Caro padre Livio, ancora una volta ci mettiamo in dialogo per approfondire il fenomeno delle apparizioni della Regina della Pace a Medjugorje, come già abbiamo fatto in diversi dei nostri precedenti libri. Lo facciamo spinti dalla consapevolezza di quanto straordinarie siano queste apparizioni: per la durata – avendo avuto inizio nel 1981 – per la quantità – sono decine di migliaia le volte in cui i sei veggenti hanno incontrato la Gospa, cioè la Madonna, e oltre mille i messaggi pubblici – ma soprattutto per la significatività. Si tratta infatti di apparizioni che non solo si inseriscono nel quadro di quelle moderne, da Rue du Bac, a Parigi, nel 1830, fino ai giorni nostri, ma altresì costituiscono il termine ultimo di questo mosaico mariano.
Dico questo alla luce di due messaggi dati dalla Regina della Pace nel 1982, dunque nei primissimi tempi delle apparizioni: «Queste mie apparizioni qui a Medjugorje sono le ultime per l’umanità. Affrettatevi a convertirvi!» (messaggio del 17 aprile 19821); e ancora: «Sono venuta a chiamare il mondo alla conversione per l’ultima volta. In seguito non apparirò più sulla terra: queste sono le mie ultime apparizioni» (2 maggio 1982).
Dunque, padre Livio, quando si parla di Medjugorje non ci si riferisce soltanto a una delle tessere del mosaico delle apparizioni mariane moderne, ma alla sua conclusione e compimento definitivo.
Sicuramente. Ed è la Madonna stessa a parlare di questo progetto, quando dice di essere venuta a realizzare ciò che ha iniziato a Fatima (cfr. messaggio del 25 agosto 1991). Il disegno mariano che si delinea con le apparizioni moderne – a cominciare da quelle della Madonna della “medaglia miracolosa” a Caterina Labouré, nel 1830, secondo la lettura di Jean Guitton – ha in realtà uno snodo, un inizio particolare con le apparizioni di Fatima, nel 1917 in Portogallo, perché all’inizio del ventesimo secolo viene sferrato da satana un attacco senza precedenti contro l’umanità. Il Novecento è infatti il secolo delle due guerre mondiali, delle bombe atomiche, dei totalitarismi di destra e di sinistra, della corsa agli armamenti... e oggi il mondo è a rischio di autodistruzione perché mai l’umanità ha avuto a disposizione armi nucleari così potenti.
Da Fatima a Medjugorje si sviluppano dunque un disegno e un tempo di prova davvero particolari, che rendono necessario “rileggere” le apparizioni di Fatima alla luce di quelle di Medjugorje che delle prime sono appunto il compimento. Faremo questo concentrandoci in modo specifico sulle apparizioni e i messaggi dei primi tre anni – dal 24 giugno 1981 al marzo 1984, in quella che costituisce, come vedremo, la prima fase del piano della Gospa a Medjugorje –, ricercando temi e significati del “seme” da cui si è sviluppato un albero che oggi, dopo oltre trentasei anni di apparizioni, ha esteso i suoi rami fino ai confini del mondo, essendo ormai le apparizioni della Regina della Pace un fenomeno di portata planetaria, con decine di milioni di pellegrini e di devoti in tutti i continenti.
Cercheremo di mostrare ai nostri amici lettori come questo albero sia non solo cresciuto in maniera vigorosa ma abbia altresì avuto uno sviluppo coerente: i messaggi pubblici sono oltre un migliaio, e in essi non si trova una parola fuori posto; i veggenti hanno affrontato con coraggio le persecuzioni del regime comunista – vigente nella ex Jugoslavia fino al 1991 – senza mai cedere né contraddirsi, e questo è il motivo per cui abbiamo scelto di intitolare questo nostro libro “eroismo delle origini”; inoltre i segreti, che costituiscono un elemento fondamentale delle apparizioni di Medjugorje, sono stati rivelati tutti e dieci alla veggente Mirjana già il 25 dicembre 1982, dunque entro i primi tre anni che sono oggetto di questa nostra indagine.
Se troveremo tracce ed evidenze di questo “sviluppo coerente”, potremo intenderle come importante indizio di credibilità del fenomeno delle apparizioni di Medjugorje nel suo complesso. Ecco perché ci concentreremo in modo specifico sui messaggi offerti dalla Regina della Pace: perché da essi emergono in modo particolare coerenza, omogeneità e stabilità, caratteristiche che rendono ben difficile credere che a scrivere tali messaggi possano esser stati i sei veggenti – adolescenti al tempo delle prime apparizioni – o i frati della parrocchia – come mi confidò di pensare, durante un colloquio privato a metà degli anni Ottanta, il vescovo di Mostar, monsignor Zanic. Dal 1981 a oggi sono passati così tanti anni, i veggenti sono cresciuti e si sono sposati, i frati della parrocchia non sono più gli stessi, ma i messaggi conservano lo stesso linguaggio delle origini e, ciò che più conta, una sapienza profondamente radicata nel Vangelo!
Nel ripercorrere l’eroismo delle origini di Medjugorje, indagando i primi tre anni delle apparizioni, ci faremo guidare dunque in maniera preferenziale dai messaggi della Gospa, considerandoli il cuore della nostra indagine e di questo libro, come già abbiamo fatto negli scritti precedenti. E mostreremo non solo la profonda coerenza tra i messaggi diffusi in tutti questi anni da Medjugorje, ma anche la profonda continuità con i messaggi dati dalla Madonna nel corso delle sue apparizioni moderne. In modo particolare, si può notare che a partire dalle visioni avute da santa Caterina Labouré in Rue du Bac, a Parigi, nel 1830 – allorché la religiosa vede la Vergine in piedi sull’emisfero terrestre avvolto dalle spire mortifere del serpente infernale – la Madonna svela in anticipo il diabolico piano del Nemico che intende condurre il mondo all’autodistruzione e l’umanità alla perdizione eterna. Di più: poiché nell’immagine poi raffigurata sulla “medaglia miracolosa” la Vergine si presenta come «Maria concepita senza peccato», dobbiamo dire che un’altra costante delle apparizioni mariane moderne è che la Madonna, oltre a rivelare i piani di satana, si presenta come l’Immacolata, prefigurando dunque quella lotta tra la Donna vestita di sole e il dragone infernale di cui parla la Bibbia, dalla Genesi (cfr. Gn 3,15) all’Apocalisse (cfr. Ap 12).
In questa profonda continuità che si può riscontrare da Rue du Bac – e da Fatima in particolare – fino a Medjugorje, nell’ambito del combattimento escatologico tra l’Immacolata e il serpente antico, le apparizioni della Regina della Pace rivestono un significato tutto particolare perché, come abbiamo visto, vengono indicate dalla stessa Gospa come “le ultime”, a indicare l’imminenza dello scontro sopra citato.
Un’altra tappa del cammino di Maria tra gli uomini nei tempi moderni è costituita dalle apparizioni di La Salette. Sono passati pochi anni da quelle di Rue du Bac del 1830 – siamo infatti nel 1846, ancora in Francia – e la Madonna appare nuovamente, questa volta a due pastorelli, Massimino e Melania, offrendo loro un messaggio che rivela chiaramente il ruolo della Vergine come Madre chiamata a intercedere per i propri figli: «Da quanto tempo soffro per voi! Se voglio che mio Figlio non vi abbandoni, mi è stato affidato il compito di pregarlo continuamente per voi». Poi, una parte del messaggio pare invece fare riferimento al nostro mondo, sempre più lontano da Dio, laddove la Madonna dice che la mancata osservanza del riposo festivo e le bestemmie contro il nome di Gesù «sono le due cose che appesantiscono tanto il braccio di mio Figlio». Sono parole che svelano, in modo profetico, quel processo di secolarizzazione e di scristianizzazione oggi più che mai in atto nel mondo e in Europa in modo particolare; una sorta di profezia che trova conferma anche nei riferimenti alla grande apostasia dell’Occidente contenuti nel segreto rivelato a Melania, il cui testo autografo, “perso” negli archivi vaticani, è stato ritrovato solo in tempi recenti. Si tratta di una prospettiva profetica che trova conferme anche negli scritti di Robert Benson sul Padrone del mondo e di Solov’ev sull’Anticristo, nonché nelle visioni della beata Caterina Emmerick, laddove si indica con chiarezza il rischio che questa apostasia si infiltri persino all’interno della Chiesa.
Proseguendo nell’esame delle apparizioni moderne, giungiamo a quelle di Lourdes, nel 1858, allorché la Vergine si rivela a Bernadette, presentandosi come «Immacolata Concezione» – a conferma del relativo dogma mariano proclamato da Pio IX nel 1854 – e consegnandole un accorato appello alla conversione: «Penitenza! Penitenza! Penitenza! Pregherete Dio per i peccatori. Andate a baciare la terra per la conversione dei peccatori».
Seguendo la lettura della storia operata da Giovanni Paolo II, dobbiamo riconoscere che l’attuale apostasia dilagante è frutto di uno sviluppo di quelle “ideologie del male” che, passando per l’illuminismo e la rivoluzione francese – che indica l’uomo come “dio” al posto di Dio e sostituisce la statua della Madonna a Notre Dame con quella della Dea Ragione –, nel Novecento assumono il volto mortifero dei totalitarismi di destra e di sinistra, per lasciare quindi il campo a una ancor peggiore «dittatura del relativismo», come l’ha sapientemente indicata Benedetto XVI, mentre papa Francesco ha parlato, in tempi più recenti, di «pensiero unico» e «colonizzazione ideologica».
Quale pensiero si va sempre più affermando nel mondo di oggi? Il pensiero che la vita si gioca esclusivamente in un orizzonte terreno, ove non c’è posto né per Dio né per l’anima. Questo è il contesto in cui il relativismo dilaga, come alibi per l’uomo che vuol vivere soddisfacendo le proprie voglie; è il contesto in cui la Chiesa è sempre più perseguitata e l’opera di Satana, cresciuta in modo subdolo e dilagante negli ultimi tre secoli, prepara ormai l’attacco preannunciato dalle moderne apparizioni mariane. Solo comprendendo l’imminenza di questo scatenamento diabolico potremo capire il perché della permanenza della Regina della Pace a Medjugorje per così tanto tempo, fino a oggi.
Ci troviamo dinanzi a un bivio decisivo per l’umanità, chiamata a scegliere tra la vita e la morte, tra Dio e Lucifero, tra la salvezza e la dannazione.
È il messaggio che in fondo risuona nelle apparizioni di Fatima – dal 13 maggio al 13 ottobre 1917 – e in modo ancor più drammatico nelle tre parti del segreto consegnato ai pastorelli il 13 luglio di quell’anno, in cui la Regina del Rosario mostra loro la spaventosa realtà dell’inferno, predice la catastrofe della seconda guerra mondiale e il diffondersi del comunismo, mostrando infine la visione del «vescovo vestito di bianco» che, dopo aver attraversato una città semidistrutta, viene ucciso mentre sale la montagna sormontata dalla croce:
«E vedemmo un vescovo vestito di Bianco – abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre. Vari altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce...; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce... Sotto i due bracci della Croce c’erano due angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio».
Una chiara profezia della guerra e della persecuzione contro la Chiesa, frutti drammatici di quella apostasia dilagante che proprio il diffondersi del comunismo a livello planetario avrebbe favorito.
Un quadro sempre più drammatico, quello che va delineandosi attraverso le moderne apparizioni mariane che in modo sintetico ed essenziale stiamo qui ripercorrendo; un contesto che proprio nelle apparizioni e nel segreto di Fatima raggiunge accenti drammatici, che si intrecciano in profonda continuità con quanto delineato nei messaggi della Regina della Pace, che ha chiaramente indicato quello contemporaneo come «mondo nuovo senza Dio» (25 gennaio 1997), evidenziando come l’umanità stia sempre più sostituendo se stessa a Dio, in ultimo lasciando con ciò spazio all’Anticristo che, appunto, mira a sedere nel tempio indicando se stesso come dio al posto di Dio.
Un’apostasia dilagante, dunque, che si rispecchia nella drammaticità dei messaggi consegnati dalla Madonna nelle apparizioni di Amsterdam, laddove si presenta come «Nostra Signora di tutti i popoli» alla veggente Ida Peerdeman, dal 1945 al 1959, esortando alla conversione perché «il tempo stringe... Tutti i popoli gemono sotto il giogo di Satana» (31 dicembre 1951). Successivamente, la Vergine dei Dolori, apparsa a Kibeho (Ruanda), dal 1981 al 1989, rinnova l’invito a ritornare a Dio: «Se ora vengo a Kibeho, non significa che vengo solo per Kibeho... o per l’Africa. Io mi rivolgo al mondo intero» (27 marzo 1982); «Se piango è perché voi uomini siete in uno stato così critico che non posso più trattenere le lacrime per voi... Che cosa aspettano? Non si rendono conto che il tempo si fa breve?» (15 agosto 1982). Dopo questo messaggio, la veggente Alphonsine ha una terribile visione che anticipa il genocidio che nel 1994 costerà la vita a un milione di persone, principalmente di etnia tutsi. Infine: «Figli miei, pregate, pregate, pregate! Seguite il Vangelo di mio Figlio e mettetelo in pratica!» (28 novembre 1989), un triplice invito alla preghiera che ricorda da vicino quello sovente rivolto dalla Regina della Pace a Medjugorje.
Potremo poi aggiungere le apparizioni di Akita, in Giappone, nel 1973; o ancora quelle della «Regina della famiglia» a Ghiaie di Bonate (Bergamo), ad Adelaide Roncalli, nel maggio 1944: in esse troviamo un crescendo di drammaticità nei materni appelli che la Vergine Maria rivolge al mondo affinché si converta, affinché prenda coscienza della pericolosità dello scatenamento satanico ormai in atto.
Un momento drammatico quello che il mondo di oggi sta vivendo, dunque: per poterlo comprendere adeguatamente e affrontare efficacemente, con le armi della fede e della preghiera, non possiamo esimerci dall’esaminare con particolare attenzione le apparizioni di Medjugorje che, come abbiamo visto, la Madonna stessa indica come «le ultime» per l’umanità. Ecco perché abbiamo scelto di indagare proprio le origini di questo fenomeno mariano che interpella, oggi più che mai, l’umanità intera.