I miei genitori crescono bene
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I miei genitori crescono bene

  1. 266 pagine
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I miei genitori crescono bene

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Informazioni sul libro

Nel loro precedente saggio, Nostro figlio, Ulisse Mariani e Rosanna Schiralli hanno spiegato ai genitori come applicare i principi dell'Educazione Emotiva. Ma cosa succederebbe se per una volta si desse la parola a loro, ai protagonisti del processo educativo, cioè ai bambini e agli adolescenti? In questo nuovo libro i due autori si mettono dalla parte dei figli e raccontano cosa significa davvero crescere. Un cambio di prospettiva che diventa un vero aiuto a mamme e papà per comprendere il mondo del loro piccolo e aiutarlo a diventare un adulto consapevole e sereno.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2017
ISBN
9788852080975

Ecco i miei amici: Ilary, Brando, Martina, Nicol, Kevin e Filippo

Senza i miei amici non saprei cosa fare: per me è una specie di seconda famiglia, anche se non vado sempre d’accordo con tutti.
Con alcuni di loro posso dire che sono cresciuto; con altri ho stretto amicizia strada facendo: alla materna, a scuola, in piscina, al parco.
L’amicizia è un bel sentimento, forse il più grande che ci sia.
Ora ve li presento uno a uno. Non che questi siano gli unici che ho, però sono gli amici più importanti, quelli con cui ho condiviso tante cose, belle e brutte.
Spesso i miei genitori non danno peso a questi legami, pensando che siano soltanto occasioni per giocare o per passare qualche pomeriggio insieme, ma non è così o, almeno, non è soltanto così. L’amicizia tra noi ragazzi, da una certa età in poi, è una cosa importantissima: si provano, per la prima volta al di fuori della famiglia, sentimenti molto forti ed emozioni intense; si impara a stare insieme, a stare nella dimensione del due, ma anche del tre, del quattro, insomma, nella dimensione del gruppo.
Credo che l’amicizia sia una specie di amore in cui tutti devono dare e ricevere più o meno allo stesso modo. Mentre con la mamma ricevo più di quello che do, senza grandi preoccupazioni (con lei non si rischia nulla), con gli amici devo stare attento anche a dare, ad aiutare, a sorridere, a comportarmi bene, altrimenti il rapporto potrebbe rompersi e finire.
Con i miei genitori questo pericolo non esiste (anche se a volte mi fanno così arrabbiare che me ne andrei da casa); con gli amici, invece, so che occorre impegnarsi, che molto dipende da me. Insomma, avere un amico è come avere una pianta bella e delicata: se non la si annaffia, muore lentamente.
Io ho amici maschi e femmine. Non ho ancora capito con chi mi trovo meglio, perché sia i maschi che le femmine hanno delle cose belle e altre brutte, allo stesso modo.
I miei amici li sento comunque così miei che non ne parlo volentieri a casa. Sia perché rappresentano la cosa più intima che ho (quindi è mia, proprio mia), sia perché i miei genitori prestano poca attenzione alle mie amicizie, come se fossero di poca importanza (salvo quando attaccano la litania sulle amicizie cattive): li chiamano infatti ancora amichetti o, peggio, compagnucci.
Ma quali amichetti?
Quali compagnucci?
Siamo cresciuti, eppure i nostri genitori ci trattano ancora come bambini!
Ora ve li faccio conoscere, così potete capire meglio cosa provo per loro e cosa significano per me.
Per prima vi voglio presentare Ilary.
Ilary è alta. È sempre stata alta. Credo sia nata alta e con la tuta sportiva addosso; sì, perché Ilary è davvero una grande sportiva, un vero fenomeno.
Fa nuoto, danza classica e moderna, pattinaggio, pallavolo e pure atletica, e tutte queste cose le fa molto bene: a casa ha un sacco di coppe.
Con la sua mamma va sempre di corsa, ma sembra felice della propria vita; anzi, credo le piaccia davvero la vita che fa.
Ilary è molto affettuosa.
Bacia e abbraccia tutti, ma non sta quasi mai nel gruppo. Forse perché è troppo impegnata o deve studiare.
A volte mi abbraccia forte forte, quasi a dire che le manco. Altre volte mi accorgo che ha lo sguardo assente, un po’ triste, ma non appena le chiedo qualcosa (come si fa tra amici), lei ricomincia a sorridere. Ilary è pure molto carina, così carina che quando mi abbraccia avverto un certo solletico.
Saranno questi gli ormoni di cui si vocifera?
Per lo stesso motivo, intendo la bellezza, i ragazzi più grandi le fanno il filo e le sue compagne credo siano un po’ invidiose, tanto da prenderla in giro e parlare male di lei.
A me dispiace sia del filo che del gossip, ma per ora non so cosa fare in proposito.
Il mese scorso Ilary mi ha invitato al suo compleanno. Le ho regalato un peluche e lei mi ha dato un piccolo bacio sulle labbra. Credo di aver assunto un colore tra il rosso mattone e il blu notte metallizzato, tanta è stata l’emozione. Quel giorno ho capito cosa sono davvero gli ormoni: altro che solletico!
Questa è Ilary, la mia amica del cuore.
Ora vi presento Brando. Non è proprio un mio amico, ma lo conosco da quando ho memoria.
Da piccolo era davvero in gamba e sapeva tante cose. Era anche molto invidiato perché aveva tutto quanto si potesse desiderare: la motina già a tre anni, il quad, biciclette da corsa e da cross, iPhone, iPad. Insomma, tutto e subito, ogni volta che esprimeva un desiderio… fino a quando, non avendo più nulla da desiderare, il desiderio sparì per sempre.
Un’educazione permissiva, improntata a dare tutto e subito (nell’illusoria, quanto errata, convinzione di non far soffrire il proprio figlio) e a non mettere regole sembra responsabile della produzione in eccesso di un particolare enzima, la dopamina-beta-idrossilasi, che ad alte concentrazioni modulerebbe il sistema nervoso verso una percezione sempre più limitata della gratificazione e dell’appagamento, spostando quindi sempre più in avanti la soglia percettiva del piacere.
Di Brando non ho mai capito se fosse contento della sua famiglia oppure no. Dai genitori ha avuto sempre tutto, eppure lui, da quel che ricordo, li ha sempre trattati male.
Una volta ha tentato perfino di picchiarli perché gli avevano comprato delle scarpe sportive che a lui non piacevano (e dire che erano le migliori che si potessero desiderare).
Nel corso degli anni Brando si è un po’ incattivito. A scuola ha iniziato ad andare male e a comportarsi peggio. Sempre pronto ad alzare le mani su tutti, a prendere in giro, a fare il bullo e a rispondere agli insegnanti come se comandasse lui, fino a quando i genitori l’hanno iscritto in un’altra scuola.
Non sapevo dove trovasse il coraggio per fare tutte quelle brutte cose, poi, con il tempo, ho capito che non si trattava di coraggio, ma di stupidaggine. Sì, Brando è davvero uno stupido, e se non cambia saranno guai per lui.
Ora, da quanto mi hanno raccontato, ha iniziato pure a bere e a fumare qualche sigaretta. Vuole darsi le arie da grande, ne sono sicuro, e far vedere che non ha paura di nulla.
Secondo me, invece, ha paura di tutto, specialmente di diventare amico con noi. Non riesce a stare con nessuno senza mettersi la maschera dello spaccone.
La cosa brutta è che i suoi genitori lo difendono in continuazione, a spada tratta, come se avesse sempre ragione. Se facessi soltanto un centesimo di quel che combina lui, i miei genitori mi staccherebbero le orecchie e mi metterebbero in punizione per l’eternità.
Ora capisco bene a cosa servono le regole e i divieti e ringrazio mamma e papà di essere stati così autorevoli e decisi con me.
Da un po’ di tempo Brando frequenta amici più grandi. Spero che con loro impari qualcosa di utile.
I suoi genitori continuano a parlarne come del figlio migliore che si possa avere. Secondo loro è molto intelligente, bravo, sveglio, sicuramente più grande degli anni che ha; soltanto un po’ vivace, ma a questa età, dicono, chi non lo è?
Possibile che non riescano a vedere che è un disastro?
Di Martina e Nicol so dire poco. Fino a poco tempo fa stavamo sempre insieme e si giocava quasi tutti i giorni. Poi a loro sono cominciati a piacere i ragazzi e non mi hanno più filato.
Parlano di trucchi, di capelli e acconciature, di vestiti e di altre cose che non mi interessano proprio.
Adesso mi cercano soltanto per i compiti. Un po’ mi sfruttano, ma a me non importa più di tanto: lo vedo bene che loro sono cresciute più di me, anche fisicamente, e hanno altri interessi.
Mi dispiace che il tempo dei giochi sia finito, ma non ci posso fare niente. Spero che presto venga anche a me la voglia di innamorarmi, così potrò uscire con Martina e Nicol e parlare con loro di… quelle cose.
Per ora, però, la vedo difficile. Anche se mi venisse quel desiderio, non saprei cosa fare: le mie coetanee non mi filano di pezza (preferiscono i ragazzi più grandi) e quelle più piccole sono troppo piccole. Un’età davvero sfigata la mia! Speriamo passi in fretta.
Nel frattempo non mi rimane che giocare a pallone e… stare a guardare.
Ed ecco Kevin. Kevin è un mago, il mago del PC. Sa tutto sui computer, nessuno ci sa fare come lui. Kevin assomiglia a Harry Potter: occhialetti, sempre gentile e disponibile, parla come un libro stampato.
Ha tanti amici, però non li conosce di persona: sono quasi tutti virtuali, nel senso che ci parla via computer. Ci parla tanto soprattutto di notte, ma non si incontrano mai.
A me i miei genitori non permettono di stare tanto a computer; dicono che è pericoloso, che viene la dipendenza, che poi non si esce più, che con le persone occorre incontrarsi e conoscersi dal vivo.
In effetti Kevin non esce mai, se non per andare a scuola. Mi ha anche raccontato di qualche brutta avventura che gli è capitata con i suoi amici virtuali. Una volta ha scoperto di chattare con un signore anziano e pelato, mentre lui pensava fosse una ragazzina bionda e con le treccine.
Kevin si muove soltanto nel suo mondo: chatta, quota, clicca, si connette, naviga. Fuori dallo schermo si sente perso, non riesce a parlare con nessuno.
I sistemi logici dei social network (soprattutto con lo sviluppo della versione mobile) stanno influenzando sempre di più i circuiti cerebrali di molti giovani nella direzione di una diminuzione delle condotte empatiche: invece di profonde motivazioni emotive, tanti ravvisano ormai solo ragioni logiche per essere vicini agli altri.
L’eccesso di tecnologia appiattisce l’emotività e non consente di sviluppare una buona empatia.
Scollegarsi dalle emozioni, sostituendole con la Rete, può provocare nelle giovani generazioni un mancato sviluppo neurologico circa il riconoscimento dei fondamentali segnali di comunicazione tra gli esseri umani.
Una volta è venuto a un compleanno con me, ma è stato un mezzo disastro: non assomigliava neanche più a Harry Potter; più che altro sembrava un ranocchio impaurito, ma senza la prospettiva di diventare mai un principe.
Io però a casa sua sto bene: vediamo bei film, giochiamo a sparare (sempre sul PC), mi insegna tante cose e mi racconta le sue avventure on line.
A volte mi annoio, ma soltanto un po’.
Ora vi presento Filippo, detto anche Filippone perché è un po’ cicciotto. È stato sempre grassottello, ma è il più simpatico in assoluto. Non se la prende mai, ride e scherza in ogni circostanza, fa un sacco di battute ed è molto generoso.
Aiuta tutti, ti sta vicino nei momenti difficili e ha sempre una buona parola per tirarti su. Io lo ammiro e credo sia l’amico a cui voglio più bene.
Filippo organizza feste e uscite. È un vero trascinatore: al campo di calcio, in piscina, a scuola. Negli sport non è un portento, però con lui ci si diverte e quando non c’è si sente la sua mancanza. Insomma, è una vera sicurezza per tutti noi.
A scuola è abbastanza bravo e, se hai bisogno, lui è il primo ad aiutarti, passandoti anche i compiti (lo so che non si fa, ma certe volte è inevitabile andare contro le regole). Negli anni ho avuto modo di conoscere i suoi genitori e mi sono accorto che sono molto simili ai miei: tante regole, ma anche tante cose da fare insieme.
Due anni fa siamo andati in vacanza con Filippo e la sua famiglia. È stata la migliore vacanza della mia vita, per quanto abbiamo riso e giocato tutt...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. I miei genitori crescono bene
  4. Premessa
  5. Urrà! Sono stato concepito
  6. Nella pancia della mamma
  7. È quasi ora di uscire: mi preparo
  8. Cominciamo bene!
  9. Che strano mondo!
  10. Vi presento i miei fantagenitori
  11. Ho bisogno di alcuni accessori urgenti: la valigia della sicurezza
  12. Tutta la verità sullo strano caso del lettone
  13. Ambarabà ciccì coccò… quanto mi piacciono le filastrocche!
  14. Latte di mamma
  15. Ora vi spiego perché faccio i capricci
  16. Mia mamma è troppo ansiosa: già non la sopporto
  17. Il mio papà è un po’ strano
  18. Ho conosciuto i nonni: sono proprio simpatici
  19. Ahm… pappa buona!
  20. I primi passi: accidenti, quanti bernoccoli!
  21. Inizio a parlare
  22. La prima volta… senza pannolino
  23. Il buio… che paura!
  24. Ieri ho conosciuto la baby-sitter
  25. È iniziata la scuola materna… (Bella, ma domani non ho intenzione di tornarci)
  26. Ho visto la televisione (non è un granché)
  27. Uffa, le regole!
  28. Voglio solo la pasta in bianco
  29. I miei giochi preferiti
  30. Due è meglio che uno: mio fratello
  31. Vita da sportivi
  32. La mia maestra a righe e quella a quadretti
  33. Che strazio fare i compiti!
  34. Da piccolo ero convinto di chiamarmi Sbrigati
  35. Ieri a scuola mi hanno preso in giro
  36. Il mio corpo sta cambiando
  37. Quando arriva questa adolescenza di cui tutti parlano?
  38. Maledetti brufoli
  39. Ecco i miei amici: Ilary, Brando, Martina, Nicol, Kevin e Filippo
  40. Stasera esco
  41. Voglio il motorino
  42. Vado in discoteca
  43. Oddio… il sesso!
  44. Quando avrò diciotto anni
  45. Ho diciotto anni
  46. Copyright