L'arte del mutamento
eBook - ePub

L'arte del mutamento

Discorsi sullo Zen

  1. 182 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

L'arte del mutamento

Discorsi sullo Zen

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Lo Zen è semplicente Zen. Non esiste nulla che gli si possa paragonare. È unico nel senso che è il fenomeno più ordinario e tuttavia il più straordinario mai accaduto alla consapevolezza umana. È il più ordinario perché non crede nell'apprendimento, non crede nella mente; non è una filosofia e non è una religione: è totale accettazione dell'esistenza ordinaria senza alcun desiderio di un qualunque mondo trascendente. In queste pagine il grande maestro Osho ci introduce al pensiero Zen, insegnando a tutti noi la strada per smettere di aspirare a un'inesistente altra sponda, ma per giungere alla totale accettazione di questa: un'accettazione così profonda che è capace di trasformarla e farla diventare l'altra.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a L'arte del mutamento di Osho, Swami Anand Videha in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Théologie et religion e Religion. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2015
ISBN
9788852069505
1

Una pioggia di fiori

Subhuti, uno dei discepoli del Buddha, era in grado di comprendere la potenza del vuoto; la prospettiva che permette di scorgere che nulla esiste, al di fuori della sua relazione di soggettività e oggettività.
Un giorno, mentre Subhuti era seduto sotto un albero, in uno stato di vuoto sublime, su di lui iniziarono a cadere dei fiori.
«Ti stiamo lodando per il tuo discorso sul vuoto» gli bisbigliarono gli dei.
«Ma io non ho affatto parlato del vuoto» disse Subhuti.
«Tu non hai parlato del vuoto, noi non abbiamo udito il vuoto,» risposero gli dei «questo è il vero vuoto.»
E su Subhuti si riversarono fiori, come fosse pioggia.
Certo, accade. Non è una metafora, è un fatto; pertanto non si deve prendere questa storia come se fosse una metafora. È letteralmente vera! Infatti, l’intera esistenza si sente felice, è estatica allorché anche una sola anima individuale realizza l’Assoluto.
Noi siamo parte del Tutto e il Tutto non è indifferente a ciascuno di noi, non può esserlo. Come può una madre essere indifferente nei confronti di un bambino, del proprio figlio? È impossibile. Quando il bambino cresce, anche la madre cresce con lui; quando il bambino è felice, anche la madre è felice con lui; quando il bambino danza, anche nella madre qualcosa danza. Quando il bambino è malato, la madre è malata; quando il bambino è infelice, la madre è infelice… perché non sono divisi, sono un’unica entità; i loro cuori pulsano con un unico ritmo.
Il Tutto è tua madre. Il Tutto non è indifferente a te. Lascia che questa verità penetri il più profondamente possibile nel tuo cuore, perché perfino la semplice consapevolezza che il Tutto è felice per la tua presenza ti trasformerà. In quel caso non sarai alienato, non sarai uno straniero su questa Terra. In questo caso non sarai un vagabondo senza casa: questa è una dimora! E il Tutto ti fa da madre, si prende cura di te, ti ama.
Ecco perché è naturale che, quando qualcuno diventa un Buddha, allorché consegue la vetta suprema, l’intera esistenza danza, l’intera esistenza canta, l’intera esistenza celebra. È letteralmente vero, non è una metafora, ricorda; altrimenti ti lascerai sfuggire il senso di realtà che questa storia trasmette.
Piovvero fiori, e in seguito continuarono a scrosciare… non si fermano mai! I fiori che si riversarono sul Buddha continuano a scendere, i fiori che piovvero su Subhuti continuano a riversarsi. Tu non li puoi vedere, non perché non scendano, ma perché sei incapace di vederli.
L’esistenza continua a celebrare all’infinito tutti i Buddha che sono esistiti, tutti i Buddha che stanno accadendo adesso e tutti i Buddha che accadranno in futuro, e questo perché, per l’esistenza, passato, futuro e presente non esistono. È una continuità. È l’eternità. Esiste solo l’adesso, un infinito presente.
Questi fiori si stanno ancora riversando, ma tu non li puoi vedere. A meno che non si riversino su di te, non li puoi vedere e, allorché li vedrai piovere per te, vedrai che sono scesi a scroscio su tutti i Buddha, su tutte le anime illuminate.
La prima cosa: l’esistenza si preoccupa di ciò che ti accade. L’esistenza prega in continuazione, affinché ti accada l’Assoluto. E, in realtà, tu non sei altro che una mano che il Tutto protende per raggiungere l’Assoluto, tu non sei altro che un’onda proveniente dal Tutto, protesa a toccare la luna. Tu non sei altro che un fiore pronto a schiudersi, così che il Tutto, per tuo tramite, si ricolmi di fragranza.
Se riesci a lasciar cadere il tuo sé, quei fiori possono riversarsi su di te in questo preciso istante. Gli dei sono sempre pronti: le loro mani sono sempre ricolme di fiori, si limitano a osservare e aspettano. Nel momento in cui qualcuno diventa un Subhuti, un vuoto, nel momento in cui qualcuno è assente, all’improvviso iniziano a piovere fiori.
Questo è un fatto fondamentale. Senza, sarebbe impossibile avere fiducia. Senza, ti sarebbe impossibile raggiungere la verità. Se il Tutto non ti aiutasse, ti sarebbe letteralmente impossibile arrivarci: come potresti? Ma, di solito, la nostra mente pensa l’esatto opposto: noi consideriamo il Tutto il nemico, non l’amico, non lo riteniamo mai la madre. Ci pensiamo come se il Tutto stesse tentando di distruggerci, lo percepiamo attraverso la soglia della morte, non tramite la soglia della nascita. Hai la sensazione che il Tutto sia contro di te, che stia lottando contro di te, che non ti permetta di raggiungere le tue mete e i tuoi scopi, che ti impedisca di realizzarti. Ecco perché continui a guerreggiare con lui, e più lotti più quell’equivoco si conferma vero; infatti, se lotti, il Tutto rifletterà la tua lotta.
Ricorda: il Tutto ti sostiene. Perfino quando lotti, il Tutto ti sostiene, perfino quando lotti e hai torto, il Tutto ti sostiene. Questa è la seconda verità che va compresa a fondo: se non la comprendi, ti sarà difficile procedere. Anche se lotti contro il Tutto, il Tutto ti sostiene, poiché non può fare altro che sostenerti. Se sbagli, comunque il Tutto si prenderà cura di te, anche se prendi la direzione sbagliata, il Tutto ti accompagnerà. Se un bambino sbaglia, la madre comunque si prende cura di lui, se il bambino diventa un ladro, o si ammala, la madre comunque si prende cura di lui: non lo può avvelenare. Anche se il bambino fuorviasse totalmente e si perdesse, la madre comunque continuerebbe a pregare per lui. Questo è il significato della Parabola del Figliol Prodigo narrata da Gesù.
Un giovane se ne andò, non solo: si allontanò totalmente dal padre e sperperò tutta la sua parte di eredità diventando un giocatore d’azzardo, un ubriacone e, alla fine, riducendosi a vivere come un mendicante. Il fratello rimase con il padre, lo aiutò negli affari, lavorò nella fattoria e nei giardini di proprietà, aumentando il patrimonio; si diede da fare in tutti i modi, si mise totalmente al servizio del padre, servendolo devotamente, in tutto e per tutto.
Quando all’improvviso giunse la notizia che l’altro figlio era diventato un mendicante, che viveva chiedendo l’elemosina per le strade, il padre si addolorò per lui, e cominciò a pregare solo per lui. Si dimenticò totalmente il figlio che gli era rimasto vicino, si ricordò solo di quello lontano; di notte, nei suoi sogni era quello a comparire, mai il figlio che gli era vicino e lavorava per lui, che era buono da tutti i punti di vista.
Infine, un giorno il figlio divenuto mendicante ritornò e il padre organizzò un banchetto sontuoso. Il figlio buono stava tornando dalla fattoria e qualcuno gli disse: «Osserva l’ingiustizia di tuo padre! Tu lo ami, ti prendi cura di lui e lo servi, gli sei rimasto accanto, ti sei comportato bene, ogni tuo gesto era dettato dalla rettitudine morale, non hai mai fatto nulla che andasse contro il suo volere, eppure lui non ha mai organizzato un banchetto in tuo onore. Ora, l’agnello più grasso viene ucciso per festeggiare tuo fratello che si è allontanato e ora ritorna come un mendicante… eppure la casa intera lo festeggia!».
Il figlio, il figlio buono si sentì ferito mortalmente: la situazione era assurda! Ed entrò in casa adirato. Andò dal padre e gli disse: «Che cosa stai facendo? Per me non è mai stata organizzata alcuna festa, eppure io ti ho servito, invece cos’ha fatto l’altro tuo figlio per te? Si è limitato a sperperare la sua parte di eredità, perdendo ogni cosa nel gioco d’azzardo e ora torna a casa come un povero mendicante!».
Il padre rispose: «Certo, poiché tu mi sei così vicino, sei così buono e sei felice, io non mi devo preoccupare di te. Ma rispetto a colui che si è perso… le mie preghiere lo accompagnano in continuazione, e il mio amore lo segue come un’ombra».
Gesù era solito ripetere questa parabola, la raccontava in continuazione ai suoi discepoli per spiegare loro che Dio si può dimenticare dei santi – non è affatto necessario ricordarli –, ma non potrà mai dimenticare i peccatori.
Se è un padre… e io vi dico che egli non è un padre: è una madre, un padre non è qualcosa di altrettanto profondo. Ecco perché gli hindu lo definiscono “la madre”: Dio è Madre, è materno.
E Gesù disse anche: «Se un pastore mentre torna a casa perde una pecora, abbandona tutte le altre nella foresta, nel cuore della notte, e va alla ricerca di quella perduta. E quando la trova, porta la pecora perduta sulle spalle e gioisce, ritorna allegro e festante, perché ha ritrovato chi si era perso». Quando accade – e noi tutti siamo pecore perdute –, quando una pecora viene ritrovata, il pastore si rallegra. I fiori iniziano a piovere.
In Oriente, le divinità, gli dei, non sono persone: sono forze naturali. Tutto è stato personificato, solo per dargli un cuore, un palpito che rendesse più tangibile il suo protendersi e il suo prendersi cura. Solo per questo gli hindu e i buddhisti hanno convertito in divinità tutte le forze naturali, e hanno ragione! Quando Subhuti conseguì il vuoto, gli dei iniziarono a riversarsi come pioggia.
Il significato di tutto ciò è splendido: il sole è una divinità per gli hindu e per i buddhisti, il cielo è una divinità, ogni albero ha la propria divinità. L’aria e la terra sono una divinità: tutto ha un cuore, ecco il significato di questa divinizzazione. Tutto sente, questo è il significato, nulla è indifferente alla tua presenza. E quando realizzi il Tutto, ogni cosa celebra. A quel punto il sole risplende in modo diverso, la sua qualità cambia.
Per coloro che vivono nell’ignoranza tutto resta lo stesso di sempre. Il sole risplende nel vecchio modo, poiché il cambiamento di qualità è molto sottile e solo chi è vuoto lo può percepire. Non si tratta di trasformazioni rozze, grossolane, pertanto l’ego non le può percepire: la dimensione rude della materia è il territorio dell’ego, la sfera sottile può essere percepita solo quando non vi è alcun ego, poiché è così sottile che la tua presenza ti impedirà di percepirla, perfino la tua semplice presenza sarà un disturbo sufficiente.
Allorché si è totalmente vuoti, la qualità del sole muta immediatamente: assume i toni di un’accogliente poesia, il suo calore non è semplice caldo, diventa amore, è un calore amorevole. L’aria è diversa: si sofferma un po’ di più intorno a te, ti tocca con una maggiore sensibilità, quasi avesse le mani. Quel tocco è totalmente diverso: ora possiede una sensibilità. Gli alberi fioriranno, ma non nello stesso modo di sempre: ora i fiori spunteranno sui rami quasi saltellando.
Si dice che quando il Buddha attraversava una foresta, gli alberi iniziavano a fiorire anche fuori stagione. È inevitabile! L’uomo può sbagliarsi e non riconoscere il Buddha, ma come potrebbero sbagliarsi gli alberi? L’uomo possiede una mente, e la mente può non cogliere l’evidenza, ma come potrebbero sbagliarsi gli alberi? Essi non hanno una mente! E allorché un Buddha cammina nella foresta, iniziano a fiorire. È naturale, dev’essere così! Non si tratta di un miracolo.
D’altra parte, tu potresti non vedere quei fiori, poiché non sono fisicamente tangibili; in verità quei fiori sono la sensazione degli alberi, il loro sentire. Quando un Buddha passa, l’albero freme in modo diverso, palpita in modo diverso, non è più lo stesso. Ecco il significato: il Tutto si prende cura di te, si preoccupa di te, è tua madre!
Ora cerca di comprendere questa parabola. È una delle più belle.
Subhuti, uno dei discepoli del Buddha…
Il Buddha aveva migliaia di discepoli. Subhuti era semplicemente uno di loro, nulla di speciale. In realtà, nessuno sa molto di lui: questa è l’unica storia che lo riguarda. C’erano grandi discepoli, molto conosciuti, famosi; grandi studiosi, principi che avevano avuto regni molto grandi e che, quando li abbandonarono, rinunciandoci per diventare discepoli del Buddha, portarono con sé la fama del loro nome. Ma su di loro non piovve alcun fiore… si riversarono su questo Subhuti che era semplicemente “uno dei discepoli del Buddha”, che non era affatto qualcosa di speciale in nessun senso.
Solo in questo caso i fiori piovono, altrimenti, si può diventare speciali anche intorno a un Buddha… e in questo caso si può perdere l’occasione! Il fatto di essere vicino a lui può inorgoglire il tuo ego, può nascere una gerarchia; potresti dire: «Io non sono un comune discepolo, sono speciale. Sono il discepolo più vicino a lui, gli altri sono qualcosa di comune, una folla; io no, ho un nome, una mia identità. Anche prima di venire da lui ero qualcuno». E così si resta qualcuno…
Sariputta andò dal Buddha. Quando arrivò era accompagnato da cinquecento suoi discepoli. Era un Maestro; ovviamente non era un illuminato, non sapeva nulla, eppure aveva la sensazione di conoscere, poiché era un grande studioso: conosceva tutti i testi sacri. Era nato brahmano ed era molto intelligente, un genio. Fin dall’infanzia divenne famoso per la sua memoria acutissima: era in grado di ricordare qualsiasi cosa, gli era sufficiente leggere un testo sacro una sola volta, per memorizzarlo.
Quando arrivò dal Buddha, Sariputta era conosciuto in tutto il Paese: era qualcuno. Divenne un discepolo del Buddha, ma rimase qualcuno… e quell’essere qualcuno divenne l’ostacolo.
Queste divinità sembrano molto irrazionali: scelsero un discepolo, Subhuti, che era un semplice nessuno nella folla, che non aveva nulla di speciale. Queste divinità sembrano pazze! Avrebbero dovuto scegliere Sariputta, quello era l’uomo da scegliere; tuttavia lo ignorarono. Né scelsero Ananda, il cugino del Buddha, colui che per quarant’anni lo seguì come un’ombra: per quarant’anni non si allontanò mai dal Buddha, neppure per un istante. Dormì nella stessa stanza, si accompagnò al Buddha dovunque, fu sempre al suo fianco: era la persona più famosa del suo seguito.
Tutte le storie che il Buddha narra iniziano come narrate a lui: «Ananda, accadde dunque…», «Ananda, una volta accadde…». «Ananda» e «Ananda» e ancora «Ananda»: il Buddha continua a ripetere il suo nome, ma queste divinità sono folli… scelsero Subhuti, un nessuno!
Ricorda, solo coloro che sono un nessuno vengono scelti; infatti, se sei qualcuno in questo mondo, sei un nessuno nell’altro. Se qui sei un nessuno, diventi qualcuno nel mondo trascendente. I valori differiscono: qui le cose grossolane vengono ritenute un valore, là hanno un valore le cose sottili. E la cosa più sottile, l’impercettibile per eccellenza è questo: non essere.
Subhuti visse tra la folla – addirittura nessuno conosceva neppure il suo nome – e quando si diffuse la notizia che su di lui erano piovuti fiori, tutti si chiesero: «Chi è questo Subhuti? Non ne abbiamo mai sentito parlare. È forse accaduto per un caso fortuito? Forse gli dei l’hanno scelto per...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. L’arte del mutamento
  4. Premessa. La via dello Zen
  5. 1. Una pioggia di fiori
  6. 2. Lo studente spavaldo
  7. 3. Oltre la montagna
  8. 4. È morto?
  9. 5. L’arte del tiro con l’arco
  10. Postfazione. Un balzo quantico
  11. Copyright