Il postino fedele

Rosita Copioli

• Editore: Mondadori
• Anno: 2015
• ISBN:
  9788852065132
• Argomento: Literature
• Categoria: Poetry

Grande protagonista di questo libro, nell'ampia varietà mutante dei suoi valori e dei suoi significati, è la luce. La luce che attraversa il mondo e i corpi, che conferisce vita e possibilità di aperto volo alla "natura buia / della nostra carne". Rosita Copioli ci offre un'opera nella quale sembra riassumere e portare al loro più alto livello di sintesi, nel pensiero e nella forma, i maggiori nuclei tematici e di ispirazione dei libri precedenti, toccando esiti lirici di assoluta originalità, di luminoso calore intenso, perlustrando con sentimento e pazienza, con lucidità e trasporto al tempo stesso, i campi di una realtà vastissima. Il postino fedele sorprende infatti il lettore per l'insolita ampiezza di fiato della sua proposta lirica, per il suo fluire libero nei diversi percorsi che attraversa, in una continuità di rimandi e di echi interni dove il mistero vitale della luce comunque domina. Una pronuncia, dunque, aperta e liquida eppure esatta, energica, scandita nei suoi ritmi con nettezza. Rosita Copioli osserva il sacro del suo mare, segue la traiettoria e i movimenti degli animali, nel grande codice della natura ogni volta riscritto dai suoi obbedienti protagonisti. Ecco allora il gabbiano "dalle ali non bianche", il porcospino zampettante, i corpi mobilissimi e sapienti di api, di pesci e di serpi, il volteggiare degli storni o il volo veloce dell'upupa. La pagina diventa dunque un grande teatro dove si intrecciano le figure del pensiero poetico, dove riappaiono le immagini del mito, gli intrecci scintillanti dell'amore, le parole dei poeti, come Cynewulf, Leopardi, Goethe, Eliot. Ma dove anche si manifestano i guasti e le ombre di un presente corrotto, di una realtà violenta o degradata. Il postino fedele è un libro sicuramente ispirato e felicemente inquieto, quanto impeccabile nelle soluzioni molteplici ed eleganti della sua costruzione stilistica e formale.

MARIA E POETI

I

Maria

I

Dagli inizi del mistero

parlo con il fuoco.

Immobile il mio fuoco

muove la parola

la parola che è luce.

Do vita alla luce.

La luce che illumina il mondo

le tenebre non la riconoscono,

ma non la sopraffanno.

Do vita e sono luce, spargo luce

nelle anime e nella carne.

L’ho sparsa negli astri e nelle acque,

nelle erbe e negli sguardi,

nelle superfici dove scorre il mondo

nei semi e nelle cove e nelle terre,

fino al profondo di Sheol.⁷

Ho sparso la mia luce all’infinito,

luce infinita che non finisce di gemmare

luce. Luce dei viventi, luce dei morenti

nella luce, per tornare luce.

Luce vita in morte.

Gli uomini mi hanno fatto donna

madre di Dio

per innalzare sé

a Dio.

Angosciata, refrattaria,

fino al fiat

fino alla spada nel cuore.

Quasi muta come Tacita⁸

cavalcavo l’asina.

Dio, io, fuggivo

per salvare il mio piccolo dio

nel mio ventre.

Nei miei occhi vedevano due popoli,

l’uno in pianto, l’altro in riso.

La luce era nel ventre

traversata di luce doppia

doppia materia madre

fuoco nero di dolore

fuoco nero di gioia.

Io uno, in trinità per l’uomo,

fatta madre dolorosa,

di me stessa crocifissa:

la bellezza di vita in morte

non la comprende l’uomo.

È come senza speranza,

carne arresa, putrefatta.

E divenni Shekinah,⁹

scintille di luce vedova

nella polvere degli angoli,

la derelitta, l’ultima

mendica della luce.

Misera errante

fino ai campi di sterminio:

nessun fiat in nessuna mente,

in nessuna carne

solo fuoco dei forni della tenebra.

II

Da questa immagine-Maria

entrò in me l’uomo, la carne.

L’immagine commossa era d’amore

saliva dall’uomo l’amore,

commuoveva me, Dio.

Fui Maria di carne,

l’immagine che l’uomo presentava

per quell’eros, che verso di me saliva, fu

amore ricambiato, e alle sue scintille

fui donna, fui lei, Maria.

Fui l’incarnazione di ogni carne

che nasce e che spera,

fui cuore e ventre delle madri,

fui Teti madre di Achille,

madre scura delle lacrime

che battezza con il fuoco.

Madre mia

Madre mia, prima Maria,

che fili come il lino

paradisi di gigli

madre Aurora, Rosa che squarci

la Notte smisurata

madre latte lucente

guscio del mio oriente

ora qui prostrata

Io ero prima di ogni altra creatura

ero il manto il firmamento

ero la vita che si nasconde

perché ogni vita cresca,

guscio e germe vivente

pensiero delle forme

parola della luce

ora qui dolente

I tessuti si lacerano, le vene si sciolgono,

lacrime scorrono, da te ma...

Indice dei contenuti

• Copertina
• Frontespizio
• IL POSTINO FEDELE
• DA TEMPO NEL VUOTO DELLA LUCE
• TETI E EPIMELEIA
• UPUPA, MARI
• UOMINI E VOLATILI
• IO NON SO SE SIA LEGGEREZZA
• IL POSTINO FEDELE
• MARIA E POETI
• UN OCCHIO GIOVANE TI GUARDA
• Note
• Copyright