Stiamo per cominciare un viaggio all’interno di Milano. Una città frenetica, ricca di idee, moderna ma indissolubilmente legata a un nobile passato, a una cultura che ancora si può sentire e vivere in molti luoghi.
Una Milano che non è solo leggera – secondo i detrattori addirittura superficiale – ma si rivela una città profonda, concreta, ricca di storia e di persone che con forza la vogliono preservare.
Ogni volta che comincio il racconto di una città, è sorprendente come, di fronte allo schiudersi del sipario, si scoprano cose che in tanti abbiamo ignorato, più o meno involontariamente, ma che erano lì di fianco a noi.
Ricordo ancora con divertimento il messaggio che mi è arrivato proprio durante la trasmissione sulla città di Milano dall’editor che segue da tempo tutti i miei libri, Alberto. Un SMS da parte di un uomo di cultura che da molti anni vive a Milano e che vedendo il programma nel quale mi sono immerso all’interno del Duomo mi ha scritto: “Domani torno a vedere il Duomo”.
Scoprire e riscoprire, apprezzare cose vissute distrattamente, a Milano come in tante altre città: in questo libro ci aspettano infinite sorprese, alcune divertenti, piacevoli, affascinanti, altre drammaticamente reali, che ci riportano in pochi secondi a momenti esaltanti o terribili vissuti da persone vicine.
Parleremo del Duomo, come abbiamo detto, ma anche del Cenacolo di Leonardo, del Teatro alla Scala, della basilica di Sant’Ambrogio, oltre che del primo serial killer, di un fantasma nascosto nel Parco Sempione, del primo avvistamento di oggetti volanti non identificati che ancora non chiamavamo UFO.
Milano è un insieme di tutto questo e di tante altre cose ancora. Quello che stiamo per iniziare è un viaggio in una città tanto ricca da meritare molto più di una visita.
IL DUOMO
Cominciamo a dare dei numeri che riguardano il Duomo: è lungo 158 metri e mezzo e largo 93.
La Madonnina, la protettrice della città che non solo i milanesi chiamano “Madunina”, si trova a quasi 110 metri da terra in cima alla guglia maggiore, e non si tratta di una statua piccola come potrebbe sembrare guardandola dal basso, visto che è alta più di quattro metri. Le guglie che caratterizzano la costruzione sono 135. La superficie interna è di 11.700 metri quadrati; ci sono 3400 statue – il cui peso totale raggiunge le 325.000 tonnellate –, 200 bassorilievi e 55 vetrate dove sono raffigurati più di 3600 personaggi. Insomma, numeri realmente da record.
Il Duomo, com’è facile immaginare, è stato costruito nel corso di moltissimi anni, e quindi un gran numero di artisti ha contribuito alla sua riuscita. Per avere un’idea di quando siano iniziati i lavori per edificare quest’opera monumentale e complessa, facciamo riferimento a un’iscrizione che si incontra appena dopo l’ingresso, sulla destra, e che recita: “El principio dil domo di Milano fu nel anno 1386”. Un lungo cantiere arrivato fino al 1769, anno nel quale venne completata la guglia maggiore. Nel 1774, il 30 dicembre, venne collocata nella sua posizione attuale la statua della Madunina. Ma già in quel momento si era ricominciato a lavorare per conservare quanto costruito secoli prima.
La Fabbrica del Duomo provvede costantemente alla manutenzione di questo grande edificio, considerato un vero e proprio tesoro. E sono stati proprio due ragazzi della Fabbrica ad accompagnarci in questo viaggio. Come sempre faccio, ho chiesto di poter vedere e scoprire luoghi che abitualmente non siano aperti al pubblico, insieme ad altri che, naturalmente, sono accessibili a tutti.
La meridiana
Appena entrati nel Duomo, capita di non notare la prima opera d’arte che incontriamo sulla nostra strada. È una meridiana che attraversa gran parte della chiesa, subito dopo i portali. Una meridiana curiosa e affascinante, lungo la quale sono rappresentati tutti i segni zodiacali.
A 24 metri di altezza si trova un piccolo foro attraverso il quale la luce del sole illumina la meridiana nei vari momenti dell’anno. La luce corre lungo la meridiana segnalando quale periodo dello zodiaco stiamo attraversando, ma ogni giorno, quando il piccolo disco solare viene diviso esattamente a metà dalla striscia sottile di ottone, ci indica anche il mezzogiorno. Quando si sente parlare di segni zodiacali, spesso non si pensa al fatto che in passato questi ultimi, insieme alle costellazioni che li rappresentano, erano materia di studio di grandi astronomi. Questa meridiana, con i suoi segni zodiacali, non è stata realizzata da qualche originale esperto di oroscopi del tempo ma dagli astronomi di Brera nel 1786.
Una meridiana strana, però, che sembra viziata da un errore: infatti non corre tutta sul pavimento. Proprio alla fine del suo percorso – al momento in cui scrivo transennato e quindi non visibile al pubblico –, di fianco a un cartello che riepiloga tutti i dati numerici nell’anno in corso legati alla meridiana, c’è l’ultimo segno zodiacale che, per motivi di spazio, è rappresentato arrampicato sulla parete. È in casi come questi che si cominciano a fare ipotesi. Come mai un segno in particolare si trova in verticale sulla parete? È il bene, rappresentato dalla luce del sole, che vince sul male o viceversa? O i motivi sono altri? Come sapete, mi piace tentare di capire come siano andate le cose. C’è chi li chiama misteri, chi enigmi, chi segreti, chi addirittura complotti: io preferisco dire che l’indagine è il sale di ogni conoscenza, in grado di trasformare nozioni talvolta troppo polverose in un’avvincente voglia di sapere. La risposta che mi sembra più plausibile è, come spesso capita, la più semplice. A parte alcuni affascinanti casi, quando si parla di costruzioni la soluzione migliore era quella che permetteva o di faticare di meno (ricordiamoci che un tempo non c’erano le attrezzature e i macchinari di oggi), oppure che rispondesse a una chiara esigenza.
In questo caso, la storia della meridiana si può raccontare così: innanzitutto, è stata realizzata all’ingresso del Duomo proprio perché chi volesse leggerla potesse farlo senza disturbare le funzioni religiose che si stavano svolgendo più all’interno; in secondo luogo, poi, la basilica è stata costruita prima della meridiana e quindi, non potendo realizzare il foro di entrata della luce in qualunque punto si volesse, per rispettare le esigenze strutturali e architettoniche della costruzione la soluzione più semplice è stata quella di disegnare la meridiana per la maggior parte sul pavimento e per l’ultimo tratto sulla parete. A tal proposito, vi lascio il piacere di scoprire da voi quale segno zodiacale è rappresentato sul muro. Fa parte del gioco.
La Nivola
Avventurandomi dietro all’altare maggiore, mi ha stupito una statua: si trova sul transetto di destra vicino al monumentale organo, il più grande d’Italia, e raffigura san Bartolomeo. Sembra di marmo, ma è in bronzo. Pensate che un tempo pare che fosse all’esterno del Duomo ma che spaventasse così tanto i passanti, specialmente i più piccoli, da rendere necessario il suo riposizionamento all’interno. Il santo, infatti, è rappresentato scorticato, con la pelle appoggiata sulle spalle e una Bibbia in mano. La statua vuole raccontare il martirio di san Bartolomeo, che fu scorticato vivo in Armenia, torturato fino a farlo morire. L’artista che l’ha realizzata ha voluto sottolineare ogni singolo dettaglio anatomico: i tendini, i muscoli, fino alla stessa pelle trattata come un mantello. È stato per me sorprendente vedere come gli unici che si fermavano di fronte alla statua fossero giapponesi, che non finivano di fotografarla. Giustamente, riuscivano a stupirsi di ogni particolare del Duomo forse più di noi italiani, ormai abituati a essere circondati, specialmente quando entriamo in una chiesa o in un museo, da opere d’arte eccezionali. Chi ha realizzato quest’opera? Si chiamava Marco d’Agrate ed era un allievo di Leonardo da Vinci. In questo viaggio incontreremo più volte tracce del genio di Leonardo.
Camminando velocemente arriviamo di fronte a un’impalcatura – la Fabbrica del Duomo continua i suoi restauri conservativi –, la attraversiamo e ci troviamo nel retro dell’altare maggiore.
Prima di studiare con attenzione il Duomo non sapevo che al suo interno fosse custodita una reliquia preziosissima. Viene chiamata il Santo Chiodo e sarebbe proprio uno dei chiodi con i quali fu crocifisso Gesù. Si trova a 40 metri d’altezza, in una teca illuminata da una luce rossa.
Solamente una volta l’anno, nel sabato che precede il 14 settembre, l’arcivescovo sale per estrarlo dal suo prezioso contenitore e portarlo a terra, dove verrà mostrato ai fedeli per quaranta ore per poi essere riportato nel suo luogo di conservazione.
Ma come arriva l’arcivescovo a quell’altezza? Attraverso un macchinario unico, che viene chiamato Nivola. In effetti, è un elevatore circondato da un decoro che lo fa assomigliare a una nuvola: un tempo, si alzava attraverso un meccanismo di argani e funi. La tradizione vuole che anche questa sia un’invenzione da attribuire a Leonardo da Vinci, ma non esistono prove. Oggi, naturalmente, il meccanismo è stato modernizzato, facendolo somigliare di più a un ascensore.
Cose che per noi adesso sono assolutamente scontate, un tempo non lo erano: provate a pensare allo stupore dei fedeli nel Seicento, quando vedevano l’arcivescovo salire in alto attraverso un meccanismo nascosto per prendere la reliquia.
Le guglie
Attraverso un percorso chiuso al pubblico, guardando la facciata del Duomo sulla destra, ho camminato sul tetto fino ad arrivare sul vertice dell’edificio. Oltre alla meravigliosa vista della città, ho potuto apprezzare ancora meglio il grande lavoro che viene costantemente portato avanti per mantenere nelle condizioni migliori questo patrimonio italiano.
Confesso che mi sono stupito nel vedere come le guglie non raccontino, attraverso una serie di sculture, solo la storia passata, ma tramandino anche episodi molto più vicini a noi.
Infatti è possibile trovare incisioni di racchette da tennis, palloni da rugby, svariati animali, un elmo romano, fasci littori e tanto altro. Anche se la cosa che più mi ha colpito era scolpita su una piccola guglia, con sopra due guantoni da boxe d’altri tempi.
Quattro coppie di pugili che lottano: cosa rappresentano? Le quattro riprese che sono servite a Primo Carnera per diventare campione mondiale dei pesi massimi. Il primo italiano nella storia. Anche questo si trova sulle guglie del Duomo.
Sono talmente belle che è nata addirittura una gara di solidarietà per adottarle, per conservare un tesoro di tutti.
Tanto ci sarebbe ancora da raccontare sul Duomo di Milano, dalle opere d’arte che si trovano al suo interno fino ai sotterranei, frequentati meno di quanto meriterebbero, dove si nascondono le origini di questa grande chiesa. Vi si possono trovare le tracce di due basiliche, e il luogo emozionante in cui sant’Ambrogio battezzò il futuro sant’Agostino. Di questo episodio si hanno tracce piuttosto precise, fino a poter dire che si svolse nella notte di Pasqua dell’anno 387.
SANT’AMBROGIO
A proposito di sant’Ambrogio, spostiamoci nella basilica a lui intitolata, dove ancora oggi sono custodite le sue spoglie.
Chi era sant’Ambrogio? Come mai è diventato così importante?
Pochi sanno che il patrono di Milano, un patrono tanto amato e rispettato, era di famiglia romana. Dopo una giovinezza passata a Roma, è diventato vescovo a Milano nel 374 e alla sua funzione si è dedicato fino alla morte.
La cosa più sorprendente è che la sua vita e la sua opera siano così presenti a più di 1600 anni di distanza.
Sono entrato in punta di piedi nel cortile della basilica, aspettando in un angolo del porticato esterno, perché era in corso un funerale. Il rispetto per uno dei momenti più solenni della nostra esistenza non ammette deroghe: la frenesia della nostra vita, la voglia di conoscere, l’invadenza della curiosità devono fare un passo indietro. Recupererò il tempo più avanti, ma adesso mi fermo, in silenzio. Così dev’essere e così è.
Attendo l’uscita di tutti e aspetto altri dieci minuti per non invadere immediatamente un luogo in cui si è appena vissuto tanto dolore. Prima di entrare, un sorriso: all’esterno dell’ingresso di sinistra c’è una piccola teca con le pubblicazioni matrimoniali. Mi colpisce l’annuncio di una coppia, di cui non voglio fare il nome: entrambi abitavano allo stesso civico della stessa via; due coetanei, lui vedovo e lei “signorina”. Con leggerezza ho immaginato questa storia d’amore sbocciata dopo tanti anni di frequentazione, di “buongiorno” e “buonasera” sulla soglia d...