Il tempo dei nuovi eroi
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Il tempo dei nuovi eroi

  1. 266 pagine
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Il tempo dei nuovi eroi

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«Un giorno del 1999, in un improvviso istante di presenza, mi sono accorto che dietro di me restava ben poco di ciò che credevo di essere stato fino ad allora. Ho quindi iniziato a cercare, a osservare, a studiare, a pormi domande. È stato in quell'istante che il mio cuore si è aperto a un'emozione nuova... Sono queste microscopiche pillole di consapevolezza che vorrei ora condividere con te.» Esperto di marketing, comunicazione e innovazione, ma anche marito innamorato e padre felice di cinque figli, Oscar di Montigny affida a queste pagine una serie di riflessioni maturate in anni di esperienze sia personali sia professionali, di incontri significativi con personalità fra le quali Tara Gandhi, il Dalai Lama, Lech Wałesa, Gorbacˇëv, Patch Adams, fino ad arrivare a fissare i principi di quella che è stata da lui definita "Economia 0.0": fare del bene e farlo bene, fare della propria vita un dono e fare di questo dono qualcosa di significativo per l'insieme. Un'economia sostenibile che esprima la capacità di esistere insieme, nella relazione col tutto e non soltanto come parte a sé stante. Un'economia basata sul capitale creativo culturale, fondata su trasparenza, gratitudine e responsabilità. E soprattutto sull'Amore, che lui ha definito «l'atto economico per eccellenza».

Ma chi sono i Nuovi Eroi di cui ci parla di Montigny? In cosa consiste il loro Viaggio e qual è il loro Tempo? Tutti noi possiamo diventare Nuovi Eroi. Noi – che stiamo vivendo un vero e proprio cambiamento di era – quando ci lasciamo abitare da dei valori e guidare da degli ideali universali, quando accettiamo di intraprendere un percorso educativo interiore che ci porti a comprendere che gli altri siamo noi e a cercare di rendere questo mondo un posto migliore per tutti. Perché così facendo non solo avremo contribuito al bene dell'insieme di cui facciamo parte, ma anche vivremo in eterno in quella parte di noi che avremo donato agli altri.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2016
ISBN
9788852076220

I Nuovi Eroi 0.0

Fai della tua vita un dono, e fai di questo dono qualcosa di significativo per l’insieme.
PATRIZIO PAOLETTI
Prima di intraprendere un viaggio di liberazione, non importa se da una prigione fatta di sbarre oppure di idee circolari o di emozioni negative o di azioni meccaniche, l’Eroe deve prepararsi con grandissima attenzione perché il momento più intenso sarà quando, durante il tragitto, inizieranno a mancargli le risorse. C’è un brano tratto da un bellissimo libro di Georges Ivanovič Gurdjieff, Vedute sul mondo reale, che anni fa ha segnato un momento importante di consapevolezza nella mia vita. Parlava per l’appunto di un viaggio e del momento in cui ci si accinge a partire. Lo condivido con te, che forse stai per partire.
Esci una sera sotto il vasto cielo stellato, alza gli occhi a quei milioni di mondi sopra la tua testa. Forse su ognuno di essi formicolano miliardi di esseri simili a te, persino superiori a te per costituzione. Guarda la Via Lattea. In quell’infinità, la Terra non può nemmeno essere considerata un granello di sabbia. La Terra vi si dissolve, sparisce, e con essa sparisci anche tu. Dove sei? Chi sei? Cosa vuoi? Dove vuoi andare? L’impresa cui ti stai accingendo non potrebbe essere pura follia? Di fronte a tutti quei mondi, interrogati sui tuoi scopi e le tue speranze, sulle tue intenzioni e sui mezzi per realizzarle, su ciò che si può esigere da te, e domandati fino a che punto sei preparato a rispondere. Ti attende un viaggio lungo e difficile; ti stai dirigendo verso un paese strano e sconosciuto. La strada è infinitamente lunga. Non sai se ti potrai riposare, né dove ciò sarà possibile. Devi prevedere il peggio. Devi prendere con te tutto ciò che è necessario per il viaggio. Cerca di non dimenticare nulla, perché poi sarà troppo tardi per rimediare all’errore: non avrai tempo di ritornare a cercare ciò che avrai dimenticato. Valuta le tue forze. Sono sufficienti per tutto il viaggio? Quando sarai in grado di partire? Ricordati che più tempo passerai per strada, più avrai bisogno di portarti delle provviste, cosa che ritarderà ulteriormente la tua marcia, e allungherà pure la durata dei preparativi. E ogni minuto è prezioso. Una volta che ti sei deciso a partire, perché perdere tempo? Non contare sulla possibilità di tornare. Questa esperienza potrebbe costarti carissima. La guida si è impegnata soltanto a condurti alla meta, non è obbligata a riaccompagnarti indietro. Sarai abbandonato a te stesso, e guai a te se ti infiacchisci o se perdi la strada, potresti non ritornare mai più. E anche se la trovi, resta il problema: tornerai sano e salvo? Ogni sorta di disavventure attendono il viaggiatore solitario che non conosce bene la via, né le regole di condotta che essa comporta. Tieni a mente che la tua vista ha la proprietà di presentarti gli oggetti lontani come se fossero vicini. Ingannato dalla prossimità della meta verso cui tendi, abbagliato dalla sua bellezza e non avendo misurato le tue forze, non noterai gli ostacoli sulla via; non vedrai numerosi fossati che tagliano il sentiero. In mezzo a prati verdi cosparsi di splendidi fiori, l’erba alta nasconde un profondo precipizio. È molto facile inciampare e cadervi dentro, se gli occhi non sono attenti a ogni passo che stai per fare. Non dimenticarti di concentrare tutta la tua attenzione su ciò che ti sta immediatamente intorno. Non occuparti di mete lontane, se non vuoi cadere nel precipizio. Però non dimenticare il tuo scopo. Ricordatene continuamente e mantieni vivo il desiderio di raggiungerlo, per non perdere la direzione giusta. E una volta partito, stai attento; ciò che hai oltrepassato, resta indietro e non si presenterà più; ciò che non osservi sul momento, non lo osserverai mai più. Non essere troppo curioso, e non perdere tempo con ciò che attira la tua attenzione ma non ne vale la pena. Il tempo è prezioso, e non deve essere sprecato per cose che non sono direttamente in relazione con la tua meta. Ricordati dove sei e perché sei lì. Non aver troppa cura di te, e rammenta che nessuno sforzo viene mai fatto invano. E adesso puoi metterti in cammino.
Gli eventi dell’Avventura dell’Eroe, abbiamo visto, seguono un corso molto preciso, di cui tre sono i passaggi fondamentali: la consapevolezza della propria condizione; la risposta alla Chiamata; il ritorno con l’Elisir.
Ogni uomo può essere un Eroe se riesce a capire quali sono i propri talenti e le proprie aspirazioni, e decide di mettersi in cammino per raggiungerli. Ma non puoi chiedere a qualcuno di darti la motivazione per partire. Quella puoi trovarla solo tu. Nei momenti più difficili del viaggio sarai sempre da solo e per resistere dovrai provare a mantenere la tua traiettoria, restando attaccato ai tuoi ideali e mettendoti in cerca di altri spiriti a te affini. L’importante è seguire il proprio cuore, e non importa se ciò accade nella filosofia, nelle arti, nelle scienze, nell’economia o in qualsiasi altra disciplina che abbia la capacità di risvegliare il nostro interesse e la nostra creatività.
L’Eroe è il sostenitore delle cose che avverranno, non di quelle già avvenute, perché egli è. E non confonde l’apparente immutabilità del tempo con la permanenza dell’essere, né teme che il momento seguente possa distruggere il suo cambiamento. La vera Prova Centrale che deve superare è dunque la morte dell’Io, i cui confini vengono trascesi o annientati del tutto.
Nella mitologia classica, affrontando e superando la Prova Centrale, l’Eroe spostava il proprio centro di gravità dall’Io al Sé, sulla parte più divina del suo essere. È quel momento che i greci chiamavano apoteosi (da ἀπό, appresso, e θεός, dio). Dall’avere la divinità in sé (che era l’entusiasmo), l’Eroe diviene egli stesso la divinità. Da lì la sfida successiva, riuscire a spostarsi dal Sé al gruppo, cioè al Noi, che, a seconda della tradizione locale, era rappresentato dalla comunità, dal villaggio, dalla città, dallo Stato o dall’intero popolo.
Oggi non basta più essere Eroi di questo tipo. Il tempo è maturo e ci chiede di vincere una nuova sfida: la prova in questa nostra epoca è riuscire a passare dal proprio gruppo all’intero gruppo, cioè dal Noi all’Altro da Noi, per giungere, alla fine del viaggio, a quell’Insieme che contiene al contempo le Cose, la Gente, la Vita, quindi al Tutto.
È arrivato il tempo per gli Eroi Nuovi. Da Eroi 0, che muoiono a sé stessi, sacrificandosi per il bene e l’interesse della propria collettività, a Eroi 0.0, che muoiono a sé stessi sacrificandosi per l’Insieme tutto e in esso stesso rinascendo. Perché servono? Mancanza di energia, di acqua, di cibo; sovrappopolazione, povertà, terrorismo, guerre, malattie; minacce all’ambiente, ai sistemi scolastici, alle democrazie. Problemi irrisolvibili? Troppo globali e interconnessi per immaginare di poter intervenire e fare qualcosa? Eppure, per provare a risolverli, ci stiamo dotando di alcuni strumenti dall’incredibile potenziale.
Nel maggio del 2014 ho trascorso due settimane nella Silicon Valley, dove vado regolarmente ogni diciotto mesi. La prima settimana l’ho passata visitando i colossi della zona tra San Francisco e la Valle, durante la seconda sono stato immerso in quel caleidoscopio di visioni cambia-mondo che è la Singularity University (SU). Ubicata in uno dei Research Camp della NASA in California, la missione di SU è educare, ispirare e dare forza ai leader del domani per applicare le nuove tecnologie e vincere le grandi sfide dell’Umanità.
Sono tornato ancor più convinto: a dispetto delle piaghe che affliggono il Pianeta, questo è in assoluto il momento migliore di tutta la storia della nostra specie per essere vivi. Mai come adesso i cambiamenti epocali sono a portata di mano. Come nota Ray Kurzweil, artefice della Singularity University, nel suo La singolarità è vicina, il ritmo del cambiamento ha subito una forte accelerazione, e la scienza e la tecnologia seguono un processo di crescita non lineare ma esponenziale, così veloce da determinare prima o poi un salto di qualità: «Tre aree, in particolare, stanno preparando questo: l’ingegneria genetica, la nano-tecnologia, l’intelligenza artificiale forte; e l’evoluzione di ciascuna favorisce e accelera l’evoluzione delle altre. Quale sarà il risultato? Un formidabile potenziamento degli esseri umani, che grazie a queste tecnologie saranno in grado di superare la loro biologicità».
Presto assisteremo a un grande processo di democratizzazione che imporrà un nuovo assetto mentale, oggi impensabile per la maggior parte di noi. Molti settori conosceranno una deregolamentazione senza precedenti. Si stima che attorno al 2020 oltre cinque miliardi di persone e cinquanta miliardi di device saranno interconnessi fra loro. In medicina ogni anno si generano più informazioni di quelle prodotte in tutta la storia dell’umanità, e con mille dollari già oggi si può conoscere il proprio DNA. Presto potremo valutare diecimila indicatori con un semplice esame del sangue, diagnosticare malattie fin dall’infanzia, stampare in 3D qualunque cosa, dal cibo agli organi interni al nostro corpo, o guardarci allo specchio e vedere la simulazione dell’effetto su di noi di una malattia, di una cattiva abitudine alimentare o semplicemente della vecchiaia. La lista delle meraviglie è lunga e sorprendente ma soprattutto muta a una velocità impressionante, al punto che quello che ho scritto in questi mesi potrebbe essere già obsoleto il giorno in cui lo leggerai.
Questo è il momento perfetto per riprenderci la nostra vita. Un’ondata di novità metterà in crisi i centri tradizionali del potere, scontrandosi con la loro anacronistica immobilità. Le istituzioni, che rischiano sempre di più di affondare tra le sabbie mobili della burocrazia, diventeranno del tutto incapaci di prendere decisioni innovative ed efficaci. Nello scenario peggiore le aziende rimarranno imprigionate nella tagliola delle abitudini consolidate, di processi e procedure inadeguate, di normative stringenti, di vecchi sistemi di allocazione dei budget di soldi tempo e risorse umane, di una inadeguata cultura nelle persone e di superati schemi mentali dei manager. E rischieranno l’estinzione sotto la pressione del nuovo che avanza sotto una forma che si fa ancora difficoltà a decifrare. La società civile esponenziale resta comunque alla nostra portata e ognuno di noi potrà incidervi. Per risolvere problemi planetari abbiamo a disposizione tecnologie dal potenziale incredibile. Questo è un momento cruciale per il nostro pianeta e per la nostra specie, e quindi questo è il momento migliore per essere vivi… questo è il momento migliore per essere vivi… questo è il momento migliore per essere vivi… questo! Non smettevo più di ripetermelo durante le mie giornate in Singularity.
I giorni successivi al mio rientro in Italia sono stati l’occasione per far decantare la raffica di suggestioni e di idee dirompenti a cui sono stato esposto durante quell’esperienza. Il mio Viaggio nel Futuro – così titolava sia un e-book che pubblicai al tempo, e che è tuttora scaricabile dal mio blog, sia una serie di video che facevo quotidianamente dalla Silicon Valley in cui riassumevo tutti gli insight della giornata – aveva ampliato le riflessioni sul tema che mi stava più a cuore, quel tema che in questi ultimi diciotto mesi ho poi portato con me, nelle vesti di speaker, su alcuni dei palchi più importanti di tutto il mondo (fra questi le edizioni del World Business Forum sia a Madrid nel 2015 che a Milano già nel 2014 – e presto anche a Città del Messico e nuovamente a Milano nel 2016 – oppure il World Marketing Summit a Tokyo, dove andai nel 2014, o Heroes Fest a Bogotá dove andrò nel 2016). Sto evidentemente parlando dell’Economia 0.0 che con i suoi principi fondamentali vede proprio nell’interconnessione oggi possibile tra gli individui l’occasione epocale di cambiamento e di inclusione di un numero sempre crescente di esseri umani che desiderino dedicarsi alla costruzione del domani.
Tornavo da quel viaggio pieno di meraviglie fanta-tecnologiche con una certezza che divenne presto la missione della mia vita: perché tutto questo corrisponda effettivamente a un processo evolutivo, al centro di tutto dovrà restare sempre e necessariamente l’essere umano. Per settimane ho quindi danzato col pensiero attorno a un concetto che tuttora mi avvince e ispira: l’Umanesimo Digitale, cioè quello spazio di possibilità che si crea al crocevia tra i principi dell’Economia 0.0 e la Tecnologia, intesa come la pervasività digitale che è la cifra della nostra epoca. Un’epoca in cui le potenzialità di un cambiamento globale non sono più ingabbiate nella classica dicotomia tra rivoluzione ed evoluzione, tra strappo fulmineo ma violento e modificazione democratica ma lenta, e in cui tutti quanti, dai singoli cittadini alle aziende, dai singoli Stati alle comunità scientifiche, possono giocarsela su un terreno nuovo: quello della coopetion (o co-opetition), ibrido di cooperazione (cooperation) e competizione (competition).
Ma a questo punto servi tu. Lo capii già durante uno dei miei due viaggi a Gerusalemme, in cui venni folgorato da questa frase: «Per te c’è un piano molto più grande di quello che tu hai fatto per te stesso». Ciò che più mi emoziona, motiva, guida, ispira, è superbamente sintetizzato in una singola parola: servizio, una parola che, se incarnata da molti e condivisa per un bene maggiore – perché comune –, potrebbe essere risolutiva di gran parte dei problemi che ci preoccupano.
È come se ci fosse bisogno della conversione finale di una massa critica di persone che decidano di consacrarsi a qualcosa di maggiore del solo sé. Non è assolutamente una questione religiosa, e nemmeno spirituale. Si tratta di vita pratica, tremendamente pratica. Di un qualcosa che abbassi il cielo e innalzi la terra, unendoli nel cuore dell’uomo. E perché ciò possa accadere, ho capito in questi anni che esiste un passaggio necessario per un vero e profondo cambiamento: bisogna sottoporsi a uno stato d’obbligo, cioè farci orientare e guidare da una visione più ampia della visione nostra individuale o del gruppo sociale cui apparteniamo.
Nel misurarmi con questo obiettivo, ho osservato che insieme all’aumentare della forza dell’aspirazione a divenire altro da ciò che già ero, aumentava tremendamente quella forza contraria che mi rubava la vita a ogni istante e mi induceva a fare l’opposto di ciò a cui invece aspiravo. Insomma, mentre su un fronte accumulavo frammenti di un fare più consapevole, sull’altro un’energia si manifestava in differenti forme, depauperandomi di tutto quanto avevo saputo fino ad allora generare.
Oggi come allora la constatazione è evidente: il sistema si difende auto-conservandosi e mantenendo il suo status per poter privilegiare un’evoluzione lenta costante e progressiva; il sistema non vuole il tuo miglioramento e non fa il tifo per la tua trasformazione perché si tratterebbe di un elemento per lui destabilizzante. Esiste allora un’unica via possibile per costruirsi un futuro altrimenti già deciso: guardarsi dentro. Quale è, dunque, quell’addestramento che ponga le abilità di ciascuno di noi, originarie o acquisite che siano, al centro della nostra esistenza, rendendole non più motivo di un ennesimo momento di vanità ma facendole divenire dono per noi e per gli altri? Come trasformare il bisogno di un costante riconoscimento dall’esterno per cosa si è o si crede di essere, e per cosa si dà o si crede di dare, in pura gioia fine a sé stessa, liberandoci dal senso di inadeguatezza e dal veleno della recriminazione? L’oro è oro in quanto tale, non perché qualcuno lo possiede e qualcuno no: dobbiamo rivalorizzarci guardandoci dentro, cercando quell’oro che è già in noi.
Ho scoperto che quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendola con dell’oro. Li muove una convinzione radicata nella loro cultura secolare: quando qualcosa che ha una storia subisce una ferita, la storia di quella cosa diventa più bella sia nella sua forma sia nella sua sostanza, purché quella ferita venga valorizzata da un bene prezioso. Questa tecnica è chiamata Kentsugi. Anche la storia di una persona che ha sofferto può essere resa più bella e preziosa da una tecnica: l’Amore.
Quando nella mia vita ho sofferto, spesso è stato più semplice cercare di rifugiarmi fuori di me, in qualcosa o qualcuno in cui trovare ristoro o, peggio, da responsabilizzare per il dolore che stavo provando, piuttosto che indagare dentro di me. Ho però osservato che quasi mai questo atteggiamento è stato risolutivo per la mia sofferenza. Nella nostra sofferenza la prima persona da amare siamo proprio noi stessi, e così anche il dolore magicamente si trasforma in un intenso percorso di autoconoscenza. Il dolore è forse esso stesso autoconoscenza.
Però, se non c’è comprensione del dolore, la sofferenza ci àncora al passato, alla mancanza di una cosa che prima c’era e ora invece non c’è più, perché ne siamo stati privati. È come dire che l’unica comprensione possibile della sofferenza risiede nella nostra capacità di restare nell’attimo. Il dolore in realtà fa sostanzialmente una cosa: ti desta, ti richiama, ti lascia un segno, ti in-segna. Ti insegna che sei vivo. Poi passa e ti lascia cambiato. E comunque sempre migliore. A volte più saggio, a volte più forte. Una vera rivoluzione, un vero ribaltamento.
La sofferenza, non importa se fisica, emotiva o intellettuale, è oggettivamente sempre legata a una memoria. Qualcosa che c’era e di cui siamo stati privati: un affetto, un’idea, una persona, una cosa. E oggi il tema della paura di soffrire è centrale perché siamo un po’ tutti scossi tra la sensazione che si stia precipitando in un nuovo medioevo, più oscuro del precedente perché stavolta si è impossessato delle coscienze, e la netta percezione che ci sia un’infinità di menti, cuori, corpi, anime di uomini e donne focalizzati sulla possibilità di un necessario rinascimento. Rinascimento che deve essere prima interiore affinché possa poi prendere forma nelle nostre vite e nelle varie forme espressive in cui queste si realizzeranno.
Se l’Eroe riesce a non aver paura di soffrire, se riesce a convertire il senso del sacrificio in piacere per l’avventura, se riesce a vedere in ciò che è diverso da lui la più originale delle possibilità, resta in contatto con la parte più vera e sincera di lui, quella che di solito meglio comprende lo scopo e il senso della vita.
Quando questo accade è perché abbiamo avuto il coraggio di affidarci alla parte più intelligente e sensibile di noi, senza resisterle e senza aggiungere altro. E questo è un vero atto eroico perché poi si compiono delle trasformazioni miracolose in noi, negli altri attorno a noi e nell’ambiente circostante. E sentiamo che ciò che vogliamo è anche ciò che è utile all’insieme. L’uomo, naturalmente, desidera essere. L’uomo, naturalmente, vuole lasciare un segno del suo passaggio. L’uomo, naturalmente, sa che egli stesso è il segno del suo esserci.
Un coro secondo me si sta accordando: tutto ripartirà dal centro. Dobbiamo credere poco nelle rivoluzioni popolari e credere molto nelle rivoluzioni personali interiori. Ognuno ha il potere e il dovere di cambiare le cose. Ma, come diceva Jung, «noi non vediamo le cose per come sono ma vediamo le cose per come siamo». Se Jung aveva ragione, allora la soluzione è molto più vicina di quanto si possa immaginare perché la responsabilità della situazione attuale non sarebbe così lontana da ciascuno di noi.
Ma, se siamo noi il problema, allora al contempo siamo anche la soluzione. Si tratta ora di assumersi questa responsabilità e, rimanendo con Jung, di «rendere cosciente il proprio inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la nostra vita e noi lo chiameremo destino». Il viaggio dell’Eroe si rivela dunque anche così per essere essenzialmente un viaggio interiore: non dobbiamo cambiare il mondo ma dobbiamo cambiare noi nel mondo. Quindi, ogni uomo non solo ha il diritto di ricevere un’educazione, ma ha anche l’obbligo di educarsi. Deve farlo forzatamente: non esiste possibilità di risolvere i problemi al di fuori di noi se non siamo prima capaci di risolvere le questioni irrisolte dentro di noi.
Questo gli permetterà di uscire da quell’equivoco sociale, che agisce in molti di noi come meccanismo di propria assoluzione, che è il “non dipende da me”. Questa affermazione ha dominato a...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Il tempo dei Nuovi Eroi
  4. Capitolo 0. (Il patto)
  5. Il viaggio dell’Eroe
  6. Il Mondo Ordinario
  7. La Chiamata all’Avventura
  8. Il rifiuto della Chiamata
  9. L’incontro con il Mentore
  10. Il varco della Prima Soglia
  11. Le Prove, gli Alleati, i Nemici
  12. La Prova Centrale. (Avvicinamento alla caverna più recondita:sperimentare la morte)
  13. La Ricompensa
  14. La Via del Ritorno
  15. Il ritorno con l’Elisir
  16. I Nuovi Eroi 0.0
  17. “BE YOUR ESSENCE”. (“SII LA TUA ESSENZA”). (Il canto dei Nuovi Eroi)
  18. Capitolo 0.0
  19. Ringraziamenti
  20. Riferimenti bibliografici
  21. Copyright