L'ULTIMA BATTAGLIA
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L'ULTIMA BATTAGLIA

La vittoria di Gesù sul demonio

  1. 266 pagine
  2. Italian
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L'ULTIMA BATTAGLIA

La vittoria di Gesù sul demonio

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La presenza del demonio attraversa tutta la Bibbia. La storia dell'umanità comincia con la sua vittoria, che lo incorona "principe di questo mondo", e termina con la sua sconfitta definitiva. L'epicentro di questa battaglia è testimoniato dal vangelo, quando Gesù annuncia il Regno di Dio e lo realizza distruggendo le opere del demonio. Gesù è "il forte" che scaccia l'usurpatore. La sua vittoria sull'impero delle tenebre è già totale e definitiva. Grazie alla croce l'umanità è stata salvata e liberata. Tuttavia al "mistero di iniquità" è stato concesso di agire fino alla fine del mondo, perché la Chiesa possa continuare la battaglia di Gesù e rivivere, di generazione in generazione, la sua lotta e la sua vittoria. Questo libro passa in rassegna la "madre di tutte le guerre", quella fra l'Onnipotente e il suo avversario. È fondamentale scoprire la presenza del serpente antico nella vita e nella storia degli uomini, perché la sua arte di nascondersi è insuperabile. Mai come oggi, quando anche nella Chiesa non mancano quelli che negano la sua esistenza, il demonio è sul punto di sostituirsi a Dio e di chiedere per sé l'adorazione di un mondo immerso nelle tenebre della menzogna e della morte. La lunga presenza in mezzo a noi di Colei che, per divina disposizione, gli schiaccerà la testa, è il segno che viviamo tempi inediti di lotta e di tribolazione, che porteranno a una nuova umiliazione di satana e della sua volontà di rivincita.

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Informazioni

Anno
2015
ISBN
9788858513491

1

L’ILLUSIONE
DI CANCELLARE IL DIAVOLO

Un’amnesia inquietante
La modernità ha pensato di rottamare il diavolo e di relegarlo nel magazzino della storia, insieme ai miti di un mondo ormai superato dai lumi della ragione. In pochi decenni il principe di questo mondo è stato liquidato come una malattia dell’anima, come un condensato di paure ancestrali delle quali liberarsi definitivamente. Senza il diavolo e senza l’inferno la vita sarebbe un’altra cosa. Più libera, più sorridente, più facile da affrontare Come ha potuto l’umanità vivere così a lungo sotto una cappa di piombo che le toglieva il respiro? Povere streghe bruciate per i loro connubi col viscido serpente! Questa voglia di uscire da una palude brulicante di serpi è palpabile. Se Cristo ha vinto il diavolo, perché tirarlo in ballo? Non è forse stato vinto una volta per tutte? Il bando al principe di questo mondo è stato dato congiuntamente da razionalisti e da teologi, insofferenti per una presenza così ingombrante.
Tuttavia la messa al bando del diavolo non è facile. Non lo è soprattutto per la teologia che deve scontrarsi con la sua presenza in ogni ambito della sua indagine. La figura inquietante dell’avversario attraversa l’intera Sacra Scrittura, dall’inizio alla fine. L’operazione di trasformare l’angelo ribelle in un vacuo simbolo del male rischia di demolire l’intero edificio della fede. La lucidità con cui Gesù smaschera satana, il piglio deciso con cui lo affronta, la lotta che intraprende per strappargli la preda sono al centro della sua missione messianica. Teologi, biblisti, predicatori hanno fatto carte false per rendere evanescente la figura del diavolo. Le pagine del vangelo sono state sistematicamente manomesse. Il realismo degli evangelisti è stato irriso e bollato di creduloneria. Credere nell’esistenza del diavolo è velocemente divenuto un sinonimo di ottusità mentale. Relegato nell’ambito della religione popolare, satana è stato tolto dagli scaffali della teologia dotta. Se l’avrà avuta a male? O forse si è rallegrato nella certezza che presto sarebbe tornato alla ribalta?
Eppure una delle più nobili intelligenze del nostro tempo aveva messo in guardia da una svolta troppo disinvolta per essere seria. Romano Guardini, nella sua vita su Gesù, scrive: «Per Gesù non esiste soltanto la possibilità del male, che è nella libertà umana; neppure soltanto l’inclinazione al male, che proviene dalla colpa dell’individuo e dei progenitori, ma una potenza personale, che vuole sistematicamente il male... Vuole il male in se stesso. Vi è qualcuno che è espressamente schierato contro Dio, che vuole strappare il mondo dalle mani di Dio, schiantare lo stesso Dio. Siccome però Dio è il bene, il programma può avverarsi soltanto in senso di voler ridurre il mondo allo stato di sterminio e di ribellione a Dio. Satana non è un principio, non è potenza primordiale, ma è creatura corrotta, caduta nella rivolta, che presume di erigere contro Dio un desolato regno di inganno e di confusione» (Romano Guardini, Il Signore, Vita e Pensiero).
Che cosa resta del Nuovo Testamento se il principe di questo mondo viene trasformato in una figura mitologica? Contro chi Cristo avrebbe lottato? Da chi ci avrebbe liberato? A chi avrebbe pagato il prezzo del riscatto? Lo stesso interrogativo riguarda l’intera storia della Chiesa, dove la lotta della Donna vestita di sole contro il dragone infernale e quella dei santi contro i diavoli si susseguono senza concedere tregua, come le onde di un mare perennemente in burrasca. Contro chi scenderebbe in campo la Vergine potente contro il male? Contro i fantasmi di menti arretrate bisognose di “corsi di rieducazione”? Le lotte epiche di giganti della santità contro le potenze avverse erano forse fenomeni da baraccone? La presenza del demonio nella storia della salvezza e nell’esperienza di vita delle persone è troppo corposa per essere confinata a fenomeno marginale o venire cancellata.
La moderna messa al bando del diavolo andrebbe esaminata nelle sue motivazioni profonde. Sarebbe davvero una battaglia culturale per liberare il popolo ignorante da credenze ancestrali, incompatibili col progresso delle conoscenze? Sarebbe un’esigenza di purificazione della fede da forme di superstizioni divenute inaccettabili? In definitiva sarebbe una battaglia necessaria per il progresso e la crescita morale e spirituale dell’umanità? A questo riguardo un po’ di umiltà sarebbe d’obbligo, visto che menti eccelse in tutti i campi del sapere e delle arti non hanno avuto difficoltà a fare i conti con la presenza di satana. Questa furia demitizzante, che in campo teologico riduce tutto a simbolo, persino i miracoli e la persona di Gesù, è un progresso della fede o la sua dissoluzione? La risposta è una sola. Siamo in presenza del dilagare dell’incredulità, anche in chi dovrebbe testimoniare la fede, che ha relegato satana nel novero delle figure mitologiche.
A ben guardare, più che a una millantata operazione di progresso culturale, ci troviamo di fronte a una scelta di comodo. Fa comodo negare l’esistenza di satana, ma soprattutto quella dell’inferno. L’uomo è un insuperabile ingannatore di se stesso. La prospettiva inquietante dell’inferno gli rovina la sua visione della vita. Come sarebbe possibile godersi la vita, mettendo da parte i comandamenti, doveri e impegni, fatiche e responsabilità, se alla fine si rischia la perdizione eterna? La conversione è troppo faticosa, meglio dunque un colpo di spugna sull’aldilà. L’eliminazione del diavolo è propedeutica a quella dell’inferno. Se non c’è il diavolo non c’è neppure l’inferno. È curioso come tale arbitraria impostazione, senza nessun fondamento dottrinale, espressione di discutibili desideri, possa trovare spazio nell’edificio della fede cristiana impostata sull’annuncio della conversione e sull’appello alla decisione.
Infatti se non c’è l’inferno o se l’inferno è vuoto, come si suole affermare con una battuta senza senso, allora sarebbe indifferente se l’uomo scegliesse la via del bene o quella del male, dal momento che l’esito finale sarebbe in ogni caso la salvezza eterna. Che senso dunque avrebbe affermare che l’uomo è libero di accogliere e rifiutare Dio, amare o odiare il prossimo? Non solo la fede farebbe naufragio, ma anche la stessa impostazione della vita cristiana, fondata sulla libertà di decisione dell’uomo di fronte a Dio. Eliminare satana e l’inferno non è un’operazione di maquillage in omaggio alle esigenze della modernità, ma un colpo inferto alla divina rivelazione in un suo punto nevralgico.
Alla fine l’esito non può che essere fallimentare. Infatti la lotta contro il principe di questo mondo è all’ordine del giorno nelle Sacre Scritture, nel Magistero e nella Liturgia della Chiesa e soprattutto nella vita dei credenti. L’attuale abbassamento di guardia, causato dalla presunzione e dalla superficialità, ha però favorito l’espandersi delle tenebre della menzogna e della morte.
L’ora dell’impero delle tenebre
«Questa è la vostra ora, è l’impero delle tenebre» (Lc 22,53). La passione è l’ora di Dio e di satana nel medesimo tempo. È il momento culminante dell’attacco delle porte dell’inferno all’opera divina della redenzione. Satana sta per essere scacciato da questo mondo, ma non lo sa. Teme la presenza di Gesù che scuote le fondamenta del suo dominio sul mondo ma, nella sua superbia, è certo di eliminarlo. Fin dal momento in cui in cielo è risuonato l’annuncio di pace agli uomini di buona volontà, il regno del male è in allerta e scatena la sua violenza distruttrice. Erode è lo strumento col quale i bambini di Betlemme vengono annientati. L’infame tiranno teme per il suo regno, ma il serpente antico ha buona memoria e ricorda la profezia che preannuncia la sua sconfitta: «Io porrò inimicizia fra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa» (Gn 3,15). Da allora l’angelo ribelle estende il suo influsso sulla storia umana, avvolgendola nelle tenebre dell’idolatria e del peccato. Il suo non può essere un dominio assoluto, perché l’Altissimo si è riservato per sé il sacrario di ogni uomo, dove risuona la sua voce che invita al bene e proibisce il male. La vittoria dell’Eden non può essere definitiva e l’astuta serpe lo sa. Ma nel frattempo si erge come re su un’umanità allo sbando e pretende l’adorazione degli schiavi al loro padrone.
Più ancora di Erode è satana a temere per il suo regno, che ha consolidato lungo il corso dei secoli. Le profezie lo inquietano, le attese del popolo di Israele lo tengono in allerta, l’apparizione di Gesù di Nazaret sul palcoscenico della storia lo mette in agitazione. Che sia lui il profeta da affrontare, l’avversario da abbattere? Satana lo sospetta e la sua inquietudine cresce quando Giovanni il Battista lo proclama «l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo» (Gv 1,29). Perciò lo affronta nel deserto con le armi raffinatissime della seduzione, nel vano tentativo di sviarlo. La forza interiore di Gesù lo sgomenta. È il primo uomo che resiste alle sue lusinghe senza vacillare. La rabbia lo rode e come «un leone ruggente» (1 Pt 5,8) studia il momento favorevole dell’assalto. L’attacco finale, quello che nei disegni dell’inferno deve mettere fine al pericolo, è il momento della passione. È l’ora dell’impero delle tenebre. Tutto è stato preparato nei minimi particolari: il tradimento, i processi farsa, i referendum popolari. Ma nel momento in cui l’astuta serpe ingoia golosamente il boccone, rimane lei stessa avvelenata. L’ora delle tenebre è stata in realtà l’ora di Dio. Non il principe di questo mondo, ma Gesù è il Signore.
La vittoria di Cristo sul demonio non ha messo fine alla sua azione nel mondo. Dobbiamo forse pensare che si tratti di una vittoria dimezzata o della fine di una battaglia ma non della guerra? L’ora delle tenebre è scaduta una volte per tutte o ha la possibilità di ripresentarsi? La risposta a questi interrogativi è fondamentale per il combattimento cristiano. Non si può affermare che la vittoria di Cristo non sia definitiva e completa perché, se così fosse, la redenzione non sarebbe compiuta e l’umanità non sarebbe ancora salvata. Nel medesimo tempo non si può sostenere che satana è stato vinto una volta per tutte e che di lui non si deve neppure parlare. La Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa ci insegnano che «il mistero di iniquità» (2 Ts 2,7) è attivo fino alla fine dei tempi. Solo allora il diavolo sarà gettato «nello stagno di fuoco e di zolfo» dove sarà tormentato «giorno e notte per i secoli dei secoli» (Ap 20,10). Nel disegno di Dio la vittoria di Cristo sul demonio deve prolungarsi fino al giorno del giudizio finale della vita della Chiesa e dei singoli cristiani. Nessuna fase della storia della Chiesa, come nessun momento della vita dell’uomo, sono immuni dalla tentazione ed esenti dalla lotta per la salvezza.
Per divina permissione l’impero delle tenebre è più che mai attivo. Satana, umiliato da Cristo, medita la rivincita. Il suo delirio di onnipotenza lo acceca e gli fa dimenticare che è una creatura dai poteri limitati. Il drago «è pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo» (Ap 12,12). Si avventa sulla Donna che ha partorito il figlio maschio (cfr. Ap 12,13), le vomita contro un fiume d’acqua per travolgerla (cfr. Ap 12,15) e dichiara la guerra contro di lei e contro «quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù» (Ap 12,17). L’impero delle tenebre non si dà mai per vinto. È sempre in azione per acquisire adepti che ingrossino le sue file. Ogni anima conquistata è una sconfitta del cielo e un trionfo dell’inferno. Se in cielo si fa festa per ogni peccatore pentito, all’inferno si fa baldoria per ogni peccatore impenitente. La battaglia infuria lungo tutto il corso della storia e in palio ci sono le anime immortali. Satana ha tutto l’interesse di restare silente e di addormentare i credenti nella falsa pace. Si dà da fare per mimetizzare la sua presenza e lascia intendere che la sua ora è scaduta.
Il tentatore non sarebbe così attivo se i suoi sforzi non fossero fruttiferi. La Madonna nelle sue più recenti apparizioni ci avverte che «molti vanno all’inferno». È lo stesso ammonimento che Cristo ci rivolge mettendoci in guardia che «larga è la porta e spaziosa è la via che conduce alla perdizione e molti sono quelli che entrano per essa» (Mt 7,14). Ma è la stessa tenacia irriducibile con cui satana dà la caccia alle anime a farci comprendere che il bottino è tutt’altro che simbolico. Satana sogna la rivincita e alla fine si illuderà di aver raggiunto lo scopo. «Quando i mille anni saranno compiuti, satana verrà liberato dal suo carcere e uscirà per sedurre le nazioni ai quattro venti della terra, Gog e Magog, per adunarli per la guerra; il loro numero sarà come la sabbia del mare. Marciarono su tutta la superficie della terra e cinsero di assedio l’accampamento dei santi e la città diletta. Ma un fuoco scese dal cielo e li divorò» (Ap 20,7-9). Gli attacchi e i successi dell’inferno non sono affatto ricordi del passato, ma esperienza attuale di vita e di storia. L’uomo dispone delle armi della battaglia e della possibilità della vittoria, ma è libero di usarle o meno. Satana non ha perso la sua fame di anime e la sua formidabile capacità di seduzione.
Quanto satana sia forte e quanto esteso sia il suo influsso sul mondo dipende dalle libere scelte degli uomini. La debolezza della Chiesa aumenta la forza del demonio. La fortezza della Chiesa al contrario lo indebolisce. «Il mistero di iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene» (Ts 2,7). Il diavolo cerca di indebolire in tutti i modi la Chiesa, attaccandola dal di dentro con l’incredulità, l’immoralità e l’indisciplina, al fine di togliere di mezzo ciò che gli impedisce di riappropriarsi del mondo. Satana sa che ci sarà ancora una «sua ora» (cfr. Ts 2,6), l’ora dell’attacco finale alla Chiesa, come ha avuto a disposizione l’ora dell’attacco a Cristo (cfr. Lc 22,53). La sogna e la prepara, ma non la conosce. Oggi sa di essere forte, come mai prima nella bimillenaria storia della Chiesa. La Vergine potente contro il male è scesa in campo per combatterlo. Le sue apparizioni risvegliano le anime dal loro sonno stanco e preparano la Chiesa a sostenere la furia del drago sciolto dalle catene. Come l’ora dell’impero delle tenebre e l’ora di Cristo sono coincise, così l’ora di Maria e l’attacco del drago alla Chiesa coincidono. Nel tempo in cui “gli intelligenti” avevano decretato la sua scomparsa, l’astuta serpe ha preparato la sua rivincita.
I segni della presenza del diavolo
L’esistenza e la natura del diavolo sono conoscibili per rivelazione divina. La Parola di Dio ci ha svelato la presenza dello spirito del male nella vita delle persone e nel mondo. È soprattutto la venuta di Cristo, la luce vera, che ha costretto satana a uscire dalla tenebra dove operava indisturbato. Tuttavia i segni della sua presenza e della sua nefasta attività sono visibili a occhio nudo. Solo gli accecati non li vedono. Chi ha la luce della fede va oltre i fenomeni e risale dagli effetti alla causa. Satana opera per distruggere l’opera di Dio nei cuori e nella società. Se Dio è creatore, il demonio è distruttore. Se Dio è verità, il demonio è menzogna. Se Dio è amore, il demonio è odio. Guardando un campo, qualsiasi persona che abbia l’occhio sgombro da pregiudizi, sa distinguere il grano dalla zizzania. La presenza del diavolo non è un’evidenza, trattandosi di una entità spirituale che non cade sotto i sensi. Gli effetti della sua attività gli uomini li possono però constatare dentro di loro e intorno a loro. Satana lo senti a fior di pelle. Il suo fiato ti intossica. Il suo fetore provoca la nausea. È una serpe silente che si infila dove nessuno sospetta. È un’ombra che ti segue ovunque tu vada. È un cancro che si estende a tua insaputa fino alla metastasi. È sempre presente, ma inafferrabile e sfuggente come un fantasma. Tu non lo vedi, ma lui ti guarda, beffardo e ostile, invidioso e bramoso. Gli uomini sono la sua preda. Li desidera e li cerca. Li attira e li seduce e poi li distrugge. Gesù lo ha smascherato e lo ha mostrato nella sua orrida mistura di odio e violenza. Quelli che credono non si lasciano ingannare. Ma quelli che non credono sono le vittime predestinate.
La presenza dell’impero del male nel mondo di oggi non ha bisogno di molte dimostrazioni. È tale che si può affermare con l’Apocalisse che «satana è stato liberato dal suo carcere» (cfr. Ap 20,7). Nei paesi di antica cristianità la fede è rifiutata, la croce disprezzata, la Chiesa perseguitata, Cristo rifiutato. La salvezza è cercata nel potere dell’uomo, che si è messo al posto di Dio e si ritiene il padrone del mondo. Il denaro è l’idolo a cui gli uomini bruciano l’incenso, offrendo la carne dei deboli in sacrificio. Il potere finanziario, onnipotente, onnipresente, indifferente è l’ipoteca di satana sul mondo: «Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mammona» (Lc 16,13). L’Occidente cristiano ha consumato l’apostasia e l’ha esportata fino agli estremi confini della terra. La città costruita dagli uomini è divenuta la Babilonia globale, la grande prostituta che, avendo abbandonato Dio, consuma con satana il suo adulterio: «Allora uno dei sette angeli che hanno le sette coppe mi si avvicinò e parlò con me: “Vieni, ti farò vedere la condanna della grande prostituta che siede presso le grandi acque. Con lei si sono prostituiti i re della terra e gli abitanti della terra si sono inebriati del vino della sua prostituzione”. L’angelo mi trasportò in spirito nel deserto. Là vidi una donna seduta sopra una bestia scarlatta, coperta di nomi blasfemi, con sette teste e dieci corna. La donna era ammantata di porpora e di scarlatto, adorna d’oro, di pietre preziose e di perle, teneva in mano una coppa d’oro, colma degli abomini e delle immondezze della sua prostituzione. Sulla fronte aveva scritto un nome misterioso: Babilonia la grande, la madre delle prostitute e degli abomini della terra» (Ap 17,1-5). La rappresentazione del potere di satana non potrebbe essere più impressionante e si estende a tutte le manifestazioni di impostura anticristica che si avvicendano lungo il corso della storia. La società globale che adora mammona «è divenuta un covo di demoni, carcere di ogni spirito immondo, carcere di ogni uccello impuro e aborrito e carcere di ogni bestia immonda e aborrita. Perché tutte le nazioni hanno bevuto del vino della sua sfrenata prostituzione, i re della terra si sono prostituiti con essa e i mercanti della terra si sono arricchiti del suo lusso sfrenato» (Ap 18,2-3).
Satana, sciolto dalle catene, tenta di riprendersi il mondo, estende la sua influenza, costruisce il regno dell’anticristo, pretende totale sottomissione. La terra che adora la bestia diventa una propaggine dell’inferno. Il giardino di Dio è ridotto a una palude maleodorante, dove sguazzano viscide serpi. Poveri mortali abbagliati dall’ingannatore, che affondano senza speranza, finché non sia cancellata ogni traccia, ignorato ogni sospiro, dissolta ogni illusione. L’Eden, dove Dio passeggiava con Adamo, trasformato dall’antico omicida in una macelleria sempre aperta, impietosa e sprezzante. Il drago mai sazio addenta, stritola, divora, e vomita carne umana, creature di Dio, immagini della sua gloria. Dio dà la vita, satana la toglie. Dio illumina, satana acceca. L’uomo, abbagliato dalla falsa luce, non vede il baratro dove sta precipitando. Tutto è pronto per il rogo finale del pianeta, dove il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua tenda in mezzo agli uomini. Le macerie da bruciare sono a portata di mano, come i ceppi accanto al camino. Li ha preparati accuratamente: l’uomo ridotto ad animale, la famiglia distrutta, la vita maledetta, la speranza sepolta. «Signori, l’inferno è servito» sogghigna la bestia.
«Ma Cristo non ci aveva forse liberato dal maligno?» si chiede il cristiano, incerto e frastornato. Sei stato liberato dalle fauci del drago, ma non sei stato esentato dal combattimento. Al contrario, ti ha messo in guardia dalla sua rivincita: «Quando lo spirito immondo esce dall’uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell’uomo diventa peggiore della prima» (Lc 11,24-26). Satana non sopporta la sconfitta. La vittoria di Cristo l’ha reso ancora più furioso. La distruzione della Chiesa e la rovina delle anime è in cima ai suoi pensieri. Non si dà pace per quelle parole profetiche: «Tu sei Pietro e su questa pietra costruirò la mia Chiesa e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa» (Mt 16,18). L’attacco alla Chiesa è sempre all’ordine del giorno del potere delle tenebre. Non è forse vero che la Babilonia moderna è «ebbra del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù?» (Ap 17,6).
La serpe menzognera e mortifera, che si è insinuata nel paradiso terrestre, non trova certo difficoltà a penetrare nella Chiesa. Che cosa sono «il fumo di satana» o «la mondanità spirituale» se non il segno che la bestia è entrata nel tempio e tenta di salire sull’altare? Non lo aveva forse profetizzato la beata Caterina Emmerich? Mentre prepara la persecuzione globale, il p...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. L'ULTIMA BATTAGLIA
  3. Presentazione
  4. 1. L’ILLUSIONE DI CANCELLARE IL DIAVOLO
  5. 2. LA GUERRA DEL DIAVOLO CONTRO DIO
  6. 3. IL MONDO SOTTO IL POTERE DEL MALIGNO
  7. 4. GESÙ AFFRONTA SATANA
  8. 5. LA DIVINA LIBERTÀ DI GESÙ
  9. 6. GESÙ SCACCIA I DEMONI
  10. 7. GESÙ LIBERA DALLA SCHIAVITÙ DEL PECCATO
  11. 8. I DUE REGNI IN GUERRA
  12. 9. GESÙ SMASCHERA SATANA
  13. 10. GESÙ PERSEGUITATO DAL DIAVOLO
  14. 11. LA VITTORIA DI GESÙ CON LA CROCE
  15. 12. LA CHIESA IN LOTTA CONTRO IL DIAVOLO
  16. 13. LA VERGINE MARIA IN SOCCORSO DELLA CHIESA
  17. 14. L’ULTIMA BATTAGLIA E LA CONDANNA ETERNA
  18. Copyright