Il fascismo
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Il fascismo

Origini e sviluppo

  1. 364 pagine
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Il fascismo

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Tra la fine degli anni Venti e l'inizio dei Trenta Ignazio Silone, esule politico in Svizzera, pose mano a un'organica monografia sul fascismo, la cui stesura coincise con la fase conclusiva della sua militanza comunista. Pubblicato originariamente in tedesco, a Zurigo nel 1934, Il fascismo vede ora la luce nella lingua in cui fu pensato, in questa prima edizione critica curata dallo storico Mimmo Franzinelli il quale, nell'ampio saggio introduttivo, ricostruisce sia la travagliata genesi del testo siloniano, e l'impatto che ebbe sulla variegata comunità dei fuorusciti italiani, sia la fitta rete di corrispondenti dello scrittore. L'opera di Silone è una significativa e originale rivisitazione di importanti capitoli della storia italiana, allo scopo di individuare le radici del fenomeno fascista e le ragioni del suo successo. Queste pagine ci mostrano un Silone inedito, nel pieno della delicata e sofferta fase di transizione dall'impegno politico a quello letterario, e vanno a completare il mosaico della sua rilevante produzione saggistica e narrativa degli anni Trenta.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2016
ISBN
9788852072369
Argomento
Storia

Note

Introduzione

1. Sull’esperienza elvetica di Silone, cfr. Elisa Signori, Ignazio Silone nell’esilio svizzero, in «Nuova Antologia», A. CXIV, ottobre-dicembre 1979, pp. 92-118; Ariane Landuyt, Un tentativo di rinnovamento del socialismo italiano: Silone e il centro Estero di Zurigo, in AA.VV., L’emigrazione socialista nella lotta contro il fascismo (1926-1939), Firenze, Sansoni, 1982, pp. 71-104; Klaus Voigt, Ignazio Silone e la stampa tedesca dell’esilio, ivi, pp. 105-36; Heinrich Straub, Ignazio Silone und die Schweiz, in «Italienische Studien» [Vienna], quaderno 11, 1996, pp. 130-55 (trad. it. Ignazio Silone e la Svizzera, Pescina, Centro studi Ignazio Silone, 2002).
2. Neologismo coniato da Mussolini per designare in accezione spregiativa gli esuli politici, cui si negava la dignità di esiliati, relegandoli al ruolo di fuggiaschi e di imboscati della storia. La definizione ebbe ampia circolazione e fu adottata – nel significato opposto a quello originario – da molti antifascisti espatriati. Cfr. Aldo Garosci, Storia dei fuorusciti, Bari, Laterza, 1953 e Gaetano Salvemini, Dai ricordi di un fuoruscito, a cura di Mimmo Franzinelli, Torino, Bollati Boringhieri, 2002.
3. Il volume Storia di una disfatta socialista (Milano, Libreria Quarto Stato, 1926) non fu distribuito, a causa della situazione interna dominata dalle violenze fasciste; la versione italiana apparve nel 1946 presso Einaudi col nuovo titolo: Storia di quattro anni 1919-1922. Durante l’esilio Nenni scrisse un altro testo d’impianto divulgativo: Six ans de guerre civile en Italie, Paris, s.e., 1930 (trad. it. Sei anni di guerra civile, Milano, Rizzoli, 1945).
4. New York, Henry Holt and Co., 1927; London, Jonathan Cape, 1928 (edizione accresciuta); versione italiana: La dittatura fascista in Italia, New York, Libreria del «Nuovo Mondo», 1929.
5. Parigi, Casa editrice Critica, 1933; Roma, Einaudi, 1945.
6. Corso tenuto nel gennaio-aprile 1935 a Mosca, presso la scuola dell’Internazionale comunista (meglio noto col titolo Lezioni sul fascismo); ed. italiana Roma, Editori Riuniti, 1970 (ora in Palmiro Togliatti, Opere, vol. III, t. 2, a cura di Ernesto Ragionieri, Roma, Editori Riuniti, 1973, pp. 531-671).
7. Paris, 1938; trad. it. Nascita e avvento del fascismo, Firenze, La Nuova Italia, 1950 e 1995, con prefazione di Sergio Soave; Bari, Laterza, 1965, con prefazione di Renzo De Felice.
8. Paris, Presses Universitaires de France, 1928; trad. it. parziale in Silvio Trentin, Diritto e democrazia. Scritti sul fascismo 1938-1937, a cura di Giannantonio Paladini, con introduzione di Angelo Ventura, Venezia, Marsilio, 1988, pp. 4-63.
9. Tra i lavori inediti vale la pena di segnalare La dottrina fascista, manoscritto del socialista libertario Andrea Caffi, conservato nel Fondo Angelo Tasca presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Milano.
10. Della demagogia oratoria, in Almanacco libertario pro vittime politiche, Lugano, Tipografia Luganese, 1934 (ora in Camillo Berneri, Mussolini grande attore, Pistoia, Edizioni Archivio Famiglia Berneri, 1983, pp. 101-02). L’espressione «rassismo» è utilizzata anche da Silone in questo libro: cfr. p. 158.
11. A Parma il 4-5 agosto 1921 gli Arditi del popolo fermarono le colonne di Camicie nere che, guidate da Italo Balbo, intendevano espugnare il quartiere Oltretorrente: si trattò dell’unica sconfitta fascista nel quadro delle centinaia di occupazioni di municipi amministrati dalle sinistre; ciononostante, alcuni mesi più tardi il dirigente comunista Umberto Terracini (su «Correspondance Internationale» del novembre 1921) condannò quel movimento, in quanto i suoi membri impugnavano le armi non per l’avvento della rivoluzione proletaria bensì «per la difesa delle leggi violate da membri della borghesia e per il ristabilimento dell’autorità dello Stato, minacciata dalla guerra civile». Nel secondo dopoguerra Angelo Tasca avrebbe commentato questa e altre posizioni «massimaliste» come la dimostrazione del fatto che «il Partito comunista è stato politicamente assente dalla lotta contro il fascismo» (I primi dieci anni del PCI, Bari, Laterza, 1971, pp. 121-23).
12. Nazario Sauro Onofri, 1913-1922, un decennio storico per Bologna: dalla rivoluzione rossa alla reazione nera, in Luciano Casali (a cura di), Bologna 1920, le origini del fascismo, Bologna, Cappelli, 1982, pp. 75-76.
13. Cfr. Nazario Sauro Onofri, La strage di Palazzo d’Accursio. Origine e nascita del fascismo bolognese 1919-1920, Milano, Feltrinelli, 1980.
14. Le successive vicissitudini di Ercole Bucco (1886-1944), nella loro miseria, esprimono il senso di un’irrefrenabile deriva esistenziale: il deputato massimalista, costretto – dopo il disastro di Bologna – alle dimissioni dalla segreteria della Camera del lavoro, si trasferì a Milano e aderì al Partito comunista, dal quale fu espulso nel 1924; emigrato in Francia, nel 1926 chiese il rimpatrio, disponibile a obbedire «a chicchessia e in primo luogo alle leggi che governano attualmente l’Italia»; nel 1924-38 funse da spia nell’emigrazione politica e infine s’iscrisse al PNF, venendone poi cacciato per il sospetto di doppiogiochismo. Rimpatriato nel 1938, fu arrestato e condannato dal Tribunale speciale a 14 anni per spionaggio in favore della polizia francese. Dal carcere di Sulmona fu trasferito nell’inverno 1943-44 in un lager tedesco, dove morì. Cfr. Franco Andreucci, Tommaso Detti, Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, vol. I, Roma, Editori Riuniti, 1975, pp. 408-11.
15. Larga circolazione ebbe, in ambito comunista, una monografia del rivoluzionario ungherese, stampata in lingua tedesca e russa: Giulio Aquila, Der Faschismus in Italien, Hamburg, 1923; Julius Akuila, Fascistkoi Italia, Moskva-Leningrad, 1929 (cfr. la versione italiana nell’antologia curata da Renzo De Felice, Il fascismo e i partiti politici italiani. Testimonianze del 1921-23, Bologna, Cappelli, 1966, pp. 421-97). Tra gli aspetti significativi di quello studio, l’individuazione di un carattere «obiettivamente progressista» del movimento capeggiato da Mussolini e la valutazione del fascismo come fenomeno non già tipicamente italiano bensì «della massima attualità sul piano internazionale» in quanto intimamente connesso con la crisi postbellica.
16. Cfr. il «rapporto di Aquila del 13 febbraio 1926 sulla questione sindacale in Italia», la lettera di «Renato» a Togliatti e a Tasca d’inizio novembre 1928 sulla situazione interna del Partito comunista tedesco, gli «appunti sulle conversazioni col compagno Renato (10-11 novembre 1928)» di Martini [Giuseppe Dozza] trascritti in I primi dieci anni di vita del Partito Comunista Italiano, «Annali dell’Istituto Giangiacomo Feltrinelli», A. VIII, 1966, pp. 249-57, 526-31 e 544-50.
17. Romolo Tranquilli, assolutamente estraneo all’eccidio di Milano, rivendicò la propria innocenza a dispetto delle percosse e delle varie forme di pressione sperimentate dalla Milizia e dalla polizia per indurlo alla collaborazione. Gli inquirenti elaborarono un teorema accusatorio fantasioso, riconducendo il sanguinoso attentato alle trame dell’Internazionale comunista, che attraverso Silone avrebbe ordito la strage; la Commissione istruttoria del Tribunale speciale accusò infatti i fratelli Tranquilli, con un’altra quindicina di comunisti, di «avere in Milano, il 12 aprile 1928, in correità tra loro, al duplice scopo di attentare alla vita di S.M. il Re e di portare la strage tra gli astanti, fatto esplodere una bomba a tempo, collocata nell’interno della base di un fanale sito nel Piazzale Giulio Cesare, cagionando la morte di 20 persone e il ferimento di 23». La mobilitazione internazionale a favore degli imputati e la loro evidente estraneità al crimine convinsero i giudici a derubricare l’accusa di strage nei reati di ricostituzione del Partito comunista e di attività insurrezionale. Sulla montatura poliziesca cfr. Mimmo Franzinelli, I tentacoli dell’Ovra. Agenti, collaboratori e vittime della polizia politica fascista, Torino, Bollati Boringhieri, 20003, pp. 77-90.
18. Cfr. il saggio di Bruno Falcetto, «Salvarsi dalla letteratura». Il modello di Silone, in «Nuova Antologia», A. CXXXIII, luglio-settembre 1998, fasc. 2207, pp. 51-68.
19. Silone a madame Oprecht, 2 gennaio 1934 (trascrizione parziale in Romanzi e saggi, 2, cit., p. LVIII).
20. Silone a Rainer Biemel, 2 settembre 1937 (Archivio Silone, Editori svizzeri e tedeschi, Fondazione Turati, Firenze).
21. Il 25 gennaio 1934 il capo della Divisione polizia politica sollecitò la prefettura dell’Aquila a «dare disposizioni perché sia sottoposta a controllo riservato la corrispondenza diretta al Tranquilli e ai parenti e noti amici di lui, eventualmente residenti in cotesta provincia. Della corrispondenza che verrà riscontrata si prega trasmettere duplice copia al Ministero, di quella comunque interessante ai fini del servizio politico» (ACS, Divisione polizia politica, Fascicoli personali, b. 1370, f. Tranquilli Secondino).
22. Nota della Divisione polizia politica al fiduciario n. «290», 25 gennaio 1934 (ivi).
23. Nota del capo della Divisione polizia politica alla Divisione Affari generali e riservati, 31 luglio 1934 (ivi).
24. Telespresso del Regio Consolato d’Italia a Zurigo, 27 settembre 1934, oggetto: «Dr. Emil Oprecht» (ivi). Quando, l’inverno 1937-38, Oprecht chiese di poter entrare in Italia, il capo della Divisione Affari generali e riservati, Guido Leto, chiese informazioni ai fiduciari residenti in Svizzera; l’informatore n. «290» definì gli editori di Silone «elementi infidi che propendono verso i nostri nemici», privi di «qualsiasi sentimento anche solo di equanimità verso il Fascismo» (rapporto del «290» [Giovanni Bazzi], Lugano, 14 marzo 1938).
25. Nota del direttore capo della Divisione polizia politica alla Divisione Affari generali e riservati, 16 gennaio 1935 (ivi).
...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Introduzione di Mimmo Franzinelli
  4. Nota del curatore
  5. IL FASCISMO
  6. I. Il fascismo è piovuto dal cielo?
  7. II. L’Italia al termine della guerra
  8. III. L’immaturità politica del socialismo italiano
  9. IV. Il riformismo costruisce sulla sabbia
  10. V. Il fascismo nel 1919
  11. VI. Il fascismo conquista le campagne
  12. VII. Il fascismo conquista le città
  13. VIII. La marcia su Roma
  14. IX. Il fronte comune della borghesia
  15. X. Le nuove contraddizioni
  16. XI. Il sistema sindacale fascista
  17. XII. Le corporazioni e il capitalismo di Stato
  18. XIII. L’alleanza tra il fascismo e la Chiesa cattolica
  19. XIV. L’ideologia fascista
  20. XV. Conclusioni
  21. Note
  22. Copyright