosa pratica da fare è individuare i posti in cui suonare, e di norma, come ha già detto Salvadori, bisogna prenotarli con largo anticipo.
«Se parliamo di stadi, come in questo caso» dice Francesca Rubino, responsabile booking della Trident e supervisionatrice del tour, «sarà bene partire da quelli più complicati, o meglio più difficili da avere perché sono i più richiesti, cioè San Siro e l’Olimpico di Roma. Una volta ottenute le informazioni sulla disponibilità, bisogna andare a incastro: tra una città e l’altra ci vogliono mediamente sette giorni. Tre o quattro per l’allestimento, uno per lo show e uno o due – dipende dal tipo di produzione – per smontare tutto.»
Nella preparazione di un tour ci sono almeno tre fasi più o meno distinte: immaginazione, progettazione, realizzazione.
«Il primo step» dice Lorenzo «è dominato dai sogni. In quella fase mi lascio andare, butto là idee che spaziano dal megagalattico all’interstellare. Poi interviene qualcuno che mi fa capire che costano cifre esagerate o che sono irrealizzabili e allora, magari a malincuore, smetto di sognare e torno con i piedi sulla Terra.»
«Lorenzo è fatto così» conferma Sorrentino, «è un artista assolutamente visionario e spesso ha idee stratosferiche, molto più che hollywoodiane. Il compito di noi umani è togliere, togliere, togliere, finché si arriva a un disegno generale più sostenibile. Allora tutto prende forma. Insomma, è un lavoro molto lungo, a volte complicato, però davvero esaltante.»
«Progettare un suo tour» conferma Salvadori «è al tempo stesso entusiasmante ed estenuante. Il fatto è che per lui la parte economica viene dopo, molto dopo, quella artistica. Non è un semplice modo di dire, perché pur di mettere in piedi uno spettacolo che lasci a bocca aperta Lorenzo è disposto a rinunciare a una fetta dei suoi guadagni. Insomma, non è assolutamente condizionabile sotto l’aspetto economico. Però non è possibile far sballare i conti. E uno dei miei compiti è vigilare perché questo non succeda. Ma lui è talmente vulcanico che, nonostante la cifra di partenza per la produzione dello show sia sempre molto alta (quest’anno il budget è aumentato di un buon venti per cento rispetto al Backup Tour), alla fine mi tocca intervenire in modo anche un po’ brusco per convincerlo che è necessario darsi una calmata.»
«I concerti di Lorenzo» continua Sorrentino «non hanno niente da invidiare alle migliori produzioni internazionali. Però c’è una differenza sostanziale. Gli U2, Bruce Springsteen o i Rolling Stones fanno tour planetari con un minimo di cento date suddivise in due o tre anni. Questo significa che l’ammortamento della produzione è molto diverso rispetto a quello di chi, come noi, deve rientrare con le spese sostenute in soli tredici concerti. A questo si aggiunga che per scelta non vogliamo che il costo del biglietto sia troppo alto. Tutto ciò è reso possibile anche dal fatto che Lorenzo ha sempre rinunciato a parte del suo cachet, reinvestendo quei soldi nella produzione. Un atteggiamento del genere, almeno in Italia, è più unico che raro. Ma a mio avviso è proprio grazie a questo che lui è riuscito a diventare il numero uno. Inoltre il fatto di non farsi condizionare dal discorso economico gli consente di avere un rapporto migliore con tutti i suoi collaboratori, a cominciare dai musicisti.»
«La cosa incredibile» conferma Saturnino, al suo fianco da una vita «è che suoniamo insieme da venticinque anni senza essere legati da alcun contratto. Tra noi c’è un tale rispetto che la parola data è più forte di qualsiasi vincolo legale.»
«Il nostro» dice Jovanotti «è un sodalizio che si rinnova negli anni come una benedizione. Saturnino è l’essere più musicale che conosca.»
«Lorenzo» assicura Maria Carla Alloni, la persona che da tre lustri gestisce i suoi conti, amministrando le società Soleluna e Yo Company, «non è per niente attaccato al denaro. Gli piace fare mille cose diverse, senza star lì a spaccare il centesimo. È uno molto generoso con chi gli sta attorno, forse anche troppo, visto che in passato qualche fregatura l’ha presa.»
«Mentirei se dicessi che al denaro non do nessuna importanza» spiega Lorenzo. «Però non l’ho mai messo in cima alla mia lista dei desideri. Sono convinto che quando uno fa le cose per bene i soldi poi arrivano quasi in automatico. Invece se pensi solo a quelli, rischi di sbagliare tutto. Io salgo sul palco con la voglia di far stare bene chi viene a sentirmi, di farli divertire. Mi piace pensare che andranno a casa contenti e magari anche un po’ stupiti. Ecco perché ogni volta voglio portare in giro un grande spettacolo innovativo e molto forte, qualcosa di mai visto prima, qualcosa di veramente rock’n’roll. Diciamo che stavolta ho fatto l’upgrade del tour precedente, che questa è la versione 2.0. Appena ho iniziato a pensare al nuovo show ho cercato di capire dove fosse il margine di miglioramento. Questo già in fase di realizzazione di disco. Io da sempre scrivo canzoni pensando che effetto faranno quando le canterò dal vivo. Questa volta per esempio è successo con Musica. Mentre la registravamo dicevo a chi era con me: “Immaginalo suonato a San Siro, questo pezzo qui!”. Forse è anche per questo che il mio ultimo disco mi è un po’ sfuggito di mano. Ma è un bene quando ti sfuggono di mano, perché i dischi hanno vita propria e si fanno un po’ da soli. Per “Lorenzo 2015 CC.” è andata proprio così. Riguardo al tour, invece, nel momento in cui ho iniziato a pensarci l’unica cosa che avevo chiara nella testa era che doveva essere qualcosa di esplosivo. Per rassicurare il mio animo ho pensato che sarebbe stato un sequel del Backup, ma mica tutti i sequel sono brutti. Anzi, alcuni sono addirittura meglio. Prendi Rocky 2: secondo me è una figata per lo meno quanto il primo. Poi non devi fare Rocky 3, o forse sì, se è fatto bene. Però Rocky 2 viene naturale. Ed è riflettendo su questa cosa che ho avuto la fulminazione: proprio come succede in Rocky 2, Lorenzo negli stadi inizia là dove è finito il concerto del 2013, cioè con Penso positivo. Tempo fa il presidente della ATO Records, casa discografica indipendente che nel 2012 ha distribuito un mio album negli Stati Uniti, mi ha detto che non si va più ai concerti per stare bene, per divertirsi, non per ricavarne gioia o allegria, ma perché “si deve”. Forse ha ragione lui, ma da quel momento vivo solo per dimostrargli che ha torto...»
È da allora che Lorenzo si ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Lorenzo. Il cielo sopra gli stadi
  4. 1. Fallih Ballah
  5. 2. L’intrepido provatore di tour negli stadi e il celebre scalettificio
  6. 3. La Grande Mela
  7. 4. Nella fortezza di Cortona
  8. 5. Due curve con mio fratello Bernardo
  9. 6. Mario & Viola
  10. 7. Da Cortona ad Ancona
  11. 8. Notti prima degli esami
  12. 9. #Tuttoacceso (ad Ancona)
  13. 10. In queste notti fantastiche (a San Siro)
  14. 11. Milano, la città delle opportunità
  15. 12. Nessuna nuvola all’orizzonte nel cielo di Padova
  16. 13. Firenze fotohonica
  17. 14. Ciao Tamburo dalla tua Bologna
  18. 15. ’Sti Jovanotti de ’sta Roma bella
  19. 16. Geografia romana
  20. 17. Messina, città persa tra Europa e Africa
  21. 18. Il concerto di Pescara visto dal backstage
  22. 19. Quanno chiove... Napule è
  23. 20. La luna risplende su Bari
  24. Lorenzo negli stadi 2015. Crediti
  25. Crediti delle canzoni
  26. Ringraziamenti
  27. Copyright