La filosofia spiegata con le serie TV
eBook - ePub

La filosofia spiegata con le serie TV

  1. 140 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

La filosofia spiegata con le serie TV

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

"La prima volta che sono entrato in classe e ho spiegato i grandi filosofi attraverso le serie tv gli studenti mi sono apparsi disorientati, spiazzati. In seguito, non ne hanno potuto più fare a meno." Tommaso Ariemma, un professore giovane e intraprendente, ha scoperto e testato un nuovo modo di insegnare la filosofia. Da alcuni anni infatti invita i suoi studenti a scovare l'imperativo categorico di Kant fra i sopravvissuti e i rottami dell'isola di Lost. Oppure per ragionare sull'oscuro assioma di Parmenide ("l'essere è e non può non essere") chiede di ascoltare con orecchie nuove i dialoghi fra i due investigatori di True Detective.

La filosofia spiegata con le serie tv è un metodo originale e acuto di far conoscere i grandi pensatori del passato. Non si tratta di semplici e allegre divagazioni o di casuali coincidenze: è un'idea per imparare e far imparare in chiave contemporanea ciò che le più alte menti dell'Occidente hanno elaborato nel corso dei secoli, sul modello di quel genio che corrisponde al nome di Luciano De Crescenzo.

Oltre a Kant e Parmenide, scopriamo così Platone dietro lo specchio di Black Mirror, Aristotele che torna a nuova vita in The Walking Dead, Hobbes che si diverte a vedere realizzato il suo "tutti contro tutti" nel parco di Westworld, Spinoza che si siede di fianco a Jude Law quando The Young Pope approda sul trono vaticano e tanti altri ancora.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a La filosofia spiegata con le serie TV di Tommaso Ariemma in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Scienze biologiche e Scienza generale. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2017
ISBN
9788852081224
Parte seconda

SUL POSTO

IV

Machiavelli nella tenda dei Lannister

Il leone e la volpe

Oggi non capita spesso di assistere alla ramanzina di un padre al proprio figlio. Un geroglifico egizio o un testo in aramaico sono divenuti più comprensibili di molti atteggiamenti dei giovani, e dei sordi forse ascolterebbero con più attenzione le parole che vengono da chi ha vissuto di più.
Ecco perché una serie tv come Game of Thrones si mostra subito preziosa: mette in scena ciò che manca o che abbiamo perso. Certo, è una narrazione fantasy con draghi e altri elementi propri del genere, famiglie potenti in lotta fra loro in un mondo improbabile, che mescola elementi medievali e moderni della nostra storia occidentale. Ma è una serie caratterizzata anche da un sorprendente realismo.
Settimo episodio della prima stagione: il padre che fa la ramanzina al figlio è Lord Tywin Lannister, capo della più potente famiglia dei Sette Regni (di Westeros, che richiama il nostro Occidente). La ramanzina gliela fa all’interno di una tenda, mentre scuoia meticolosamente un cervo. Sono nel loro accampamento e una guerra tra le famiglie, con i loro rispettivi eserciti, è ormai imminente.
Il figlio, Jaime Lannister (sulla trentina, mica un ragazzino), ha appena commesso una leggerezza. Non ha ucciso quando poteva Eddard Stark, il capo della principale famiglia avversaria, perché, a suo parere, non sarebbe stato leale: erano in superiorità numerica e lo scontro tra lui e Eddard non sarebbe stato ad armi pari. Jaime avrebbe ucciso il capo degli Stark senza onore.
Intanto gli Stark tengono prigioniero Tyrion, suo fratello, e la casata dei Lannister non ci fa una gran figura.
Il padre Tywin, allora, gli racconta un po’ come va il mondo. Gli ricorda che la guerra, ovvero in questo caso la politica, non deve essere guidata dalla morale. Ricorda inoltre al figlio che lo stemma della loro casata è un leone e il leone deve incutere timore, senza badare alle opinioni degli altri e, nemmeno a dirlo, a qualcosa come la “lealtà”. Tra le righe, gli dice che deve comportarsi anche come un altro animale: una volpe, perché deve saper cogliere il momento opportuno ed essere senza scrupoli, impedendo che la sua famiglia cada in rovina come è già accaduto ad altre. Deve cogliere, dunque, le opportunità che la vita (cioè la fortuna) gli ha dato, ovvero l’essere ancora giovane e l’appartenere alla famiglia più potente di Westeros.
A parlare è Lord Tywin Lannister, ma a suggerire è un grande filosofo del Rinascimento: Niccolò Machiavelli.
La ramanzina di Tywin riassume infatti in modo magistrale le teorie del filosofo fiorentino per governare uno Stato, esposte nella sua opera più celebre, De Principatibus, meglio conosciuta come Il Principe, del 1513. In quest’opera Machiavelli descrive come si conquista, si mantiene e infine si perde uno Stato. Un’opera, è stato detto, che segna la nascita della “politica” come scienza.
Certo, un giovane d’oggi avrebbe alzato la voce contro il vecchio Tywin (“Tu non capisci!”, “che figura avrei fatto!”, andandosene sbattendo la tenda), ma il nostro Jaime lo sta a sentire (vi ricordo che è pur sempre una serie fantasy).
Stare a sentire Tywin significa però stare a sentire Machiavelli.
A questo punto, avverto già la vocina del collega che mi dice che sto forzando, che mischio troppo le due cose, la mia passione per le serie tv e per la filosofia, finendo col vedere i personaggi dell’una nell’altra e viceversa.
Va bene, magari vi state immaginando il collega un po’ attempato e io, non ascoltandolo, mi comporterei proprio come quei giovani d’oggi che non stanno a sentire.
Probabile, amici miei, probabile.
Ma al collega farei vedere con attenzione la serie tv, e gli basterebbero pochi episodi per diventare poi inguaribilmente dipendente come tutti noi.
Sono davvero tanti i riferimenti espliciti alle teorie di Machiavelli disseminati per tutti gli episodi di questa serie. E l’autore della saga letteraria da cui è tratta, George R.R. Martin, del resto, non ha mai fatto mistero di essersi ispirato al genio italiano.
Tywin sostiene, più o meno esplicitamente, che un uomo che ambisce al potere deve essere insieme come un leone e una volpe. È esattamente quanto teorizza Machiavelli. Rammenta al figlio che, nonostante sia un valido guerriero, deve cogliere le opportunità. Machiavelli dice: il Principe deve unire virtù e fortuna, senza badare troppo alla morale o alla religione.
Qualche episodio più avanti, Tywin farà sterminare la famiglia avversaria in modo subdolo e vile, un modo che ricorda moltissimo lo sterminio operato da Oliverotto da Fermo descritto da Machiavelli nel suo Principe.
Tyrion – l’altro figlio, che nel frattempo è stato liberato e che inspiegabilmente si mette a fare il moralista – vuole sapere perché il padre ha compiuto un gesto così scorretto e crudele. Forse per salvare vite umane, dato che in questo modo non ha dovuto mandare soldati al massacro?
La risposta di Tywin è puro machiavellismo: «No, per porre fine alla guerra». Machiavellismo puro, secondo la celebre tesi “il fine giustifica i mezzi” attribuita a Machiavelli, ma in cui probabilmente lo stesso filosofo stenterebbe a riconoscersi. Non a caso ho usato il temine “machiavellismo” per intendere l’etichetta messa addosso a Machiavelli, un’etichetta di puro cinismo, che non corrisponde del tutto al suo pensiero. Per il nostro filosofo, infatti, bisogna in primo luogo evitare la rovina, governare per quanto possibile il caso, ricercando il bene e compiendo il male solo se necessario, senza lasciarsi condizionare più di tanto da credenze religiose e facili moralismi.
Una lezione, quella di Machiavelli, molto attuale e che dovremmo tenere sempre ben presente.

L’uomo: un animale polemico

Immaginatevi la faccia dell’attuale re di Spagna, Felipe VI, quando, in visita al Parlamento Europeo di Bruxelles il 15 aprile 2015, gli viene regalato il cofanetto di Game of Thrones. A compiere questo gesto provocatorio e sarcastico è Pablo Iglesias, il leader di Podemos, il partito rivelazione in Spagna, che ha riscosso un grande successo alle elezioni europee e alle amministrative.
Iglesias consiglia al suo re di vedere questa serie televisiva (non l’aveva mai vista: male, molto male). E la motivazione è molto interessante: questa serie offrirebbe importanti chiavi di lettura per capire la vita politica del suo Paese. Per la serie: i mille usi di Game of Thrones.
Una narrazione, dunque, che, nonostante parli di draghi e magie, può insegnarci molto sul nostro mondo, sulle nostre ambizioni e sulle nostre paure, con grande realismo.
Prendiamo per esempio il problema degli zombie, questione centrale nel capitolo precedente su Aristotele. Dobbiamo davvero temerli? Dobbiamo davvero preoccuparci di una pandemia che possa trasformarci tutti in morti viventi?
L’altro giorno a scuola uno studente (ovviamente incorreggibile fan di The Walking Dead, ma poco attento alle lezioni su Machiavelli) mi fa leggere un articolo che parla di un uomo che divora il viso di un senzatetto a Miami e di altri casi di cannibalismo in America. Dice che gli ricordano l’“apocalisse zombie” di molti film e della serie tv e che negli USA sono proprio impazziti: la stessa parola “Zombie Apocalypse” è la terza parola più cercata su Google (a questo punto quali sono le altre due? Mah!).
Ora, se avete appena letto il capitolo precedente su Aristotele e The Walking Dead, possiamo affermarlo: quella di una pandemia zombie, che decimerebbe la popolazione mondiale rendendo tutti gli altri esseri umani degli zombie, è proprio una grande sciocchezza. Qualcosa di altamente improbabile.
Anche per questo motivo, dunque, Game of Thrones è più realistica di tante altre. All’interno della sua storia ritroviamo gli zombie (o qualcosa che li ricorda moltissimo), ma tenuti a bada al di là di una barriera invalicabile e per sessanta episodi non danno problemi più di tanto, in confronto a re folli e vari pretendenti al trono.
Altro che pandemia zombie: nel corso della Storia, l’uomo si è imbattuto in epidemie ben peggiori. Un’epidemia da contatto, attraverso il morso (come nel caso degli zombie), non desta molta preoccupazione. È facilmente isolabile (basta tenere a distanza le mostruose creature o abbatterle con mezzi adeguati e un po’ di pazienza).
Un’epidemia è micidiale, invece, se è capace di propagarsi nell’aria o attraverso piccoli organismi, come le pulci nel caso della tristemente famosa peste del Trecento che fu chiamata anche la “Morte Nera”.
Oggi se nomini agli studenti (ma anche ai non più giovanissimi) la “Morte Nera”, pensano che tu ti stia riferendo all’arma di distruzione di massa dei cattivi di Guerre Stellari, la celebre saga di fantascienza amata da più di una generazione di spettatori. Gli stessi che poi ritengono spaventosa e probabile un’apocalisse zombie, e la considerano l’epidemia più devastante che possa toccare all’umanità. Tutto questo, ovviamente, solo perché non conoscono bene la Storia. Altrimenti saprebbero che, nel Trecento, la peste fu un evento di tale portata che l’industria cinematografica di Hollywood non è stata ancora capace di rappresentarla.
La peste non portò solo morte: cambiò radicalmente la visione del mondo degli individui. Fu interpretata, è ovvio, come un castigo divino e colse impreparata la scienza del tempo.
Fu un evento di tale impatto per la letteratura e per l’arte da generare uno strano e inedito amore per la vita e il mondo, che ora apparivano governati dalla fortuna, ovvero dal caso. Tutto quello che in seguito è stato chiamato “Rinascimento”, verso la fine del Trecento e gli inizi del Quattrocento, è stato prodotto da un’umanità che ha reagito con forza alla catastrofe, impegnandosi a governare in tutti i campi il caso e l’instabilità. E in Italia, culla del Rinascimento, l’instabilità per eccellenza è di natura politica.
Machiavelli, il nostro filosofo di riferimento, vive tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento, gli anni di maggiore instabilità della nostra penisola.
L’uomo sarà pure un animale politico, come insegna Aristotele, ma è anche soprattutto un animale polemico, sempre in lotta con il prossimo per ottenere il potere. L’Italia della fine del Quattrocento è frammentata in Signorie e poteri locali ed è facile preda di monarchie come la Francia e la Spagna.
Nella sua Firenze, Machiavelli è attento osservatore dell’ascesa e della caduta della Repubblica di Savonarola, il frate che ha condannato la corruzione del tempo e instaurato un governo democratico. Non condivide il suo esasperato moralismo: per Savonarola tutta l’arte prodotta dal Rinascimento non è altro che “vanità”. Le opere di Leonardo Da Vinci, Brunelleschi, sono da bruciare.
Machiavelli, invece, considera quest’arte, e la politica che l’ha sostenuta, una manifestazione della dignità umana e un modo per esprimere un rapporto positivo e costruttivo con il mondo, non più “valle di lacrime”, ma ricco di occasioni per far fiorire virtù e conoscenza.
Il nostro filosofo non manca di individuare quello che poteva essere il principe del suo tempo: Cesare Borgia, figlio del papa Alessandro VI, anche detto Duca Valentino. Certo non uno stinco di santo: forte, astuto e all’occorrenza crudele (proprio come piace a Machiavelli) ma purtroppo sfortunato, muore prima di poter portare a termine il suo disegno politico.
L’errore di Machiavelli, se così si può dire, è stato quindi puntare sul condottiero sbagliato, un po’ come fa sempre lo spettatore medio di Game of Thrones.
Se ancora dovete cominciare a vederla, vi avverto allo stesso modo in cui sono stato avvertito io: non vi affezionate troppo ai vostri personaggi preferiti, perché potrebbero morire in modo imprevedibile.
Il mondo della serie tv, come il nostro, è governato dal caso e dalla fortuna, anche se i suoi personaggi mantengono intatte acconciature e pettinature pure in punto di morte.
V

Hobbes a Westworld

Un parco giochi come non lo avete mai visto

Immaginate di trovarvi in un parco giochi. Con molta probabilità siete lì per vivere un’avventura, ma un’avventura senza troppi rischi, che resti appunto un gioco.
Finora i nostri parchi di divertimento si sono dotati di ruote panoramiche, montagne russe, modeste avventure a tema (percorsi in case in stile horror o in ambientazioni che ricordano film e cartoni). Ma provate a fare uno sforzo di immaginazione. Anzi, no. Accendete il vostro televisore o il vostro schermo e cominciate a vedere il primo episodio della serie tv Westworld, la serie rivelazione del 2016, ideata da Jonathan Nolan (autore di cose bellissime come il racconto Memento Mori o Interstellar e girate magistralmente dal fratello Christopher).
Westworld è u...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Introduzione
  4. Parte prima. Alla Ricerca
  5. Parte seconda. Sul Posto
  6. Parte terza. In Fuga
  7. Ringraziamenti
  8. Copyright